Terza Generazione - anno II - n. 9 - giugno 1954

4. - Il blocco dei salari non è l'unica condizione che l'On. Vanoni (e non si può non concordare con lui quando, come economista, enuncia questa serie di presupposti, senza dei quali la piena occupazione è una chimera) pone per creare quattro milioni di nuovi posti di lavoro. Come abbiamo già ricordato prima, occorre anche che il nuovo reddito si trasformi in risparmio e sia investito secondo determinati criteri. che non possono essere quelli genericamente enunciati, ma devono rispondere ad un pre– ciso programma di priorità. Anche per questa condizione è molto dubbioso, che possa venire assolta senza profondi mutamenti nel siste-ma economico, come nel personale di– rigente. Si è detto più sopra come il programma di assorbi– mento della disoccupazione richiederebbe investimenti ag– giunti vi dell'ordine di 1.6oo miliardi di lire all'anno che na– turalmente andrebbero graduatamente effettuati nel tem– po, in relazione agli incrementi di reddito; vale a dire un livello più che doppio, rispetto ai 1300 attuali. Questo o:-iettivo pone due gravi questioni: quella del finanzia– n1ento e quella della spesa. Quanto al primo, si può essere tranquilli che tutti i profitti che gli industriali trarrebbero dalla migliorata congiuntura, si trasformerebbero in ri– sparmi ed investimenti? La struttura sociale vigente non offre alcuna garanzia in questo senso, e tutto è sistematicamente lasciato alla buona volontà. D'altro canto è noto come gli autofinanziamenti, per il fatto che sono sottratti al normale mercato dei capitali, non siano sempre - anche in un sistema capitalistico - i migliori degli investimenti. Inoltre non deve dimenticarsi che la logica del profitto, unica valida nell'ambito di tale sistema, conduce i privati ad effettuare investimenti pro– ficui per lo sviluppo economico del Paese, solo quando sussista un regime di libera concorrenza, mentre in una situazione - come quella italiana - caratterizzata dalla presenza di ampie zone monopolistiche, gli in vestimenti massimamente profittevoli per chi li esegue, sono quelli aventi una redditività sociale minima, se non addirittura nulla o negati va. L'On. Vanoni sembra nutrire fiducia nei sistemi fiscali, ma basta dare un'occhiata ai rendiconti delle assemblee di categoria degli industriali, per vedere come questi non sarebbero assolutamente disposti a collaborare ad un programma che prevedesse un accre– scimento degli oneri fiscali. Il secondo grave problema che un cospicuo pro~ra1n– ma di investimenti pone, è quello della spesa. Dove sono gli imprenditori, i tecnici, i burocrati (percbè anche lo Stato dovrebbe aumentare considerevolmente la sua mas– sa di investimenti), capaci di raddoppiare nel giro di po– chi anni l'attuale livello di spese, senza inutili sprechi e tenendo presenti la necessità del programma? L'esperienza della Cassa per il Mezzogiorno è, in questo senso, proban– t~. I fa":osi « tempi tecnici » contro i quali ci si scaglia da più parti, non sono il frutto dell'indolenza o dell'incapacità dei dirigenti della Cassa, ma di tutta una serie di persone, progettisti, imprenditori, amministratori locali, che non hanno la possibilità di spendere la modesta somma di I oo miliardi di lire in un anno. E' il problema del mercato che si pone in tutta la sua ampiezza. Perchè i discorsi che abbiamo sin qui fatto sul capitale che sarebbe necessa– rio per creare quattro milioni di nuovi posti di lavoro, pre- ibliotecaGino Bianco scindono quasi del tutto dalla realtà. Risolvere, infatti, lo aspetto finanziario di un programma di investimenti, è un fatto ancora parziale: perchè vi sia completezza, occorre potere indicare dove e come investire. Se le strutture eco– nomiche di un paese sono caratterizzate da « strozzature » che bloccano qualsiasi processo espansivo, è necessaria pre– messa di qualsivoglia piano di sviluppo l'eliminazione di tali ostacoli; eliminazione che non può venire affidata al libero giuoco di quelle forze che hanno appunto creato quelle « strozzature ». 5. - Tutto quello che si è detto più sopra, non è - pur nella sua incompletezza - privo di significato. Esso dovrebbe servire a mettere in luce quali siano le difficoltà e i limiti di una proposta anche seria, come quella dell'On. Vanoni. Sembra, inoltre, a chi scrive, che un'altra deduzione possa trarsi dai precedenti accenni: stando così le cose, nessuna forza politica esistente è attualmente capace di pro- . porsi realmente il compito di trasformare la lotta alla di– soccupazione in un'organica linea di sviluppo. In questa legge sono massimamente incluse le forze di opposizione coinuniste, la cui ideo1ogia tradizionale, il marxisn10 porta necessariamente, al di sopra delle stesse di– chiarazioni ed intenzioni dei capi politici, a puntare sul– l'indebolimento delle forze civili non politicamente ridu– cibili al PCI per assicurarsi nei modi più propri la massi– ma partecipazione al potere. Sono anzi le forze dell'opposizione comuniste a bene– ficiare delle immediate conseguenze della mancata integra– zione tra l'azione del Governo e i reali problemi del pae– se e le giuste reazioni dei cittadini. Non è quindi a caso che il problema della necessità di questa integrazione sia venuta da una tipica figura di governo come il senatore Va- . noni. I termini reali, espressi in cifre, del compito nazionale delle generazioni oggi atti ve in Italia, sono, al di fuori di ogni demagogia e di ogni politicismo, quelli espressi dal- 1' on. Vanoni: è dinanzi a quei termini che si misura il va– lore di ogni idea, di ogni proposta, di ogni iniziativa. Ma appunto, per questo suo significato nazionale, l'ap– pello del sen. Vanoni trascende le forze organizzate (i p4rtiti, le federazioni di interessi econo1nici) e si rivolge al paese. La forza giusta di un governo, di una proposta di go– verno sta sempre, non nei partiti, ma nel paese. Se il sen. Vanoni, coadiuvato dall'intelligente lavoro delle migliori capacità della tecnica dell'intervento statale, riuscirà a tro– vare risposta e collaborazione negli uo1nini comuni italia– ni, avrà quella forza morale civile e politica che sono ne– cessarie per superare i gravi ostacoli che l'attuazione del piano comporta e che abbiamo sopra delineato. E tali difficoltà abbiamo posto in evidenza, perchè pen– siamo che la forza di un governo dinanzi al paese sta nel parlare il linguaggio della verità e nel mostrare le diffi– coltà di un compito e la sua necessità, nascente dalla dram– maticità di una situazione: solo così è pensabile ottenere una reale mobilitazione della capacità di resistenza, di 1n1- ziativa e di inventiva dei cittadini da cui soltanto il no– stro paese può sperare salute. l\thCHELE B. Rocco

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