Terza Generazione - anno II - n. 6-7 - marzo-aprile 1954

ione spirituale di sradicamento stori– t:o (I). Tuttavia (è qui c·è, mi pare, una ventà che si può trarre dalla critica di Roderigo) è una legge grande spirituale e storica l'al- 1ermazione evangelica « niente è nascosto che non debba essere rivelato »: l'unico mo– do di salvare i valori spirituali delle zone di civiltà antica d'Italia e del mondo, (a cui è indissolubilmente connessa l'esistenza autentica e non deformata della religione) è quello di farli diventare una luce per tutti, liberandoli dall'occulto ove oggi si trovano: in una parola di farli diventare storia uni– versale. Solo per questa via è possibile reintrodur– re nella civiltà moderna in modo proprio e ( 1) - Rimandia1no, per quel che riguarda l'Italia meridionale all'articolo di Salvatore d'Elia '' Il Vento della follia " apparso sul primo numero di questa rivista. superante una dimensione di religione e di verità. E qui sta a nostro avviso il limite dello scritto del Montanari. Quanto mai astratto ed « ilhnninistico » si presenta quel suo appello all'alta cultura italiana (chiusa nel suo ,e hortus » accade– mico e nel rigoroso culto della specializza– zione, della tecnica e della « routine ' professionale) a fondare una cultura uma– na unitaria e a divulgarla tra il popolo. Proprio dalle più mordenti affermazioni del Montanari stesso discende una conclu– sione di versa: e cioè che il rapporto tra uomini comuni e uomini di cultura che una cultura umana unitaria comporta è ben di– verso da quello illuministico e positivistico. Solo la convivenza degli uomini comuni è capace di dar vita ad una vera, autentica e totale problematica umana; spetta poi agU uomini di scienza dare forma ordinata ed organica di cultura espressa a questa te– matica: ma senza il contatto vivente con la problematica della comunità, non si dà ga- Il decennale della • · resistenza , Il 25 di aprile di ogni anno si commemo– ra nel nostro Paese l'anniversario della in– surrezione e della liberazione d'Italia. Questa data è venuta così ad assumere un significato riassuntivo dei valori della Resi– stenza e di tutta la lotta contro il fasci– smo ed il nazismo nei suoi episodi italia– ni, dall'insurrezione di Matera, dalle gior– nate di Napoli alla conquista della città del Nord da parte delle formazioni parti– giane. Date le origini del nostro Stato, profon– damente radicate nel moto antifascista, la celebrazione del 25 aprile viene ad assume– re il valore della "festa nazionale '' per ec– cellenza, più giustificata della stessa ricor– renza del 2 giugno, nella quale si celebra l'anniversario della scelta istituzionale e quindi della nascita delle istituzioni repub– blicane. La ricorrenza di questo anno veniva ad assumere anche particolare valore, trovando– si al centro di una serie di manifestazioni commemoranti il decennale della Resistenza. Tutti gli anni queste celebrazioni, e que– st'anno in particolare, sono riuscite seppur in parte ad ottenere il silenzio nei profon– di contrasti politici del nostro Paese, a re- . suscitare in qualche modo una parvenza di unità fra quelle forze che nella Resistenza hanno avuto la loro origine. Bisogna dire in parte perchè, mai si spegne una sotter– ranea polemica volta a stabilire primogeni- BibliotecaGino Bianco ture sui valori della Resistenza, ad accusa– re speculazioni, ad interpretare gli ideali del– la Resistenza al servizio di questo o di quel– l'obbiettivo politico contingente Senza contare quel settore del paese che non sembra riconoscere a questa ricorrenza altro valore che non sia il ricordo luttuoso della sconfitta della propria parte. Difatti la composizione e la storia dello Stato italiano sono tali da non pernietterci di poter avere una festa nazionale in cui lutti i cittadini si riconoscano: assistiamo ad esempio al fatto singolare delle vecchie generazioni che si ritrovano più facilmente attorno alla data del 4 novembre ( o del 24 maggio) che non ad altre date, quando pure 24 niaggio e 4 novembre sono ricordi che dovrebbero essere ormai sbiaditi sia nel lo– ro significato, sia nei loro effetti storici. lndubbiamente la ricorrenza che un gior– no dovrà stare a significare l'unità dello Stato e lai omogeneità della sociètà civile sarà quella del 25 aprile. La Resistenza in– fatti ha rappresentato nella storia italiana un momento completamente nuovo rispetto a quelli precedenti e niai più raggiunti do– po di allora: il concorde tentativo e sforzo di tutte le iniziative, la ricomposizione delle varie parti, delle spaccature ideologiche, l'omogeneizzarsi e l'organizzarsi di diverse culture mentalità, interessi, e perfino reli– gioni ad un fine comune. Nella Resistenza la società civile italia11a ranzia di continuo progresso nella verità totale, garanzia di cultura universalmente valida. E per questo il vero problema posto da Montanari continua oltre il suo artico– lo, sollecitando, assieme a lui, quegli intel· lettuali che la fede religiosa ed un'autenti– ca vocazione personale attirano al proble– ma della cultura umana unitaria, fondato su una radice metafisica che integri e vi– vifichi vita e cultura. Ed a nostro avviso la loro connotazione storica di cattolici italiani (di un'Italia che conserva in sè il centro della tradizione cattolica e zone di antica civiltà com:adina pur in disgregazione ma ricche di un ri– posto senso spirituale e sapienzale) ha un suo significato storico, che farà pur com– prendere come non a caso si possa domanda– re e attendere da loro di impostare coi di scorsi e coi fatti e non più con le nostalgi• che e sommesse invocazioni, una nuova via di formazione della cultura. G. R. ha conosciuto per un attimo un momento di unità che non aveva mai avuto e che sarà compito delle nuove generazioni ricon– quistare. Essa è stata la prefigurazione - in un mo– mento di mobilitazione - di una società ci– vile non parzializzata e decomposta ma uni– taria nei fini ed omogenea ed egalitaria nel– la partecipazione dei cittadini. E a tutti co– loro che si propongono la ricomposizione della società civile italiana, il superamento in termini positivi delle incomponibili con– traddizioni che oggi la travagliano, non pos– sono guardare alla Resistenza se non come ad una promessa, ad un momento felice che la serenità dei caduti addita come mè– ta da riconquistare. E sarà solida la raggiunta unità civile del nostro paese il giorno in cui nella com– niemorazione di questa data tutti gli ita– liani si riconosceranno per questo solo ti– tolo di cittadinanza, attorno alla quale il silenzio ed il rispetto di tutte le parti non sarà rotto, nè dalla polemica interna, nè dal differente metodo di valutazione nè dal rancore non sopito di coloro che furono al– lora sconfitti. Perchè la Resistenza fu di tutti gli italiani ed è eredità e mèta per tutti gli italiani nel suo significato unitario più profondo e più vero, al di là delle particolari contingeuze e sventure che ne composero la trama. S. T. 33

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