Terza Generazione - anno II - n. 6-7 - marzo-aprile 1954

La cultura tra «Studium» e «Rinascita» Nel numero di febbraio di « Studium )>, Fausto l\Iontanari ha svolto una critica dei « miti » della cultura moderna che egli ha individuato nell'estensione indiscriminata del metodo induttiv0; nell'assunzione del fatto a cri terio di verità; nel culto del pro– gresso inteso come fede in uno svolgimento ~utomatico della storia, come procedimen to di ragione pura senza alcuna relazione :on un impegno di ~r- ere; nella « terrestriz– zazione » del paradiso, inteso come frutto '10n di un atto cli donazione, ma come un ordine meccanicamente attuato; nella riso– luzione di tutti i problemi nella politica e nell'economia. La cultura ha dunque perso, secondo il Montanari, il senso di contemplazione del– la verità, (senso indissolubilmente legato al– la visione religiosa della vita) per diventare un semplice strumento di operazione, uno strumento tecnico dell'operatore politico erl economico. Questa caratteristica della cultura moder– na ha approfondito radicalmente la frattLl ra tra la cultura e gli uomini comuni, poi chè la cui tura ha assunto l'aspetto di un in– sieme di nozioni, patrimonio inevitabile de– gli specialisti, che gli uomini comuni non possono che assorbire acriticamente, avendo come unico criterio di giudizio le imme· diate conseguenze pratiche di essa. La cul– tura popolare, come forma autonoma, ha sempre avuto storicamente una natura di contemplazione della vita nei suoi aspetti profondi e metafisici assumendo la forma di tradizione sapienziale: in tale forma si sono sempre avute le manifestazioni cul– turali degli uomini comuni, sempre legate a principi metafisici religiosi capaci di da– re ordine e gerarchia ai vari problemi della vita. L 1 unico modo di fondare un'autentica unità culturale degli uom1n1 è quello di dar vita ad una cultura generale non ge– nerica che si articoli in tutti i gradi d1 specializzazione e si riunisca nella radice me– tafisica che alimenta ogni scienza ed ogni forma di vita. A questo scopo il Montanari fa un ap– pello all'alta cultura italiana, invitandola a recuperare il senso profondo, religioso del– la cultura. Questo in sostanza lo scritto del Monta• nari, che abbiamo riassunto con un ordine diverso da quello dato dall'autore per por– ne in maggior risalto le tesi essenziali. Di questo articolo si è occupato, in un corsivo direttoriale, sotto la firma consueta 2 bliotecaGino Bianco di Roderigo di Castiglia, la rivista dell'on. Togliatti, « R1nasc1ta » nel numero d1 marzo. Alla critica del Montanari del rapport<1 tra cultura e masse instaurato dct.lla cultu– ... ~ moderna, Roderigo, pur riconoscendo eh( «, tale cn t1ca con tiene molte osservazioni giuste » (da ricercarsi, crediamo, nella co– munità polemica contro talune « astrattez• ze illuministiche », che assume però un sen– so ben diverso dall'uno e nell'altro dei due scritti) contrappone l'antitetica apologia del rapporto tra cultura e masse instaurato dal– la cultura moderna. Roderigo afferma che lo storicismo è la teoria della cultura omogenea ai bisogni storici delle masse ed ha servito loro come strumento critico per la rottura dei vessa– tori rapporti di forza tradizionali. L'econo– micismo moderno, lungi dal risolversi ne] culto esclusivo del tornaconto individuale (proprio di epoche antecedenti in cui pur esistevano negli uomini comuni quei valori spirituali e sapienzali che il Montanari pre– dilige, ma che pur consentivano lo sfrena– to gioco delle minoranze possidenti) ha dato 1 uogo a fenomeni di ethos collettivo prima ignorati, imprimendo un corso più umano alla storia. La novità moderna sta proprio nell'apparire di un orientamento mentale che spinge alla ricerca del miglioramento eco– nomico non per il singolo ed attraverso ini– ziative personali, ma per un intero gruppo, una classe ed attraverso iniziative coltetti– ve, che tendono nel loro sviluppo, a trasfor– mare la struttura delle società intiere. Sin qui Roderigo. E' la critica di Roderigo effettivamente confutatoria degli orientamenti e delle pre– occupazioni del Montanari? In verità, ci pa– re di no. Nessuno certo può negare il pro– fondo significato spirituale ed umano della lotta per il pane, per la vita, per i figli: nessuno può negare il momento di progres– so spirituale che si ha quando un uomo rompe la sua stasi ed impegna la sua vita in una grande operazione collettiva perchè tutti vivano. Certamente in questo va visto il grande potenziamento spirituale che la classe operaia ha portato all'umanità pre– sente per la storia futura. Ma il problema di Montanari esiste; e per milioni di uomini nel mondo, il proble– ma di l\1ontanari vale la vita. Chi guarda la storia del movimento ope– raio, non può non essere colpito dall'inten– tensità di esperienza morale e dalla signi– ficanza dei risultati economici e politici con- seguiti; ma non può non essere egualment•. colpito dal fatto che questa grande forza spirituale non abbia dato luogo ad una cor– relativa esplosione di pensiero, di cultura, di arte popolare in tutte le sue forme; non può non essere colpito che un cosl grande impegno collettivo per l'eguaglianza effet– tiva non abbia spezzato, nella sua realiz– zazione più impegnata, quella sovietica, la più « civile » delle divisioni, quella tra « in– tellettuali » e u masse », ma l'abbia anzi– accentuata e rigorosizzata, rafforzando pe– santemente l'aspetto gerarchico della 60- cietà. La cultura « ufficiale » sovietica è sempre rimasta nei limi ti correnti della cultura spe– cializzata ed accademica; ed il rapporto tra cultura e popolo è rimasto fissato (nè po– teva essere altrimenti) nei termini di « di– vulgazione ». Un vivente, autonomo libero pensiero della comunità non è nato nem– meno nella società sovietica, se non forse ai margini di essa come in tqtte le altre so– cietà moderne. Ora nessuna società moderna, 1v1 compresa quella sovietica, può ignorare questo pro– blema: sia perchè esso pone il problema dell'acquisizione sociale di un mon1ento umano, in sè di enorme valore per la pie nezza della vita, sia perchè quegli stes5i valori di larga ed attiva cooperazione ~ocia– le che stanno alla base dell'esperienz.-t mo– derna si trovano di fronte ad una stroz .ta– tura soffocante che li fa degenerare c;e •1on vengono integrati. Milioni di uomini si di– fendono in Europa dentro la civiltà mod.:!r– na ed in Asia, in Africa in Amen~a me– ridionale dentro le zone di civiltà antic:i dalle forme moderne, perchè difendono, a li– vello personale, familiare, di gruppo e ~n di nazione, quelle esperienze di libertà e comunità, di libera e spiegata vita interio re, che sarebbero distrutte da un'ac" ~rt:azio ne della cultura moderna nella ::,u;l fase presente. Il chiamare « reazione » e ,, super– stizione » l'opposizione che le civiltà e le tradizioni religiose oppongono alla culrura moderna in tutte le sue forme (ivi e ~nprat– tutto compresa la sua forma più c;µiegata espressa dai partiti comunisti) è su!":-og·n-e l'arbitrio e la polemica alla compr·.:-n~io:ie. Gli stessi successi materiali che la te-::nica economica americana o tedesca e la r•oJi– tica sovietica colgono nelle aree depre!-"ìsf.! a cominciare dall'Italia meridionale si no al- 1 'India o all'Africa hanno un aspetto ambi– guo e preoccupante perchè sono genera~• mente collegate ad un fenomeno di abdica-

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