Terza Generazione - anno II - n. 6-7 - marzo-aprile 1954

Questo nostro paese Giovani • ll1- tre . ' c1tta a Nord e a Riprendiamo il discorso sulla situazione e.lei giovani di provincia con l'esame delle atti– ' ità gio, anili in tre città degli Abruzzi e del Molise. Lo scopo di questo tipo di inchieste è quello di documentare il rapporto (di conso– nanza, di parziale relazione, di contrasto) tra la realtà delle città - come ctntri nel peg– giore dei casi almeno an1ministrativi di una provincia - e la realtà della situazione ~iova– nile, quale oggi appare attraverso l'esame delle sue manifestazioni. I giovani, più che come tali, interessano in quanto « città di domani »: è importante quindi ,edere quali strumenti sono ]oro offerti per raggiungere questo fatto ineliminabile, come essi se ne servono, se reagiscono positivamente o negativamente, quanto questi stru– menti \'algono e quanto quelli che li maneggiano abbiano coscienza di essi. E' indispensabile perciò vedere i giovani sullo sfondo della città, quale risulta dalla storia, dalle attività economiche fondamentali, dalle attività culturali, dai n1odi degli abi– tanti, dalla disposizione delle case: il giudizio di quel che i giovani fanno deve essere implicito e risultare contrapponendo la seconda parte dell'inchiesta (la realtà della situa– zione giovanile) alla prima (la realtà della città). E' un lavoro che per riuscire esauriente e completo e.leve essere compiuto dittà per città dai giovani che vi abitano. Le note che seguono, prese in fretta, durante un breve viaggio negli Abruzzi e nel Molise, servono soltanto come prima indicazione. • • A /' Aquila la campana civica suona da secoli iblioteca Gino Bianco Fu l'anno scorso, durante le polemiche per il capoluogo di regione, che il Sinda– co di Aquila - non ricordo se per an– nunciare una buona o una cattiva noti– zia - fece suonare a martello la· pubbli– ca campana. Altrove la cosa avrebbe de• stato meraviglia, in alcune città sarebbe stata addirittura inconcepibile: ad Aquila invece tutto parve naturale e i cittadini, dopo le prime discussioni, ringraziarono il Sindaco per aver voluto, con quei pochi rintocchi, inserire gli avvenimenti che tutti stavano vivendo nell"antica tradizione del– la città. leri ed oggi in città Ad Aquila il campanilismo è cancellato dalla storia: i discorsi sul << fiero spirito d'indipendenza >) e « sulla rapacità e l'in• gegno dei cittadini aquilani », perdono ogni retorica non appena vengono usati per ricordare a\venimcnti lontani ma che la città sente ancora <'Ome suoi: i moti liberali del '48 e del '31, l'insurrezione contro i francesi del 1799, la rivolta <'On– t ·o gli spagnuoli o, ancora più indietro, la lotta contro Braccio da Montone nel 1424, la ribellione alla Regina Giovanna nel XIV secolo. Sud di Roma E poi ci sono le chiese (più di 80) di cui gli aquilani vanno molto orgogliosi, e gli antichi palazzi e sopratutto il castel– lo costruito « ad reprimendam audaciam aquilanorum >). Se dovessimo disegnare una carta delle città d'Italia, Aquila dovrebbe essere in– dicata con lo stesso segno di Pisa, di Sie– na, di Urbino, di Spoleto e di tutte le altre città che hanno avuto un'iniziativa in altri secoli e che oggi conservano il senso della ricchezza del proprio passato. Anche ad altro mi veniva di pensare mentre due giovani di Aquila, Angelo Nar– ducci e Luciano Fabiani, mi raccontavano l'episodio della campana. Che la storia e le idee degli abitanti, ad esempio, sono elementi dai quali non si può prescindere se si vuole veramente conoscere una città. Non è possibile che i giovani si pongano il problema della città di domani, delle iniziative cioè da prendere per un effettivo sviluppo della comunità in cui vivono, se non riescono a capire - nel caso di Aqui– la, di Siena o di Urbino - qual'è il con– tenuto umano delle « antiche gesta >) dei padri, quelle di cui sentono ancora par– lar~ e che fanno, con la forza della loro tradizione, la storia della città. Per tornare ad Aquila, sembra indubbio che la città abbia raggiunto il masshno di splendore del XV secolo: nel 1458, quando ebbe l'università, godeva già del– l'indipendenza amnun1strativa (fin dai ten1i di Carlo d'Angiò era il capoluogo del giustiz1erato dell'Abruzzo ulteriore), aveva una zecca e veniva considerata la seconda città del Regno. Fondata probabil– mente da Federico II per venire incontro al– le necessità della popolazione abruzzese straordinariamente accresciuta dopo il 1000, Aquila cominciò la sua espansione nella se– conda metà del XIII secolo: dopo Carlo d'Angiò la città vide aumentare considere– volmente i suoi traffici e divenne il centro di smistamento dei prodotti della regione: l'industria della lana e il con1mercio dello zafferano furono indubbiamente cause non ultime del suo sviluppo. on bisogna dimenticare infatti che ad Aquila iniziavano i « trattura >) percorsi dalle greggi nelle loro migrazioni stagio– nali verso le pianure della Puglia: i pri– vilegi concessi dai governanti ( specialmen– te dagli Angioini e dagli Aragonesi) alla pastorizia hanno permesso il fiorire delJa

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