Terza Generazione - anno II - n. 6-7 - marzo-aprile 1954

quasi ovunque raggiunto i suoi obiettivi e costituito Stati indipendenti con obiettivi di autosviluppo economico e so– ciale: e dall'altro la inipostazione americana e sovietica del problema, che si propongono appunto con il loro intervento di raggiungere un sostanziale sviluppo econoniico-sociale delle " aree depresse ", hanno reso anacronistica in larghe parti del niondo la vecchia impostazione mercantile e co– loniale: l'Inghilterra e più lentamente e dif ficoltosaniente la Francia, vi si vanno adeguando. I nuovi metodi hanno in sè un grave pericolo; quello di iniziare, in unione con élites razionalistiche ed occiden– talizzate di quei paesi, una politica di modernizzazione forzosa che quei popoli, che hanno in dote un antico e prezioso patrimonio di libertà e di vita spirituale, non po– trebbero sentire che come una violenza: e tale infatti sa– rebbe, pur sotto il suo colorito socialeggiante e progressivo. Se tale impostazione potesse realizzare fino in fondo i suoi germi più insani di razionalismo astratto, il grande e proniettente movirn,ento di rinascita del mondo islaniico ecl asiatico dovrebbe passare per una fase, quanto mai peri– colosa, di dittature giacobine, sostenute dal capitale, dalla tecnica e dall'iniziativa congiunta americana e tedesca. La recente eppur solida congiunzione tedesco-ameri– cana rivelerebbe qui non le sue realtà e grandi possibilità positive, nia quelle più negative: incalcolabile è certo la potenza dell'ininiensa capacità moltiplicativa ed organiz– zativa a,nericana integrata dalla profondità ed organicità della concezione e dell'iniziativa tedesca: ed incalcolabili sarebbero i danni se tale integrazione si realizzasse in forme parziali ed erronee. E forse un analogo discorso potrebbe farsi per la congiunzione russo-tedesca, realizzata attraverso lo Stato tedesco della Gerniania orientale; poichè non è inipensabile che la collaborazione tedesca alla direzione pro– duttiva sovietica possa au,nentare quelle spinte razionali– stiche ed astrattaniente industrialistiche, che il senso con– creto di Stalin e dei dirigenti sovietici ha con tanto vigore sinora respinto. La nuova Germania verrà dunque costr"uendo il suo nuovo volto nella misura in cui il suo rapporto con i paesi di civiltà antica si andrà sviluppando: fino ad allora, non avremo che una Germania ambigua e provvisoria, che le BibliotecaGino Bianco grandi diploniazie si contenderanno illusorianiente al di sopra della sua testa. Ancora una volta, invece il futuro dell'Unianità passa decisaniente anche per le mani dei te, deschi. L'Italia non ha nulla da dire in riferimento a questo grande problema uniano ed europeo che sta maturando in Germania? Se noi ponessùno questo pro blenia nei termini consueti, cioè di espansione econo1nica, di infiuenza politica, la risposta sarebbe facile: l'Italia non ha nulla di tutto ciò, in tennini almeno coniparabili a quelli degli Stati Uniti o dell'Unione Sovietica, o dell'Inghilterra, o della Gerniania, o della Francia. Ma si deve notare conie, per rispetto al problema delle zone di civiltà antica, l'Italia si trovi in una situazione che ritenianio unica: di una coesistenza, all'interno di una me– desinia nazione, di una zona di autentica civiltà antica e di zone di autentica civiltà moderna. Non possiamo non consi– derare la pianura fadana e la Toscana come appartenenti alla zona generatrice della civiltà moderna: e non possiamo non guardare al mezzogiorno come ad una zona di incon– testabile civiltà antica, in cui il Cristianesimo ha piuttosto salvato e trasvalutato una civiltà preesistente che animato, come nell'Europa nioderna, il sorgere di una civiltà nuova. Ora queste due zone sono legate tra di loro da legam1 antichi e profondi: dall'unità religiosa e nazionale, dal– l'unità gerarchica politica, economica, amministrativa. Quell'estraneità spirituale reciproca tra le due zone, che è su piano mondiale il maggior ostacolo per gli attuali tentativi di integrazione, non si dà in Italia. Tutto questo detennina ad una situazione che, per essere stata finora in– sufficiente.mente intesa nella sua singolarità e significanza storica, non ha perso niente dell'una e dell'altra. E non possiamo _escludere che proprio nel risolvere il suo inequivocab1.lmente aperto problema di integrazione na– zionale, il nostro paese possa dare un contributo di signi– ficato niondiale, aprendo una strada innanzi all'u inanità e dando quindi un aiuto insperato alla Gennania perchè pos– sa liberarsi positivaniente della sua anzbiguità per il bene di tutti. GIANNI BAGET .1\/elle fotografie: Le raffinerie di Amburgo, d:strutte e .ricostruite.

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