Terza Generazione - anno II - n. 6-7 - marzo-aprile 1954

stesso dottor J ekill. Il germe di questa malattia è nelle idee che accettiamo ogni giorno, nell'atteggiamento con– creto, negli usuali rapporti umani. Si tratta sostanzialmente di rinnovare la nostra civiltà. Ciascuno è chiamato concretamente a lavorare per l'uni– tà degli uomini e del mondo a operare in maniera con– creta perchè le più profonde speranze umane trovino gli strumenti adeguati per dirigere effettivamente la storia del– l'umanità. In ogni luogo dove il germe da cui è nata la bomba atomica ha operato, dovunque v'è la separazione fra il modo di pensare dei pacifici e dei mansueti e il modo di volere della cultura, delle caste, dell'abitudine alla violenza; ovunque si annidi il concetto di poter pos– sedere il destino degli uomini, ovunque la disgregazione colpisca l'unità e la convivenza, ovunque qualcuno si ri– tenga autosufficiente e non senta necessario l'aiuto degli al– tri per sopravvivere; ovunque la cultura delittuosamente insegni questo, ovunque sostanzialmente lo spirito della Germania ambigua La rivista genovese "Il gallo " ha dato inizio alla sua attività editoriale, pubblicando un "Discorso alla gioventù tedesca" tenuto da Ernst Wiechert nel 1945. La, personalità sipirituale dell' autore non poteva non far risaltare la prof onda differenza di tono che sussiste tra l'antifascismo italiano, prevalentemente politico e do1ninato da una cultura storicistica e quello tedesco, in cui il mo– tivo religioso-morale è di un gran lunga previalente: segno indubbio questo, della diversa profondità che l'esperienza e la crisi nazista in Germania hanno avuto per rispetto all'esperienza ed alla crisi fascista in Italia. E' facile immaginare l'importanza che per la gioventù tedesca, strappata giovanissima dal focolare e buttata da una forza senza ragione a resistere e morire per motivi im– posti con violenza alla persona sopprimendo ogni auto– noma maturazione della coscienza, ha avuto proprio il con– tenuto religioso e morale del messaggio dell'antifascismo tedesco. Questo messaggio significava che l'identificazione della Germ•ania con il nazismo che proclamavano ad un tempo la propaganda di Goebbels ed il comportamento pra– tico degli alleati di Occidente e di Oriente, era falsa; che esisteva una grande tradizione tedesca di unianità, di bel– lezza, di virtù morale, di rispetto del diritto che nè il mi– litarismo di Bismarck, nè l'imperialismo di Guglielmo Il, nè la folle avventura hitleriana potevano far considerare da nessuno come morti, ma che costituivano invece la vera tradizione tedesca, il grande conforto nell'ora dell'angoscia mortale. Anche nei giorni dell'esaltazione della Bestia quella tradizione aveva mandato degli uomini tedeschi nelle tor– ture dei "lager", all'accettazione cosciente della violenza sul proprio corpo e sulla propria anima, per salvare la vita dello spirito oltre la vita del corpo: e moltissimi, di quelli che il nazismo e la guerra avevano colti coscienti e maturi, avevano patito la morte nella desolazione solidali alla pa- ,BibliotecaGino Bianco anticiviltà della bomba atomica abbia operato, lì ciascun uo1no è chia1nato ad agire, a riannodare i rapporti umani, a ridare fiducia agli scorati, ad unire la comunità, ad in– dicare un cammino da fare assieme, a superare le divi– sioni attorno al fare comune, in sostanza a portare su un piano dell'azione dispiegata di tutti gli uomini quello che ciascuno farebbe, e di solito fa, in privato, quando lo muo- . ' ve p1eta umana. E mentre la speranza di superare la grande incognita dell'epoca moderna ravviva in tutti le energie di vita e d'azione, e mentre per tutti è lecito fare il possibile perchè nell'insufficienza dei mezzi esistenti il pericolo venga allon– tanato, nessuno si neghi a lottare contro il pericolo anche nel profondo delle sue origini perchè esso venga comple– tamente e definitivamente sradicato dalla stessa civiltà de– gli uomini. BARTOLO CICCARDINI tria anche nell'abominazione ed obbedienti alle leggi, ma col cuore ben lontano dal desiderio di una simile vittoria tedesca. C'era dunque un'altra patria, che aveva antichi, giusti e santi f ondam·enti e quella patria era la vera patria, il giusto oggetto del loro naturale amore; quella patria, gli uomini maturi che avevano sofferto, nell'obbedienza o nella resistenza del trionfo della violenza, l'avevano conservata a loro, portatori della futura storia tedesca. Pur quindi non sottovalutando l'iniportanza del con– tributo che l'antifascismo tedesco lza dato per riaprire una nuova strada ad un popolo così profondamente ferito ed offeso, dobbiamo pur aggiungere che sorprende, nelle pa– gine del Wiechert, ed in tutto il messaggio dell' antif asci– smo tedesco, l'assenza di qualunque indicazione di una nuo– va vita; vi si trova soltanto la riproposizione di un atteg– giamento spirituale interiore che, appunto per essere sepa– rato da qualunque indicazione pratica, non può non risul– tare generico e predicatorio. "E dovete dissotterrare l'amore di sotto alle rovine del– l'odio. E dovete dissotterrare la verità, e la giustizia, e la libertà e di nuovo dovrete innalzare dinanzi agli occhi dei bimbi le immagini alle quali i migliori di ogni tempo hanno alzato gli occhi dalle loro difficili strade". Ma, fuor del facile velo della m1etafora, che cosa significa tutto que– sto? che cosa di nuovo e d-iverso eff ettivan1ente propone? uno di quei giovani, nè nazisti, nè antinazisti, che costi"tui– vano la quasi assoluta totalità della gioventù tedesca, avreb– be potuto obiettare al Wiechert così: "tu ci hai insegnato che l'amore e la verità e la giustizia e la libertà un giorno hanno regnato sulla terra tedesca, fino a che degli uomini non li hanno messi sottoterra: ma perchè questo è stato possibile'? Se i tedeschi non sono un popolo malvagio, per– chè se li sono lasciati strappare di mano?". Per rispondere non evasivamente a questa domanda, che involge critica-

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