Terza Generazione - anno II - n. 4 - gennaio 1954

Cronaca da Rovereto Parrà strano come l'iniziativa di ge– nerazione abbia trovato immediaJd inte– resse a Rovereto., la cittadina del basso Trentino, nota ai più solo per la sua campana che sz,ona ogni sera per i 20.000 caduti della IV Armata. Ma per noi gio– vani di Rovereto, la città ha naturalmente un suo significato p1·ofondo. Parrà strano come questa iniziativa non sia sorta come tante altre nel capoluogo della provincia, Trento; forse perchè i giovani di Rovereto hanno sempre sof– /erto di quest'egemonia e di questa lon– tana e recente soggezione di Trento, che oltre a essere il centro della regione auto– noma Trentino-Alto Adige, rappresenta anche il punto dj convergenza burocratico, politico e religioso dei trentini; ma credo soprattutto che se fra le due città c'è sem– pre stato un certo attrito, lo sia perchè Rovereto ha una storia diversa. L'interesse ai p,·oblemi T. G. (il pun– to di attacco con T. G.) è nato imme– diatamente in un gruppo di studenti uni– versitari che si erano proposti di esami– nare la realtà contadina della. zona, di vederla nel raffronto con le varie strut– ture: sociali, economiche, religiose, poUti– che, con l'intento di cogliere l'aspetto più vero e più umano del problema, perchè si erano resi conto che c'era certa gente che soffriva ed era in difficoltà; per spiegarsi - tra l'altro - lo spopolamento di certe zone della montagna, e soprattutto la situa– zione di disagio in cui si trovano i giovani contadini, che dai paesi guardano i gio– vani operai che il lavoro ha posto a con– tatto con la città e che la città ha tra– sformato. L'annuncio di T. G. ha quindi trovato disposti questi giovani che avevano già av– viato un lavoro minimo di rilevamento della situazione e che si preparavano già a una inchiesta, in un paese particolar– mente depresso., su un gruppo di famiglie. Questo mi pare molto importante per ogni iniziativa di generazione, nel senso cioè che essa deve partire da un gruppo umano già formato e non deve essere imposta con formule associazionistiche o organizzative per non incorrere in errori iniziali di im– postazione,· non ci si deve muovere cioè con finalità statistiche o rivendicative. E' stato in questo modo che il gruppo di stu– denti si è allargato, tanto che ora ne fanno parte anche giovani non universitari, im– piegati, contadini. Il primo atto è stato quello della presa di coscienza della situazione della crisi dei giovani, del « livello zero " della genera– zione, coscienza cioè che solo da noi stessi dobbiamo aspettarci il t·innovamento e l'ttt1vio a schiudere la situazione. A ciò BibliotecaGino Bianco hanno contribuito un incontro con Balbo, Scassellati e Piero Ugolini a metà novem– bre e un altro con Bartolo Ciccardini a fine dicembre. Ne sono venuti fuori dei settori di la– voro su problemi non solo generali, ma anche locali perchè è questo l'ambiente in cz,i viviamo, settori che pur essendo speci– fici sono tra loro collegati in modo che l'eventuale iniziativa tenga presente ogni lato e ogni esperienza, e precisamente: 1) un gruppo che si occupa della par– te storica dell'inchiesta e che sta cercando di individuare, attraverso la storia di Ro– vereto come si è giunti alla situazione at– tuale in città. Bisogna spiegare il farsi di Rovereto come città; la dominazione dell.,,, repubblica veneta,· l'insubordinazione al po– tere temporale del vescovo di Trento; l'ita– lianità della città, rimasta (al contrario di Trento), non legata all'impero austro-un– garico,· l'industrializzazione di Rovereto (unica città della regione veramente indu– striale); il sorgere e il sopravvivere di una Accademia degli Agiati e di un liceo mu– sicale, la storia cioè della cultura rovere– tana; l'influenza di Rosmini; il nazionali– smo irredendista dei primi del '900, ecc.; 2) un altro gruppo si occupa dei gio– vani di città; cerca di vedere cosa fanno gli studenti, se si sono accorti che attorno alle materie che studiano a scuola, altre realtà attorno a loro si muovono e diven– tano grandi,. E poi i giovani contadini: con alcuni di essi, a Isera e Lizzana, paesi vicino alla città, abbiamo già parlato: molti hanno sperimentato i limiti delle esperienze as– sociazionistiche, politiche o sportive (gli Da Siena, dopo l'inchiesta Caro Direttore, Ecco una notizia sommaria delle reazioni all'inchiesta su Siena di Pietro Ugolini e a me note~- In genere l'opinione senese matura, condi– vide la diagnosi dell'U golini. Se rriai osserva: a) •che il fenomeno non è solo senese ma un po' di tutta la « provincia > italiana; b) che le osservazioni « sociologiche ~ paiono un po' frettolose e di maniera proprio per il gusto dell'anticampanile. L'opinione senese di stretta osservanza chiusa entro le mura e le contrade, ha pro~ testato in termini goffi e banali. Sul quoti– diano il « Mattino dell'Italia Centrale~. nel– la pagina della cronaca di Siena, è stato det– to che non è vero che la cultura senese è morta, prova ne siano talune riviste lettera– rie e che, comunque, hanno, con Siena, un puro rapporto, direi, di topografia della tipo– grafia, non già un rapporto di costume e di storia. Su « La Nazione ~ di Firenze, Mauro Se– nesi ha scritto di Siena in termini verbosi, evocando i fantasmi e fulminando gli i:ncre- anziani sono sbalorditi di come i loro figli non trovino più nel gioco della palloncina, nella caccia o nelle escursioni una unità e una soddisfazione, e il modo di star con– tenti nel proprio paese) e si sta ora pen– sando all'iniziativa che trovi uniti tutti i giovani nel fare un primo passo per far progredire il proprio paese. Anche qui sa– rà necessario vedere se la loro insoddisf a– zione è solo economica, come si sono or– ganizzati in passato, spiegare l'economia mista, sorta forse per lo spezzettamento della proprietà (la legge del « maso chiu– so » non arriva fin qui); vedere se certe for– mule tengono ancora (bisognerà fare il di– scorso sulle cooperative, se esse abbiano an– cora un significato e un interesse; il fatto comunque è dei più 1·ilevanti del corpora– tivismo trentino e andrà studiato); o se invece questa insoddisfazione è più p·ro– fonda e sta nella loro insofferenza a rima– nere accanto ai padri e nell'ambiente pae– sano; bisognerà vedere come essi potranno sentirsi al loro posto di contadini senza tradire la loro qualità e la loro personalità di giovani. Dal momento « bibliotecario» della rac– colta dei dati, si sta ora cercando di pas– sare al contatto con la realtà, attraverso i giovani: è il momento più difficile, forse il più avventuroso per la difficoltà di sta– bilfre con i giovani un colloquio che non vuole essere politico, al quale oggi pur– troppo sono poco abituati; ma ci avviamo con la fiducia che il nostro non sarà un puro utopismo giovanilista, proprio per– chè ci siamo sentiti uniti con spontaneità e senza esserci proposti nessun traguardo di rivendicazioni sociali e politiche, ma solo quello di riconoscerci nella autenticità delle aspirazioni e dei doveri che sono della nostra generazione. MATTEO LEONARDI duli, naufragando nelle immagini barocche come quella del mostro d'acciaio che ha avu– to paura di avvicinarsi alla città turrita e se ne è tenuto prudentemente discosto. Bel gua– dagno! Nessunto ha intuito, nelle pagine di e Ter– za Generazione~ dedicate a questo fenomeno della mancata sutura fra tradizione e presen– te, un tentativo serio e solidale di scoprire le crepe della nostra vita nazionale. Le rea– zioni senesi, isolate e sporadiche, non si so– no sollevate dal tono risentito della vita lo– cale. Il che può anche essere prova di una vitalità periferica e cellulare del corpo della nazione, di una residua energia elementare che potrebbe essere una forza da tener pre– sente nella ideale ricostruzione di una co– scienza moderna del popolo italiano. Non è detto che la capitale abbia sempre ragione: talvolta i dottrinari facevano di ec– cessiva perfezione formule, mentre la vita popolare, nelle sue lente evoluzioni secolari offre basi e puntelli che i grandi riforma~ tori hanno saputo sfruttare e utilizzare. DOMENICO N ov ACCO 7

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