Terza Generazione - anno II - n. 4 - gennaio 1954

6 - Quando si è esaminato ciò che carat– terizza la generazione, si è visto che « il senso di un destino in qualche modo co– mune » è uno degli elementi essenziali e · ii è chiarito come oggi si dovesse riuscire a rendere tale senso esplicita coscienza. E non a coscienza post factum, ma a coscienza di compiti volti al futuro, di un fattibile nel futuro, cioè di compiti non astratti o velleitari, di impegni da viversi. Cercat·e quale può essere questo destino comune per la nostra generazione: ecco il problema, ecco ciò che per noi comporta rispondere in modo serio alla domanda: « Cosa intendete fare? >. E' d'altra parte un impegno che ci siamo assunti quando, caricandoci dell'insegna di « terza generazione > nonostante le sue ori– gini politiche e di parte, abbiamo giusti– ficato quest'atto perchè per la prima volta le persone che in quella formula si ricono– scevano, « cercavano la comunione di de– stino in un futuro da compiersi insieme, i cui termini dovevano nascere da una coscienza collettiva liberamente maturata dal basso, non astratta ma in riferimento ai problemi aperti nel mondo e nel paese>. 7 - Solo restando fedeli a quell'impegno non daremo storicamente (e non solo teori– camente, come abbiamo fatto per bocca di Caligara) più motivo alle contestazioni di coloro che insistono sulla particolarità se– zionistica delle nostre esperienze passate e da questo fatto traggono motivo per accu– sarci di « concretismo molecolare» e vanifi– care la validità di quanto andiamo facendo. Ancora, solo risolvendo quel problema daremo un'indicazione generale, non gene– rica, da cui ciascuno potrà trarre i propri obbiettivi più o meno ravvicinati (qui si parla di quelli che cercano attivamente la giustificazione della loro presenza nel mon– do e nella storia). Saremo anzi nelle con– dizioni di chi, avendo come vocazione l'azione, quando ha spiegato chiaramente le motivazioni storiche delle proprie azioni « nuove », ha fatto pienamente la propria parte, e può quindi sollecitare chi sa a definire lui e i « nuovi > princìpi che giu– stificano quelle « nuove azioni ». E infine può acquistare significato e va– lore la scelta pratica di strade di lavoro e la riflessione da quella consentita (in– chieste, iniziative nei paesi, riflessioni sul « mondo · a civiltà contadina >) che oggi sembrano forse interessanti perchè fatte da certe determinate persone. 8 - Questo contenuto problematico, che può dare il senso di un destino comune a tutta una generazione, deve naturalmente esser cercato sul terreno di aspirazioni uma– ne fondamentali, ma queste si devono espri– mere in modo che chiare risultino le loro conseguenze e incidenze sul piano storico. Non basta dire che questo destino co– mune può ritrovarsi in un modo nuovo di « diventare uomini >, in un atteggiamento BibliotecaGino Bianco tendente a risolvere la frattura tra « ideale e possibile »; non basta dire che si deve costruirie un mondo in cui tutti gli uomini siano riconosciuti come valori e le relazioni umane « facciano aggio » su quelle sociali. Non è su questi differenti terreni di ricerca che si può giungere in porto. Nell'indica– zione del contenuto, queste « cose » devono essere apertamente implicate, ma ugual– mente chiare devono potersi trarre anche le implicanze sul piano sociale, in riferi– mento allo stato attuale del mondo e del– l'Italia e all'evoluzione tendenziale del pros– simo futuro. 9 - Cosa può soddisfare queste condi– zioni preliminari? Un mito, a fondo poli– tico, religioso, etico e umanitario? No, per– chè il mito è sempre la trasfigurazione di una qualche verità o aspirazione parziale a cui viene attribuito il significato di valore totale (e in questo sta sempre l'aspetto erroneo, illusorio del mito). Obbiettivi di emergenza, intendendo con questo termine l'indicazione di compiti a breve momento al cui raggiungimento cia– scuno può e deve sentirsi mobilitato, fino al raggiungimento dell'obbiettivo e allo scadere della contingenza? No, però qual– cosa da cui possono via via essere tratti obbiettivi di emergenza, quasi momenti tat– tici di attuazione di una linea strategica. Formule-valore, allora, sul tipo di quella che gli uomini hanno scoperto nei periodi in cui la storia è apparsa loro non ordinaria amministrazione, come quando la Rivolu– zione francese si è riconosciuta in « Liberté, égalité, fraternité >? Non direttamente, ma qualcosa che solleciti il ritrovamento e l'in– venzione di formule-valore nuove per met– terle sulle bandiere e indicare che gli uo– mini si impegnano sulla via del loro svi– luppo. Ciò che cerchiamo può essere in modo soddisfacente definito come il compito sto– rico della generazione, di questa genera– zione a cui apparteniamo. 10 - Della generazione a cui apparte– niamo, innanzi tutto. Ciò che vuol dire a portata di possibili risultati concreti entro i prossimi vent'anni, e capace di dare si– gnificato unitario a ciò che su diversi piani si dovrà fare entro questo periodo in una prospettiva di sviluppo. E' perciò un impegno che va .studiato attentamente, anche rispetto alle condizioni di partenza. 11 - Poichè si parla di generazione (e non di un gruppo di persone socialmente o ideologicamente qualificate) bisogna che il compito sia effettivamente un « compito storico », rappresenti cioè un contributo in sè positivo sulla linea di sviluppo della storia umana e conseguentemente abbia un significato diretto per il manifestarsi e l'at– tuarsi di tutte le vocazioni che sono natu– ralmente presenti tra gli uomini della ge– nerazione. Si è formulato effettivamente un compito storico, quando da esso si possono facil– mente trarre linee di vero sviluppo etico, conoscitivo, imprenditivo, nazionale e per– sino amministrativo ( come « condiziona– mento» alle scelte concrete). 12 - Non solo, ma il compito storico deve avere necessariamente anche un senso sul piano della « storia sacra >, un signi– ficato sul piano dell'espansione della vita religiosa dell'umanità. E ciò complica ancora, ulteriormente, l'impegno della ricerca e allarga il cam– po dell'attività. 13 - Da questa prospettiva, i miti che ci sono stati offerti rivelano la loro realtà di falsi compiti storici, cioè di compiti par– ziali. O solo politici, o solo religiosi, o solo etici, e quindi, in realtà, non piena– mente e giustificatamente nè politici, nè re– ligiosi, nè etici, ecc. Si chiarisce per altro la ragione della forza con cui ciascuno dei miti impegna una parte più o meno larga della gene– razione (ma solo una parte). Essi infatti soddisfano quelli, e solo quelli, che, per condizioni obbiettive e soggettive, sono sen– sibili particolarmente alle verità che i miti contengono e a cui aspirano le loro voca- . . z1on1. A riprova di quanto sopra si è detto, può essere portata l'esperienza del Risor– gimento, un periodo di storia durante il quale fu certamente espresso un compito storico (anche se limitato da molti condi– zionamenti su cui non è qui il caso di in– trattenersi). Ma esso divenne e agì come tale, solo quando da appello etico e nazio– nale divenne appello imprenditivo, poli– tico e persino religioso (grazie ai cattolici liberali). La generazione esaurì la sua spinta forse prima di aver appieno attuato il suo compito, quando venne a mancare il senso della sua totale validità. 14 - Così delineate le caratteristiche a cui deve soddisfare il compito storico di generazione, resta il problema della pos– sibilità o meno di raggiungere un simile obbiettivo e su quale strada. Innanzi tutto la possibilità è subordinata a . una condizione teorica: quella di di– sporre di un giudizio sicuro sul punto a cui è oggi arrivata la storia degli uomini nel mondo, un giudizio storico a livello e non solo storiografico (qualunque sia il tipo della storiografia: politica, economica, ecc.). (E qui si apre un lungo discorso. Per ora, però, dobbiamo accontentarci di dire che per giudizio storico pensiamo a un giudizio elaborato per riferimento alla sto– ria dell'umanità nel suo complesso e nella sua molteplice unità, cioè a un giudizio che è sintetico rispetto ai possibili e rigorosi modi analitici di giudizio storiografico. Sap– piamo naturalmente che non sarà piccola fatica accreditare questa possibilità, quando le ricerche moderne negano anche la plau-

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=