Terza Generazione - anno II - n. 4 - gennaio 1954

Appuntj pe1-- u11a linea di studio sul • della con1p1to • generazione Ci rendiamo ben conto che fino al giorno in cui non saremo stati capaci di formulare, attraverso lo studio e l'attività pratica nostra e di altri, il compito storico della nostra generazione, non solo la nostra attività sarà in una fase di preparazione ma inevitabil– mente parecchie delle nostre affermazioni e dei nostri silenzi potranno lasciar adito a equivoci. A testimonianza del nostro impegno in questa ricerca e dello stato attuale del nostro sfo1 zo di dirigenza abbiamo pensato di pubblicare la seguente traccia per l'organizza– zione dello studio sul problema del compito storico della generazione. Per il pubblico, diciamo così indifferenziato, esso non vuole essere che un documento, ma per coloro che invece hanno come noi l'esigenza di giustificare il loro studio inqua– drandolo in una prospettiva di fine, esso è un invito diretto alla collaborazione e al lavoro I numeri contraddistinguono le tematiche di studio e potranno agevolare la ri– chiesta di collaborazione sui singoli punti. 1 - Lo studio sul problema della ge– nerazione, da me impostato nel primo nu– mero di questa rivista e portato avanti da Renzo Caligara e da Agostino Paci, deve ormai continuare su almeno tre diverse e distinte linee, ove si ritenga ancora valida l'affermazione che « l'approfondimento del fatto e del concetto di generazione è es– senziale per la chiarezza del lavoro che ci proponiamo » al fine di avere « un pun– to a cui richiamarsi, un punto che garan– tisca l'unità e l'autonomia del discorso, pur non precostituendo una cultura già data ». Nel suo intervento, Caligara, cercando la giustificazione teorica a un incontro che va al di là delle occasioni e delle esperien– ze passate per tendere a un lavoro « al– trettanto proprio e comune per ciascuno », ha trovato il fondamento della realtà della generazione (e quindi della possibilità non fittizia di discorrerne) « in uno stesso at– teggiamento di fronte all'essere » degli uo– mini e delle cose. E aggredendo così il problema ha indicato una strada che porta molto lontano a ricercare appunto quei termini di verità che oggi mancano e del– la cui possibilità spesso addirittura si du– bita e che il nostro atteggiamento invece riconosce possibili e anzi urgentemente ri– chiede con il suo stesso concretarsi in atti– vità di qualche senso e rilevanza. La strada aperta da Caligara può quindi classificarsi squisitamente teorica, non interessa solo più noi e può quindi essere continuamente ri– presa in una sede autonoma e forse più propria. E' continuando su di essa che, prima o poi, si potrà. giungere a una definizione esatta della categoria genera– zione. Agostino Paci ha invece portato la sua attenzione sullo sviluppo della storia per generazioni e sul « rapporto tra il ma– turarsi di una generazione e le crisi che le civilta attraversano », insistendo sulla deci– sività, perchè tale maturazione esca dallo spontaneismo (e lo sviluppo storico, in con– seguenza, dalle crisi anarchiche), « della "blfotecaGino Bianco presa di coscienza di fronte alla storia di una comunanza di compiti da svolgere, del ripensamento del passato in funzione delle esigenze e necessità del presente l). Da tali premesse, lo studio si apre su una seconda linea: di riesame storiografico del passato alla luce della categoria « generazione » (pur nell'approssimativa formulazione at– tuale) per cogliere « il perchè di un co– mune atteggiarsi degli uomini di fronte a uno stesso problema, oltre le divisioni e separazioni sociali » grazie « a un elemento interno (il fatto generazione nelle sue ori– ginali determinazioni) a cui rapportare la realtà del periodo in esame per meglio comprenderle». Stando così le cose, è dolo– roso constatare lo squilibrio fra il piccolo numero delle persone desiderose e capaci di studiare e il grande numero delle ipo– tesi di studio. 2 - La terza linea - che si vuole qui proporre all'attenzione di coloro della ge– nerazione che potranno decidersi a studiare e di quei « maestri e dirigenti antichi e nuovi» che sanno di non poter separare la loro sorte di ricerca e di azione dalla generazione che cresce - è la linea che vuole arrivare ad individuare il compito della generazione, a dare cioè un conte– nuto stot·ico alla ricerca sulla generazione. 3 - A sollecitare in proposito concorrono una serie di richieste di chiarimento sugli scopi della nostra attività che meritano di essere esposte. Noi stiamo via via avvicinandoci al con– creto, dopo aver fatto agli inizi dei di– scorsi generali sullo spirito e l'atteggia– mento che si intendeva promuovere: abbia– mo cominciato a mettere « più storia e geografia » nei singoli discorsi e nell'insie– me della rivista, anche se, in questo avvi– cinamento al concreto, ci siamo necessa– riamente soffermati su quelle attività dove le nostre attitudini, ipotesi e capacità si sono incontrate prima con l'offerta di col– laborazione di giovani disponibili. Ciò non deve naturalmente significare - ed è bene Invito alla • ricerca riaffermarlo anche in questa sede - che intendiamo esaurire nelle iniziative e nelle inchieste dei paesi tutte le nostre possibi– lità di attività, quasi non avessimo nulla da dire ai giovani di città e a quelli che non sono nè contadini nè tecnici agrari. Ma per quanto sia indispensabile conti– nuare a calare le nostre intuizioni e le nostre aspirazioni in esempi concreti ed in giudizi, non è su questa strada analitica· che potremo assolvere al nostro obbiettivo di raccogliere intorno a T. G. i giovani italiani come generazione. 4 - Noi non possiamo rispondere a chi ci chiede « parole d'ordine » precise, e intende con ciò qualcosa da fare e conclu– dere immediatamente. Non abbiamo chiavi buone per le porte di tutte le situazioni, ma possiamo aiutare a scoprire in una si– tuazione data un da fare di un certo tipo, « un da fare di sviluppo », e solo chi a sua volta ci aiuta. Nè possiamo rispondere a chi ci fa domande come quelle di Gianni Baget nella sua lettera pubblicata sul n. 2: « Voi vi ponete come obbiettivo l'unità del– la generazione: come pensate di conseguir– la praticamente? Pensate che sia immedia– tamente necessario riunire, ad esempio, gio– vani studenti e giovani contadini, giovani studenti e giovani operai, attorno a ini– ziative comuni? Oppure pensate che sia necessario creare forme di solidarietà co– muni al di dentro delle varie condizioni giovanili esistenti? ». Nè possiamo accedere alla richiesta di chi pretende da noi l' espo– sizione anticipata dei « princìpi nuovi » che giustificano teoricamente la nostra attività, per evitare il pericolo di ,errori in noi e di confusione in chi ascolta. Deve però esistere una strada attraverso cui si possa preventivamente rispondere a quello che di vero e legittimo ci può essere anche nell'ansia delle domande che a noi risultano fuori quadro. 5 - Questa strada non è nella chiarifi– cazione analitica, ma piuttosto nella rispo– sta alla domanda: « Cosa intendete fare?» nel senso che essa ha quando ci è rivolta da persone qualificate, alle quali non viene suggerita da interessi di azione immediata. A questa domanda, dobbiamo riconosce– re di non aver finora dato risposta esau– riente. E possiamo invece farlo impegnan– doci a fondo, proprio continuando l'intra– presa ricerca sulla « generazione ».

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