Terza Generazione - anno II - n. 4 - gennaio 1954

Esperienze di generazione C'è gente non disposta ad attendere parole d'ordine Cari iniziatori di T. G., Dopo a ,ervi seguito con qualche perplessità nei primi numeri. vi invio adesso l'ab– bonamento e insieme la mia adesione al vostro lavoro, non già perchè i miei dubbi siano del tutto dissipati ma piuttosto per compiere un atto di fidu– cia e in voi inizia tori e nella Terza Generazione di cui an– ch'io faccio parte. Quali siano le perplessità dei ,ostri lettori, lo sapete già: non si tratterà del solito gruppetto di ambiziosi che cercano di metter su una pa– lestra per la propria vanità? non vi saranno reconditi inte– ressi economici o politici? e così via. ~la tali àubbi in chi vi ba seguito, non devono of– fendervi, anzi devono lusingar– vi perchè significano che vi è della gente la quale non è af– fatto disposta a stare ad at– tendere da voi una parola d'or– dine ma vuole invece, magari per a ta ,ica diffidenza e per le troppe disillusioni, vederci chiaro prima di muoversi. E intanto su di un punto l'accordo è stato raggiunto fra voi iniziatori e quanti vi han– no letto e cioè l'esistenza del– la crisi : il riconoscimento di essa costituisce il punto di partenza per il nostro lavoro, ed è giù un risultato. Sulla ne~essità di una for– ma non troppo involuta e sul– la necessità di raggiungere i giovani operai e contadini, al– tri banno scritto, con essi concordo. Come contributo personale in questa fase iniziale mi per– metto di proporvi quanto ho già realizzato in passato con un gruppo di giovani: una ini– ziativa concreta che mi sembra dovrebbe essere particolar– mente adatta ai giovani delle città per aprirli ai problemi degli altri e per sviluppare le loro cavacitit di lavoro con– creto al servizio degli altri. Co1ne dirigente di un grup– po di gio-vani, appartenenti a una associazione giovanile na– zionale non politica, organiz– zai due anni fa con i miei ra– gazzi, quella che chiamammo allora un po' pomposamente « operazione Abies » (riferen– dosi all'albero di Natale, epo– ca in cui ebbe inizio questa at– ti,ità). Essi erano tutti giova– ni di città (di un quartiere po– polare a tipo prevalentemente operaio) sui 18 anni, io stu– dente universitario di qualche anno più anziano. Prendemmo come oggetto del nostro lavoro B., una frazione di un grosso comune di campa– gna, distante una diecina di chilometri da Firenze, una pic– cola parrocchia di circa 300 a– bitanti. Cominciammo col re– carvisi e col fare un'inchiesta (poco metodica certamente, e– ravamo dei novellini) sulle ~ndizioni politiche, economi– che, sociali, ecc., e sulla sto– ria del piccolo nucleo abitato. Uno dei risultati più vistosi dell'inchiesta fu che, così vi– cino alla città, vi erano anco– ra sette case coloniche prive di luce elettrica. Ciò meravigliò molto, se non me, certo i miei compagni che, ,issuti nel con– formismo della città, non ave– vano mai spinto coscientemen– te il naso fuori della porta di ca a loro. Indagammo sui motivi di que– sta grave deficienza. La linea elettrica passa va vicino alle case ma contadini e proprieta– rio non erano mai riusciti ad accordarsi sulla quota secondo la quale avrebbero dovuto di– vidersi le spese d'impianto! In– terventi esterni quali quelli delle sezioni locali dei partiti o del parroco, erano naufraga– ti per le accese rivalità ideo– logiche. Decidemmo di provare noi. Furono avvicinati i conta– dini e poi il proprietario: of– frimmo di far noi il lavoro al– l'interno delle case, gratuita– mente s'intende, mentre il pro– prietario avrebbe dovuto paga– re le spese d'impianto della li– nea all'esterno delle case e i contadini il solo costo del ma– teriale occorrente per l'impian– to interno. In poco tempo, con non po– ca mera viglia dei paesani e, devo confessarlo, anche di noi stessi, la luce in quelle case era una realtà. ~iblioteca(3inoBianco Ciò che mi pare significativo in tutto questo non è tanto il risultato pratico ottenuto quanto il valore educativo che il fare questo lavoro ebbe per i ragazzi che lo fecero. E mi pare che l'esempio valga anche in riferimento a quanto è sta– to scritto su T. G. a proposito E' 111,oltoimportante che ar– rivino lettere, come questa ài Pelio Fronzaroli, che àiano 1tn contributo effettivo al no– stro lavoro, sollecitando una àiscussione su rnodit e metoài ài iniziativa, 1.lscendo dai ter– mini di una adesione generica. La disposizione a riconoscer– si sulla base delle esperienze vissnte e la volontà ài lavora– re insieme, senza attenàere pa– role d'oràine, per cominciare a risolvere alcuni àei problemi a cui ci si trova di fronte, mi– surandoci con essi, sono per noi i presupposti àel lavoro autonomo e responsabile che si realizza nell'iniziativa giova– nile. Oltre a esprimere un tale atteggiarnento, la lettera di FronzaroU conferma un'ipote– si: l'esistenza ài gru,ppi di gio– vani isolati e spMsi, che sen– tono la necessità, pur nei limi– ti consentiti dai loro mezzi, da– gli strunienti che le organizza– zioni giovanili esistenti offro– no loro, e dall'i11imobilità di una sit1tazione di crisi, di fa– re qualcosa per scoprire e met– tere a frutto le loro energie oggi in u,tilizzate e a volte ine– spresse. Al fondo dell'iniziativa di cui ci dà notizia Fronzaroli ri– troviamo intuizioni preziose: il contatto con la realtà come via attraverso la q1-lale si pos– sono <<aprirei giovani>> ai pro– òle1ni degli altri, la possibili– tà di aumentare in un lavoro comune le capacità di ognuno, la necesr~ità dello studio per individuare i problemi aperti di 11 na coniunità. Per questo l'« operazione abies '> è stata ·un fatto di rnovimcnto: ha ri– solto un piccolo problema con– creto, ma soprQttutto è riu,sci- delle difficoltà di iniziative concrete nell'ambiente citta– dino. In attesa di contatti diretti con i collaboratori fiorentini di T. G., accettate il mio saluto e la sincera adesione al vostro, al nostro lavoro. PELIO FRONZAROLI ta a realizzare l'unità di alcu– ni giovani, in modo attilV0, ol– tre i modi consueti alle forme associative tradizionali, (an– che quella dei giovani esplora– tori, come nel caso presente), in 'Un'azione di vniziativa, in un ambiente 'reale (e non arti– ficiale come troppo spesso sono gli arnbienti dei circoli o in cui si muovono le organizza– zioni giovanili). Perciò sottolineianio conie esperienza degna di interesse l'iniziativa di cui Fronzaroli ci dà notizia e vorrenwno che e– sperienze del genere si molti– plicassero a migliaia. Per esse infatti non occorre nè cultura, nè mezzi speciali: basta essere giovani e voler mettere a frut– to il proprio nat1,rale ingegno e le proprie capacità, senza la– sciarsi troppo prendere dalle preoccupazioni di poter sba– gliare. j]J a il compito ehe ci proponia1no è ulteriore: è di dar coscienza e cultura ade– guata e q11,indi potenziare la iniziativa giovanile, portando– la a 1ni piano di -utilità coniu– ne oltre lo spontaneisrno. Da questo punto di vista la iniziativa di Fronzaroli ha un liniite: quello di non aver su– perato in niodo proprio la di– stanza tra giovani di città e giovani di campagna, di -non essere uscita dai limiti di 101, intervento esterno per diveni– re 'lln fatto sollecitante del– rambiente in cui opera. I gio– ,i,ani del luogo non si so110111os- si: di conseguenza le capacità di coloro che sono « i>enuti da fuori>> non hanno avuto 101a funzione integratrice per i giovani della comunità nella quale agivano. I

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