Terza Generazione - anno II - n. 4 - gennaio 1954

tns1eme, che fanno la proposta del da farsi in termini comprensibili e adeguati alle condizioni di partenza, Sono loro che gra– duano il tempo e il ritmo delle azioni, il numero dei partecipanti, che trovano il capitale eventualmente occorrente, asse– gnano i compiti, individuano gli obietti– vi ravvicinati sulla linea di quelli più lontani. Come già abbiamo altrove esposto, è nostra ipotesi che nella maggior parte dei :asi la proposta di iniziativa concerna un problema concreto di miglioramento tecni– "o-economico di interesse comune. Ciò per– chè dev'essere facilmente comprensibile e valutabile: ma ciò non significa che il la– voro della iniziativa non cominci con atti dei tipi più diversi, con quegli atti cioè che o ciascuna situazione garantiscono un mi- 1imo di omogeneizzazione tra i giovani :he vi partecipano. Per i « propulsori », l'inchiesta, che per lettori comuni della rivista è soprattutto .10 interessante o curioso fatto conoscitivo, ~ lo strumento liberatore delle loro capa- , :ità d'azione. Tutto il contenuto della ri– .rista è per essi la base culturale essenziale, ~ alla rivista collaborano con la solleci– :azione di risposte dirette o indirette alle 1ecessità della loro azione; ma è facile i>revedere che ai « propulsori » dovrà de– dicarsi un'attenzione e un lavoro parti– colari in forme che, garantendo la loro libertà, consentano loro la possibilità di · ,viluppare continuamente le loro energie nventive e di poter approfittare di tutte e occasioni per la crescita su tutti i piani 1ell'iniziativa intrapresa, stabilendo i ne- essari rapporti all'interno e all'esterno del aese, cogliendo il momento in cui da una niziativa si debba passare a più iniziative, la iniziativa di un tipo a iniziativa di più api. )a un 'iniziativa di tipo tecnico-eco– iomico, attraverso l'autoinchiesta ad ,. tltri tipi di iniziativa A t'ale scopo tornerà molto utile l'auto– nchiesta che può e deve incominciarsi su- ito, non appena si sia iniziata la discus– ione sulla prima 9roposta d'iniziativa. E' l uesta una forma di iniziativa culturale, he parte dal basso, dai problemi con cui il ontadino è a più diretto contatto. Sul v~– ore culturale dell' autoinchiesta basti dire he ogni qual volta si sono fatti esperi- :.nenti del genere anche gli intellettuali più " !sigenti hanno avuto delle sorprese, per– hè dai problemi del lavoro si è passati fa– ·ilmente anche ai problemi cosiddetti di vertice » ( quelli riguardanti l'uomo e il uo destino, la verità e la conoscenza). E' quindi inutile dilungarsi sul valore ell'autoinchiesta sia per perfezionare la BibliotecaGino Bianco conoscenza dell'ambiente (e quindi svilup– pare tutte le possibilità d'iniziativa, gra– duarle, ridimensionarle, allargarle), sia in sè come sollecitazione per ricerche teori– che realmente legate alla storia. Prenden– do coscienza dei proprii problemi, del– l'importanza di essi nel loro significato e valore i contadini si coUegano finalmen– te con tutto il mondo de~li uomini, per– fezionano continuamente la stessa loro ca- La ricerca delle parole Cosa devono cercare i giovani nell'in– chiesta e nell'iniziativa? Devono cercare letteralmente « se stessi ». Questa risposta è vera ma è oggettiva– mente insufficiente perchè nessuno di noi è in grado di capirne la verità. Dobbiamo servirci delle immagini, perchè nessttna cultura può darci oggi i concetti sufficienti. I nostri padri, dal giorno in cui levaro– no la testa da te1·ra e incominciarono il loro cammino, la storia, hanno accumula– to un patrimonio che noi oggi adoperiamo in maniera naturale, come gli occhi e gli orecchi, per vivere. Più possenti delle pira– midi, della muraglia cinese, del seme del grano e dell'energia atomica, del fuoco stesso sono le parole, e dietro di esse i con– cetti, di amore, verità, libertà, speranza e 1nille altre. Noi avremmo potuto pe1~dere la descri– zione delle gesta di Hammurabi, e la Di– chiarazione dei Diritti dell'Uomo, come ab– biamo perduto l'Atlantide; ma quelle pa– role non sono la cultura, che si p1tò per– dere, ma sono la storia, la nostra natura umana: attraverso di loro vediamo gli al– tri e il mondo, più necessarie degli occhi, sentiamo gli altri, più necessarie delle orecchie. Immaginate che le piramidi non fosse1·0 state costruite: forse la nostra storia sa– rebbe stata diversa. Non è lecito immagi– nare la storia così, ma facciamolo per un 1nomento: se le piramidi non fossero state costruite e milioni di uomini non avessero sofferto in schiavitù per costruirle, forse non avremmo avuto lHosè o forse la civil– tà mediterranea non avrebbe potuto espan– dersi, alimentata dal granaio egiziano. Non è lecito dire questo: ma lo diciamo solo per cercare di immaginare quante al– tre piramidi potrebbero esistere nei deser– ti dei nostri continenti e non esistono: qua– li altre espressioni della vita umana potreb– bero far parte del nostro patrimonio e non esistono. Oggi le parole che esistono non sono più pacità di lavoro, diventano dal paese es– seri attivi sul 9iano dello sviluppo storico. Sll questa linea, sia pure delineata in pri– ma approssimazione, noi pensiamo che la iniziativa di generazione in un paese apra un ciclo in ascesa tra lavoro-idee-lavoro– id ee che non 9uò che essere pieno di pro– messe per lo sviluppo delle nostre cam– pagne e del nostro Paese. B.S.-P.U. sufficienti a far sì che gli uomini si capi– scano e procedano insieme: questa è la . . crisi. Un giorno esisteranno altre cose, neces– sarie come gli occhi e come le orecchie, per vedere e sentire altre cose che oggi non vediamo e non sentiamo, senza le quali non possiamo andare avanti. Non sappiamo co– sa sono e come aiuteranno a vivere gli uo– mini, così come era imfossibile immagina– re cosa era la libertà e come sarebbero vis– suti gli uomini dopo la nascita di questo concetto. Così come nessuno sapeva come sarebbe andato il mondo dopo la scoper– ta della -radin. Ma queste cose, queste parole sono già in noi, nelle nostre speranze, nei no– stri silenzi. Quando siamo costretti a ta– cere e rimaniamo soli verifichiamo un vuo– to, ossia un disordine nell'umanità, che non esisterebbe se fossero costruite quelle pi– ramidi che avrebbero potuto esprimere quella parola, la cui mancanza ci fa ta– cere, ci riduce alla solitudine. Nella dispe– razione di quel momento noi spezziamo la comunità degli ttomini, interrompiamo la storia. Oggi siamo Ittiti mano d'opera delle più insensate piramidi: sono piramidi le guer– re, le aree depresse, la fame, la solitudine, la bomba atomica, la superbia. Fra questi operai ci sono uomini, ci siamo n,.,; s'"essi, che siamo più sani, più veri, più interi del– le idee che ci fanno costruire le piramidi. Qualche volta ci intendiamo con un ge– sto: miracolo: una parola nuova sta per sorgere. Prendiamo contatto con la realtà umana e naturale, presenti e attenti, con il cuore aperto ai presagi, con tutte le fa– coltà tese ad ascoltare il primo vagito del– le parole nuove, di una nttova nascita di noi stessi, gnidati dall'umanità più vera che è in noi e negli altri. Per questo dicevo che bisogna avvicinar– si Nlla realtà, con l'inchiesta e l'iniziativa, per cercare letteralmente « se stessi ». BARTOLO CICCARDI I

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=