Terza Generazione - anno II - n. 4 - gennaio 1954

ma sociale che potrà nascere se il no– stro lavoro sarà fortunato. Riteniamo che lo sviluppo sul piano umano rimetterà in circolazione le ener– .gie assopite che le « zone a civiltà conta– dina > hanno in sè (senza che vadano a serv1z10 io città sotto la direzione di una delle ideologie offerte dalla piazza). E che, in conseguenza, quindi, nuove for– "1,e saranno inventate dagli uomini. BALDO ScAsSELLATI PIERO u GOLINI L'iniziativa a Coreno Ausonio Fin da quando mi giunse la « Presen– tazione » compresi che Terza Generazione era una rivista nuova. La sua imoostazione mi piacque e scrissi una lettera -al direttore che avevo cono– sciuto per caso qualche anno prima 1n occasione di un convegno di studio. In questa lettera dopo aver espresso « il ti– more che la discuss:one divagasse su un piano di astrattismo culturale sfuggendo così a delle conclusioni concrete> e « il desiderio di tendere a mete reali e possi– bili », esponevo la mia convinzione che « la crisi in cui si dibatte questa nostra generazione è crisi di sfiducia: sfiducia nel– l'egoismo del mondo che ci circonda, sfi– ducia in una società già satura di ener– gie nella quale si dispera di poter entrare, sfiducia nelle nostre stesse possibilità ». Per– ciò ritenevo necessarie essenzialmente due cose: « portare la discussione, dopo tanti anni di dibattito ideologico, sopra un pia– no di prospettive vicine, possibili e per– segui bili dalla massa dei giovani; e ridar~ così fiducia a questa gioventù perchè una sola meta, che fosse stata proposta e fosse stata poi raggiunta, sarebbe bastata a scrol– larci di dosso quel senso di sfiducia ~he è il primo, 9iù grande effetto della presente crisi e a ridar fede di nuovo in noi stessi, nelle nostre 9ossibilità di ricerche e di iniziative ». E terminavo avvertendo « che non esiste solo !a gioventù dei grossi cen– tri ma anche quella, che è poi la maggio– ranza, dei piccoli paesi con i loro proble– mi e le loro ansie >. Posso dire che sono stato preso in paro– la. In seguito a questa lettera venne da me Ugo Marchesi e insieme parlammo dei problemi di questo paese, della sta i di esso e della mancanza di ogni iniziativa. Una settimana dopo vennero a Coreno lo stesso Ciccardini, Scassellati, Ugolini e Marchesi e mi trovarono nei pressi del cimitero, dove (sono geometra e studio ingegneria) dirigevo un cantiere di lavoro. Siamo stati due giorni insieme, abbiamo parlato con i contadini sul luogo stesso del lavoro, ci siamo incontrati con don Giuseppe La Valle per la storia del paese, ci siamo recati in alcune località di cam– pagna per vedere da vicino lo stato di ab– bandono dell'agricoltura e da tutto ciò è nata l'inchiesta pubblicata sul terzo nu– mero di T. G. Si è stabilito tra me e An– tonio Ruggero -e gli amici di T. G. un rapporto di amicizia e di fiducia. BibliotecaGino Bianco Il 19 dicembre abbiamo riunito, 10 un locale nei pressi della piazza, una ventina di contadini. La maggior parte di essi già sapeva di che cosa si trattava e ne era en– tusiasta; in ogni modo si è spiegato a tutti la finalità di queste riunioni, la necessità della solidarietà, del mettersi insieme, dello stare vicini l'un l'altro per mettere sul tap– peto i problemi che più interessano la no– stra agricoltura, e il conseguente sviluppo economico-sociale del nostro paese, l'urgen– za di studiarli questi problemi, di cercarne le soluzioni. Ho insistito particolarmente sul come sia urgente questa solidarietà ai fini della soluzione dei LOmuni problemi e sul come sia necessario questo metterci in cammino con i nostri piedi senza attendere la « grazia di Cesare » da nessuno. Da ogni viso traspariva soddisfazione di trovarsi in– sieme, di essere stati tolti dall'isolamento in cui forse inconsapevolmente si erano cac– ciati, <li essere strappati da una fossilizza– zione collettiva che nuoceva al progresso del paese; la soddisfazione di discutere finalmente problemi comprensibili, vicini, a portata di mano. Ne è seguita una in– tensa e colorita discussione alla quale han– no partecipato la totalità dei presenti, tra cui Coreno, Di Vito, Aceto, ecc. Alla fine è risultato chiaro che l'agri– coltura di Coreno poggia su due culture fondamentali: la vite in pianura e l'olivo in montagna. Questi due cardini intorno a cui ruota l'anno agrario del paese sono, al momento presente, alla fine: la vite per la fillossera che ha fatto delle nostre vi– gne una terra di sterpi, l'olivo per l'invec– chiamento e la mancanza di una razionale coltivazione delle piante e la mancanza di nuovi impianti. Passando in rassegna la situazione delle nostre campagne si ri– tenevano necessarie e urgenti quatro co– se: l'analisi del terreno, un'assistenza tec– nica per l'impianto di nuove vigne, un indirizzo sulla coltivazione razionale degli ulivi, il miglioramento dei pascoli. Gli amici della rivista, rendendosi conto dei nostri problemi, hanno provveduto a inviare con sollecitudine dei questio– nari tecnici sull'olivo e sulla vite da di– stribuire ai contadini perchè li empissero e cominciassero così ad approfondire e a riflettere direttamente. Intanto sono arri– vate venti copie del terzo numero di T. G. ed è impossibile descrivere l'effetto che fece la pubblicazione dell'inchiesta su tutti noi che finalmente vedevamo portati alla ribalta i problemi del nostro paese. Era evidente che maturava qualche cosa di nuovo perchè finalmente le nostre ansie avevano varcato le mura del paese ed erano state proiettate al di fuori di esso. In ogni luogo commentavano l'avvenimento e le copie sono andate a ruba. Anzi alcune parti sono state lette in piazza. L'inchiesta ci è piaciuta, abbiamo ap– preso sul nostro paese tante cose che pri– ma ignoravamo e principalmente abbiamo compreso che è necessario muoversi, che dobbiamo rimboccarci le maniche e av– viarci sulla strada della rinascita con co– raggio e con spirito di sacrificio e c'è di conforto e di sprone in questo nostro la– voro, il saperci aiutati con tanto disin– teresse dai eiovani amici di T. G. Domenica 24 gennaio sono tornati Ugo– lini e Danielli, hanno trovato tanti conta– dini che li attendevano quasi con imp~ zienza: c'erano i contadini della riunione del 19 dicembre e altri che dai primi avevano appreso lo spirito dell'iniziativa. Ormai questa era diventata un fatto inte– ressante tutto il paese. Ci siamo riuniti in un locale e lì abbiamo parlato a lungo passando in rassegna tutti i problemi inte– ressanti la ripresa della nostra agricoltura. Tutti i presenti hanno interloquito, e Ugo lini e Danielli facevano fatica ad ascol– tare tanta era la foga degli interventi. Ad un certo punto Parente Francesco mise in evidenza la necessità dei campi sperimen– tali se si voleva dimostrare concretamente l'efficacia di una coltivazione razionale. In– torno a questa proposta si è accesa mag– giormente la discussione e quattro conta– dini si offersero di metter a disposizione le loro terre per lo scopo: lo stesso Parente per gli ulivi, Coreno Luciano !_)er le viti, Purione Fernando per gli aranci e Corte Domenico e Viccarone Luigi 9er i pascoli. Il quale ultimo, un anziano agricoltore, ha voluto che Ugolini e Danieli fossero ospiti nella sua casa e ha loro regalato un libro in se_gno di stima. Dopo la riunione ci siamo recati su di-• versi terreni nei pressi del paese dove si è continuato a discutere in pratica la coltiva– zione degli ulivi e delle viti e la maniera di prelevare campioni per le analisi. Noi ora dobbiamo rispondere ai quesiti dei questionari e compila.re delle brevi rela– zioni con le quali mettere in evidenza in che maniera conduciamo le nostre aziende, l'oggetto di esse, quali sono le difficoltà che incontriamo e in che modo secondo noi si dovrebbero risolvere i nostri pro– blemi. Pietro Ugo lini, terminando l'inchiesta si augurava che « il prossimo incontro con gli amici di Coreno si fosse tenuto in un luogo dove ci si occupi dei vivi e non dei morti ». Non si può dire che questa sua speranza non si sia cominciata a realizza– re: ci ha trovati questa volta con uno spi– rito nuovo e con la volontà di fare. ANTONIO L1s1

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