Terza Generazione - anno II - n. 4 - gennaio 1954

verso le nostre inchieste partano sem– re da un'ipotesi storica: il centro quin– di è un vo' il punto d'incontro tra i pro– _blemi così come vengono posti dall'in– agine e l'elaborazione dei dati pe~ l' at– tività di studio. Si sta già procedendo, ome lavoro preliminare di servizio, a Geografia dell'inchiesta La necessità di vedere nel loro insieme e di studiare nei loro rapporti le condi– zioni fisiche, economiche e sociali, in cui 1 si trova presentemente l'Italia, ci ha spinti a realizzare una serie di carte geografiche delle regioni, alla stessa scala e in lucido, partendo dai dati che la letteratura pre– ente ci offre. Le serie per ora stabilite riguardano: i fenomeni meteorologici; la geopedolo- lgia; le zone agrarie; le colture; la proprie– tà fondiaria per classi e per tipo d'impo– nibile; gli insediamenti rurali e le strade; lf. zone irrigate e quelle suscettibili di irri- gazione; le sedi dei consorzi agrari, i con– sorzi di bonifica e gli ispettorati forestali; 1 i mercati e le fiere; i centri di fabbrica– zione dei concimi chimici e anticrittoga– mici e le loro aree di diffusione; le scuole e i centri ricreativi e culturali; le diocesi, · i conventi e i santuari. Le carte su lucido, essendo trasparenti, possono essere sovrapposte l'una su l'altra 1 e dare un rilievo sulla situazione fisico– economico-sociale delle regioni. I vantag– gi e l'utilità delle carte risultano subito evidenti: invece di fare confron· numerici prendendo i dati dal numeroso materiale ! ,esistente, avremo in sintesi questi dati nella · loro rappresentazione simbolica e grafica e, con la sovrapposizione delle carte, la 5tratificazione degli elementi determinanti il carattere della regione in tutte le sue località con possibilità di ben più rapido orientamento. Il confronto delle carte serve poi a suggerire ipotesi sulla spiegazione, di un'at– tività della regione e le relazioni che que– sta attività ha con altri elementi: così~ per esempio, la carta pluviometrica sovrappo– sta a quella geopedologica e a quella delle colture prevalenti ci permetterà di renderci conto delle condizioni poste al– l'agricoltura della regione; e così via. Altre carte come quella delle diocesi, e altre storico - amministrative che po– tranno essere elaborate in futuro, ci aiu– teranno nelle ricerche storiche sui paesi: infatti le diocesi hanno un'area che non coincide con quella delle attuali provin– ce, ma risale alla situazione storico-po- BibliotecaGino Bianco riordinare le schede bibliografiche (divi– dendole alfabeticamente, per periodo sto– rico, per aree geografico-storiche, per sog– getto) che serviranno per uno studio sul mondo dei contadini italiani. ETTORE DANIELLI litica spesso di molti secoli fa (per esem– pio, la giurisdizione dell'Abbazia di Mon– tecassino, in provincia di Frosinone, com– prende anche comuni della provincia di Caserta e di Campobasso): questo fatto è spesso molto importante per lo studio storico dell'agricoltura di questi comuni e delle corrispondenti condizioni di vita. Come risulta da quanto detto fin qui, l'elaborazione delle carte segue l'attuale orientamento delle inchieste e delle ini– ziative, che ha portato la nostra attenzione a concentrarsi sulle diverse zone del mon– do contadino italiano, dove può parlarsi ancora, sia pure in senso lato, di eco– nomia e civiltà contadina, e sulle zone dello stesso mondo dove si è verificato l'incontro tra vita agricola e attività e civiltà industriale delle campagne, ma dove il capitalismo non è riuscito ad assimilare a pieno a sè l'attività (come invece è avvenuto, per esempio, nella Valle Pa– dana). Le carte insomma hanno una funzione strumentale di grande interesse che con– sente di seguire il progredire delle in– dagini, in seguito alle rilevazioni e allo studio, e di rendere evidenti i rapporti tra le possibilità dell'ambiente naturale e storico-umano e i tioi di iniziative. E. D. L'unica possibilità oggi esistente Caro Scassellati, mi sono più volte chiesto in questi ul– timi tempi quali siano i motivi di fondo che spingono tanti giovani (e qui mi si perdoni la genericità dell'espressione) di normale ambiente borghese - davanti ai quali semb·rerebbe, a prima vista, « aperta la vita», e a portata di mano ogni possi– bilità di pienezza sociale, e quindi non co– stretti dalla vita, come la maggior parte dei loro coetanei - a riconoscere continua– mente nel peso dell'esistenza quotidiana i segni della crisi, a non accettare l'inseri– mento nella vita nelle forme usuali, e a cercare altrove, in opere e situazioni nuo– ve, il p1•oprio posto. Questa la tua do– manda. Non si tratta di fare un discorso sulle strutture e sugli schemi politici, sindacali o comunque associazionistici che come tali interessano, e sono via via scontati, da co– loro che si sentono legati alla vita pubbli– ca del paese.· qui si parla di cose molto più semplici anche se non meno essenziali alla vita sociale e legate a quegli schemi e strut– ture.· essenzialmente del lavoro, espresso nei vari «mestieri» borghesi che vanno dalle libere professioni alle attività scien– tifiche e culturali. E' il lavoro inteso in ultima analisi come conquista della società, che il singolo deve intraprendere., solo, contro gli altri.· ciò che comporta, come meta, il desiderio di « im– possessarsi di cose » di tutto ciò per esem– pio che « fa una buona posizione sociale». Con qttesto non voglio assol1,tamente ne- gare la po-rtata umana cioè il contributo di comprensione della vita che questo atteg– giamento come qualunque atto umano, comporta, una volta che sia accettato e vis– suto, ma semplicemente esprimere il sen– so di insoddisfazione che colpisce noi gio– vani anche dopo un oscuro e non del tut– to cosciente esame. Cosa significa rifiutare una strada che a priori può portare solamente al possesso di « cose»? Direi che oggi mancano realmente i ter– mini per esprimere questo fatto, esiste pe– rò una sufficiente chiarezza per affermare che le varie espressioni finora di moda non sono che parzialissime soprattutto per la loro esclusiva negatività: il voler ridurre ogni senso di desolazione alle terribili gior– nate della guerra, del dopoguerra e della miseria, anche se vissute indirettamente, si– gnifica rifiutare all'uomo la sua esigenza di pienezza, e quindi dimenticare che queste• possono essere stata l'occasione per ricon– durre l'umanità a una rivalutazione della vita. E' su questa linea, anche se non coscien– temente espressa, che noi « giovani di cit– tà» ci muoviamo: ed è proprio questa ri– valutazione della vita, o meglio l'esigenza di essa, che ci spinge al di fuori di noi, ver– so gli « altri r>; con la speranza, non sradi– cabile, che la comprensione della realtà del– la presenza degli altri sia per ciascuno la necessaria strada per la scoperta della vita. Voi con l'inchiesta ci avete proposto una possibilità in questo senso: p,·ima ancora di conoscerne i limiti metodologici, l'abbia-

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