Terza Generazione - anno II - n. 4 - gennaio 1954

verso le strutture della società attuale che sta sopra a loro, ma, mentre risolvono problemi come l'analisi del terreno o lo spietramento dei pascoli o le formule di concimazione, si rendono disposti a porsi e a rispondere a certe domande che ap– profondiscono e controllano il nostro la– voro. Sono queste delle forme di autoin– chiesta. Il primo atto è costituito da una de– scrizione del loro fondo e delle difficoltà che trovano nella conduzione dell'azienda e della vita sociale: questo ci rivela i loro problemi essenziali, orientandoci sul– le iniziative da prendere successivamente, ma soprattutto permettendo che essi si pongano delle domande che non si sono mai poste, passando alla presa di coscien– za dei loro problemi. Inoltre essi rispon– dono a speciali questionari riguardanti la loro attività tecnica e la loro vita di rela– zione che servono anch'essi ai due scopi sopraddetti, autoinchiesta e iniziativa. Nel secondo caso, che cioè l'inchiesta si sviluppi direttamente t.ra i giovani del luogo, essa si manifesta subito nelle for– me di autoinchiesta. E' chiaro che queste forme possono realizzarsi dove c'è una certa differenziazione sociale: dove i gio– vani sono contadini, operai, studenti e at– traverso lo scambio delle loro esperienze possono riuscire vicendevolmente ad aiu– tarsi a superare i limiti dei propri punti di vista, ciò che non è pensabile appunto dove la differenziazione sociale manca e dove perciò l'aiuto a superare tali limiti e a rendersi conto di essi deve necessaria– mente venire dall'esterno, come nel caso di paesi contadini. PIERO UGOLINI Una lettera: l'importanza delle idee Caro Direttore, vorrei aprire il discorso su un terreno fondamentale della vita sociale, per con– durlo fino al piano delle inchieste (di un nuovo tipo di inchiesta): ma poichè si tratta di un terreno assai complesso e « invisibile >>, sono costretto a una lunga premessa esplicativa. E' il terreno delle idee, Ogni società ha un certo insieme di conoscenze essen– ziali che costituisce il suo patrimonio di idee, condivise da ogni individuo, attra– verso cui si configura la sua nozione della realtà nella sua essenza 1 e da cui deriva la sua dimensione di autocoscienza: an– che una popolazione boscimane ha un suo patrimonio di idee, anche se esse sono embrionalmente espresse in miti. Ciò che importa è la verità delle idee, cioè la loro capacità di rappresentare la realtà nella sua essenza, e la loro organicità, cioè la loro capacita di rappresentare tutta la realta essenziale di ciò che costituisce la vita di una società: man mano che si svi– luppa la vita di una società, dovrebbe crescere il livello di verità e l'estensione e la organicita della conoscenza essen– ziale della corrispondente realtà vissuta, si dovrebbero sviluppare le idee, e quindi l'autocoscienza di quella società. Se cio nòn avviene (come non e mai avvenuto finora, se nc,n sporadicamen– te), si verifica uno squilibrio tra le idee e la vita sociale che si sviluppa al di f 11ori di esse, e perciò senza la garanzia della verità e della organicita, e senza sufficiepte autocoscienza. Lo sviluppo della società moderna, fin dalla rottura deJ;a SO\ ieta medioevale,. B"bliotecaGino Bianco può esemplificare questo squilibrio cre– scente culminato nella attuale crisi della conoscenza, in cui non si sa più bene cosa s:a l'uomo, cosa sia la società (o cosa sia l'economia, la politica, lo stato) , e si co– minciano a vedere i limiti di una cultura tecnologica che ha dovuto nascere e svi– lupparsi fuori dalla « copertura» iniziale delle idee. La società moderna si trova oggi senza idee esplicite, e non riesce più a rendere coscienti le verità implicite che essa ha scoperte, a farne delle idee; la fine della .filosofia annunciata ieri da Marx, e la fine della scienza annunciata oggi dal neo-positivismo, sono la constatazione cul– turale di uno stato di /atto reale. E la conseguenza indiretta è che l'uomo di stato in molti casi non sa cosa fare e comunque non sa mai se ciò che fa è giusto; che le zone dirigenti dell'econo– mia mondiale fanno progetti e piani e poi li vedono fallire con gran sperpero, ignorando il perchè del fallimento, e così via. Ma se questo è un esempio della « im– portanza delle idee » (al punto che la crisi della cultura moderna ha, per ra– dice, la distruzione progressiva delle idee) è possibile fare un altro tino di esem– pio che riguarda le società storicamente arretrate, pre-industriali. lvi non si tratta di squilibrio tra idee e vita sociale, anzi in molti casi si può trovare anche una singolare coincidenza:. la vita sociale è tuttora dominata dalle idee, a qualunque livello di coscienza esse siano. Lo squilibrio avviene invece tra la vita sociale arretrata e i bisogni di svi- luppo umano, continuamente frustrati e compressi dall'immobilità storica. Poichè oggi in tutte queste società si verificano spinte irresistibili a rompere questa .fis– sità, a muoversi, a entrare nella storia (sot– to l'impulso diretto o indiretto delle so– cietà moderne), due vie si aprono a que– sto processo: nel primo caso i nuovi bi- . . . . . . ' sogni si estrinsecano in nuove att1v1ta so- ciali senza che si rinnovino e sviluppino le idee, e allora è inevitabile la progres– siva distruzione del patrimonio storico di idee, e si ripete con molto maggiore rapi– dità la situazione della società moderna in crisi e in conseguenza non si fa altro che estendere nel mondo il tipo di crisi moderna. Oppure avviene che anche le idee si rinnovano e si sviluppano in modi appropriati e originali contemporanea– mente al dilatarsi della vita sociale e sanno dare il loro giusto contributo alle diverse attività sociali: ovviamente que– sta è la via con cui si su9era la crisi an– tica e poi anche la crisi moderna in que– ste società. Nelle società pre-industriali quindi non è la distruzione delfe idee che genera la crisi della cultura, ma è il loro mancato sviluppo. Comunque le idee hanno im– portanza, e merita che ci si occupi an– che di loro nelle inchieste. Nella sua generalità, l'Italia ancora og– gi è assai !)iÙ. un insieme di società pre– industriali che una società moderna. So– cietà che ancora in larga misura conser– vano e dànno un peso alle idee, ma che ciispongono solo di un patrimonio arre– trato di idee, in gran parte di origine medioevale: quanto più ci si discosta dalle zone industriali, tanto più ciò appare vi– sibilmente. Ma in secondo luof"O l'Italia ha una . ' . sua piu ristretta, autonoma, originale, di- mensione moderna, ed è da ogni parte aperta alle varie influenze esterne della soci~tà moderna (capitalistica o pianifi– cata che sia) che in modo diverso mirano e concorrono tutte alla corrosione e alla disgregazione di quel suo antico patri– monio di idee. Perciò la questione delle ideé', della loro distr11zio11e-o invece del loro sviluppo, è un problema fondamen– tale 9er la vita nazionale: dipende anzi– tutto dalla soluzione di quest~ problema il fatto che in Italia si generalizzi nei prossimi anni soltanto la crisi moderna, oppure che si incominci a uscire dalla crisi, a svilupparsi al di là della crisi mondiale. Io credo che la coscienza di questo pro– /Jlema sia molto importante, e sia ~ià un fatto molto poc,itivo; molto o rima che lo sviluppo delle idee sia possibile e avven– ga concretamente. Perchè, senza questa coscienza, è molto facile che le possibili iniziative pratiche che attraverso Ìa spin– ta di Terza Generdzione r,ossono verifi– carsi, contribuiscano invece proprio a lo– gorare quel patrimonio, a vederne solo

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