Terza Generazione - anno I - n. 2 - novembre 1953

Bisogna trovare il coraggio per prendersi in carico il mondo intero. Immaginate che un nuovo continente, con forme di civiltà diverse dalle nostre affiorasse in uno dei nostri oceani: quale cambiamento sarebbe per l'umanità> per le sue abitudini. Questo sta già avvenendo: nessuno può dire quali potenzialità si nascondano nell'ingresso di nuovi continenti come l'India, la Cina, l'Africa, nella sto– ria dell'umanità. Milioni e milioni di uomini si muo– vono, propongono il loro co-,,1,tributo,le care abitudini dell'umanità sono destinate a saltare. Ma gli indiani, i negri) i cinesi sono in mezzo a noi, non fuori di noi: . . ' . sono in mezzo a noi come umanita e sono in mezzo a noi, nei nostri paesi. Uomini che per migliaia di anni patiscono con antica saggezza le alluvioni, la miseria e tignoranza. E se provassimo a riportarli nella storia degli uomini,. se dedicassimo il nostro rischio a questo compito? Ecco che se si incomincia a delineare l'atteggia1nento morale del/' atto nuovo: chi lo possiede rifiuta di rico– noscere che i destini del mondo sono in mano di Eisen– hower e di Malenkov e accetta di diventare correspon– sabile ai destini del mondo. Ci vuole troppo coraggio per assumere questo atteg– giamento? E' vero, il nostro limite è la mancanza di co– raggio: chi ha pensato che una generazione nuova possa esprimere le sue speranze significative di fronte ai pro- Uno • • sp1r1to nuovo per il Alla lettura del primo numero di Terza Generazione sono forse venute in mente a qualche lettore domande come queste: 1) Ma insomma, cosa volete? 2) Perchè non date delle parole d'ordine chiare? 3) Perchè non offrite un modello concreto e dettagliato di azione alla nostra attesa? In verità pensavamo di aver prevenuto simili do– mande alla radice, quando abbiamo delineato nella << Pre– sentazione » la situazione di crisi strutturale del nostro paese, vista come insufficienza fondamentale dell'attuale patrimonio teorico e dei mezzi di azione tradizionali; e quando nel primo numero abbiamo cercato di dare non solo l'idea di un atteggiamento concreto con cui guar– dare la realtà umana e orientarsi in quella nazionale, ma l'indicazione di alcuni grossi problemi aperti teorici e pratici cui intendiamo dedicarci (da quello della coscien– za 1:azio?ale a quello della generazione, a quello dell' or– ga~1zz~z~o1:1e. d~lla cultura), e soprattutto lo spirito di una se.rie d1 1n1z1at1veche potessero caricarsi di un significato nuovo e comportare una tensione oltre i termini esi– stenti. Tuttavia quelle domande testimoniano che, malgrado Biblioteca Gino Bianco blemi del mondo, costituendo una tendenza nella buro– crazia· politica di un partito italiano o internazionale ha mancato di coraggio, ha immiserito il problema. Una generazione nuova non ha significato, se non ha signi– ficato mondiale. Deve dunque essere un atteggiamento che, alla mi- sura attuale delle forze, sia folle? In qualche maniera, alla litce degli schemi politicistici, culturali e familiari cresciuti nella crisi, deve sembrare folle, se è veramente nuovo; come alla luce dell'atteggiamento nuovo, gli atti compiuti sotto la dettatura degli schemi tradizionali debbono sembrare irreali ed ingiustificati, come di chi ordinasse la sua collezione di francobolli mentre la casa brucia. Deve sembrare folle e nel medesimo istante semplice e -naturale, addirittura ovvio, perchè deve essere la di– mostrazione pratica della verità che la storia dell'uomo è capace di assorbire qualsiasi gesto o speranza che sia dettata da amore all'umanità e che faccia appello alla umanità. D'altra parte chi rischia la sua vita puntando sull'av– venire dell'umanità non brucia nessuna nave alle stte spalle, perchè il passato si brucia da sè. Questa è l'ampiezza dell'atteggiamento morale ne- . cessario. BARTOLO CrccARDINI • compito di senìpre la buona volontà e il desiderio di entrare in rapporto at– tivo con noi, troppi sono i punti oscuri perchè sia pos– sibile subito, su larga scala, una comprensione reciproca e piena. Nè ci si poteva illudere che, ai primi discorsi, incomprensioni e diffidenze cadessero quasi mura di Ge– rico. Sarebbe stata questa la prova migliore di un origi– nario radicale errore di valutazione: sarebbe stata falsa forse addirittura l'ipotesi della crisi. del mondo storico nel quale viviamo. A queste condizioni oggettive comuni a noi e ai no– stri lettori, possono poi aver contribuito insufficienze soggettive: nostre (difficoltà di linguaggio, apparente stacco tra la « Presentazione » e il primo numero, insuf– ficiente guida alla lettura, ecc.) e dei lettori (non abitu– dine a leggere attentamente, insufficiente capacità a trar– re dai discorsi generali sulla crisi conseguenze pratiche di rifiuto di facili soluzioni, diffuso politicismo, impa- zienza all'azione immediata, ecc.). Poichè spetta a noi il compito di proseguire il discor– so, cercheremo di fare almeno un passo avanti sulla via della chiarezza, rispondendo alle domande, cominciando dall'ultima.

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