Terza Generazione - anno I - n. 1 - ottobre 1953

Con1n1ento ad Ul1 fatto Per il caso Renzi-Aristarco, i due gior– nalisti accusati di vilipendio delle Forze Armate, il dibattito che si è scatenato sul– la stampa e ha commosso e sconcertato l'opinione pubblica, è stato impostato in un modo polemico che riteniamo negativo. A nostro avviso, l'articolo incriminato del Renzi, apparso il primo febbrario scor– so sulla rivista Cinema nuovo diretta dal- 1' Aristarco, non giustificava di per sè, nè l'intervento dell'Autorità militare, nè il modo in cui sono state condotte le opposte campagne della stampa. L'articolo del Renzi auspicava, in occa– sione della proiezione di Carica eroica, che si avesse il coraggio e la possibilità di toc– care il tabù dell'esercito e delle imprese militari e di farne dei quadri smitizzati, critici e umani. (Il che non può costituire un'ingiuria al sacrificio della Cavalleria sul Don __, come vuo1e Giovannini su Il Tempo). Per cominciare, egli stesso proponeva un soggetto cinematografico, che aveva sempre avuto in mente dal tempo della sua espe– rienza della campagna di Grecia. Condot– to in chiave di commedia, il film avrebbe dovuto mettere in luce un aspetto grotte– sco della nostra posizione in Grecia e del– l'impostazione fascista dell'occupazione. Al– le tragiche condizioni in cui era stato mes– so il nostro esercito sui monti dell'Alba– nia, doveva far da contrappunto l'occupa– zione della Grecia fatta da chi non aveva potuto vincere. Alla pretesa di imporre un tronfio comportamento imperiale nei ri– spetti dei vinti, doveva far da contrappun– to il comportamento a cui si abbandona– vano invece soldati e ufficiali con le donne greche, per conquistare le quali bastava una pagnotta. Tutto ciò al fine di estrarne un'inter– pretazione storica: e cioè che la gen– te mandata a combattere non rispondeva agli ideali fascisti e che questi erano inef– ficienti a preparare moralmente e material– mente una guerra, sicchè restava aperta la porta, per colmare il vuoto ideale e l'im– possibilità pratica, a pensare ciascuno ai fatti propri, come poteva e come pensava. E. Mattei, su Tempo, si rifiuta di cre– dere che tra i nostri soldati in Grecia non ci fossero anime generose e no bili, capaci di soccorrere una madre greca affamata e ansiosa di portare un poco di pane ai suoi bambini, senza prima averla costretta a pagare il prezzo di un amplesso forzato. Fa benissimo, a parte la retorica, nella quale non si può riconoscere la semplici– tà dei fatti veri, ma la rappresentazione vo– lutamente edificante che crea il mito inve– ce di educare. Ma il Renzi ha detto di voler rappresentare la commedia dell'imposta– zione fascista: non altre cose, forse più belle, più serie o più appropriate, riguar– danti o no lo stile fascista di quella guer– ra sciagurata. Perciò il «tutto> del Renzi non si riferisce quantitativamente alle trup– pe - la dove dice: « tutte intente a se– durre le donne del luogo prese per fa- . iblioteca Gino Sia.neo me>) - ma al loro comportamento più evidente nel farsesco contrasto con la scuo– la dove si insegnava il comportamento im– periale nei confronti della popolazione. Forse l'articolo in questione non merita– va tanto da introdurre una discussione così seria. Per sette mesi è stato ignorato, forse anche dai pochi che l'hanno letto. Però, una volta intervenuta l'Autorità militare, era veramente il caso non di re– stare solo sul piano di quell'intervento, con • il rischio di confermare una parte dell'opi- nione pubblica nella convinzione che l'in– tervento fosse a buon diritto, ma di impo– stare una discussione del tema proposto dal Renzi o della questione più ampia, in cui quello si situa, del rapporto fra la tradi– zione militare e l'intera storia nazionale. E quanto questo sia necessario ha testimo– niato ampiamente il dibattito processuale e i modi equivoci della condanna. Senonchè i motivi dell'intervento e quelli delle reazioni favorevoli e contrarie van– no ricercati altrove. Dopo l'intervento del– l'Autorità militare anche la stampa delle varie correnti, preoccupata di difendere i rispettivi tabù, ha preso l'articolo del Ren– zi soltanto come un pretesto; mentre sareb– be stata utile e non offensiva per nessuno una discussione della validità e dei limiti dell'interpretazione storica, che un film Criticano ancora: l'autorità all'ignorante son le stel– lette e il grado. E' sempUce e con– vincente: stellette e prigione. Certo: è la disciplina di fJace; e ha servito a sfilare in parata a con– tatto di gomito, sul piazzale. 1 • Ma ora si tratta di andare a mo- rire sulle Alpi, sparsi e lontani. Era la disciplina comoda quella; l'imposizione. - Buona, se ti contenti di veder berretti che girano insieme. Ma io vedo, sotto il berretto, le facce nobiU di questo popolo ita– liano. Mi fermano le facce intelli– genti di questo popolo provato che pensano, come Gioietta, mentre tu imponi: ah! perchè te sei grande mi . picchi, vero ... ma mi fai male: io son piccina., sai... Perchè hai le stellette e il codice mi fai ubbidire ... Guardati; perchè è nata e cresce la disciplina vera del pericolo; è na– ta al fronte dove non si saluta que– sto superiore a stellette, ma gli si pesta i piedi, ma gli si fa la canzone. Ora noi andiamo verso la morte. E' una strada senza bugie. da " Con me e con gli alpini . , di P. Jahiet come quello proposto dal Renzi avrebbe potuto rappresentare. Poichè è giusto, che la nostra generazione parli di queste cose. Però, parlandone, il problema da te– ner presente, non è quello di ingiuriare gli avversari o di legarli con nuove leggi, m~. quello di educare lo spirito pubblico ad affinarsi e a determinare la sua inesau– ribile ricchezza umana implicita, troppo spe~so offesa e conculcata da un gioco al quale non prende parte. Ma questo, nessuno l'ha saputo fare nè auspicare. Colpiti nel mestiere, i giornalisti hanno reagito unanimamente al sopruso; poi, sui loro giornali hanno preso le rispettive po– sizioni politiche, dell'antifascismo, del fa– scismo, della difesa delle istituzioni nazio– nali - oppure, con la pretesa di restare fuori o sopra le parti con cui si temeva o si rifiutava di restare compromessi, si sono tenuti alle interpretazioni giuridiche. Di qui sono uscite le strade più pericolose per l'enorme maggioranza dei lettori, che è o · che ama dirsi indipendente. E' potuto sem– brare a molti, che la questione fosse sem– plicemente giuridica, o peggio, che il Renzi e l' Aristarco fossero vittime dell'impreci– sione dei Costituenti o della dimenticanza del Parlamento - per alcuni notoriamen– te impegnato a rompere sedie e banchi. - Il che significa trascurare il valore politico dell'intervento dell'Autorità militare e tra– scurare, con un'offesa sbrigativa delle isti– tuzioni dello Stato (in questo caso, il Par– lamento), i problemi della democrazia, che non sono mai semplicemente risolti o non risolti, ma sono problemi che noi dobbia– mo riso! vere. Certa stampa ambigua ha favorito i suoi lettori su una strada falsa difendendo la libertà di stampa come se si trattasse del privilegio o dell'immunità di una corpora– zione, e riprovando più o meno violente– mente l'articolo incriminato, di cui peral– tro non faceva conoscere il testo. La que– stione è stata così sdoppiata in quella astratta della libertà di stampa e in quella astratta di un articolo riprovevole, lascian– do fuori la questione di un costume, sulla quale l'opinione pubblica avrebbe risposto spontaneamente, come ha risposto o ha cercato di rispondere in privato. Al di fuori delle posizioni politiche delle parti c'è un modo di reagire che è forzato a definirsi dalle alternative offerte e spes– so, conculcato e offeso, accetta di definirsi falsamente in modo cJeteriore come disin– teresse, come insensibilità, come scetti- cismo. , A differenza delle posizioni ufficiali, che . nell'attuale contrapposizione sentono il do– vere di aver ragione comunque a causa dei valori e degli interessi ad esse disgraziata– mente solidali, la posizione della gran par– te dei cittadini, che riescono appena ad ab– bozzare la propria spontanea reazione, ri– sponde entro limiti che, almeno per loro, non sono legati a interessi nè a miti co– stituiti. Questa posizione non deve essere oggetto di barbara conquista: deve essere sollecitata a maturare per definire corag– giosamente quel «diverso>, quel «nuovo>, di cui manifesta spontaneamente un biso– gno indeterminato e insufficiente. RENZO CALLIGARA

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