Terza Generazione - n. 0 - agosto 1953

si mantiene la società borghese con cre– scente inter\'ento del potere pubblico. Nell'uno e nell'altro ca o si può eviden– te1nente determinare al massi1no un cre– scente impiego di fattori disoccupati, o fino a detenninati n1omenti lasciati inoc– cupati, ma non si potrà mai uscire dal– la depressione strutturale o dalla crisi mondiale fino a che nella società i svol– geranno oltanto quei tipi di atti\ità che all'attuale ituazione hanno appunto con– dotto: fino a che cioè i subirà il pratico ricatto del falso dile1nrna pubblico-pri– Yato. A parte tutte le considerazioni di ca– rattere strettan1ente filosofico, con le quali si può dar ragione di un concetto di na– tura u1nana in radicale contraddizione con quello implicitamente accettato dal ofi n10 1noderno detto sopra, è abbastan– za eYidente la considerazione che si può rica, are dal discorso fatto fin qui. Se esi– ste una via d'uscita e di ,ita umana per gli uomini del nostro tempo, questa si tro, a certamente nel ricercare, istituire e realizzare delle attività dirigenti che si assumano quelle responsabilità di dire– zione sociale che non possono essere ad– dossate allo Stato, perchè non si addico– no alle sue capacità e che comunque lo Stato moderno può realizzare assai me– no di quanto sarebbe possibile e deside– rabile proprio per il suo ridursi a fun– zioni in1proprie. Questi nuovi tipi di di– rigenze dovrebbero rompere i dilemmi teorici e pratici àa cui è premuta la no– stra società col rendersi capaci di garan– tire quella piena manifestazione delle possibilità umane che appunto non può, per principio, essere garantita nè del– l'operatore privato co1ne tale, nè dall'o– peratore pubblico in quanto estraneo alle sue dirette funzioni. Solo così si può realizzare quell'allargamento sostanziale e non solo quantitativo del n1ercato, tale da presentare all'operatore privato e pub– blico problemi e non dilen1mi, in quanto vengono eliminate preventiva1nente quel– le difficoltà che ad essi non spettano perchè li trascendono. In tal caso anche quando la «domanda» richiedesse uno sviluppo delle attività degli operatori che esigesse modifiche e ridimensiona1nenti strutturali e costituzionali, tale si tuazio– ne non solo non diverrebbe catastrofica n1a vitale. D'altra parte, se si riflette che il mer– cato moderno, non ha solo la possibilità ma la necessità crescente di reggersi sul piano dell'in,enzione continua piuttosto che su quello del continuo sfruttamento dei dati naturali o più elementari, e non può quindi lasciar cadere il ritmo di ac– cu1nulazione del capitale senza conse– guen1e disastrose e che possono divenire . incalcolabili, si ccmprcnderà la in1por– tanza e la implicita ma generale neces– sità dei nuovi tipi di dirigenze sociali. Solo infatti delle permanenti attività di– rigenti realmente rappresentative dei bi– sogni umani e civili possono dare tutta quell'attività di pensiero e di organizza– zione proporzionatamente indispensabile perchè si mantengano o divengano posi– tivi gli indici intellettuali, morali e tec– nici della intera società. Quale' che sia la sproporzione iniziale e le difficoltà che si possono incontrare nell'iniziare e sta– bilire tali dirigenze, rimane chiara la necessità assoluta di cominciare. D'altra parte risulta ormai chiaro che qualun– que passo si faccia su questa via è cer– tamente qualche cosa non soltanto di positivo in sè, ma i cui positivi effetti non possono tardare di farsi sentire nei punti massimamente bisognosi di una riapertura vitale. e onclusione Co1ne ho detto e come risulta dal con– testo queste e simili idee sono soltanto ipotesi di lavoro per una presa di co– scienza, per capire <love sian10 e di cosa fondamentalmente abbisogniamo. Le so– luzioni stanno oggi davanti a noi e non dietro di noi. Nel futuro che abbiamo da costruire e non nel passato che non può rappresentare più che il punto di partenza. È già molto, all'inizio, saper essere fedeli a questa situazione di « zero alla partenza », è già molto cominciare a sen– tire che la ricerca, la scopertura interna dei problemi di fondo, il la,oro per il pensiero divengono sempre più « generi di pri1na necessità ». È già n1olto pren– dere piena coscienza che sono necessarie nuove dirigenze sociali e che 110,1 tutto è politica, non solo, ma che quando ci si mette con impegno totale e res1,onsa– bile a risolvere i problen1i reali tenendosi legati ad essi si fa qualche cosa che non solo aprirà le strade della nuova politica ma che ha già oggi incidenza politica perchè im1nette nella realtà cose nuove con le quali la vecchia poli ti ca <loYrà fare i conti. Gli uo1nini non sono numeri e quindi ogni uomo che si inserisca con pieno impegno nella via dell'autoeducazione e del lavoro collettivo di ricerca è un passo avanti di potenziamento qualitati– vo. L'essenziale è com1nc1are. FELICE BALBO A livello l'unità della • generazione Cari amici, vi ringrazio per la cortesia usatami nel rispondere alle mie domande ed assieme a voi ringrazio gli autori di altre ri– sposte venute di già o ancora da venire che, pubblicate nel prosieguo di questa discus'>ione, ne prospetteranno nspetti nuo– vi, punti di vista diversi, contri– buti a vedere delle realtà, così come voi avete fatto, in modo, a mio avviso, particolarmente si– gnificativo. Altri, e spero sempre in nurnero maggiore,.. e non soltanto con delle lettere, ma addirittura con la comunione delle proprie e– sperienze, per un comune lavo– ro, dovranno cercare di chiarire il valore delle realtàA1,e voi - V v· l[j dte'J con quelli ed allora sara impor– tante non solo l'avere espresso un giudizio, ma anche l'aver la– vorato perchè a giovani e a non più giovani apparisse la coscien– za dei nostri tempi e perchè si risvegliasse in essi, sotto l'incal– zare di speranze e di attese su– periori all'attuale statura del– l'uomo, il presagio di tempi nuovi. Una iniziativa, dunque. Dal basso, partendo da zero, che ac– comuni uomini per quel che so– no, tensioni verso il futuro, e che distrugga le divisioni che li /anno essere ciò che non sono, esecutori e redditieri del pas– sato. Una iniziativa nella quale i giovani si riconoscano: e non soltanto i giovani. ■ Ma c:è un senso riposto nel I' at e, quando parliamo di iniziativa rivolgiamo il pensiero, quasi come di ri-/lesso, ai giova– ni? Voglio dire un senso stori– camente vero e non illusoria– mente agitatorio? Mi pare di sì. Lo ritraggo dalle vostre stesse lettere. da qualsiasi punto di vi– sta voi vi mettiate, voi tenete presente, date per acquisito, se non culturalmente, almeno co– me /atto. l'esistenza di una gio– vane generazione con delle sue caratteristiche. Finora, il significato di gene– razione era limitato al cambia– mento di mode, di costumi, di tendenze. Ora nii sembra che abbiate dato al termine genera– zione un significato maggiore: questo non tanto perchè credia– te che le generazioni nel passa– to abbiamo svolto una f un– zione fino ad oggi disconosciuta, ma perchè vi siete trovati di fronte ad una generazione che rappresenta, sotto certi aspl'tti, un caso straordinario. È l'esclusione della giovane generazione fuori dei termini di classe, di sociologia, di cul– tura, il fatto nuovo che ha dato un senso alle vostre rispo– ste. Così, quando Balbo parla di interruzione storica di tutte le tradizioni e vede nella giova– ne generazione che sta diventan– do adulta un fatto importante, tale da doversi porre non un problema dei giovani, nui di un'epoca nuova, e quando ne trae la conclusione che l'essere giovane in tale periodo di sco– pertura non può non costringe, re i giovani ad affrontare tutti i problemi, egli non /a che inter– pretare in termini estremamente

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