La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 7 - settembre 1995

vizi per il Tgl e in oscene agiografie stampate dagli Editori del Grifo; dall'altra, il pauroso imborghesimento degli ex ragazzi terribili di "Frigidaire", da Tanino Liberatore al compianto Andrea Pazienza; infine, il grosso salto di qualità compiuto, con il "Martin Mystére" di Alfredo Castelli e il "Dylan Dog" di Tiziano Sciavi, dal fumetto popolare, che in breve tempo, con storie di ottimo livello siaper quello che riguarda la sceneggiatura siaper quanto concerne il diserino,ha colmato il ritardo accumulato nei confronti del fumetto d'autore. Paradossalmente, quindi, la razgiunta maturità del fumetto seriale, anziché favorire un parallelo miglioramento del fumetto d'autore, gli ha dato il definitivo colpo di grazia, lo ha, per così dire, fagocitato. Perché mai, difatti, un appassionato di fumetti avrebbe dovuto acquistare riviste costosee spessogestite in maniera discutibile come "Comic Art", "Linus" o "Corto Maltese", quando per un prezzo infinitamente più bassopoteva leggere un numero di pagine ben più cospicuo e dai contenuti perfino supe'- riori sotto l'aspetto qualitativo? Tmto ciò ha portato a un vero e proprio esodo di ottimi esponenti del fumetto "autoriale" (Palumbo, Saudelli, Giardino, Ferrandino, ecc.) verso quella specie di "terra promessa" che è diventata la scuderia bonelliana e, come doloroso corollario, a una paurosa degenerazione dei·gusti del pubblico, il quale pare ormai in grado di apprezzare solamente un fumetto "standardizzato", iterativo, rassicurante. E se le collane della Bonelli, benché stiano attraversando una evidente fase di stanca, possono ancora essere assolte, da condannare senza appello sono i fumetti di Lupo Alberto e di Topolino: fumetti freddi, vuoti, stilisticamente piatti, intrisi di un odioso ecologismo di facciata e sprizzanti, soprattutto quelli di Lupo Alberto, un "giovanilismo" sinceramente insopportabile. Si tratta di fumetti "pulitini", perbenisti, che spingono chi le ha lette e amate a invocare le trasgressive e fantasiose tavole di uno Jacovitti, di un Pier Lorenzo De Vita, di una Grazia Nidasio. Il criterio con cui oggi si stabilisce se dare o meno alle stampe un fumetto, insomma, è purtroppo uno solo: la sua commerciabilità, la possibilità di sfruttarlo magari come testimonial di una campagna pubblicitaria o come ~oggetto di portachiavi, specchietti,portafogli, ecc. E' chiaro che, in un clima del genere, un autore giovane non ancora affermato che desideri tentare strade alternative a quelle abituali o che cerchi di seguire percorsi artistici autonomi sia materialmente i7ì!:ossibilitato a farlo. Con le comprensibili di erenze del caso, un 'esperienza simile a que a italiana la sta vivendo anche il fumetto statunitense, che dopo le storiche "revisioni" realizzate da un Frank Miller e la salutare iniezione di novità rappresentata dai lavori di autori britannici attivi per il mercato americano (il geniale Alan Moore su tutti), è stato travolto dall'affermazione dei comics rutilanti e muscolari, tutto fumo e niente arrosto, di una etichetta, la Image, di cui sia la Dc che la Marvel (le due majors del fumetto Usa, rispettivamente quelle di Superman e dell'Uomo Ragno, per intenderci), si sonopresto affrettate a ripercorrere le orme, con effetti catastrofici facilmente immaginabili anche dai non addetti ai lavori. Eppure, come abbiamo scritto all'inizio di questo articolo, anche giganti come "Tex", "Dylan Dog", "Topolino" e "Lupo Alberto" stanno accusando una lenta ma costante diminuzione delle vendite, a dimostrazione del fatto che le formule di queste testate sono in gran parte stantìe e che ci si deve sforzare di ripensare in maniera profonda l'intero sistema fumettistico italiano, tenendo presente che bisogna fare i conti con un pubblico adulto ormai aisamorato della lettura, specialmente di quella dei fumetti (tornati ad essere considerati quasi esclusivamente una occasione di svago, un qualcosa di poco impegnativo), e con un pubblico giovane cresciuto a forza di Tv e videogiochi, che predilige l'immagine al testo, che è numericamente sempre più esiguo (i bambini del 1995 sono molti di meno, in Italia, di quelli di vent'anni fa) ma che in ogni caso ha bisogno di proposte più stimolanti e mature di quelle offertegli attualmente da "Topolino", "Lupo Al6érto" o "Il Giornalino". E' sin troppo ovvio dire che fino a quando, per la miopia delle case editrici, anche di quelle economicamente più solide, un autore sarà costretto a conformarsi a rigidi e predeterminati canoni estetici e di scrittura, senza poter dare sfogo alla sua fantasia e alla sua inventiva, l'aria per l'editoria fumettistica seguiterà ad essere stagnante, la produzione di novità resterà asfittica e le librerie saranno desolatamente prive di bei volumi a fumetti. Io per primo, del resto, se oggi avessi un figlio, gli darei da leggere i polverosi albi delle mie collezioni e gli farei scegliere qualcuno dei tanti buoni libri illustrati che, quelli sì, ancora adesso vengono pubblicati da editori come la E.Elle. Certamente gli sconsiglierei di perdere troppo tempo con le asettiche e "politicamente corrette" storielle di Topolino. • ♦ FUMEITO STORIA DI UNA COPERTA SILENZIOSA Gabriella Giandelli Gabriella Giandelli è nata a Milano nel 1963. Ha iniziato la propria attività di fumettista nel 1984 pubblicando i suoi primi lavori su riviste come "Frigidaire", "Alter Alter" e "Dolce Vita". E' da tempo attiva anche nel campo dell'illustrazione. Nel 1994 ha pubblicato in volume la storia a fumetti Silent Blanket, edita dalla Granata Pressdi Bologna ♦ Personalmente non credo di avere mai maturato la scelta di esprimermi con il fumetto piuttosto che con un altro mezzo. O meglio, ho iniziato a fare fumetti perché mi appassionava leggerli, amavo più di ogni altra cosa disegnare e, in maniera del tutto naturale, succedeva che le storie che avevo in mente uscissero raccontate con questo linguaggio. Lo sentivo, e continuo a sentirlo, un modo di esprimersi a me molto vicino, perché tutto avviene in un'intimità che mi fa stare bene. Io sono una persona abbastanza solitaria e riesco a concentrarmi soprattutto quando mi isolo. Ma credo che le cose non vadano in maniera ~ranché diversa per persone che usano altn mezzi: la

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