La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 7 - settembre 1995

scrittura stessa di Vladimir Arsenijevic. Diversamente dal libro di Jergovic, che risuona come un continuo appello alla memoria e alle memorie per fronteggiare la guerra che minaccia di abbrutire e spazzare via tutto, Sottocoperta è una paradossale e disperata narrazione del necessario terribile oblio come strategia di sopravvivenza quotidiana. Se Jergovic sembra voler conservare la Storia ed il passato (fino a tentare con il racconto Il comunista una sorta di microstoria esemplare della Jugoslavia da Tito ad oggi), Arsenijevic esclama in sfoghi visionari tutto il suo disgusto per la Storia, anch'essa, infine, gigantesco segno di una Colpa: "Nel bagliore di una improvvisa e onnicomprensiva visione, che lacerò la scena consueta del boulevard davanti ai miei occhi, vidi tutti noi in fuga, mentre il terreno sotto i nostri piedi, con uno stridore terrificante, si squarciava, si apriva, e da quelle cavità si spandeva l'insopportabile fetore dei secoli che avevamo rinunciato ad usare in modo onesto: una piovra enorme, pulsante si faceva da laggiù beffe di noi, incurante dell'orrore che umilmente evocavamo per lei con tiepidi movimenti, e col desiderio di non esserci." (pp. 50- 51). Soprattutto, Sottocoperta è un libro importante perché, scritto dalla parte dei carnefici, non vede la guerra come una bufera improvvisa, un'incubo, un'esplosione che nasce da un giorno all'altro, ciecamente. No, Sottocoperta ci dice come si diventa carnefici, come il male sia dentro di noi, e per questo è costruito non FUMETTO SITUAZIONE DEL FUMETTO D'AUTORE GiuseppePollicelli Il fumetto italiano sta attraversando una delle crisi più buie della sua storia. Crisi di · vendite (che per la prima volta tocca perfino "mostri sacri" ritenuti fino a ieri inattaccabili come "Topolino" e "Dylan Dog"), ma anche apparente crisi di idee da parte di sceneggiatori e disegnatori. Apparente, si badi bene, perché quella che affligge le vecchie ma soprattutto le nuove leve del fumetto di casa nostra non è tanto una mancanza di talento, quanto una mancanza di motivazioni e di entusiasmo: gli autori, infatti, ~coraggiati dalle pessime condizioni di salute in cui versano le uniche riviste disponibili ad accogliere lavori sperimentali o "colti", vale a dir.ele cosiddette riviste-contenitore (al cui interno possono convivere fumetti anche molto diversi tra loro), preferiscono ripiegaresui più sicuri e redditizi lidi del fumetto seriale, in particolare quello targato Walt Disney Company o Sergio Bonelli Editore. Passando in rassegna la produzione editoriale a fumetti degli ultimi cinque anni, si vede come in effetti le iniziative interessanti e còraggiose non siano mancate, soprattutto grazie alla buona volontà dimostrata dalla casa editrice Granata Press di Bologna, che prima con il defunto magazine "Nova Express" e successivamente con il fugace esperimento di "Dinamite" ha provato a lanciare un gruppo di autori (in prevalenza di area felsinea) che, pur tra tanti a brevi sketches narrativi discontin~i e scioccanti, ma come un lento, opprimente, soffocante continuum in ci.li ci si muove e si precipita a poco a poco. ("Sarajevo, infatti, fu colta di sorpresa dalla guerra, Belgrado la presentì da lontano", scrive Paolo Rumiz nella bella prefazione). Sottocoperta, scrive Arsenijevic, "è il _posto dove avete il minor numero di possibilità .di salvarvi quando la nave affonda. Nello stesso tempo è 11 posto dove potete vivere più a lungo, perché passa abbastanza tem_poprima che l'acqua vi raggiunga". Ma matenalmente sottocoperta, a letto, il libro comincia e finisce. Inizia in un dormiveglia che è come la guerra vista dalle retrovie, prosegue plumbeo attraverso l'eco del sonno della ragione, e si conclude in un disperato rifugiarsi del protagonista e della moglìe tra le coperte come gli struzzi, per non vedere e non sentire. La prospettiva del romanzo, quella dello spettatore vicinissimo, è appena un po' diversa da •quella dell'Europa tutta ed in gran parte del libro ci si può, con un brivido, riconoscere. Perché Sottocoperta racconta l'orrore strisciante e quotidiano, non ancora giunto a piena maturazione, racconta un orrore che per 1'80 per cento, pur senza guerra, è anche il nostro. Anche noi, nel nostro piccolo, siamo sottocoperta. • passi falsi e velleitarismi, ha dimostrato di meritare una fiducia e uno spazio che oggi nessuno sembra più intenzionato a concedergli. Se la maggior parte di questi giovani fumettisti guarda a certo fumetto "underground" americano degli anni Ottanta (in particolare quello dei fratelli H ernandez e quello di Peter Bagge, che sanno raccontare alla grande le vicende "minime", la quotidianità dell'esistenza) o a serial britannici pubblicati da etichette indipendenti, come "Tank Giri", e vi si rifà in modo piuttosto esplicito senza aggiungere granché di nuovo, sono però emerse alcune personalità davvero forti (FrancescaGhermandi, Gabriella Giandelli, Stefano Ricci) che andrebbero seguite e valorizzate molto più di quanto non sia avvenuto finora. Riassumendo, la situazione del fumetto in Italia è oggi la seguente: il fumetto "autoriale", quello solitamente più spregiudicato e complesso, se non è del tutto scomparso diciamo che versa' in una condizione di semi-clandestinità; i fumetti stranieri, dai manga giapponesi ai supereroi americani passando per la boccheggiante (in patria) historieta argentina, che si riduce ormai ai due nomi di Carlos Trillo e di Robin Wood, vivacchiano; l'unico a conservare i favori di unfubblico sempre meno incline alla lettura è i fumetto seriale, quello che ha il suopunto di forza nella ripetitività e i cui cavalli di battaglia sono "Lupo Alberto" e i già citati "Dylan Dog" e "Topolino". Tre, essenzialmente, sono i fenomeni che hanno condotto ad un simile stato di cose, e tutti hanno avuto luogo tra la prima e la seconda metà degli anni Ottanta: da una parte, la permanente stipsi creativa del gotha fumettistico italiano (Crepax, Manara, il recentemente scomparso Pratt), ormai divenuto capace di lavorare solo su commissione, dietro lauti esborsi di denaro, e incessantemente deificato da Vincenzo Mollica nei suoi compiacenti serSUOLE DI VENTO

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