La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 4 - giugno 1995

- hanno cercato di contrastare questa tendenza, indotta soprattutto dal miglioramento dell'igiene e dell'alimentazione. Ma l'automobile è diventato soprattutto lo strumento principale usata nel villaggio ~lobale delle telecomunicazioni e della televisione per spettacolarizzare la morte, trasmetterla in diretta a milioni di telespettatori comodamente sprofondati nelle loro poltrone, e .reintrodurre nella nostra cultura quei riti barbarici da cui l'ideologia del progresso si era vantata di aver liberato per sempre l'umanità. Questo e non altro è il significato delle Corse della Formula 1, dove sia andando di persona ad assistervi, sia osservandole nell'intimità creata dal piccolo schermo, non si vede niente, non si capisce niente; si sente solo il. rombo insopportabile dei motori, si vede solo lo sfrecciare di sagome irriconoscibili durante le riprese ortogonali, o le immagini quasi immobili e appiattite dal teleobiettivo nelle riprese frontali. Ma dove è noto a tutti che l'attrazione maggiore, il vero motivo per cui milioni di telespettatori le seguono, è l'attesa dell'incide_ntee la qua~i ine".ita_bil~m~me dei piloti. · Tutta la vita dei pilou d1 Formulal non è d'altronde nient'altro che l'incarnazione di queste attese: sono giovani; ricchi, belli, strapagati, stra-amati, selezionati tra migliaia e forse milioni di aspiranti per le loro doti eccezionali (vista, udito, attenzione, prontezza di riflessi; intelligenza motoria, ecc.). Ma l'unico scopo di questa selezione è quello ·di portare alla morte i migliori. Il fascino e l'aura quasi sacrale che li circonda non discende dalle loro caratteristiche personali ma dal destino che li attende. E i funerali faraonici che accompagnano la loro morte sono il rito che sancisce il loro sacrificio al dio Moloch dell'epoca in cui viviamo. Il funerale automobilistico E per finire, il mondo dell'automobile si è impossessato anche della nostra morte e sopr~ttutto di quella dei nostri congiunti e delle persone che ci sono state care. Infatti, per non disturbare il traffico, non si fanno più funerali, o meglio, non si fanno più cortei per accompagnare al cimitero le spoglie dei morti. Anche i preti si sono inchinati di fronte all'idolo del nostro secolo e hanno modificato la liturgia funeraria, confinandola all'interno delle loro chiese. Qui inizia e finisce il saluto al caro estinto. E se, per caso, lo si vuol proprio vedere seppellire, allora lo si accompagna al cimitero con un corteo ... di macchine. Amen! ♦ ONTHEROAD UN ALTRO MODO DI PENSARE IL TRASPORTO Alf anso Sanz Alduan (traduzione di Paolina Montanari) Le pagine seguenti si rivolgono a tutti coloro che provano un f rofondo malessere a causa della ·voragine de traffico; che, messi in minoranza, osano contestare le aggressioni della barbarie automobilistica; che hanno intuito quale paradossale perdita di autonomia ci sia a fronte di un aumento apparente della libertà di movimento; che si ribellano al caos infinito della società attuale; che dubitano che la continua crescita del movimento e della velocità porti all'uguaglianza e alla salvaguardia del piàneta. Il messaggio è chiaro: da qualche decennio molte persone in tutto il mondo hanno reagito allo stesso modo di fronte allo sviluppo del sistema di trasporto, hanno denunciato la tirannia dell'automobile ed hanno indagato le cause e le conseguenze di scelte sociali, politiche ed economiche che hanno portato all'egemonia dei mezzi di trasporto più nocivi alla società e all'ambiente così come all'instaurarsi di modelli culturali ed economici 'legati a una sempre maggiore ansia di movimento. • Milioni di persone sono andate controcorrente rispetto a tale smania crescente e senza fine. Da qui è nata la letteratura critica del trasporto; non deve perciò sorprendere che la maggior parte delle riflessioni fatte controcorrente provengano da persone che, per professione, non appartengono al campo dei trasporti: tra questi si annoverano pochi ingegneri, mentre sono stati piuttosto filosofi, economisti, urbanisti, sociologi, avvocati, giornalisti e persino un vescovo, i migliori esponenti di quel modo diverso di pensare il trasporto che qui intendiamo descrivere. Il suo stesso formarsi ha permesso loro di eludere il paradigma del traffico e del trasporto. Non si tratta di tracciare un percorso erudito ed esaustivo che comporterebbe grandi difficoltà e i cui risultati sarebbero certamente poco rilevanti. In primo luogo è certo che il pensiero critico a proposito del trasporto non è esclusivo dei paesi di lingua dominante, tuttavia le riflessioni nate in paesi di lingua minoritaria non varcano mai le frontiere del paese stesso. In secondo luogo la quantità dei principali testi critici sul trasporto a disposizione del lettore attuale è tale da scoraggiare anche il più curioso e ostinato topo di biblioteca. Pertanto un percorso bibliografico come quello qui suggerito può essere utile al fine di ricordare e conservare le strade già aperte da altri, in altri luoghi, per rifiutarsi di accettare le vie traccia-

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