La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 4 - giugno 1995

to di cui sono naturali destinatari - come addetti a una particolare forma di ostentazione, che il cafofamiglia, per via dei suoi impegni, non ha i tempo materiale di effettuare in proprio - le mogli benestanti e i figli ancora studenti. Ma molte volte è lo stesso capofamiglia che passando dal lavoro al tempo libero, cambia l'autò che usa, come ci si cambia d'.abito. Vero è che l'automobile ha, nella maggioranza dei casi, un uso misto: è uno strumento di lavoro, ma è anche il mezzo più usato per le vacanze; è il vettore del pendolarismo ma anche l'inseparabile compagna dello shopping del tempo libero, della socialità extra-lavorativa. Varrebbe la pena fare dei conti: per vedere, per esempio, se le vacanze che ci si potrebbe permettere se non si dovesse mantenere un'automobile privata non sarebbero infinitamente più ricche, più varie, più lunghe di quelle che essa rende possibili, ma lo stesso conto vale anche per lo shopping, i divertimenti, la vita sociale. Mobilità e libertà In realtà, la libertà promessa dall'automobile privata, intesa come strumento di mobilità - che è l'immagine che la pubblicità cerca in tutti i modi di inculcare - rappresenta uno dei più grandi paradossi della nostra epoca. In tutte le aree urbane, ma sempre più anche nelle code chilometriche e negli ingorghi che si formano lungo i percorsi della vacanza e del week-end, l'automobile privata rappresenta di fatto il maggiore ostacolo a una effettiva libertà di movimento: non si va dove si dovrebbe, ma dove si spera che esista ancora una residua possibilità di andare avanti. Ma, soprattutto, si usa l'automobile - o si vorrebbe usarla - per andare dove non ci siano più automobili, fer sfuggire ai suoi ingorghi, ai suoi rumori, a suo inquinamento. E in questo modo non si fa che portare il mondo delle automobili anche là dove si vorrebbe che esso non fosse mai arrivato. La vecchiaia La senescenza Vita più lunga significa soprattutto vecchiaia più lunga - nonostante la maschera giovanilistica con cui si cerca di contrastare o di nascondere l'ingresso nella cosiddetta "terza età" cioè, con maggior pericolo di diffondere nel mondo quei caratteri tipici di una vecchiaia poco serena, dalla irritabilità al rimbambimento, dalla debilitazione fisica alla paralisi motoria che, a vero dire, possono insorgere anche molto tempo prima di quanto i meri dati anagrafici inducano ad attenderci. A questo processo· di senescenza, l'uso prolungato dell'automobile e la familiarità con il suo mondo possono portare un contributo decisivo. Vediamo: l'automobile rende aggressivi e irritabili. Soprattutto le lunghe ore passate al volante di un auto imbottigliata nel traffico urbano - più ancora che la competizione che si scatena nei rari tratti stradali dove è ancora possibile correre - contribuiscono a modificare il carattere cl~ un'intera popolazione più della partecipaz10ne a una suerra. Per verificarlo basta pensare a come si sia modificato rapidamente - nel corso dei pochi anni che hanno contrassegnato il trionfo, prima, e la degenerazione, poi della motorizzazione privata - il carattere degli abitanti di quelle città ormai completamente sommerse dal traffico. L'automobile rende stupidi. Per verificarlo basta o pensare all'ostinazione con cui, nel pieno· di una congestione urbana da traffico, tanti automobilisti si ostinano a sfidare la legge dell'incompenetrabilità dei corpi pretendendo di trovare aperti per sé varchi che sono palesemente chiusi per tutti gli altri. E non una sola volta, bensì con reiterata pervicacia, e spesso per un'intera vita, alimentando nel proprio animo rancore e incapacità di rassegnarsi a quello che qualsiasi bambino di cinque anni sarebbe in grado di spiegare. L'automobile degrada l'organismo: non solo, come è ovvio, con il suo potere inquinante e con l'immobilità forzata a cui costringe gli abitanti delle città, ma, soprattutto, con lo stress che provoca la pratica della guida. Per verificarlo basta prestare attènzione al fatto che la velocità di invecchiamento - e di decadenza fisica e intellettuale - di una persona è direttamente proporzionale alle ore da questa passata alla guida di un'automobile. La dipendenza Com'è ormai ovvio da quanto precede, è chiaro che, in un contesto caratterizzato dall'impero dell'automobile, la vera vecchiaia sopravviene quando non si è più in grado di guidare. L'uomo o la donna che non si sentono più sicuri al volante, o, come succede più spesso, a cui altri fanno notare che non danno più alcuna sicurezza, hanno perso la loro indipendenza. Potrebbero - e forse possono - ancora lavorare, potrebbero - e forse possono - rendersi utili in famiglia come baby-sitter dei propri nipoti; possono fare quelle mille altre cose che la liberazione dal lavoro mette finalmente a portata di mano e che forse hanno spesso sognato. Ma non possono più andare dove vogliono e muoversi quando vogliono, perché ci sono comunque infiniti posti, soprattutto nella vita di una persona libera da impegni lavorat'lvi, che sono raggiungibili solo con un'automobile propria. E questi sono tanto più numerosi quanto più l'invasione del traffico ha reso inagibili i mezzi pubblici. Così, la liberazione del proprio tempo dal lavoro coatto spesso non fa che coincidere con il proprio imprigionamento in una gabbia urbana che non prevede e non consente una mobilità per finalità non produttive o addirittura senza meta. All'anziano immobilizzato dall'improvvisa scoperta che il traffico - di cui fino a poco tempo fa lui stesso non era che un elemento - gli si rivolta contro, non resta che la dipendenza: cioè l'attesa di qualcuno più giovane che lo porti à spasso, non sottobraccio ma in automobi)e, oppure il :i tiro _forzato nella _pr?pr_ia casa, m un luogo d1 sogg10rno per anziani o m un ospizio; a seconda del suo grado di indipendenza: non nel campo della mobilità ma in quello economico. La morte La mortalità automobilistica Il fatto che la vita media dell'uomo occidentale si sia allungata non ha evidentemente niente a che fare con l'automobile, se non per l'impegno con cui gli incidenti automobilistici, da un lato, e le malattie indotte dall'inquinamento atmosferico - prima tra tutte, il cancro ON THE ROAD

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