La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 1 - febbraio 1995

SCUOLA,, PRIMO APPELLO Guido Armellini ... Bardo Seeber, Grazia Fresco Andrea Rosso, Luca Rossomando e le fotografie di Roberto Koch ILRESPIRODEIBAMBINI Guido Armellini "Gli hai spiegato che cos'è la scuola?" "Come puoi spiegare che cos'è la scuola a un 'intelligenza superiore?" (Steven Spielberg, E. T) Il mondo poggia sul respiro dei bambini che studiano. (Maimonide) La tecnica e l'etica Si discute molto, nella scuola e fuori, del "disagio" degli attuali adolescenti; generazione priva di ideali, senza certezza di lavoro e di pensione, venale, abbarbicata alla protezione della famiglia, teledipendente e qualunquista, consumista e autodistruttiva; nei casi estremi drogata, anoressica, suicida, parricida. Ma raramente si tiene conto che anche gli adulti hanno le loro forme di disagio, che interagiscono con quelle dei bambini e dei ragazzi. Quanti di noi, insegnanti benintenzionati e di sinistra, non si sentono orfani di quelle appartenenze salde e di quelle narrazioni epocali che ci rassicuravano di essere dalla parte giusta? e quanti non percepiscono un senso di angoscia e di paralisi di fronte all'impazzimento della storia, e al ritorno, a un passo da casa nostra, di quegli orrori che fin dall'infanzia ci eravamo abituati a considerare definitivamente alle nostre spalle? Si dice che la scuola è l'istituzione a cui compete il compito di trasmettere alle giovani generazioni i saperi e i valori delle generazioni adulte; ma lo stato attuale del mondo non depone a favore dei saperi e dei valori che lo hanno prodotto, e non è facile, né per i giovani né per gli adulti, guardare alle brutture che ci circondano senza cadere nell'indifferenza, nel cinismo o nella disperazione. Da questo punto di vista, prima di considerare la scuola di oggi come un'istituzione, un'organizzazione o un "sistema" da far funzionare a pieno regime (in un recente incontro tra i vertici politico-pedagogici della sinistra ho sentito risuonare più di trenta volte la parola "sinergia"), bisognerebbe che gli adulti più consapevoli si interrogassero sulle sue BibliotecaGinoBianco finalità fondamentali, e si misurassero col compito di proporre ai giovani concreti motivi di speranza, di impegno, e di ribellione contro le ingiustizie e le violenze del mondo. Certo, la risposta più facile ed appa'.rentemente più ragionevole è quella dell'accettazione dell'esistente, e dell'uniformazione della scuola ai meccanismi dominanti nella società che la circonda: visto che nel mondo sembra trionfare la guerra di tutti contro tutti, ci si premura di fornire ai ragazzi le armi più potenti e più qualificate, in modo che i più forti e i più feroci possano affermarsi, e si preparano per tempo i futuri ad inserirsi senza stridori nei ruoli subalterni che sono loro destinati. Avviene così che chi considera il problema della scuola come una questione essenzialmente tecnica, di produttività, di efficienza e di competitività, e scarta come irrilevanti le questioni etiche irrisolte che stanno alla base dell'attuale rapporto tra le ·generazioni, finisce per sposare un'ideologia e una visione della società tutt'altro che neutrali. Eppure persino Benjamin S. Bloom, asettico profeta delle tassonomie didattiche e dei tecnicismi curricolari, riconosceva nel suo libro più famoso che il primo criterio a cui un progetto fprmativo dovrebbe ispirarsi è la "filosofia dell'educazione" professata dalla scuola, cioè la "concezione che una scuola ha di ciò che si può definire una vita buona per l'individuo in una società buona", quali sono i valori importanti? quale è la relazione appropriata tra l'uomo e la società? quali sono le relazioni appropriate tra uomo e uomo?" 1 . La scuola come zona franca Domande di questo genere sono per principio "indecidibili" 2 , non hanno una risposta certa e universalmente valida; ma proprio per questo tocca a ciascuno di noi dare la sua risposta. Così ci sono insegnanti che, anziché modellare passivamente il loro lavoro sulle (presunte) esigenze del mercato e della lotta per la vita, preferiscono concepire la scuola come una zona franca, dove possono vigere modelli di comportamento e criteri di valore sensibilmente diversi da quelli dominanti: al posto dell'utilitarismo egoistico e venale la gratuità, come gusto dell'imparare per imparare, del fare una cosa giusta perché è giusta, indipendentemente dall'utilità che se ne può trarre e persino dall'efficacia che potrà avere; al posto del principio di prestazione il principio di produzione, come valorizzazione di ogni essere umano nella sua particolarità e

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