Studi Sociali - X - n. 14 serie II - 29 luglio 1939

al trionfo dei salariati, ma al trionfo del– l'uomo. La riduzione progressiva e fatale delle ore di lavoro necessarie per produrre l'indispensabile e il superfluo, sottrae l'in– dividuo al controllo che la classe dominan– te esercita su di lui attraverso il lavoro. Il cosidetto proletariato ,non é piu mag– gior,i,µzà _nella società e s'avvia ad esser sempre meno nùmeroso. Seguendo le leggi naturali della concorrenza e del progresso tecnico ·il capitalismo s'eliminerebbe solo. Ed appunto per sfuggire a questa morte, abbandonand-9 Ja l9tta strettamente. econo– mica regolata _dalle J.eggi della domanda e · dell'offerta, egli forza il meccan.ismo con la leva della politica, sostituisce (parzialmen– te per ora), alla _lotta tra capitalisti, la lotta del capitale uriitO contro l'uomo (non solo contro il produtto11e, ma anche e so– pratutto contro il consumatore), e per· que– sta lotta s'impadronisce dello Stato, immi– serisce artificialmen -e la produzione, crea la disoccupazione -che sarebbe riassorbita dalla logica diminuzione delle ore di lavoro ed é invece semplicemente attenuata dal– l'intensificarsi d'una produzione inutile, an– zi destinata alla distruzione di ricchezze: la fabbricazione di armi. Si brucia il grano e il caffé, si sabottano le invenzioni. In fondo il progressivo assolutismo statale - in cui scompare la -classe capitalista per risorgere, -con accresciuti privilegi, in una casta burocratica che volge ai suoi fini di dominio tutti gli Ingranaggi statali- é di– retto ancor piu contro la tecnica (per do– minarne le conseguenze liberatrici_ e conser– varne il controllo) che contro l'uomo. La produzione s'avvia a non essere piu il fattore principale nella vita dei popoli: ecco il fatto completamente nuovo, che fa si che non ci serva l'esperienza, spesso sco– raggiante, del passato e che rende abba– stanza caduche le teorie marxiste. Per im– pedire questa liberazione dalla stretta eco– nomica, che si traiduce in servitu politica, capitalismo e Stato si trasformano e ten– dono a fonder-si. Vediamo cosi che le due antiche realta del proletariato e della bor– ghesia capitalista si dileguano per dar po– sto ad un'altra antitesi: lo Stato, con un nuovo significato, economico e politico in– sieme, e la libera coscienza dell'uomo. . Stiamo viv·endo quest'antitesi, ma i piu ·l'ignorano e, nella lotta, non vedono af– fatto il vero bersaglio, ingannati come sono dalle tante e tante parole che diffondono e mantengono gli antichi miti, al -cui culto é legata tutta una casta sacerdotale. E si sa che sono gli interessi sacerdotali a pro– lungare le religioni morte e ad impedire l'evoluzione naturale delle religioni vive. Alla mistica del proletariato s'é vinco– lata dopo la guerra quella della rivoluzione russa. Il mito russo domina la storia degli ultimi vent'anni ed é senza dubbio quello che piu ha fatto battere il cuore degli uo– mini. Ne abbiamo gia abbastanza parlato in altri numeri della rivista per tornarlo a studiare ora altrimenti che nelle sue rela– zioni con gli altri miti dell'ora nostra. La rivoluzione russa é stata un fatto grandioso e !'·entusiasmo che ha suscitato nei disere– dati e negli spiriti liberi era legittimo e benefico. Ma quando il -contagioso ed epico eroismo popolare, quando la forza viva e creatrice della rivoluzione furono imprigio~ nati in uno schema e in uno Stato, quando. di quell'entusiasmo travolgente si votle freddamente fare un culto servito in tutto il mondo da un esercito di funzionari, in– caricati di mantenerlo an-che quando la. realta. che le corrispon·deva scomparve o degenero, allora il mito russo comincio ad avere un ·carattere puramente strumentale, come gli altri miti che abbiamo esaminati, anzi molto di- piu. Strumento per gli uni e per gli altri, dall'una parte e dall'altra di quella barricata che -malgrado il sangue che la macchia e la macchiera- forma an– ch'essa parte della messa in scena sotto cui si nascontwno (in altra direzione) le vere· trincee, Il socialismo, nelle mani dello Stato., é S'rUiDl SOCIALI sparito; ma, purtroppo, n'é rimasto il no– me. II nostro .linguaggio é pieno .di nomi falsi; e la tragedia moderna ha molte delle sue radici nel vocabolario. Si continua a chiamare socialismo il -capitalismo di Sta– to, a presentaFe come via di salvezza il pe– ricolo che ci minaccia, a mascherare con un'antitesi di parole -considerata come l'antitesi tipica del momento attuale-, u– n'effettiva convergenza di fini e di metodi. In mezzo alla classe operaia, in tutto il mondo, il culto di Mosca ha ricevuto in questi ultimi anni .delle :forti. ,scossE:. La re.alta a volte ha la voce cosi forte da co– prire in parte quella -dei propagandisti, ~pe– cialmente quando la voce della re.alta é quella dei fucili d'un plotone d'esecuzione. Ed ecco s-orgere··subito; con lo stesso scopo, un'altra mistica: l'unita; La nuova religio– ne esce dagli stessi uffici, ha gli stessi sa– cerdoti, lo stesso carattere vago: ha con– dotto al Fronte popolare, all'abbandono della Spagna, alla deformazione della men– talita internazionalista delle masse. Vita piu lunga ha avuto il culto del bol– scevismo nei paesi tota]itari, in cui si vive assai meno che altrove nella realta e tutto si muove nell'ambito della religione uffi– ciale. Ricordiamo quanto scrisse sulla Russia Gide in quel suo primo libretto in cui stu– .diava, sopratutto, questa questione, Per i russi -specie se g,iovani-. quanto faceva il governo rappresentava il Bene, e il ca– pitalismo rappresentava il Male. Apriamo "Regime Fascista", "Il Popo.Jo d'Italia" o, magari, "II· travaso. delle idee": lo stesso dualismo con segno cambiato. Nel– la teologia fascista Stalin é Satana, la Rus- Ricordando La mattina ù ella domenic a ,25· giugno un nume– ro,30 gruppo di .1co.l11pag.ni -e d'amici s'é riunito in– torno aHa tomb o. di Luigi Fabbri, per renùere o– maggio aUa aua memoria rue-1·quarto anniveraario deJ!a aua morte, avvenuta il 24 giugno 193•5,. .In quest'occasione fu posta ,sulla sepoltura, ad opera d,:~,g-li iniziato•ri, una l>.9.ipidedi bronzo la cui fotografia pubbJi.ohiamo e il cui ,bozzetto si deve al compagno Marino. Diamo qui sotto il discorso pronunciato dal no,stro colhboratore •Rob,srto •Cotelo, Parlaro1w inoltre Ma– da Collazo, F·ranano ·ed ~.i ra,ppre.sentaùt-e tl'un'asso- PAROLE ,DI ROJBERTO COTELO Amici e compagni: A Luigi Fabbri dovevamo questo semplice, -caldo omaggio di commie•morazione. Mai lo· ùimènticam,µo, é vero; e ben insensibile dovr-ebbe EISs-ere chi, avendolo cono.sci"Uto, non lo ricordasse, Per6 ,que,sto ricordo latente, intimo e si– lenzioso, non aembr6 sufficente ai suoi più fedeli ,1mici -e compagni per saldare in parte questo debito ··di ·,e•quita ,che d,1, il suo s<ignificatq alla nostra riu- nione <li oggi. Lontano dalle nostre abitudini, non é tuttavia estraneo ai nostri sentimenti, questo fat– to che rompe -nel nostro ambiente la linea ri.gida d'un principio" iconoclasta non sempre me.ntenuto d'accordo con le più pure esi.g-enze della giustizia, Tra il cerimoniale delle commemorazioni solite e l'impeto di ~'.icntimento che oggi ci riuniace, si sten– de una forte catena di pregiudizi. Per non cadere in questi ultimi giungiamo molte volte ai limiti o– dicsi dell'indifferenza verso uomini ohe, com,3- Fab– bri, ,continuano ad ins-egn•arci con la loro opera e _con la ioro vita attraverso il tempo. Non c'-é nient-e che appanni la lucida trasparenm dei nostri ideali in qu,esto nostro avvicinarci all'uo- 3 sia. l'inferno. Si sa che il concetto d'inferno é necessario a qu()llo di paradiso e che sen– za Satana non si concepirebbe Dio. Nelle religioni politiche, la scelta di Sa– tana, ci,oé del nemico, é fondamentale. Mus– solini ha mandate truppe italiane in Spa– gna per· combattere contro la barbarie bol– scevi_ca; si sarebbe guardato bene dal no– minare il vero a:vversario, contro cui egli s'é trovato, nei fatti, d'accordo con la Fran– cia, l'Inghilterra e la Russia.: l'anti - stato, il socialismo, la libertà. Il fatto che l'esempio spagnolo non ab– bia modificato gran che le opinioni corren– ti, -ci dice che la ragione é ancora ben lon– tana dal prevalere sulla religione. La fantasia delle grandi masse é tr,oppo povera per comprendere e· ricreare in sé tutte le infinite sfumature della re.alta; di qui la tendenza a. semplificare, a simboliz– zare, a vedere solo ci6. che brilla (o che altri fa brillare), a ridurre tutta la lotta a un dualismo schematico di Dio - Diavolo, Caino - Abele. Su questo semplicismo si ba– sano tutte le religioni di carattere politico ·(ogni religione che ha un pontefice e dei sacerdoti é un fatto politico). Viviamo nell'apparenza ed abbiamo un disperato bisogno di verita. Catastrofi su– preme ci minacciano e mai come ora é sta– to vero il motto "Libertà o morte" (espres– sione non tanto d'una volontà, quanto d'una fatalità). Rinnovamento o suicidio. Ma la prima libertà da ottenere (senza cui nes– sun'altra liberta é possibile), é la liberta della mente rispetto al mito. La prima con– quista é la verita. LUCIA FERRAR!. Luigi Fabbri aiazione culturale. Il compagno Franano pronunci6 ·brevi paroli esor– tando a _far Bboccan3' nell'azione un,a ,cerimonia cosi poco fre-quente nell'ambiente not3tro e presentando alla discu,,Gione dei compagni il progetto di formare un gmp,po anarchico che prenda il nome di 'Luigi FabbrL Nei giorni t3UC-C·e~sivi ai sono inizi,ati i lavori per ·la costituzione- di queGto gruppo. Agli amici buoni di Montevideo il ringraziamento della redazione di "Studi Sociali". mo che amammo ed ammirammo per -evocare fra noi, con voce tremante, le sue grandi qualita, i-1suo valore eccezionale come -militante e come maestro. Fabbri ci avrebbe compreso e, nella sua umiltà e nella sua modestia, avrebbe -certamenté respinto, cr·edendo a torto di non merit-arlo, ·quest'omaggio che, -!Jutti lo sappiamo- non é che debo.Je scintilla di fronte alla potenti<> luminosita della sua vita e– se-mplare. o o o Fabbri fu qualcosa di più che un compagno. E l'esser ,stato un compagno gia basterebbe per ren– dérlo -degno della nostrn stima come tutti coloro cb~ sanno mantenere con digniti questo loro carat– tere. Per6 compl-€GG·ecircostanze impedis•cono ai pili di diGtinguersi e d'elevarsi fino al livello dei più colti e capaci; ci troviamo quindi di fronte ad una diffena-nziazion-e natural-e. In questo senso, ne-1 suo doppio camtter-e morale ed intellettuale, evochiamo oggi questo granùe amico ·prematuramente scom– parso, Fabbri dovrebbe essere ricordato da tutti, gli uo-

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