Studi Sociali - X - n. 14 serie II - 29 luglio 1939

ANNO X ABBON AMENT]: Per ventiquattro numeri Per do-dici nU\meri (All'estero lo stesso ,prezzo, equi,valente in mone– ta degli Stati Uniti a due -dollari per -24 numeri ed un dollaro e 25 ·cent. ,per 12 n-u.meri.) Sommario JJJitologia.J;e,lnO'stro-te1Y1ipo· (LUCIA FERRAR!). Rico1·da.n1do Luigi fi'ahbri Parole d,i RoBER'.110 CoTELO. ,P!11role di V. BAssQMAGLm L.'orga.mzza.zione (E-. M!ALA"rES1'A). ,ildo Agwzzi (LA 'REDAZIONE). Tra. le riviste e i giornicili (Lùx): Appi.nti siiblet vitci di Lwigi JJ'cib·b1·i (LUCE FAB– BR.I). Mitologia delnostro tempo I nostri (Padr~ credevano che la -scienza ci dovesse liberare; il period0 positivista eredito dall'illuminismo -del- XVIII secolo quell'ingenua fi.àucia. Ed ora, in quest'esi– ste1:1za mod-erna che é tutta un'apoteosi del– la scienza, circondati com-e siamo da stru– menti ·che ci permettono di veder l'invisi- 1:;Jile,-di pesare l'imponderabile, di avere il dcno dell'ubiquita, in un moi:nento in cui l'esattezza scientifi-ca é arrivata ai limiti del possibile ed abbiamo i mezzi ed il metodo ---per studiare ta: realta tino all'infinitarnente piccolo e all'infinitamente lontai:10, proprio ora, tutta la vita umana,· specialmente nei pa-esi di civilta piu raffinata, é governata dal mito. Abbiamo il mito dell'impE•ro e -quel– lo della guerra, il mito del capitalismo e quello del proletariato, il mito di Mosca e quello -di Roma, "il mito della -democrazia -e quell6 dell'unita, il mito della razza e quello del capo. Leggendo la grande stampa d'in– formazione e quella minore dei partiti, si vede fino a che punto queste nuove misti– che che, diffuse da apo·stoli diversamente salariati, trascinan-o nelle piazze e trascine– ranno forse sui campi di battaglia milioni di persone, -siano artificiali strumenti di dominio dei pochi sui molti, false cristal– lizzazioni immobili che tendono ad impri– gionare, a beneficio dei vecchi padroni del mondo di ieri •e di oggi, Ja flui-da vita at– tuale in continua trasformazione .. Qualcosa di simile successe nel Medio Evo, cruogiolo enorme d'elementi diversi al– lo stato incandescente, ricerca affannosa di nuove forme e nuove idee dopo Ja poderosa . scossa rinnovatrice -delle invasioni barbari– che. Su quel mondo gonfio di linfa vitale, su quel terreno in piena germinazione (nuo– ve lingue, nuova economia, nuove forme d'organìzzazion-e sociale), pesa, come un in– cubo, una realta vecchia trasformata in mito: l'impero romano,. che dovra essere romano -~perché non si dissipi la magia delle parole e delle cerimonie- anche quan– do sara tedes-co. Wells insiste sull'influenza mortale di questo sudario su tutta la vita e il pensiero politico del l\liedio Evo. Ora anche noi portiamo oggi il vestito dei morti, morti da ieri e morti da secoli. Il passato non si puo rinnegare; e non é bene rinnegarlo; ma dev'essere nutrimento e non vestito, materia prima, per il nostro pensiero vivo ed attuale e non formula in– cartapecorita che immobilizza il fluire del- . le idee per meglio l)eter governare gli atti. MONTEVIDEO, 29 LUGLIO 1939 SERIE II. N.o 14 ---------====-==-=---·----- • Rivista di libero esame Per la redazione e l'Amministrazione ri- volge-rsi a: . LUCE FABBRI, rivista "Studi Socfali" ,Casina de Correo 141 110NTEVIDEO (Uruguay) Redactor res.ponsable . . J_OSE B. GOM·ENSORO Tre1nta y Tr-es 14-94 Montevideo La vera e nuda realta dell'oggi é comple– tamente nascosta da questo pesante t-en– daggio fantasmagorico, sÒpravvivenza in parte ,d'un passato che molti credtmo an– cora presente, e in parte apparenza sfa– vìllante e sonora che mai corrispose ad un -corpo. = Questo mondo fittizio che ci ·presentano i giornali, i manifesti e gli oratori dei gran– di comizi é una doppia offesa verso l'uomo: offesa al suo bisogno di ve'Fita, offesa al– la su,;; fantasia., La ragione dell'uomo· vuol vedere le cose senza veli; la: fantasia del– l'uomo esige c,he le costruzioni ed ·i giuochi fi-ttizi abbiano un'origine libera e disinte– ressata e non tendano a•d altro fine che al piacere. Dovremmo avere la scienza e l'ar– te; abbiamo invece una mescolanza torbida di realta e finzione, uno sfruttamento in– tenso degli istinti irrazionali e dei bisogni fantastici in un campo -quello politico e sociale- ·che dovrebbe essere riservato al-· le attivita etiche e razionali. · Questo intorbidamento della nostra vita e della nostra visione della vita, é opera, come nei tempi anteriori, degli interessi materiali -d'oro e di dominio- ·d'ilÌdivi– dui e di caste; ma é infinitamente piu gra– ve perché inva,de tutti gli aspetti e tutti i settori -dell'esiste ,za umana. Basta che l'in– vestigatore piu scrupoloso si lasci andare a due mesi di riposo, abbandonando per un moment@ il faticoso lavoro di raccolta e comparazione delle fonti •scritie, e-cl orali il raffronto continuo tra parole e fatti, cau~ se ed effetti, politica ed economia, perché anch'egli, avvdenato dall'unica e quotidiana lettura d'un foglio ·d'informazione, t@rni a vivere in pi-ena m·enzogna. Apriamo un giornale fascista italiano; tutta la realta presente e passata vi é pre– sen~ata attraverso la semplice mitologia del regime, mitologia le cui linee fondamentali sono sempre le stesse, ma i cui particolari sono soggetti a variazione a seconda del mutare della politica esterna ed interna. Ai bi-sogni di questa: politica tutto é subordi– nato, dalla storia all'economia, dalla geo– grafia alla statistica. Prendiamo il mito di Roma, maestra di civilta ai popoli, fondatrice della "pax ro– mana" attraverso l'impero. Cominciamo eon l'osserva11e che Roma, prima d'esser stata maestra era stata scolara e che la sua: civilta é per tre quarti greea; con lo stesso criterio si potrebbe parlare .della "Grecia, i:nadre di civilta". Roma diffuse in Europa gli elementi della civilta greca, come Ales– sandro li aveva -diffusi in Oriente. Assai prima di loro i Fenici avevano sparsa a piene mani, per tutto il Mediterraneo, la cultura orientale. Attravers-o un complicato gioco di flussi e riflussi, d'influenze reci– proche, d'emigrazioni e di mescolanze et– niche, di conquiste e di ribellioni, l'uma– n_ita ha avuto infi.niti maestri, deve la sua riconoscenza a tutto il suo passato -noto ed ignoto_:__ ed ·ha in esso imiumerevoli motivi d'umiliazi_one e -d'orgoglio. Ma questo passato é tutto di tutti. An-– che qui bisogna espropria ·e, per tornare, calpestando le divisioni di carta, alla real– ta che é varia, ma una. L'identita della • RIVENDITA: Per og·ni co,pia $ 0,05 (Negli altri -paesi lo stesso ,prezzo, equivalente a cent. 5 di dollaro. - Sconto d'uso ai rivenditori.) L. I. G. U. - Paysan 1 du 1011 Roma di oggi, capitale d'Italia, con quella di ieri, capitale del mondo, é quasi pura– mente geografica ed esteriore. Le leggi del– le dodici tavole rivelano l'influenza greca e il codice di Napoleone si basa sul diritto romano ed é aitrettanto romano quanto il codice Rocco. Quello che di Roma é vivo– vive in tutto il mondo latino ed anche fuori di esso e tutt~ ne sono legittimi eredi. Il concetto "Italia" é ta-nto opposto quanto .q concetto "Francia" all'imperialismo ins ternazionalista di Roma. Impero, nel senso romanQ, é tutto il contrario di nazione; og– gi, impero e nazione non sono che due ·pa– role vuote e contradditorie, che pur ser-– .vono, in ibrido connubio, a svegliare pas– sioni disinteressate ed assai piu a giustifi– care basse passioni. In questi ultimi tempi l'imperialismo ro– mano prevale sul nazionalismo italiano, giacché il mondo va verso l'internazionali– smo (gli sviluppi tecnici mal tollerano 1~ frontiere) e, se non si riesce a far l'inter– nazionale libertaria, l'unificazione la fara lo Stato, attraverso lotte sanguinose tra i paesi che si disputeranno il dominio del mondo. E lo Stato unico fara rimpiangere le frontiere e il capitalismo statale i1 ca– pitaliromo privato, agli uomini che non sa– ranno stati capaci di creare forme nuove nella liberta e per la liberta. Questa te11denza é generale; non s•olo l'I– talia, la Germania, il Giappone, ma anche la Francia e l'Inghilterra, parlano attual– mente assai piu d'impero che di patria. Il che dimostra che l'eredita- di Roma c'entra poco e, se c'entra, é infausta· proprieta co– mune. Del resto il carattere puramente stru– mentale di questi "slogan"· storici é dimo– strato dalla lor-o adattabilita alle •circo– stanze. Finché il fascismo dirigeva la sua propaganda a ·svegliare all'interno una mi– stica bellicosa e faceva, di fronte agli altri S_tati, ma assai piu di fronte ai popoli, il ncatto della guerra·, l'Impero Romano era essenzialmente conquista. ·Ora che, ·pur pre– parando le cose e gli animi al conflitto, ha compreso che deve tener conto dell'intima ripugnanza popolare per un nuovo massa– cro, Roma rappresenta sopratutto la "pax romana". Un tempo il· mito di Roma ser– viva ad un avvicinamento con la Francia (come -il mito della rivoluzione ad un av– vicinamento con la Russia); ora si pubbli– cano barbuti e professorali libri di storia per distruggere il "mito della sorella lati– na" e si vede nel Barbarossa il continua– tore di Cesare. Quando il fascismo ando al potere si creo la mistica del Capo ad uso dell-e folle (e vi collaboro Pio XI define11do Mussolini "l'uomo della provvidenza") e qu-2lla dello "Stato etico" a•d us0 delle seuole e deo-li impiegati d'alta categoria. Ora Jo Stato 0 e– tico é in ribasso, ma il Capo, che ha sem– pre ragione, in cui bisogna credere; a cui bisogna ubbidire, copre ancora della sua ombra tutta la vita italiana. Veramente il messianismo non é creazione fascista; é un - aspetto servile dello spirito umano che é s~1~1pre esistito e da cui bisognera guardar– si m eteTno. I fa-scisti, cosi propensi a par-

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