RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA J_JETTERE E SCIENZE SOCIALI Anno VI. ·- N. 6. Abbonamento postale Roma 31 Marzo 1900 L'abbondanza sempre straordinaria di materiale m'impedisce in questo numero-per quanto, causa le questioni ardenti del giorno, sia in composizz'one tipografica il doppio degli altri- di far posto alla promessa mia risposta all'amico Maffeo Pantaleoni. A questi, intanto in nome mio, della redazione e dei lettori della Rivista mando calde e sincere congratulazioni ; e le mando ancora più calorose, più entusiastiche agli elettori di Macerata, che hanno ben meritato dalla patria mandando alla Camera dei deputati un carattere adamantino, eh' è ad un tempo lustro e decoro della scienza italiana. LA COSTITUENTE I. Tutto questo dibattito - che si è sollevato nel Parlamento e nella stampa italiana intorno al grido della Costituente - dimostr-a, una volta di più, l'ignoranza crassa, in cui sono gli italiani, e gl' italiani più colti, rispetto ai L'elezione di Macerata ha un grande significato, eh' è sta.to bellamente, e con rara modestia, messo in evidenza dallo stesso Pantaleoni nella breve e nobile lettera di ringraziamento, eh' egli ha indirizzata ai suoi elettori. Auguriamoci, coli' illustre eletto di Macerata, che la vittoria della democrazia nell'ultima lotta, preluda ad altre e più grandi vittorie nella vicina battaglia elettorale ; auguriamocelo bel bene d' Italia e pel trionfo della causa della libertà e del progresso sociale. Dr. N. CoLAJA1'Nt Deputato al Parlamento. • « come s' é visto, irresistibilniente avoerso agli ordini co- << stituzionali; ma perché nella sua coscienza reputa- « vasi legato da un obbligo di non concederli, sotto- « scritto nel 1824 in Parigi tornando dalla Spagna e a- « vanti• di rientrare in Piemonte ». Ma, in seguito all'avviso favorevole di specchiati vescovi e sacerdoti, secondo cui « la dichiarazione sotto- « scritta nel 1824 non poteva mettersi al di sopra del- « l'obbligo primo ed assoluto, ch'egli aveva, di provve- • « dere come re al bene ed fasti celebri della vita nostra nazionale. Raccolgo tre granciporri tipici, per sottoporli al martello della critica scientifica. Una dimostrazione di sovversivi. « alla tranquillità de' suoi (< popoli» largì, dopo Leopoldo di Toscana, Pio IX, e Ferdinando II, lo Statuto. _ Sembrano parole dure t Ebbene, dice così il Bonghi : « Più tardi la Costitu- « zione fu doouta accor- « dare alle dimande de' « Municipii, alle grida della « piazza, e all' esempio di « Ferdinando di Napoli! » Il nostro Presidente disse che la mozione dell'Estrema Sinistra, tendente a rivendicare il diritto storico della Costituente italiana, è anti-stalutal'ia. Or basta dare uno sguardo fuggevole ad una pagina memo,·anda della storia subalpina, per concludere cl,e il nostro Presidente errava. Ei non può dimenticare la genesi deUo Statuto albet·tino. - Je oeux comme vous l'affranchissemcnt de l'ltalie, et c' est pour cela, rappellez-vous bien, que jc ne donnerai jamais une Consti· tution à mon peuple. - Quesle parole sono di Carlo Alberto : ed ei le diceva, nel gennaio del 18!~8. al marchese d'Azeglio, cl,e (secondo scrive Luigi Chiala) cercava di vincerne l'animo ritroso a concedere maggiori larghe.~ze p0titiche. Ma il 12 gennaio si levò Palermo e vinse: rivoluzione nel Cilento: tumulti a Napoli : il 29 Ferdinando II promise una costituzione. Una costituzione fu anche promessa in Toscana il 7 : Cavour alzava la voce nel Risorgimento: Santarosa nel Consiglio municipale di Torino chiedeva uno statuto . Carlo Alberto era perplesso: tanto che fu definito l' Amleto della rivoluzione italiana. L'impelo popola1·e irrompeva. Dopo le notizie di Napoli, i rmnistri dissero al re che i tempi volevano una costituzione. Ciò a d"t3 febbraio. Scrive il Chiala : "' Fu grande il suo turbamento, non solo perché-egli era, (Asino di Roma), Non altr·imenli fu largita nel 1215 la Magna Charta da Re GiovannÌ, soprannominato Senza Terra; nel 1628 la Petizione de' diritti da Re Carlo I, che finì sul patibolo; nel 1679 il famoso atto dell' Habeas Corpus da Re Corlo II - strappi, n@n doni. Ma, quando la vitloria popolare, con l'eroismo delle epiche cinque giornate e col vessillo republicano sventolanti~ su la terra di S. Marco, bandi l'austriaco dal suolo lombardo e veneto, e Carlo Alberto; varcato il Ticino, si qualificò Spada d'Italia - un altro principio assurse al fastigio della vita politica iLaliana. Carlo Alberto, il 27 marzo 1848, così parlò alla Fran~ eia: - « Noi ci asteniamo da ogni que·stione J?Olitica,noi abbiamo solennemente e ripetutamente dichiarato che, dopo la lotta, alla Wazione spetterebbe decidere intorno a' propri destini. - » E, a dì 19 marzo, il Governo Provvisorio disse a' lombardi: - « Attende~e che ogni terra italiana sia libe1°a: .liberi tutti, pflrleranno tutti:». ·~ • E . a' veneti, ·a' ~enovesi, al papa : - « A causa vinta.: kl Nazione deciderà. - » Non altrimenti il re ripeté a: Lodi. • •
'l'.O! R11'1JTA POPOl.A'l{E DI POLJ11CA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Come epilogo di queslo movimento nazionale ilaliano, Carlo Alberto - accettando la fusione della Lombardia, di Padova, di Treviso 7 di Vicenza e di Rovigo - fece solenne promessa e s1 obbligò di convocare una Costituente italiana con volo .universale. Si legga il decreto reale del 13 luglio 1848: anzi fu legge votata da: Parlamento e sanzionata da Carlo Alberto. Da ciò si deve trarre un primo corollario : ed è che il grido della Costituente non è ribelle - se, come ha testé ricordato mirabilmente il deputato Coppino, non solo echeggiò nella piaz.Ja e nelle assemblee poliuche, ma anche nella Reggia. Trasformandosi, io aggiungo, in una clausola legislativa - che attesta omai un patto inadempiuto ed una prome:-;sa tradita ! Il granciporro del nostro Presidente - nonché dei deputali Guicciardini, Giolitti, Bonacci, e di molti altl'i, anche nella stampa pubblica - va~ quindi, in brandelli, dinanzi a' documenti diplomatici del 1848, alla prima pagina del Parlamento e della legislazione subalpina. II. Ma si obielta: questo precedente storico, parlamentare e legislativo del 1848, non ha più senso - dopo la deGennale occùpazione. austriaca : e, per- conseguenza, _ la Lombardia fu annessa ali' Italia - come mi diceva un deputato tra' più colti del Mezzogiorno - per effetto de' tre trattati di pace conclusi a Zurigo il 10 novembre 1859. . Ed è questo un gravissimo str fakione - su cui non sarà vano discutere brevemente. Il trattato di Zurigo non può essere per la Lombardia il titolo di legittimità - in virtù del quale q,µella nobile provincia é entrata a far parte della grande famiglia italiana. Se il trattato di Zurigo dovesse considorarsi come titolo legale di annessione, la Lombardia non potrebbe ritenersi uguale alle altre province italiane: le quali hanno con le assemblee o co' plebisciti (non discutiamo ora il modo) affermato il proprio volere - il gran principio moderno della sovranità nazionale. Il trattato d1 Zurigo significa diritto di conquista: contraddizione ne' termini - perché diritto e conquista si elidono e si negano, reciprocamente. Ma ci ripugna che il popolo indomito delle cinque giornale debba esser considerato, secondo la cruda espressione del Mazzoleni, come un branco di pecore. Il trattato di Zurigo - in forza del quale la Lombardia sarebbe passata dall'Imperia! Regia Aposlolica Maestà d'Austria al re di Sardegna, mercé il beneplacito di Napo leone III - non può bastare. E difatti un trattalo non bastò per Venezia. ~nche Venezia fu liberata dal giogo austriaco, mercé 11 trattato del 1866; - ma la sua annessione al Regno d'Italia fu consacrata co' plebisciti del 21 e 22 oLLobre. Il pleLiscito si ritenne necessario, imprescindibile - come forma tutelare della volontà popolare. Dunque, nelle origini del diritto pubblico italiano, i trattati non si considerarono ·come titoli validi di annessione: e, quindi, il trattato di Zurig1J del 1839 è privo di autorità · legale nel campo del nostro jure pubblico interno. Or,. se i lombar·di non fur-ono consultati, significa che, altre il trattato del 1859, deve esserci stata un'affermazione solenne della loro volontà - per la quale ogni altra nuova affennazione sarebbe riuscita vana e frustanea. Deve esserci stata: sicuro I Non é dimenticabile l'atto di fusione del 1848: quell'atto è il vero plel,iscito lombardo - virile protesta di popolo cosciente contro gli arbitri del Governo provvisorio: sostenitore della fusione incondizionata. E, dopo, fu votata dal Pal'lamento subalpino la legge del 13 luglio 1818. Questa è ornai storia d'Italia. Né l'atto di fusione del 1848 ~ la legge sur1·iferita potevano cadere - per la decennale occupazione austriaca. Difatti il Consesso municipale di Milano, all'alba del risorgimento nazionale, si riannodò al filo della patria tradizione, ed espresse chiaramente l'animo suo con quesle parole a dì 5 giugno 1859: « Essa (la popolazione) vuol rinnooare il patto del' 48 « e riproclamare in cospetto della nazione un fatto po- « litico che undici anni di fidente aspettazione e d'inte- " merata lealtà avevano maturalo in· tulte le intelligen- " ze, in tutti i cuori. L'annessione della Lombardia al " Piemonle fu proclamata stamane quando ancora le ar- « tiglierie del nemico polevano fulminarci e i suoi bat- « taglioni sfilavano sulle nostre piazze ,>. E, dopo tre giorni, un indi1·iuo della città di Milano aggiungeva: « Noi siamo vostri per pers11asione, per affetto, per « la necessità ~eografica, pel diritto storico dell'atto di « fusione del 1MB, confermato da questi anni di prepac< razione e di passione, i quali rimarranno incancella- « bili nella storia dei popoli, come esempio di quel che « possa la perseveranza nei giusti propositi e la dignità « nelle pubbliche sventure ». . Onde il giorno seguente Vittorio Emanuele, nel suo Proclama a' Lombardi, disse così: « Restaurato il diritto nazionale, i vostri voti raffer- « mano l'unione col mio Regno che si fonda nelle gua- « 1:entigiedel vit;ere civile ». E, dunque, un grande errore il credere che l'annessione della Lombardia al Piemonte sia seguita in vir·tù del trattato di Zu1·igo- che ha la data del novembre 1859: mentre le solenni manifestazioni pubbliche di Milano e la parola del Re del 5, 8 e 9 giugno 1869 si riannodarono all'antecedente storico del '48 - onde non fu creduto necessario niun altro modo giuridico d'interrogare la coscienza lombarda: assemblea o plebiscito. III. Resta l'ullimo granciporro: il dissidio, cui accennò il Ministro Peruzzi nel 1863 - l'antagonismo tra la costituente ed i plebisciti nazionali. Ora questo è davvero il punctum saliens del problema fondamentale - attinenle 11llagenesi del risorgimento politico italiano, al processo evolutivo della storia nostra, alle ragioni supreme del diritto pubblico moderno. I plebisciti sono il documento storico e giuridico della nuova vita italiana: e, in omaggio al rispetto assoluto del diritto plebiscita1·io, il Yoto della Costituente - che risponde alla tradizione della Casa Sabauda - s'impone come una necessità ineluttabile de' principii razionali, che informano il 1·eggimento di uno Stato rnodel'no: in forza di cui le Carte - ne' paesi che si ergono sul fulcro della sovranità popolare - sono vincoli, pacta convencta, tra il popolo e il capo dello Stato. Se diamo uno sguardo, anche fuggevole, alle tavole, che sono nel nostro Parlamento, vediamo che ne' plebisciti di Toscana, dell'Emilia, delle Marche e dell'Umbria si parlò di Monarchia costituzionale: ne' plebisciti del Mezzogiorno, di Re costituzionale : ne' plebisciti di Mantova, di Venezia, di Roma e delle provincie romane, di governo monarchico costituzionale. Ora, io sono d'accordo col Lamrertico che la varietà di forme non altera la identità de pensiero, in quanto che tutti i plebisciti esprimono una volontà sola - quella del governo costituzionale monarchico. Ma ciò importa, soltanto, che l'Italia volle un re e una monarchia costituzionale - e, quando si chiede che cosa è la costituzione, alla quale pur si riferiscono i plebisciti, la risposta é facile : è la costituzione, nel suo significato più comune - e, cioè, una forma di monarchia non assoluta: il popolo italiano usciva dal dispotismo de' principi assoluti, e costituiione per lui suon11va limitazione del potere regio, negazione dell'assolutismo. I plebisciti non indicarono quale la costituzione fosse : né si può intendere che fosse la costituzione piemontese del '48. Non si può - perché è assolutamente inconcepibile che la nazione, nell'esercitare il primo atto di sovr.anità, abbia inflitta a sé stessa una degradazione civica - votando lo Statuto, che rispecchia l'autorità esorbitante del re, con la legge elettorale, che faceva parte del diritto costituzionale subalpino. La nazione avrebbe dato lo sgambetto alla maggior parte, sette milioni e più, di coloro, che votarono i plebisciti: il che sarebbe stata una contraddizione in terminis - una confisca della sovranità propria. Ancora: se il Rosmini, il Gioberti. il Cavour, il Balbo, il Parlamento subalpino e Carlo Alberto dichiararono nel '48 incompatibile lo Statuto con la monarchia nuova piemontese, fondata sul volere di alcune province - tanto meno si poteva nel '60 ritenerlo compatibile con l'unità proclamata dell'Italia, con la sovranità della nazione intera. Lo stesso Mamiani fu costretto a mette1·e in bocca a Niccolò Machiavelli queste testuali parole: « Come può una legge fondamentale largita ad un'angusta provincia qual;era il Piemonte acconciarsi b_ene
,.. 'l{IYISTA. 'P0P0LJRB DI POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIA.Ll all'intera Italia, che il contiene cinque volle e risulta di p&rti tanto diverse f » IV. Questi precedenti storici della vita italiana furono altra volta evocati nel nostro Parlamento. Il 13 giugno 1863, un ministro per l'interno, il Peruzzi, stigmatizzò il programma di un sodalizio democratico - perché invocante un patto nazionale, dettato da tutti, votato da tutti, sup1·emoper tutti. E il Peruzzi escamò : « Signori, io credo che di patti nazionali l'Italia non « ha bisogno. Ne ha uno: lo Statuto. Non ne vuole « altro ». E un deputato interruppe : - Lo voleva Cavour. Onde il Peruzzi : « Io non credo che Cavour volesse questo. Per me, o « signori, chiunque intende nei limiti dello Statuto al- « largare le no.:;tre istituzioni, fa opera di buon cittadino; « ma chiunque voglia mulare il patto scritto ... » più beìie nel risorgimento d'Italia - proclamò alto che lo Statuto non é mica la legge fondamentale del paese - non e plebiscitario - osservando trionfalmente al Farini eh~ di Statuto sulle tavole plebiscitarie non c' é verbo - e che monarchia costituzionale non dice quale la costituzione sia. Ma va d'incanto che una costituzione prestlppone la Costituente. Tesi svolta magistralmente e mirabilmente, more solito, da Alberto Mario. L'Estrema Sinistra ha richiamato sovente il Governo al rispetto delle pubbliche libertà, invocand~ lo Statuto : perché lo Statuto - pur non essendo in a,:monia, come disse nel '48 Carlo Alberto, col genio '? ,coi bisogni del secolo __. ha una parte, nella quale, per necessità di casi e di ambiente, fu giocoforza accogliere le franchigie liberali, sancite dalle Costituzioni co!ltemporane,: intorno alla stampa, alla manifestazione del pensiero, a' diritti di riunione e di associazione, alla sovranità della Camera elettiva, in materia di tributi pubblici e di accertamento de' poteri, alle giurisdizioni statarie speciali, etc. Ma - se presupposto della democrazia é la sovranità nazionale - l'Estrema Sinistra, che in Parlamento· é la E qui rumori della Sinistra : la Sinistra aveva altri sensi, allora I Ma il Peruzzi proseguì: L'Assistenza Ministeriale. voce de' partiti popolari, deve tendere alla rivendicazione del diritto costituente: senza di cui la sovranità nazionale é una lustra retorica, una vescica sgonfiata. E con la mozione Pantano''- accogliendo il postulalo del gruppo republi'cano parlamentare d'Italia, che il p_rimo e ~rgente bisogno del Paese è l esame della Cartà, con razionale esplicazione nel campo della legislazione tributaria, finanziaria, economica politica, civile, sociale - ha oggi interpetrata l' anima della Naz1011ee preludia a' destini futur·i della Sovranità sua. Associazione delta Croce....... del potere. « Chiunque voglia mutare « il patto scritto é un ribelle, « e come tale lo tratterò ». Ma aveva torto. Cavour nel suo Maiden's speech si dichiarò fautore del pa~to - cui il voto lombardo per la fusione era subordinato: e nel Risorgimento pubblicò saitti di Rosmini su la futura Costituente. Quel deputato che interruppe aveva ragione - ed era Francesco Crispi. Ricordiamo f lll R. MJRABELU. Deputato al Parlamento Iltrio~feolflaollìa (Storia fauti.stica di un governoreazionario). Non é facile poter dare La Sinistra storica fece della Costituente, per lungo volger di anni, il _caposaldo del pro~ramma suo : il conc'!tto dell'unità italiana (sono parole del 1866), anehe quando era appena un sogno, traeva seco lui in O[Jni mente ASSENNATA l'idea dt una NECESSARIA COSTITUENTE - ed il Cri"ipi1 nel '60, con Cattaneo, Garibaldi, Mario, Bertani, Mordini e allri, parteggiava per le assemblee: da cui era inscindibile il concetto di elaborJre e votare un patto fondamentale, nazionale. Ma mutano i saggi etc. Non deve mutare la democrazia radicale, repubblicana 1 un qualsiasi giudizio su di un governo come quello che attualmente disonora l'Italia, e ch'è un misto strano, caoL'on, Colombo - Ma che significaquesto travestimento 1 tico e mostruoso di viltà e Il generale - Capirai, le sedute della Camera durano sino di preeotenza, di perversa alle otto.... ostinazione e di miserevoli - 11 I I contraddizioni. Noi abbiamo - E il ministero deve curare,.. la maggioranza I pensato che quale esso sia (Giorno di Roma) realmente, non potrebbe sin- o socialista. La democrazia deve ritemprarsi al concetto nativo della Costituente - ripigliando la grande tradizione di Giuseppe Mazzini. Nel '71, il sommo Italiano vedeva nell'abdicazione di tale principio la cagione suprema delle condi;ioni morali che lamentiamo, e che minacciano di spegnere in culla la nuova vita del Paese. E l'Es.t,rema Sinistra non ha spezzato, come si vede, il filo d-èl suo passato migliore: dopo le pagine memorande, che nella sto1·ia parlamentare d'Italia scrisse, il 1813 e il 1882, un valentuomo, che fu capo suo venerato - Agostino Bertani. Nel '63 ei rammentò all'imniemore ministro, Peruui, il radicale concetto proclamato dal popolo lombardo vincitore alle barricate nella rivoluzione del '48, e i gloriosi precedenti del Parlamento subalpino: quando Vincenzo Gioberti, capo del Ministero democratico, abbracciò con entusiasmo l'insegna della Costituente italiana, e la Camera e il Senato la votarono, e necessaria la giudicò il Pinelli- ch'era il capo eminenle de' conservatori d'allora. Queste ed altre cose disse nel '63 il Bertani, serenamente, vigorosamente: senza che il campanello presidenziale strozzasse la libera parola; - e poi, dopo la pagina parlamentare del 1810, nel 1882, egli, lo scienziato illustre - il cui nome si lega alla storia delle aud.i:icie teticamente esprimersi che col titolo, che abbiamo apposto a questa rapida rassegna: il trionfo delta follia. L'esattezza, e la scrupolosa osservanza della verità contenute nel giudizio espresso da· te le titolo, l)Oi le faremo scalurire limpide e inco,nfu.t.àbili non dai nostri commenti, ma dalla rapida enumerazione dei fatti, che faremo, cominciando dalle cause che generarono il Ministero Pelloux, concepito e nato al di fuori delle aule parlamentari e senza alcuna indicazione delle Camere, che avevano il diritto e il dovere di darla. * • • Le origini. Si era nel 1898, il raccolto dei cereali nell'estate precedente era stato deficientissimo; il prezzo del pane saliva e cresceva la miseria dei lavoratori. Era facile prevedere, che gravi perturbamenti dell'ordine pubblico potevano verificarsi, e i prodromi sanguinosi c'erano stati ad Ancona, a Troina, a Modica, e in cento altri punti. Tutti dormivano della grossa e più di tutti il governo; vegliava soltanto la democrazia, che nei giornali, nei municipi e nel Parlamento dette il grido di allarme, e indicò i provvedimenti opportuni per iscongiurare il ri-
t-04 '1(.IYJSTAPOPOLARE 'Dl POUTICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI petersi e l'nllnl'gn1·si dei Lumu!Li.Con una ceciLà ve1·a- ·menle sLraordinaria le savie proposte della Estrema sulla sospensione o sul!' abolizione del dazio sui cereali vennero respinte dal governo e dalla maggioranza servile, che da tanti anni appoggia incondizionatamente qualunque ministero ha il COf'aggio di. minacciarla e di comandarla. . Ciò che era prevedibile ed era st11toprevisto avvenne: la bufera si sca Lenò sull' ILalia. Il governo, che non aveva sapuLo vedere e prevedere, era il solo vern responsabile 'dei tumu!Li; ma esso della propria responsabilità si scaricò scelleratamente sui cos·1 detti soooersioi ch'erano sLali i soli che avevano veduLo e preveduto. . L'ordine venne ristabilito col massacro dei lavoratori affamati; lo stato di assedio e i Tribunali di guerra in- 'fierironci contro le vittime designate dalla polizia, e migliaia di anni di galera, con modi in supera t1dai Borboni e dagli austriaci, vennero distribuiti contro i sooversioi colpevoli - e fo vera colpa f - di non aver tentato di trasformare i tumulti in rivoluzione .... (1). Le cause dei tumulti erano d'indole economica e morale; la qual cosa venne riconosciuta con singolare concordia dai g10rnali monarchici di ogni colore, dalle riviste più autorevoli e dagli uomini più onesti e temperati del partito moderato - dal senatore Bonfadini al senatore Villari, al Prof. Vidari ecc. ecc. - duranLe le giornate di maggio; e dopo. Data l'esattezza della genesi dei tumulti era naturale, che si fosse pensato a prevenirne la ripetizione con provvedimenti economici e morali. Il Ministero Di Rudinì, invece, ancora dominato dalla paura che gli avevano fatto i telegrammi falsi dei suoi amici della Vandea lombarda e toscana, non seppi far di meglio che escogitare una serie di provvedimenti politici intesi a ·consolidare e legalizzare la furiosa reazione 1el maggio. Esso cadde; e non meritava davvero di 'sopravvivere alle colpe ed agli errori commessi. * ,. ,. Il m,inistero Pelloux. lt ritiro e la ripresentazione dei proovedimenti politici. All'on. Di Rudinì successe nella direzione della cosa pubblica il Generale Pelloux. Per quali titoli accolse la successione non lo sappiamo; se lo sapessimo non ci sarebbe consentito di dirlo. Comunque, il nuovo Presidente del Consiglio non ostante alcuni errOl'i commessi - e non piccoli - comincia con un sapiente alto politico: ritira i provvedimenti presentati dal suo predecessore, perché riconosce, che non ce n'era bisogno ! Questo ritiro era tanto più notevole e da ritenersi determinato da sincera e profonda convinzione, in quanto che il gene,·ale Pelloux, cne lo compiva, trovandosi a Bari, colla facoltà di proclamarvi lo Stato di assedio durante il periodo dei tumulti, non volle ricorrervi, ritenendo che a ristabilire l'ordine bastassero i mezzi ordinari e l'impero eletta legge comune. Era trascorso più di anno dalle sanguinose $iornate di inaggio, e dal ritiro dei provvedimenti politici presentati dall'on. Di Rudinì. L'ordine era completamente rislabilito, la tranquillilà pubblica non era stata mai così grande, e si avevano i primi accenni di un certo risveglio economico. Il paese mostrava l'ardente desiderio di lavorare, e invocava l'oblio del passato dolo1·oso e del ricordo delle dissenzioni civili. L'amnistia s'imponeva; ma il ministro Pelloux non ,·olle darla, e invece ripresentò una edizione corretla e riveduta di provvedimenti politici. Il fatto destò la sorpresa negli uni, l'indignazione negli altri. Verme giudicato impolit;co e ingiustificabile perché mancava, non diciamo qualunque ragione, ma anche qualunque ridicolo pretesto. . Chi consigliò, cbi impose al ~enerale Pelloux l'atto veramente insano? Tutta la ver1Là su questo riguardo fo1·se non la conosciamo; dobbiamo contentarci, perciò, di quella che ci appàre tale e che mira a riversare la responsabilità sugli on. Sonnino e PrineLti. I quali, colla (1) Ciò è dimostrato con una evidenza schiacciante nel libro dell'on. Colajanni: L'Italia nel 1898. Nessuno sinora ha osato confutarlo ! Il Corriere della Sera, la Perseveranza, L'Idea liberale, La Na:z:ione,Il Corriere di Napoli, e quanti altri giornali e riviste sono ai servizi della reazione, che avrebbero avuto il diritto e il dovere di rimettere le cose a posto, se qualcuna ce n"era da correggere : non hanno saputo far di meglio che tacere. Questo silenzio rappresenta l'alcaloide della viltà e della disoneatà politica. ripresentazione di quei provvedimenti, intendevano sopratutto di distaccare l'on. Pelloux dai suoi attachès, dagli on. Giolitti e Zanal'delli, e condurlo in g1•embo della destra e del ceniro onde poterlo strozzare, quando sarebbe suonata l'ora di strozzarlo, ed i raccoglierne l'eredità. Quali che siano stati i promotori e i faLLori di questa prima e inconcepibile contraddizione del generale Pello ux certo é che essa apparve a tutti: come un tentalivo di pe,-turbamento della pace pubblica, come un guado di sfida lanciato alla democrazia, come un programma completo di reazione. * L'Estrema sinistra accetta la sjicla. L' ostruzionisnio. Venuti in discussione gl' in fausti provvedi men li politici, la democrazia parlamentare prende risolutamenle il suo posto di battaglia. Spera an~ora, però, che 'luanti nella Camera si dicevano amici del regime rappresentativo, a destra ed a sinistra, avessero pensato a seppellirli subilo con un voto netto e reciso. S\ngannò; poichè anche gli amici degli on. Zanardelli e Giolitti incautamente votarono il passaggio alla seconda lettura. Gli oppositori di parte costituzionale che commisero tale errore fecero delle riserve; ma queste furono ridotte a nulla dalle dichiarazioni franche e precise del Presidente del Consiglio, che assegnò il giusto significato da darsi al voto pel passaggio alla seconda lettura. L'Estrema sin.-stra, ammaestrala dalla dura lezione dei fatLi, si convinse che ad impedire l'attentalo contro le magre libertà slalutarie non poteva contare che su sè sola; non poteva sperare di trovare amici ed allenti nelle fila costituzionali, dalle quali avrebbe dovuto partire il grido della riscossa in difesa delle istituzioni. L'Estrema scarsa di numero, ma ricca di energia morale e intellettuale, ed animata dal fuoco 3acro della libertà si decise alla lotta con tutti i mezzi e colle armi che le rimanevano. Decise l'ostruirionismo. La parola era nuova in Italia ; ma non la cosa. Erano state lunghissime alcune discussioni - legge universitaria, concessioni ferroviarie, perequazione fondiaria ecc.;- a centinaia erano stati i discorsi e gli ordini del giorno presentali in tali occasioni; a difesa di semplici interessi di partito o di meschinissimi interessi locali gli stessi on. Sonnino, Prinetti ed altri avevano domandato dei ripetuti appelli nominali con relativi squagliamenti per non far fare il numero legale; lo stesso onorando Duca di Sermoneta, dal suo banco di estrema destra, aveva dato l'esempio dei rumori con mezzi meccanici !... La indignazione, che ostentarono gli apostoli della reazione quando venne annunziato l'ostruzionismo, quindi, non poté rappresentare che la menzogna e l' ipocrisia. L'Estrema sinistra, ad ogni modo, non venne ai ferri corti senza aver fallo l'ultimo tentativo di allontanare il governo dalla via della perdizione, e per bocca degli on. Colajanni e Pantano propose che si discutessero prima i b~lanci. e le. l~ggi d" indole economica e J?OSc~a 1 l?rovved1menti politici; o che, per lo meno, questi ult1m1 venissero rimandati alle sedute antimeridiane, riserbando le pomeridiane alle quistioni, che maggiormente interessavano il paese. Invano. La reazione aveva fretta di ottenere il suo Codice nuovissimo. L'ostruzionismo apparve come una necessità suprema, e cominciò, pacifico e legale. come si era praticato in Italia, in Inghilterra e nel Belgio - senza ricorrere mai alle violenze cui si era abbandonato nel Reichstag austriaco. Ma governo e maggioranza - più la maggioranza capitanata dall'on. Sonnino che il governo - avevano fretta di arrivare, e quando meno si credeva venne chiusa la Camera e nello stesso giorno 22 Giugno 1899 venne presentato il famoso Decreto-legge, che rimarrà a perenne memoria dell'insipienza del governo, del senilismo della maggioranza, della libidine di 1·eazione dell'uno e dell'altra. Riaperta. la Camera il 28 Giugno ricomincia la discussione; la indignazione pel mostruoso attenta lo contro lo Statuto, dalla Estrema Sinistra si propaga alla destra ed alla sinistra costituzionale. La democrazia _comprende che urge anzitutto <l' impedire il male, e rinunziando ai suoi metodi, lascia l'iniziativa della nuova lotta ai costituzionali, per togliere ogni preleslo a malignazioni sui suoi fini agli staffieri del ministero ed ai pusilli della maggioranza. Perciò l' Estrema sinistra il 28 Giugno tace; il suo si!enzio é religioso,
RIYIST4 'POPOL.4RBDl POL111CA LBTTBRB B SCIBNZBSOCULl 105 e lascia la parola a Zanardelli ed a Colombo, a Di Rudinì, a Bonacoi, a Branca, a Nocito, a Fortis. Sono stati tutti ministri e sottosegretari di Stato; sono tutti monarchici insospettabili; e tutti con parola vibrata e con vigore di argomentazioni stritolano il Decreto-legge come incostituzionale. L' Estrwia sinistra ascolta silenziosa le requisitorie degli ex ministri del Re contro il ministero, della reazione, e lascia che quelli rievochino 1I sacrosanto diritto statutario e facciano la giustificazione della condotta degli ostru.zionisti (1). Fu l'on. Colombo - quello stesso or.. Colombo che oggi é il c0mplice dell'.on. Pelloux e dell'on. Sonnino - che allora disse agli autori del Decreto-legge: Dovevate lasciare tempo al tempo; Le ostruzioni non si vincono da un giorno all'altro; in altri paesi del mondo,nei cui Parlamentisi è manifestatol'ostruzionismho,annoavuto maggiorpazienza. Se con questo severo giudizio !'on. Colomho stigmatizzava la inopportunità del Decreto-legge, mostravasi ancor più inesorabile nello stabilire la incostituzionalità del contenuto. « Questa volta, diceva l'attuale Presidente della Camera, non si tratta più di un Decreto-frgge su questioni finanziarie; si tratta diunprovvedimentoancorapiù grave, si tratta nientemenoche di modificaro il Codicepenalee la legge di pubblicasicurezza contro le precisedisposiziondi elloStatutofondamentaldeel Regn.o.. » « Con questo Decreto-LegL'articolo primo votato. La sopraffazione e il tumulto. Chiusura della sessione. Processo delle Urne. Quale fosse l'indole della maggioranza apparve chiaro dalla votazione dell'articolo 1 ° dei provvedimenti politici. Sul volo non ci sarebbe stato da ridire se fosse stato l'espressione di una sincera convinzione: si poteva trattare in questo caso di un errore politico commesso in buona fede. Disgraziatamente nell'attitudine di gran parte della Destra non ci entravano, nemmeno in minima parte la sincerità e la buona fede. La dimostrazione matematica di questo stato di animo venne data dal discorso e dal voto dell'on. Colombo. Nel primo sappiamo che c'era la condanna inesorabile del Decreto-legge; col secondo si app1·9vò ciò ch'era stato condannato. La motivazione del voto fu degna della miserevole contraddizione: Non voglio prooocare una crisi ,ninisteriale in questo momento I Questa sola fu la conclusione brevissima e dissonante maledettamente dal resto del discorso dell'on. Colombo. Non c' é dubbio : nel voto non vi ebbero a vedere né gl'interessi dello stato, né la difesa del diritto, né il bene pubblico. L'on. Colombo coi suoi amici di destra salvarono il ministero Pelloux perché non credettero matura la pera ... della successione. Niente altro. Si potrebbe perdonare questo vo.to contro coscienza se fosse stata in giuGco una ge, o signori ministri, avete creato un precedente terribile: precedentfl il quale potrebbe essere invocato contro di noi, quando fossimo i vinti e nonavessimo altre armi In mano per combattere, che quelledatecidalla legge ». Ai piedi di un monumento. quistione -di secondaria importanza : avrebbe potuto rappresentare un peccato veniale. Invece trattavasi dello Statuto fondamentale del Regno, dell' essenza stessa del regime pct1'Lamentare, per esplicita confessione dello stesso on. Colombo. Il suo voto, quindi, equivale ad ima iniqua defezione resa più odiosa dalla confessata coscienza, che si aveva di commetterla ! « .... Questa misul'a costituisce un preeedente troppo grave per la stabilità dellenostre istituzioni ». A .. Che ~osa rimaneva da fare all'Estrema di fronte ad una maggioranza che non aveva criteri politici e moNon é chiaro, non é evidente più che la luce del sole, che !'on. Colombo riconobbe esplicitamente il giorno 28 Giugno 1899 che l' ostruzionis,no era un'arma che la legge dava in mano ali' Estrema sinistra, e a cui anche la destra avrebbe potuto ricorrere se, vinta, altre armi non avesse avuto in mano per combattere f Sono le sue precise parole!! Non é •!hiaro, non è evidente che almeno di fronte al Decreto-legge l'Estrema sinistra adopera l'ostruzionismo in difesa della legge e dello Statuto ? Lo ha esplicitamente riconosciuto !'on. Colombo! ~- ·~ l~~liYlil~...- ='- ~ :.----~";;"~ rali; ad una maggioranza che inghiotte l' articolo 1° nella edizione sopprimente il dir·itto di riunione; ad una maggioranza che ha assistito impassibile allo schiaffo sonoro dato soIdatescamen te dal· Presidente del Consiglio al Ministro Guardasigilli, che aveva difeso l'antica dizione dello stesso articolo con un discorso, che fu un inno alla libertà e al diritto di rìunionef Nìent'allro che riprendere il . .;~~ ,'~:,;..-- . ~ ,,-:.~:_:;::::,_ - Persuaso che voi l"avete dato per forza, io lo straccio per amore. (Uomo di Pietra di Milano). Dunque: legittimo il mezzo; santo lo scopo dell'Estrema ! E se non ostante gli sforzi supremi dell' Estrema a difesa dello Statuto, coi mezzi che le pone in mano la legge, la reazione dovesse trionfare, il mostricciattolo che uscirebbe dall'auletta non potrebbe essere vitale, e certamente non sarebbe legittimo. Lo riconobbe Giuseppe Zanardelli - un monarchico convinto ed un giuristapolitico di prim'ordine - nello stesso giorno 28 Giugno. Ecco le sue parole: « La Camera non potrebbe mai efficacemente deliberare che si possa uscire dallo Statuto. Sicche se una maggioranza deliberasse in tal senso, a nulla approderebbe. Perci6 dopo, come prima della vostra deliberazione il decreto 22 Giugno, secondo che già disse L'on. Bonacci, sarebbe irrito e nullo; poiche: Le carte, Lecostituzioni, gli statuti non sono altro che garanzia di diritti, non sono altro che Limiti e freni di poteri costituzionali, e sarebbero completamente inutili se un colpo di 1naggioranza Lipotesse derogare e mettere in non cale )}, (1) I nostri lettori troveranno riprodotti integralmente i discorsi di r.olombo, Zanardalli, Bonacci, Nocito e Branca nel numero del 30 Giugno 1899 della Rivista Popolare. posto avanzato di combattimento çon l'unica arma legittima, che le rimaneva in mano, l'ostruzionismo. Ma appena ricominciata la lolla aspra, la maggioranza volle sopraffare la democrazia parlamentare, e per renderla più umiliante accolse la sopraffazione compiuta coi più vivi applausi! Alla violenza l'Estrema contrappose la violenza - com'era suo· dovere. D'onde il pugilato prima e il rovesciamento delle urne dopo, appena fu riaperta la seduta. Il 30 giugno fu prorogata la Camera e immediatamente fu chiusa la sessione. La chiusura della sessione avrebbe potuto essere un atto di sapienza politica, perché importava la caduta di tutti i disegni di legge. che stavano dinanzi al Padamen to, compreso il Decreto-legge. Invece si continuò ad applicare quest'ultimo conlro ogni norma co~.tituzìonale, e si chiuse la sessione soltanto per isfogare contro Costa una bassa vendetta, arrestandolo per una condanna sulla quale era caduta l'amnistia. Questo arresto divenne superlativamente ignominioso pel •governo che lo ordinava; perché fu un atto di sfacciata parzialità. Infatti seguitarono a camminare liberamente altri deputati conuannati per reati comuni, e che ·non avevano goduto di alcuna amnistia. Sì chiuse la sessione, inoltre, per iniziare il cosiddetto processo delle urne.
106 '1UTIS'IA l'OPOLARB1Jl POLI'!ICA LETTEREE SCIENZESOCIALI * •• Riapertura della Camera. La tregua. Il g_ooerno accede alle iqee dell'Estrema. Il ministero condannato dalla Suprema Corte di Cassazione. Strana sorle del ministero della reazione ! Si chiuse la sessione per arrestare qualche deputalo popolare e per imbastire il p1·ocesso delle urne; si affrettò la riapertura della Camera per fare andare a monte lo stesso processo ..... Infatti l'enormità giuridica, politica e morale del processo delle _urne era t~le ~he. suscitò_ le proteste della fiacca coscienza pubblica 1tahana; e 11governo convintosi che si andava incontro ad una clamoros~ assoluz~or_iedegli accusali, dal fiasc0 colossale, credette salvarsi facendolo_ cadere c_olla riapertura della Camera. Questo sc~po d~ven~e evidente pel fatto, che non fece chiedere J aulor1zzaz10ne a procedere contro i deputati accusati. Il_processo,_ c!ie rimarrà celeb~e negli annali degli errori go_vernat1v1,non produsse di buono che la splendida e convmcen!e a_u!o-difesa di Prampolini, che pubblicò nella_ s~a qiust~zta, non avendola potuta pronunziare dinanzi a1 Gìurat1. . Il decr~Lo-le~ge del _22Qiu~no, contro ogni legge, sappiamo eh era rimasto m piedi. Dal punto di vista del gov~rno e_dei ~onerchic1 costituzionali s'imponeva l'immediata d1scuss1one. Era diversa la condizione dell' Est~e1:1-a, cui giovaYa vedere diguazzare nella illegalità il mm1stero. L'opposizione di Sun Maestà comprese la convenienza della_ immedrnta discussi~ne del Deer~to-legge, che venne ripresentato ben tardi contro t,0gm decenza costituzionale; l' Estre0a, fedele alle proposte fatte in giugno r1_propose che s1 dasse la prece<ienza 11lladiscussione dei disegni di legge d'indole economica; e il go,ve·rno per b~qca dell'on. Visconti-Venosta, con un aitra co~tradd1Z1onelampante prevenne l'Estrema e trovò giusto ciò che aveva combattuto in Giugno mettendosi in perfetto accordo coi... sovversioi I C'era tanta carne al fuoco coi disegni di legge indicali dal _ministero tra quelli che dovevano avere la precedenza sul Decreto-leg~e, che si ritenne da tutti che la poca premura del mrnistero nel discuterlo equivale~a ad un_ seepellimento senza onori funebri né di prima, né di ultima classe. La Camera si mise al lavoro utile colla treoua di Dio· o ' ma ~uesla f~ rotta da ~na_sentenza della Suprema Corte di Cassaz10ne, che dichiarò caducato colla chiusura 4e_ll~Sess~on~ _il disegno di legge sui provvedimenti pohtic1, e qu!ndi illegale la loro applicazione fatta per Decreto Reg10. . Lo schiaffo colpì in pieno viso il ministero della reaz10ne. Quale doveva essere la sua condotta f Ritirare il Decreto-legge del 22 G:ug,no, magari riservandosi di pres~ntarne un'altro analogo. Questo imponeva la logica più elementare. Il ministero., invece, che ci tiene a non rispettarne alcuna, si ribella contro la Cassazione che ay~va _pr?cla_mata infallib_ile quando i suoi 1·espon~i servih gh riuscivano comodi, affretta la discussione di un Decrelo-legge irrito e nullo ai sensi della costituzione caduto colla chiusura della sessione e solennemente pro~ clamato tale dalla Sentenza della Cassazione che si trovò _di ace:ord? colla Corte dei C~nLi, che co~e illegale ed mcostitu:i:10nale non volle mai registrarlo ! L_ab~tt_aglia ricominciò viva ed aspra il 24 febbraio, ed 11ministero ottenne una scarsa mao-oioranza di 32 voti il 2 marzo. 00 * .... La mozione-ghigliottina. Viva la Costituente I L'Estrema tiene fermo all'o~truz~onismo e lo pratica con tanta calma e con tanta mtelhgenza che strappa l' ammirazione agli stessi. a".versari costituzionali; alcuni dei quali - caso nuovissimo - vanno a militare transitoriamente sotto le sue bandiere a difesa dello Statuto. L'Estrema aveva guadagnato immensamente, nella Camera e nel paesè, colla _s1;1parud~nza e co_lla Io:nganimità mostrata in numerosi rnc1denti solleva t1, e d1 fronte alle ripetute prepotenze della maggioranza e del Presidente Colombo· rn~identi e prepotenze che si seppe dopo a quello eh~ mirassero. Ma furono precisameste la calma e la lonoanimità dell'Estrema, che fece p1irdere la pazienza alla 0 mag!tioranza - o meglio al gruppo Sonnmo che n'é il ce~tro direttivo e preponderante. L'impazienza si esplicò QOn la _presentazione della mozione Cambray-Digny ch'è la qurn~essenza della mostruosità logica, politica ~ morale· che 11suo stesso autore dopo pochi giorni fu costrett~ ed anche questo è caso non raro, ma unico - ad emendare. 1 Sanno i nosti-i letLori in che cosa consiste la mozione Cambray-Digny, che su;era in forcaiolismo tutlo quello ch'era stato immaginato sinora dal ministero. della reazione; ad ogni modo giova ricordare che colla medesima s'intendeva aRprovala una riforma misteriosa del regola~ento della ~ame.ra, due giorni dopo la sua presentaz10ne, senzad1scuss1oenesenzavotazion..e.. S~perfluo _parlare dell~ generale indignazione, anche tr-a 1_membri della ma0 g10ranza, che da loro stessi si coi:is.1derava_n9come g}i Etiopi ?ell'Aida prigionieri infelici del mmisLero; piuttosto diremo che alcuni firmatari della mozione-ghigliottina, dichiararono che essa er_a pront?- da quindi~i giorni, e eh~ il Cambray-Digny, mandatar10 del Sonmno, la teneva m Lasca per present~1-~aal 'Y!o,nento opportuno - quando, cioè, l'Estrema sinistra si fosse abbandonata alla violenza e al tumulto. Ma il tumulto e la violenza non vennero, e la mozioneforca v_enne presentata per provocarli. Con ciò rimangono dm~ostrate ad un tempo_: la premeditazione e la pro vocazione grave, per sopprimere, senza pretesti plausibili, o~ni libera discussione. .E il risultato di questa suppu.razione purulenta soprag- ~iunta _su\ can?ro del Decreto-legge f Questo solo: l o~tr~zi<:?ntsmo s1 spostò dal pecreto-le~ge alla mozionegh1ghottma. Non solo; ma l Estrema sinistra per mezzo di Pantano, all'attent?to iniquo e massimo c~.nlro il regime parlamentar e rispose colla presentazione di una mozione invocante la convocazione della Costituente eletta a suffragio universale. Fu incostituzionale la mossa? Cosi voller6 dare ad intendere gli on. Pelloux, Guicciardini e Giolitti, che incautamente provocarono un volo tra la monarchia e la rep~bblica_ - .ed essi soli furono gl' incostituzionali! - ; ma 10cost.1tuz10nale non è, come, rievocando tutti i precedenti s_torici, hanno provato diversi giornali, e come qui stesso dimostra l'on. Mirabelli in apposito articolo. Intanto l'on. Colombo e la sua maggioranza, non contenti delle prepolenze precedenti, e irritati dalla calma del1' Estrenia, vollero commettere l'ultima sopraffazione manomettendo i diritti dei deputali e negando all'on. Pantano lo svolgimento della sua mozione, anche sotto la forma di o~dine del giorno. Quest'u1tima violenza non pote.va e non doveva su - birsi ~enza ~nergica prole.sta; e la protesta avvenne grand10sa, 1 icordante alcune scene culminanti della rivoluzione francese, il giorno 23 marzo - un mese dopo che fu ricominciala la discussione del Decreto-Jeoge - quando, levandosi in piedi, i rappresentanti dell~ Montagna acclamarono e11Lusia'>Licamenteaìla Costituente. La Destra e i Centri aìlibili tacquero e la seduta fu sciolta. La scena si ripelè ali' indomani; ma questa volta la maggioranza al grido: Viva la Costituente I contrappose con altrettanto calore l'altro : Vù,a il Rei creando imprudenlemen te una per-icolosa an Linomìa. * •• In attesa _degli avoenimenti. La brutale provocazione della ma~g10ranz11, la complicilà di Colombo e la testardaggine rnsuperabile del Ministero, hanno crealo una situazione delle più difficili, senza uscita. Senza uscita l' hanno dichi~ra L~ al Presidente Colombo i capi dell'opposlZlone cosl1tuz10nale - Di Rudinì, Zanardelli, Giolitti e Coppino - da lui tardivamente invitati ad un convegno 11giorno 26 marzo. Mentre scriviamo non si sa quale potrà essere la soluzione della gravissima situazione. Il paese comincia a svegliarsi, non oslante le sbirreS?he ri:ii?acce e proi~izioni del governo, che ha a sua d1sposmone parerch1 Bava-Beccaris; e coli' Estrema si dichiarano solidali quanli hanno menle e cuore quanti antepongono gl' interessi del paese a quelli di ;11 disonesto gruppo di ambiziosi, quanti tengono fed·e al re- ~ime p?rl_a1:nenl~re e~ alle lioe!·tà,_ die conl1·as;;egnano 1 popoh c1vd1. L ades10ne entusrnst1ca di d'Annunzio all'Estrema e il suo intervento nella riunione nella Sala Rossa sono indizi del movimento della pubblica opinione; ed è noto che tale avvenimento ha prodotto una profonda impressione in Italia e all'estero. Probabilmente l'Estrema ora come o~a è destinata a soccombere sopraffatta dal numero dei depulati-staffieri,
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALl 107 in gran parte forniti dal Mezzogiorno; ma la sua. azione rimarrà memorabile nella storia parlamentare italiana. Le premesse stabilite oggi dalla Montagna, a tempo opportuno, daranno le immancabili conseguenze. La Estrema, intanto ha bene meritato della patria e della causa della libertà. P. S. - M~~tre· corr~ggi~mo le bozze di stampa ?i arriva la notizia del pr10c1p10della fine. Quale esso sia i nostri lettori lo conoscono e noi non abbiamo bisogno di fare la cronaca. La votazione del giorno 29 é più che un colpo di maggioranza: é una cosa che disonora un paese. L'estrema sinistra giudica falsa ed illegale la votazione e non può rer,dersi complice dei falsari riconoscendone le coh&eguenze. A rispettare la decenza non si accordò la parola nemmeno ad un Collare dell'Annunziala, che l'aveva chiesta! Il gruppo indipendente bitrio di una Commissione; e, una volta modificato, ha da entrare in vigore subito, senza che la Camera stessa venga chiamata a discutere e a votare in proposito l Notate che si tratta di una commissione che non é eletta dalla Camera, ma nominala dal Presidente; notate che in questa commissione la opposizione non é rappresentata che da un deputato, !'on. Sacchi, il quale per giunta non può da tempo trovarsi a Roma, causa la malattia grave di una figlia; notate che, appunto perché 000 credeva di poter rllppresentare da solo l'opposizione, l'on. Sa,~chi a ,eva deciso di dimettersi, e non rimase che per deferenza ai suoi colleghi dell'estrema sinistra. Parliamo però con calma. Non vi pare questo un atto di vera e propria rivoluzione da parte della maggioranza "?Il Regolamento della Camera non é il regolamento per le insegne delle botteghe: esso costituisce una vera e propria legge, nnzi una legge di carattere costituzionale. In Austria e in Germania si chiama anzi appunto Gesetz. Lo Statuto fissa il principio generale del della Destra - nel quale si distinguono Lucca, De Nicolò, Emilio Farina, il conte Giusso, D€ Ma1·tino ecc. - e tutta quanta la Sinistra con a capo Zanardelli, Giolitti, Coppino, Bonacci ecc. sono concordi coll'estrema sinistra nel ritenere che il voto del 29 é nullo. Un nuovo ramo di commercio governo rappresentativo e ne determina le linee massime. È il Regolamento interno della Camera che ne enumera, ne sviluppa e ne precisa le garanzie. Si prevede perciò che la Camera non potrà più tenere sedute se non procedendo all' arresto di tutti 1 deputali della Montagna. LA RIVISTA I GIUDIZI delslatammpoanarchica sull'ordine del giorno Cambray-Digny Al Mat.ino di Napoli, Cantalupi telegrafava il 21: Ora, non vi sembra enorme, inconcepibile che tutta questa materia delicata, gravissima, venga 'affidata dalla maggioranza ai pieni poteri di una commissione - e di- una commissione costituita nel modo che v'ho dello - i,;a\vo ad accettarne i deliberati, qualunque che siano, senza che a chi si· oppone sia dato nemmeno di discuter-e"? E non vi pare enorme che - del resto, in opposizione a un pr<:>cedenle classico - il re~olameuto rosi riformato debba applicarsi entro quara11tott'ore a una discussione già in corso"? Gli é come se modificaste, a danno di una delle parti, il codice di procedura a proposito di una causa e proprio mentre essa é in col'so. La Stampa di Torino del 13 marzo scriveva: "Se tali procedure venisLa bomba che, come v'ho detto ieri, doveva scoppiare sabato, fu invece deposta oggi. S'è incaricato di collocarla nell'aula un rappresentante della gentile Toscana, l'on. Tommaso de Cambray-Digny, discendente di famiglia calata in Italia coi Lorenesi, e il cui padre, prima di essere ministro delle finanze col Regno d'Italia, fu gonfalo- - ChertstupidagginiJ!!Il~popolo dice che le finanze sarebbero rovinate eia nuovo progetto..._sullaflotta:(1.) ; ma la rovina sarebbe invece il contrario. Infatti dacché mio marito si è fatto apostolo di questo progetto, guadagna tanto, che io ogni settimana posso comprare un abito nuovo. (Simplicissùnas di Monaco). sero realizzate che ne nascerebbe"? « Nove cieputati, scelti da un presidente - il quale è già l'emanazione di una ben esigua maggioranza (tulti ricordano la scarsa votazione avuta dall' on. (1) In Germai1ia la trasformazione della flotta vuol dire la spesa di parecchi miliardi. N. d. R. niere a Firenze ai tempi dell'ultimo Granduca, detto Canapone dalla folla zazzera. Non giuro della autenticità" di tutti questi dati, che un fiorentino ha la bontà di fornirmi nel momento in cui mi accingo a telegrafarvi. Ma la bomba, il cui getto indignò sulle prime, esaminata a mente più calma nei suoi elementi, produce, più che altro, un senso di curiosa meraviglia. Ne è tale la enormità di contenuto che forse esso solo basterà per impedire lo scoppio. Anche in questo, presidente, ministero e maggioranza sono stati male consigliali. L' eccesso violento della proposta Cambray-Digny è tale che non potranno votarla i deputali i quali pu1·e inorridi'- vano agli spettacoli dell' ostruzionismo e giudicavano necessaria e urgente la riforma del Rlgolamenlo. L'on. Giolitti pronunziò una prima parola gius~a q~ando disse: « questa é una pura e semplice abdicazione della Camera »; l'on. Rudini ne pronunziò un'altra quando disse: «. non credo che deputati che si rispèltano possano approvarla ». E, in realtà, non d'allro si tralla: il regnlamento della Camera dev'esse1·e modificalo ad arColombo) - sarebbero gli a1·bilri improvvisati delle discussioni parlamenlUl'i e delle loro forme. . « La trooata dcll'on. Cambray-Digny diretta ad alterare un provvedimento facendo a meno del voto della Camera, rivela la stessa paternità del decreto-legge, che era anch'esso deslinalo ad avere corso senza quello stesso voto. Di questa eresia costituzionale di Pelloux, e dei suoi ispiratori, ha fatto giustizia la Cassazione Romana. Della nuova imprudente audacia, messa in campo oggi, farà giustizia, senz'altro, la Camera oggi. E la Gazzetta di Torino del 22-23 marzo: I sintomi dicono che anche questa volta il ministero rimarrà vittima di un illusione, e che l'immaginato 1·isolvente rimarrà inallivo. L'ost"ruzionismo si sposterà unicamente di terreno. . . . . Come appal'e evidente i sostenitori dei governo si aggirano in un circolo vizioso. Di più neppure riusciranno ad isolare l'Estrema sinislra coalizzando contro di essa tutte le frazioni monarcliiche della Cam,,ra. L'eccessività della proposta presentata ha impedito la
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==