II2 'lUYIS7.4. POPOLARE DI POLI71C.4. LETTERE E SCIENZE SOCIALI La soluzione Saracco Da un mio egregio e caro collega, che milita in al- ·tro campo, ricevo una lettera che pubblico nella sua integrità. Avrei da fare delle obbiezioni sopra alcuni giudizi suoi ed anche sulle sue teorie costituzionali; ma me ne asteng0, poichè sarebbero assolutame11te superflue pei lettori della Rivista Popolare, che sanno ·benissimo come la penso e potranno da loro stessi correggere e commentare. Sulla soluzione dall'amico mio preconizzata dal punto -di vista del partito, cui mi onoro di appartenere, non mi credo autorizza·o in modo alcuno ad interloquire. I costituzionali sinceri, però, sembra evidente, che dovrebbero caldeggiarla; e, chi sa? forse i rappresentanti -dei partiti popolari l' accoglierebbero con una certa soddisfa;ione, poichè penso che essi, nella grande maggioranza, alle soluzioni violente, incerte per tutti, e che .a tutti potrebbero riuscire dannose, preferirebbero un ministero che consentis,;e ai gruppi parlamentari una vera tregua di Dio durante la quale ciascuno seppellirebbe i propri morti - e dei morti che urlano, se- -condo la espressione immaginosa del D'Annunzio, ce ne sono a decine a destra, al centro ed a sinistra I - -e si potrebbe fare un primo passo verso una riorganizzazione di partiti a base genuina di principi e di pubblico interesse e non di ripicchi e di vo\gari am - ·bizioni personali, che riescono alla polverizzazione dei partiti, alla coltivazione intensiva delle aspirazioni al -potere di tutti i politici lilliputtiani, ed alla degenera.ione del regime parlamentare. Ed ora dò la parola all'amico mio, che occupa una -posi7ione non così modesta come egli l'annunzia, e che meglio farebbe, se preparasse il terreno all'avvento di un Ministero Saracco, con maggiore coraggio tra i colleghi di parte costituzionale, e più largamente nella stampa quotidiana. Caro Colajanni, « Lo spettacolo cui assisto alla Camera da molti « giorni mi ha profondamente rattristato. Non voglio « offendere le convin ioni tue e dei tuoi amici politici « affermando che la Estrema sinistra ricorra ad una « burma dose di farisaismo volendo interpretare troppo « rigidamente la lettera del Regolamento, di cui si vale « come di un diritto suo, a difesa del quale si sente « incoraggiata a combattere sino all'estremo; mi con- « sentirai. però, che io dica che mai come in questo « caso ebbe ragione il Manzoni, che nelle cose umane « non sapeva scorgere il ta~lio netto tra il diritto e « il torto. « Comunque, converrai pure che chi ci va di mezzo « in questa lotta ingrata, che si è impegnata a Mon- « tecitorio, è il regime parlamentare ed un tantino an- « che l'interesse del paese, che dai suoi rappresentanti « attende un lavoro più proficuo. « Ma come uscire dalla presente situazione penosa? « Ecco il problema. « La sinistra estrema crede non poter cedere ; ce- « dendo uscirebbe esautorata non solo di fronte al pae- « se, ma la ritirata sua sente che equivarrebbe alla -« sconfitta delle pubbliche libertà e teme che verrebbe « tardi assai la rivincita. « Può cedere il Ministero? Lo avrebbe potuto di- « gnitosamente in altre occasioni, che si lasciò sfug- ., gire; non più adesso. Per cedere ora dovrebbe far « mostra di un coraggio, di Hna abnegazione, di un « patriottismo, di cui pochi o nessuno lo credono ca- « pace. E del resto il Ministero accampa un altro are gomento altrettanto formalistico e farisaico quanto è « quello di cui si fa forte l'Estrema sinistra : esso re- « •puta che sarebbe incomprensibile il ritiro di un ga- « binetto, che ha la maggioranza per sè : una mag .. « gioranza sicura e provata. E provata, indubbiamente, « deve ritenersi una maggioranza, che ha fatto buon viso < alla mozione Cambray-Digny, e che non ha trovato « in sè l'energia per ribellaròi contro la grave offesa « arrecata al regime rappresentativo. " Si dovrà attendere, perciò, che dall'una e dall'altra « si arri vi alle estreme violenze? Tutti romperanno, e i « cocci probabilmente non verranno raccolti. Ma chi « pagherà? « Di fronte a questa penosa e intricata situazione < non c'è che un modo solo di fare uscire tutti dall'eme passe cui sono ridotti; e questo modo viene rappre- < sentato dall'intervento diretto della Corona. « Tu, caro Colajanni, forse farai il viso dell'armi < a· questa proposta nella quale scorgerai una inde- < bita ingerenza del Capo dello Stato ed una diminuì- « zione delle franchigie costituzionali. Ma da buon po- '- sitivista quale ti conosco converrai che in politica « bisogna tener conto nell'agire di ciò che realmente è, « e non di ciò che vorremmo che fosse. Prendendo come ·, punto di partenza la realtà noi possiamo anche agire « in guisa di avvicinarci sempre più all'ideale, che ci « prefiggiamo. Ciò che risponde ai canoni di quel sano « evoluzìonismo, di cui tu ti professi sostenitore. La « realtà tu la conosci e venne enunziata più volte da « Francesco Crispi, ed a quattr'occhi non potrebbe nem- « meno negarla il suo antagonista Marchese Di Rudini: « nelle crisi ministeriali, dal 184~ in poi, intervenne • quasi sempre, più o meno manifestamente la Corona. • Questo intervento, forse, riuscirebbe più ostico ai « ministeriali, che non comprenderebbero come po- « trebbe essere licenziato un Gahinetto, che ha otte- « nute ripetute prove di fiducia dalla maggioranza. e Anzitutto mi preme. dal punto di vi:;ta stretta- « mente costituzionale, rilevare che la più elevata fon- « zione del Capo dello Stato, nel regime monarchico « costituzionale, è quella di potersi elevare al disopra « delle miserie dei partiti e delle ambizioni personali, « in vista del bene pubblico. Molti illustratori - e non « tra i meno liberali della costituzione inglese - sono « di questo avviso. « In Italia, poi, non avreb½ero alcuna ragione di ac- « cogliere malamente questo intervento quei capi che « più volte hanno tratto benefizio dall'intervento stes o, « e sono stati gratificati del potere senza che vi aves- " sero titolo alcuno! Molto meno potrebbe dolersene « l'on. Sonnino che vorrebbe aumentare i poteri e l'in~ « fl.uenza della Corona trasformando il nostro da re- « gime parlamentare, quale stentatamente e con un « cammino a zig zag si è venuto conformando, dal « 1848 in poi, in semplice regime costituzionale more (/;imperiale germanico. « E la maggioranza? Via! non è il caso di preoccu4 parsene; e non dico ciò perchè divido il disprezzo cc che sente per la medesima la Estrema sinistra, che, e, l'accusa di servilismo cronico ed incurabile; ma per- « chè sono fermamente convinto che i più e i migliori « che ne fanno parte accoglierebbero l'intervento della « Corona come una liberazione vera. Essi si trovano a. cc disagio e se tengono fede al ministero, egli è che o <• temono delle elezioni o temono, cbe abbattendolo in cc questa occasione, arrecherebbero nocumento grave alle cc istituzioni dandola vinta ai cosidetti sovversivi. L'in- « tervento della Corona, invece, liberandoli da una si- « tuazione falsa e penosa. li rassicurebbe sullo conse- « guenze del licenziamento del ministero Pelloux: essi « comprendono che tale savia e coraggiosa iniziativa « toglierebbe la migliore arma, che hanno in mano i « partiti democratici - la difesa delle libertà statue, t~ri~ - ed aumenterebbe la popolarità delle istitu- « ZJOnJ. « Licenziato il ministero Pelloux sulla scelta del sue- « cessore sorgerebbero nuove difficoltà - e non mina- " scondo la. loro gravità - per la stessa Corona.
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