Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 10 - 30 novembre 1899

RIVIST.A.POPOLtf.REDI POLITICA LE1TERE E SCIENZE SOCLALl catastrofe diventa sempre minore». E su ciò parmi in fondo siano stati tutti d'accordo: si é messo da tutte parti in ridicolo il g1·ande Kladderadatsch già annunziato dal Bebel e il Kautsky ha detto che la teoria catastrofica sarà nel socialismo volgare, ma non è nel programma di El'furt: . ~uanto a le crisi l'accordo é stato quasi completo nell ammel.tere che sono certo una tendenza del regime capitalistico, ma anche qui altre tendenze, l'allargarsi del ine1·cato, i trusts ecL., la neutralizzano, si che a11cl1equel delle crisi é per ora non una ce1·teaa, ,na un problema (David). In previsione fors,i di questi 1·isultati il Kautsky avea già detto che la teoria delle crisi non é essenziale a la concezione ma1·xistica : ed è giusto. Non so se possa dirsi altrettanto della leoria dell'immiseriment<J : certo non si può dire di quelle che sono le vel'e basi della dottrina 1narxistica, la concentrazione iudusl1·iale e l'accumulazione capitalistica. Questi i pomi della discordia, intorno ai quali aùclie l'ombra di uu accol'do era enormemente difficile. Eppure .... Quanto a l'accumulazione capitalistica il Bernslein ha iuteso, secondo cl1'egli ba detlo nel suo libro, p. 52, e nel citalo articolo del Vorivélré;;, combattere la superstizione, die Aberglaube, che il futuro sociale dipenda da la coucentrazione della ricchezza nelle mani di un numero sempre minore di Kapital-Mammuth: il Kaulsky da l'altra parte, pur negando il crescere, in proporzione a la popolazione, dei piccoli e medi possessori, non ha potuto negare che i magnali del capitale sono lungi da l'andar dimi1JUendo, come VOl'rebbe il marxismus vutgaris. E quanto a la concentrazione industriale che dicono gli a,ntimarxisti f Dicono anzitutto che è certo l'allargarsi d<>llagrande, 1na é affatto improbabile e forse impossibile l'annunziata scomparsa della media e della piccola industria. Ora che altro ammellono quelli che da l'Hobson al Vanderwelde e ad Arturo Labriola pansano che, sono parole àeìl'ultimo, « bisogna assuefarsi al pensiero di un collellivisrno parziale»? .· Resta la g1·an questione della progressiva diminuzione della media e piccola indust1·ia e della medi I e piccola proprietà, cose ben distinte, di cui l'una rappresenta la condizione ecomica, l'altra la condiiione psicologica del socialismo. I dissidenti, quando non la negano, l'ammettono tanto lenta da rimandare quasi a l'infinito non la spa1·iiione a cui non Cl'edono, ma una tale diminuzione da 1·ender possibile l'espropriazione violenta degli esproprialori, di cui pada il MaJ"X.E i marxisti? Essi accordano col Kautsky che la teo1·ia marxistica esposta nel prog1·amma di Ed'urt 1100vale pe1· certe forme <:li produzione, vielteicht, zum B .. niché fur die Agrikultur, forse, come c1·ede il Loria, non pe1· l'agricoltura: e quanto al resto negano assolutamente clic vi sia proporzionalmente a la popolazione un aumento della media e piccola industria e dei medi e piccoli posse;;sori di 1·icchezza, ma ammeLtono clte « la diminuzione non Ya operandosi né con la regolarità né con la 1·apidità che alcuno aveva previsto». Ed è qui in f[Uesla realtà e rapidità e universalita della diminm.ione il puncéivn saliens della lotta fra le due parti : ma chi oserebbe dire che è questo un problema risolto f Anche questa come quella della miseria crescente e delle crisi, auzi questa sopratutto è la questione aperta per eccellenza. Quali le conseguenze di tulto ciò? Si deve con~ludere che le te;;i fondamentali del marxismo sono ornai dimostrate false'? No: questo solo parrni potersi concludere: clte esse rappresentano tendenze dell'odierna evoluzione economi.-:a, le quali, bilanciale da alt1·e, è dubbio se e Ano a che punto sono o diverrallno fatti, che quindi non si può parlare di leorie scientificamente provale, ma al più di i1-10Lesio meglio di questioni e di problemi, che infine la concezione marxistica dell'avvento del socialismo, dinanzi a le nuove esper-ienze sociali, non ha più quel cal'altere di eerée:za scientifica che le è stato riconosciuta pel lungo tempo che si è parlato di socialismo scienti fico. E la con<:ezione avversaria'? Quella espressa nei libri d.:llM'edi110,del Sorel, del Bernstern e nei discorsi del David e del Woltmann più che una teoria del come avverrà, è una teoria del conie diverrà o meglio del come diviene il socialismo: « il principio socialistico agisce già ora» ha detto il David. Dove? AnziluLto nella crescente organizzazione sociale della grand0 industria sotto l'azione dei sindacati operai e della legislazione del lavoro: non significa appunto il socialismo regime sociale della produzione? Ma non si esprcpria nulla, si dice, della proprietà privata. Non é vero, risponde il David. Che é proprietà 1 Il diritto di far quel che si vuole di una cosa. Se ciò si tien presente, si accorde1·à che vi è un'espropriazione non solo nel senso esteriore di togliere la cosa, ma in quelìo anche di ridurre progressivamente il diritto. QuandfJ si limita la facoltà di servi1·si delle macchine si compie una vera espropriazione: anche il Marx 1·iconosceva che il bill delle 10 ore segna il trionfo di un principio; e il principio è che vi ha un diritto sociale sui mezzi di produzione, cioè il principio economico del socialismo. Que;;Lo per la grande induslria. Quanto alla media e piccola industria e proprietà, che credono non destinata a scomparire, il principiq socialistico trionfa e trionferà con le cooperative. Il socialismo significa fine della separazione fra capitale e lavoro: che altro è la cooperazione~ Col crescere della fo1·za economica e politica del proletariato eRso assorbirà una parte sempre maggiore della ricchezza e crescerà quindi il movimento cooperativo: la cooperativa é la cellula, è la Hauptgrundlage di quella parte della società avvenire, che non po· trà forse diventare socialistica. Infine il principio politico del socialismo agisce già nell'azione politica del proletariato che prepara progressivamente la democrazia sociale. Solo quando esso sarà così organizzato politicamente e in doppio senso, gewerkschaftlch e genossenschaféltch, economicamente e avrà roso ab intus la proprietà capitalistica, sarà possibile ed utile un colpo di mano. « llsocialismo non avverrà in seguilo a una violenta soppressione della proprietà capitalistica, ma questa sarà tolta quando il socialismo sarà in allo grado già formato>>. E una concezione ottimistica di fronte a la pessimistica, una concezione evoluzionistica di fronte a la catastrofica e rivoluzionaria dei marxisti. Non più la visione tetra del concentrarsi delle industrie e delle ricchezze in poche mani e della proletarizzazione e immiserimento generale e delle crisi sempre crescenti e sempre più rovinose fino a la gran catastrofe, durante la quale il proletariato s'impadronirebbe del potere ed esproprierebbe gli espropria tori: ma la rosea visione di un'evoluzione lunga, durante la quale per opera del proletariato triplicemente organizzalo il principio socialistico i11taccherà e penetrerà da tulle le parti l'edificio capitalistico, sì che in ultimo basterà un piccolo crollo per far cadere l'impalcatura esteriore che solo ne sarà rimasta per mettere in luce l'edificio socialistico sollo quella celato. Dinanzi a tale concezione i socialisti si chiedono se, dato il salire co11tinuo della classe operaia e l'indefinito perdu1·are della media e piccola industria e p1•oprietà e 11 fio1·irc delle cooperali ve, reslereubero veramente le condizioni economiche e sopralullo le condizioni psicologiche per la realizzazione del socialismo: donde le loro diffidenze verso i crisisti che pur si dichiarano altamente socialisti. Qui tale questione non importa: qui v'è luogo solo a chiedersi se o no, qualunque ne possano essere le conseguenze, la verità della nuova concezione dell'evoluzione economica é stata dimostrata. E questo non parmi si possa affermare: certo si presenta più della marxisLÌC'a in armonia coi fatti che offre il momento presente nei paesi più progrediti, per es., l'Inghiller1·a, ma molte obbiezioni restano ai marxisti contro il valore generale di essa. Io non riassumerò qui tali obbiezioni: basle1·à notare che, finchè il problema della media e piccola industria e proprietà e gli altri sopra visti resteranno come son ora problemi, se ciò infh·ma d'un· punto interrogativo la concezione marxistica, non può non infirmare ugualmente anche l'evoluzionistica che su una diversa soluzione di quei problemi si fonda. * * * Tale è lo stato della questione dina11zi a la scienza e dinanzi al Congresso: i crisisli sono riuscili a togliere a la concezio11e marxistica la certezza se enti.fica clte le era stata allribuita, ma non l'hanno dimostrata fal;;a sostituendo a? essa ~n'allra e diversa certezza scientifica. La causa d1 tale rncertezza é non ta11lo nelle menti quanto nelle cose: la conciuista del mercato mondiale le grandi leghe capitalistiche, l'espandersi della coope~ zione, l'economia degli alti salari e molli altri fatti hanuo

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