Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 5 - 15 settembre 1899

RIVISTAPOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI Deputato al Parlamento Esce in Roma il I 5 e il 30 d'ogni mese Il ALIA: anno lire 5 ; semestre lire 3 - ESTERO ; anno lire 7; semestre lire 4. Un nuDJ.ero separa1io s Oent. 20 AnnoV. - N. 5. . I Abbonamento post.aie Roma 15 Settembre 1899. Sommario Nor: In Francia c'è una Corte di Cassazione!.. E in Italia? .. LA RIV1STA:Per uua icauguraziooe anacronistica. (11 monumento dl Vittcrio Emmanuele in Torino). Le recenti elezioni amministratiYe. N. C.: Istruzione e delinqueoza in Francia. Gli onesti giudizi dei repubblicani inglesi. Prof. AGOSTINOSAVELLI: I conflitti nazionali nella Monarchia Austro-Ungarica. Giudizi sul Socialismo di Napoleone Colajanni. ALFIOBELLUSO: A proposito del centenario pariniano. 'l{_ivistadelle Riviste. - 'l{_ecensioni. ERRATA-CORRIGE Nell'articolo dell'On. Colajamzi: L'assenteismodello Stato ec., pubblicato nel numero precedente, è incorso un errore di stampa gravissimo. La cifra relativa alle spese di mantenimento dell'esercitonelle provittciemeridio11ali 110n è di 91 milioni, ma di 41,360,000. Il lettore int1lligente, del resto, avrà capito che un errore ci doveva essere;altrimenti l'articolosarebbestato tutto un madornale sproposito. In Franciae' è unaCortediCassazione L. E in Italia ?...... Consummatum est.... Il Tribunale militare di Rennes ha commesso il grande delitto : ha condannato un inoo.:ente, a cui s'interessava l'Europa, il mondo civile. La prima parte delle previsioni nostre, enunciate nel precedente numero, si è verificata. Voglia Iddio, che non si verifichi il resto ; ma, pur troppo, temiamo che se non si viene oggi alle barricate ci si verrà più tardi. Il grande duello, il duello risolutivo tra la repubblica e i suoi nemici , tra il militarismo e la civiltà , potrà essere oggi rinviato in attesa di una nuova sentenza riparatrice della Suprema Corte di Cassazione, ed anche per lasciare condurre a termine la grande esposizione mondiale del 1900, sino all'ultimo ma è fatale che la lottaa morte tra i due nemici irreconciliabili continui ( r ). * * * . Quello che pensiamo sulla nuova condanna di Dreyfus l'abbiamo detto nel numero precedente e in parecchie altre occasioni; ed ora non troviamo parole adeguate per stigmatizzare quella che passerà alla storia come la più grande infamia giudiziaria. (1) Abbiamo visto con vivo piacere che il nostro giudizio sul carattere della lotta impegnatosi in Francia viene condiviso in Roma da due giornali di contrario partito: dal D. Cliisciotte e dall' ..A.va11ti I Il verdetto dei militari che funzionavano da giudici a Renne3 ci ha perturbati ed amareggiati profondamente; ma il contegno di u.na parte della popolazione d'Italia, e i giudizi della stampa monarchica ci hanno umiliato, ed hanno suscitato in noi un sentimento fatto di nausea e d'indignazione. Quel contegno e quei giudizi sono la esponente più clamorosa della incoscienza, della viltà, della ipocrisia e della imprudenza, che in questi tempi incombono cupamente sul disgraziato nostro paese. A Napoli, a Messina .... - proprio a Napoli ed a Messina dove la corruzione politica turpe, dilaga e trionfa! - forse altrove mentre scriviamo, si fanno clamorose dimostrazioni al grido: Viva Dreyfus, viva il martire di Cajenna.... L'avvenimento ci dovrebbe essere di conforto, p~rchè parrebbe dovesse dire che nella coscienza italiana è tanto vivo e prepotente il sentimento della giustizia che in nome dell'umanità essa, unanime, si leva fiera e bella contro l'iniquità commessa a Rennes. Se l'animo dei dimostranti fosse tale ci sarebbe dav- ' ero da rallegrarsi dalle manifestazioni suaccennate ; ma disgraziatamente questa gente che grida: Viva la uiustizia.... in Francia! non si è levata coraggiosame~te e nobilmente quando le iniquità e le scelleratezze, in misura maggiore, si sono commesse in casa propria. Di fronte a questa iniquità e a questa scelleratezza, la protesta, ad iniziativa di pochi generosi, è sorta nei Consigli Comunali; ma non o&òmai discendere nella piazza .... Forse non lo poteva : la paura della repressione sanguinosa frenava gl'impeti generosi. Ma quando questa paura fu tanto potente da trattenere le masse, la decenza avrebbe consigliato di essere meno rumorosi nel chiedere giustizia in Francia quando non si è avuto il coraggio di domandare giustizia .... in Italia. Questa esplosione di sdegno italiano di fronte alla condanna di Rennes è fatta, dunque, di viltà e d' ipocrisia. Nella migliore delle ipotesi l'incoscienza ne costituisce l'elemento preponderante. E non vi manca l'imprudenza. Infatti è sicuro che tra i dimostranti non pochi sono stati mossi da simpatia vera verso Dreyfus, da sincero amore per la giustizia; ma costoro hanno dimostrato che coteste mauifestazioni verranno sfruttate abilmente in Francia dalla chauvinisme folle e delinquente, contro ... Dreyfus e contro la giustizia I Così è. D'onde, infatti, l'accanimento in una parte - nella parte folle, ma non delinquente - del pubblico francese contro Dreyfus? Dalla creduta sua complicità collo straniero. Quale lo straniero che in Francia viene designato come nemico? L'italiano e il tedesco! Ora tutto questo interessamento italiano verso il preteso traditore della patria francese non verrà segnalato - anzi non venne già segnalato - come una prova del tradimento? Chi sa I se le manifestazioni continuassero le

'R.IP'ISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI suscettibilità patriottiche dei francesi verranno acuite, agiranno sulla pubblica opinione; e questa alla sua volta potrà influire sulla suprema magistratura, che altra volta ha mostrato tanta indipendenza e tanta serena osservanza della legge e della giustizia. Ciò che potrà avvenire in Francia non può sorprendere in Italia; dove la stampa agli stipendi della Triplice alleanza ha protestato sempre contro la cosiddetta ingerenza francese nelle cose nostre ogni volta che un giornale emetteva un giudizio severo sugli avvenimenti italiani o ci dava un consiglio non chiesto. E che non si sarebbe detto e scritto contro la Francia, se a M usiglia o a Parigi nei teatri e nelle stradè si fosse gridato: Viva CSarbato o viva Turati il martire di Pallanza; Viva De Felice il martire di Volterra!... Volendo escludere l'incoscienza e l'imprudenza delle manifestazioni italiane pro Dreyjus, si potrebbe ricorrere ad un altra ipotesi: l'Italia ha trovato una certa voluttà nell'apprendere che altre nazioni si disonorano nèll'amministrazione della giustizia ; e che si è disonorata la maggiore sorella latina. La dimostrazione in questo caso sarebbe a base di esultanza, prodotta da quel famoso assioma popolare: mal comune, mezzo gaudio.... * * • Passiamo ai giudizi della stampa, che somministrano materia à considerazioni più dolorose. Un periodico diffusissimo in Sicilia e nelle Calabrie, Il giornale di Sicilia, - uno dei primi e dei pochi che ci venne fatto di leggere dopo la nuova condanna di Dreyfus - commentando la sentenza ha scritto: « Il governo francese sa che Dnyfus è innocrnte, « eppure ne tollera la condanna; ma questo costituisce « la negazione di qualsiasi governo! >> Il giudizio potrebbe essere giusto ; ma dovrebbe essere integrato ed imparziale. In Francia le condanne degli innocenti vengono tollerate dal governo ; ma in Italia vengono provocate dallo stesso governo. - Lo vedremo - E in Italia la colpa, la responsabilità del governo è maggiore. Se e come un governo possa impedire la condanna di un innocente non esamineremo ; vale la pena di rammentare, però, che certe assoluzioni allora dovrebbero equivalere alle condanne. E ciò ch'è avvenuto in Italia a questo proposito, i nostri buoni amici del Giornale di Sicilia possono apprenderlo da una famosa requisitoria del Commendatore Bartoli nel processo della Banca Romana; e dalla Relazione dell'ex ministro Costa sullo stesso processo pubblicata nel Supplemento al N. 49 del Bollettino Ufficialedel Ministero di Grazia e Giustizia colla data del 14 Novembre 1894. Se il non potere impedire il male costituisce la negazione di un governo, noi, convenendo nell'apotefgma constatiamo che il governo italiano dev' essere negato cento volte. Continua Il Giornale di Sicilia : « La sentenza del subdolo consiglio di guerra di Ren- « ne$ è uno schiaffo alla suprema magistratura di « Francia. la Cassazione, il cui responso, venne accolto « con giubilo da tutto il mondo civile. E uno schiaffo ·« per il parlamento francese che di quella sentenza « ordinò l'affissione in tutti i comuni della Francia .. » Verissimo. Ma questa :ion è che una umiliazione per noi. In Francia quella sentenza può schiaffeggiare un Parlamento e una Cassazione, perchè ci sono stati e Parlamento e Cassazione che ci sono eretti a difensori della giustizia .... In Italia nessuno potrebbe essere schiaffeggiato, perchè Parlamento e Cassazione..... Tiremm innanz ! E conclude il suddetto giornale : (( Si dice che il Presidente della Repnblica, ad evitare « nuove agitazioni, grazierà il condannato; ma ciò non « è serio, nè degno del Capo dello Stato... » Potenzinterra I Ma si dirà dunque che in Italia Sua Maestà Umberto I fece cosa nè degna, nè seria riparando le sentenze dei Tribunali Militari di Palermo, di Napoli, di Firenze, di Milano del 1894 e del 1898 coll'amnistia o coll'mdulto ? Sinora tali atti vennero lodati come oss{qui alla giustizia o come prodotto di sapienza politica .... La conclusione si può giustificare e spiegare colla fiducia nella Cassazione francese; mentre in Italia fu necessità aspettare giustizia dalla intelligenza e dalla magrianimità del Re ... * * * E passiamo alla Tribuna. Il magno giornale di Roma, che ha fatto una vigorosa campagna in favore di Dreyfos, di fronte alla pre,cnte condanna perde ogni serenità, e su per giù scrive quanto appresso: « Lo hanno condannato ! Chi ne dubitava ? Noi non ne dubitammo mai. « Attorno al cada vere di Henry tutti gli ufficiali del- !' esercito francese avevano giurato vendetta. <( Il delitto chiama il delitto. Dreyfus fu ancora una volta condannato. . « I giudici di Rrnnes avevano troppo fango nell'anima, secondo la celebre espressione di Trarieux, si sentivano troppo delinquenti; per non volersi mettere alla stessa linea di Maure!. « I generali di Francia possono esultare, gl' inferiori sonc degni di loro. L'associazione a delinquere è perfetta ! (< Nel 1894 Dreyfus fu condannato alla deportazione a vita: oggi a soli ro anni di detenzione. « La nuova pena è l' indice della viltà dei nuovi giudici. « Essi non hanno avuto neppure il coraggio di es- ,sere feroci, si sono contentati di essere infami per salvare cosi allo stesso tempo il loro onore e l' onore di Esterhazy. « Viva la Francia. « La sentenza di Rennes sarà accolta dal mondo civile, come furono accolti fino ad oggi tutti i falsi che lo Stato maggiore ha prodotti in sua difesa. « L'ultimo naturalmente doyeva essere il più solenne e il più completo. « Il processo avtva dimostrato l'innocenza di Dreyfu~, la sentenza ne proclama invece la colpabilità: nulla. di strano ! « Quanti testimoni avevano proclamato l'innocenza di Dreyfus e i generali segnavano invece nel dossier segreto la colpabilità ? « çhe seguirà dopo questa sentenza? « E inutile fare prognostici quando la parola sarà presto ai fatti. « Una cosa intanto è certa che un paese, il quale mostra d'essere abbrutitofino a questo punto, difficilmente potrà pretenderedi convocare il mondo civile alla festa della civiltà. « Questa fine di secolo segna per la Francia la fine del credito morale ed intellettuale. I letterati del nazionalismo che proclamano da parecchio tempo la bancarotta della scienza, non si accorgono invece che è la bancarotta della coscienza francese. « Il mondo può camminare anche senza la Francia ». Tutto questo è vero, è giusto, è onesto, è nobile. Ma non c'è il diritto di prnclamarlo in Italia. Ragioniamo serenamente. * * * Anzitutto riconosciamo che il mondo può camminare anche senza la Francia. Chi non sa che il mondo continuò a camminare quando si spense la coscienza di Ninive, di Menfi, di Atene, di Cartagine, di Roma, di Siracusa, di Firenze, di Venezia .... ? Pel progresso non vi sono indispensabili nè uomini, nè nazioni! Per giudic:ire della estensione del male e della responsabilità della Francia, F erò, molte cose, sono da ossen are Pel canagliume monarchico italiano, intanto è da premettere questo. Chi esce disonorato dal processo e

r RIVISTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI dalla condanna di Rennes ? Non la Francia ma il militari ,mo! Ora il militarismo si appalesa dapertutto uguale: aRennes e a Parigi; a Madrid ed a New-York; a Berlino e..... altrove. 11 militarismo non ha patria. Gl'italiani, e i monarchici in i,pccie, dovrebbero ricordare inoltre com'è messa la lotta in Francia. hi stanno da un lato : i legittimisti, gl'impcriali ,ti. i clericali, gli orleanisti, i monarchici di tutte le gradazioni: e tutti complici del militari,mo. L'onta e il di,onorc di quest'ul imo costitui cono l'onta e il disonore di quel partito politico che governa cd impera in Italia. Stanno dall'altra parte - della giu tizia e della liberti - i repubblicani, i sociali,ti, tutte le sfumature della democrazia vera, cioè i nostri amici politici. I primi sono i nemici d'Italia e gli amici del Papa, che se riu~cìssero !ld afferra re il potere non saprebbero fa_r di meglio che dicbi_arare la guerra al no. tro paese.... E bene che lo si sappia:! d. . 1 d . . . a· . ·1· . d' Ma 1 1sonore e a vergogna e1 cinque grn 1c1m11tan 1 Rennes ricadano su tutta la Francia, sì da proclamarla un paese abbrutito, che r.on puo pretendere di convocare il mondo civile alla festa della civiltà ? Se co ;ì fo.se - e non è -: I'Italia per le sue colpe maggiori, da un pezzo dovrebbe essere Hata cancellata dal novero delle nazioni ci,ili; e nonchè convocare non potrebbe prender parte ad una fe~ta della ci, iltà ! Rimontiamo per un momento al Panama per potere discendere al giudizio ed ai giudici di Renne3. La campagna di diffamazione e di odio contro la Francia è cominciata col Panama, ed è arrivata alla sua enne~ima potenza col processo Dreyfu ~.Ma in fondo, ed in sostanza, non è campagna contro la Francia; ma contro la repurblica. Ed ecco perchè interveniamo, sebbene le tante volte· a\·es~imo dichiarato esplicitamente che a noi non piacciono nè i modi come la repubblica fu proclamata in Francia - non la vorremmo mai tra noi come effetto di un disastro nazionale ; ne le istituzioni cbe la fiancheggiano - non comprendiamo la coesistenza del militarismo e dell'accentramento con un regime sinceramente democratico. Ciò premesso ritorniamo al Panama. Fll scandalo grosso e rivelò un gua\to morale estesi ;~imo ; ma non inta:cò la ma ,sa del popolo francese. Ci forano i Beaurepaire - stanno oggi coi m'litaris:i di Rennes ! - Il'a ci forano giudici che mandarono in galera un ministro, Baibaut, e condannarono Lesseps, il granJe france,e. anzi uno dei più grandi cittadini del mondo. Il popolo fu giusto, anche se, ero: eliminò dalla ,ita pubbl ca uomini come Floquet, come Clemenceau l E in Italia? Ooando qua-i contemporaneamente l'on. Colajanni denunziò i fasti della Banca Romana, il Presidente del Con,iglio parlò di un vento di diffamazione che veniva di là dalle Alpi. Il Popolo romano, l'organo ufficioso più autorevole di tutti i Mini.steri, ferisse che quelle erano calunnie raccattate nei trivi : scrisse come parlò Miceli, che in premio dei suoi atti e delle sue parole venne nomina\O senatore La magi~tratura, poi .... In quanto alla magistratura preferiamo tacere per ora, e rim,mdare i lettori alla req1.,,i toria Bartoli ed alla relazione dell'ex mini,t;o Costa ... (r) In quanto al popolo ... A Napoli fa una affettuosa dimostrazione - forse gliela fecero gli stes~i indi\ idui, che ora dimostrarono per Dreyfus ... -· a Re Pappone reduce dalla deplorazione, e più tardi gli conia una medaglia d'oro e - si capi~ce - lo rimanda plebiscitariamente a Montecitorio; a Roma porta in trionfo il sor Bernardo Tanlongo reduce dal verdetto assolutorio della Corte di Assise ; altrove si dedica una piazza ed una .... scuola e si propone un monumento a chi fu ufficialmente riconosciuto come uno degli svaligiatori della (1) Appena avremo un po' di spazio 1·iprodurremo dalla Cassazione Unica un articolo di un magistrato sulla quistione della magistratura in Italia. Banca Romana. E gli uomini politici e qualche gentildonna ne seguì, piangendo il feretro ... Oh ! la corruzione .... francese ! La corruzione italiana e.... ben altra. Sentite quà a cbc ne eravamo .... allora. « Il popolo italiano non è ancoramaturoper l'esercizio « della civiltà moderna. Se gli date il voto lo vende .... « al governo ; se gli date il giornale non lo compra <e e costringe il giornalista a farlo comprare dal governo « o dagli ambiziooi, che aspirano a diventare governo, « o dai Tanlongo, che hanno vecchie magagne da co- « p:ire o nuovi interessi da scoprire .... Non fingete di « arrossire o fratelli l La colpa e del popolo d' Italia, « ignorante e povero, che non sa leggere e non può « spendere e pcl quale il giornale è an:ora un mistero « o un lusso .... >>. Dove credete lettori caris~imi che si può leggere questa prosa robusta? Nella Tribuna... E n' è autore, non u11 socialista, non un repubblicano : Vincenzo Morello, Rastignac in ,egnò al suo principale Luzzatti, che oggi dichiara indegna la F1 ancia, che proprio il popolo italiano non è ancora maturo per l' esercizio delta civiltà•... For.;e la pera sarà maturata colle bato3te di Adua e colla e,pugnazione del Convento di Monrorte. Non ba~ta. Lo l:,tesso giornalista monarchico nello stesso giornJle ballofofo, se non erriamo, scriveva: « La (( catastrofe della Banca Romana non trascina soltanto « con sè cinque o sei persone nel fondo del Codice pe- « nale; ma trascina con se nella ro-.ina molte illusioni, « se ne erano rimaste, sul mondo onde si svolge, ·}i <e governa e procede la -çi•a politica italiana. Vita de- « tale, ~enza sangue e senza muscoli, con un sistema « ner, oso sensibilis5imo, cbe di quando in quando dà « irritazioni ed ubriaca· ure fenomenali, che servono a <, riYelare il cancro non a11cora estirpato ch'è il cancro << delle immoralilà. Perchè le classidirigenti italianesono « state nei secoli e permangonorefrattarie alla morale... « Ricordate la protesta di Martino Lutero dopo di <e aver visto Roma? Vorrei pagare centomila fiorini - « egli s;:lamava scandalizzato - per non aver visto la « capitale del cristianesimo ! - E non aveva torto. Nel « periodo della Rinascenza tutti i germi dell'immoralità « governante vennero in fiore pomposamente; e il po- « polo più artista del mondo visse in un secolo tutta « la vita del piacere, senza alcun freno di coscienza: il « pfacere dell'arte, dell'aurora, del lusso, della gloria, del « delitto, dell'imperio; e del Vaticano che doveva esse- « re la reggia della religione, fece con l'autoctona fami- « glfa dd Borgia il lupanare di tutte le fantasie della << sua ricca natura latina. Perchè pretese oggi, quel ch'è « impossibile ottenere ? La magiior parte di noi è cosi <<fatta,che le sfugge il criterio del dovere e la pazienza e< della virtù. Non consideriamo la vita come una mili- « zia, ma come una rappresentazione teatrale, soave de- « lizia dei sensi e dell'anima, non torturata dalla punta « di nessun imperativo categorico, di cui solo un popo- « lo di teologi e di moralisti come il germanico ha bi- « sogno, ma occhieggiantee ridente a tutte le follie e a « tutte le nequizie. Che sforzo, piu classico che sentimen- « tale in verita, più d'imitazione che d'impulso, che sforc< zo l' austerita, la rigidezza, la severita morale degli « eroi della rivoluzione ! Ma finita la rivoluzione, il tem~ « peramento prese il sopravvento. Il sangue non è cc acqua I E attraverso le varie Regie e le Merictionali, sia- « mo arrivati.. .. alla Banca Romana I > Forse i giudizi di un giornalista brillante, benchè monarchico, non saranno ritenuti convincenti; bisogna perciò suffragarli con altri più autorevoli. Ecco quà quelli di un ex ministro della Pubblica Istruzione, professore e senatore del regno : sono di Pasquale Villari. L'illustre storico chiese un giorno ad un alto magistrato inglese: - « Che cosa fareste voi, se v1 trovaste nelle no5tre presenti condizioni ? - cc Voi mi ponete, egli mi rispose subito, un caso impossibile. .Alla prima di çijfatte accuse (trattavasi

'IUP'ISTA'POPOLARE'DI 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIAL1 degli scandali baucari) si manifesterebbein tutta quanta l'Inghilterra un'agitazione cosi vfolwta che,o i calunniatori sarebberosubito smascherati e severamentepuniti, o il Ministero cadrebbe ». Co~ì nana nell'articolo della lvuova ..Antologia dal titolo: Deve andiamo? e conclude: noi andiamo verso l'abisso I Un altro più modesto scrittore, ma più fedele sudJito di Casa Savcja in un libro sulla Ccrruzt'one elettorale scorge nella Camera una sentina di corruzione e pel Senato si domanda: « Si sarebbe allora (prima del 1859 in Pi{monte), « nonchè pensato, sognato che rnrebbe venuto un gior- « no in cui La delinquenza nel Senato s1,perassela media « della delinquenza comune? Si sarebbe sognato che se- « natori sarebbero cacciati di seggio per turpissimi de- << litti comuni, e che seoatrre sarebbe creato il più gran « ladro d'Italia; chè non segnano gli annali giudiziali « italiani ruberie di decine di milioni come ora si ap- « pongono ad un senatore ? » Sente « il sordo fremito che già rumoreggia per tutta Italia; si addolora che tutti Yolgano gli occhi a quei due o tre del Parlamento, avversi alla monarchia, perchè soli hanno il coraggio di rivelare e sfolgorare corruttori, corrotti e corruz;one » e vede pornbile, forse non lo11tana,la catastrofedelle istituzioni « pcrchè un governo corrotto vive di corruzioni per anni ed anni. Il popolo vede, soffre e tace. Questo stato, pema. il corruttore, farà eterno. Ma d'un tratto il popolo o per una lieve legge che non gli Ya a versi, o per un altro atto anche più lieve, si leva a sommossa, i go,erpanti sono cacciati, il governo è rovesciato per sempre l » Le previsioni dell'onesto Marini in parte si avverarono, perchè nell' 1898 il popolo si le, ò a sommossa per fame; ma il governo non fu rovesciato e non roteva esserlo. Quella sommossa permise di vedere a breve distanza una seconda edfaione del funzior:amento dei Tiibunali militari, riveduta. allargata e peggiorata, i cui prodotti intrinseci sono peggiori di quelh del Tribunale di Rennes; dove almeno i tudici militari si sono occupati di un loro pari in conformità delle leggi dello Stato, mentre in Italia si dovette dare uno strappo allo Statuto per sottoporre le migliaia di civili arbitrariamente arrestati e somrr aria mente rroces~ati. Noi coi.fidiamo nella icteHigema dei rostri lettori pu Ja incomplt tczza dei dati e dei giudizi, cbe talora riusciranno oscuri; ma per dire chiaia la verità dovremmo ar.dare incontro ad un sequestro. Ad ogni mrdo com:nciamo àal porre un primo confronto : di quale re·ato fu accusato Dreyfus; di quali reati furono accusati Turati, Chiesi, Rornussi, De Andreis ecc. ? Il tradimento contro la patria imputato al primo è cosa concreta e scellera·a, che dove,·a produrre la rrassima perturbazione degli animi in Francia per le particolari condizioni psicologiche nelle quali essa si trova. Gli amici nostri, inYece, furono accusati di reati imponduabili, palpabili; in loro si vollero colpire delle idee, che potranno considerarsi irrealizzabili, ma che sono nobili e generose e che suscitano la simpatia anzichè l'orrore. Nel paragone tra i giudici francesi e italiani dobbiamo scivolare. Sarà lecito, però, ricordare che se il colonnello Jouast si è mostrato iniquo e feroce, tacendo degli altri Presidenti dei Tribunali militari di Firerze e di Milano, il colonnello Mondino del Tribunale di Napoli alle iniquità e alla ferocia aggiunse tale dose di buffoneria e stupidaggine che lo rese ributtante a tutti - anche a militari di grado pari al suo. Il Cav. Martinetti che rappresenta il Fisco vigile, non si adorn bri per questo giudizio : legga i capitoli IX e X (Laiciamo passarela giustizia I La condannadelle idee) dell' Italia nel 1898 del Cola janni e lo troverà ampiamente documentato e più severamente formulato senza che il Fisco di Milano o i militari messi alla gogna abbiano avuto da ridire. In quanto al contegno degli altri militari nei processi italiani non possiamo trovare nulla di analogo ai Gonse, ai Mercier, ai Boisddfre ec. pcrchè generali non ve ne furono tirati in campo. Forse, in maggiorania, si sarebbero chiariti migliori. Ma si può immaginare a quale grado di buaggine e di sfacciataggine sarebbe· arrivato se fosse stato chiamato a deporre contro Turati un qualsiasi Ptllorx? E badiamo: nei processi italiani non era in giuoco l'rnistrnza morale del militarismo in Francia. La figura dei generali francesi e di alcuni ufficiali inferiori non è pcs~ibile che sia immaginata e descritta con tratti più infami ed odiosi di qutlli reali; ma non dimrntichiamo che là ci seno siati gli Hartmann, i Freys· a1ter, i Fo1zinetti, i Lamothe e molti altri ufficiali che hanno fatto nobilmente, fierarr.ente il loro dovere, colla sicurezza di vedere ro,inata la loro carriera. Là c'e stato un P:cquart: un gigante autentico innanzi al quale tutti dobbiamo ir cbir arei ccmpresi di ammirazione! Oh chi ci sa additare qualcuno che lontanissimamente rassomiglia Picquart in Italia? . I falsi innurnere,·oli dello Stato Maggiore francese non hanno riscontro nella storia; ma non dimentichiamo che gli uomini di goYerno, che si sentono in pericolo ricorrono al falso colla stessa facilità ed indifferenza colla quale ricorrono alla mitraglia. I trattati di '13isacquino, i firmatissimi, il documento Speranza JJJ sono di fabbiica italiana, ~ebbene non ci sia stato alcun Henry, che abbia sentito il dovere di rnicida1 si quando ne fu scoperto la fobità. L'insieme dei rrocessi svoltisi innanzi ai Tribunali di guerra in Italia durante il 1898, per quanto la cosa pcssa sembrare inverosimile, ~u_ptra per .iniqu:tà il processo di Rrnnes. Chi ne dubitasse legga i due cennati capitoli nd libro di Colaianni e legga I Tribunali del Valdata di Milano. I nsoconti dei processi, è bene avvertir lo, che pubblicavami da quella rivista giudizinia erano sottOfOSti alla censura preventiva del Generale Bava-Beccaris; il quale la esercitava con tanto rigore da soppri- J mere ~pesso alcuni brani delle requisitoiie dti suoi ... av- _ vocati fiscali ! E h: nno ragione ti.:.tti gli uomini di cuore ad indignarsi per la condanna di Dreyfus irnocentf, a dieci anni di reclus:one. Ma dov'erano gl'italiani che si ribellano pcr la iniqui1à perçetrata in Francia quando si regalavano dieci anni alle Serva Marane, Ii anni a Turati, 16 anni a Chic si, 18 anni a De Ft:lice ?... Non ci l2scere~o tr.scinare a parole che possano essere interprttate malamente, e perciò nel concludere sulle funzione dt ll'esercito e dei Tribunali di Guerra in Italia nel 1898 riporteremo due soli giudizi, non sequestrati e non st'questrabili, e messi da giornale e da individuo devotissimi alla monarchia e da Casa Savoia. Fu il Mattino di Napoli che scrisse: Tutte le ire e tutti i rancori suscitati dalla politica bestiale del governo si accumulano sull'esercito..•. (2 Agosto 1898). Altri, con maggiore autorità, a designare la enormità dei processi innanzi ai Triburnil· militai dell'epoca, premetteva nella Camera Alta: « il discorso « stesso che ho l'onore di fare in questo momento al Se- « nato, diventa facilmente istigazionea delinquere...• » Poi voltasi al Ministro Guardasigilli consigliavalo alla revisione sollecita e sommaria dei processi ricordandogli ch'egli è « ministro di grazia e di giustizia, ma in questo « caso la grazia e la giustizia fanno una cosa sola.... Io « questa invoco, non solo per amcre della giustizia, ma « anche nell'interessedel prestigio dell'e.sercito.Fanno più « male all'esercito certe ingiuslizie a freddo che venti cc uomini caduti sotto una scaricaprovocata da una folla cc che insulta la truppa; e mal provvede al suo f restigio cc tantochi l'obbliJ_a subireimpassibile coll'armi a braccio « le replicate OJJesedella piazz.a, quanto chi gl'impone « funzioni odiose, contrarie alla sua stessa natura » • (Resoconto ufficiale della seduta del Senato del I 3 Luglio 1898). Chi cosi parlava, questo sovversivo, era il Prof. Siacd, colonnello del Genio. Ebbene quella giustiz..ia, che un militare invocava contra le sentenze dei militari non r

'RJVISTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI seppe renderla la Cassazione di Roma, la cui funzione più elevata è quella di Pilato. Ecco l'Italia. Ed ora rispondiamo a due domande, che qualcuno, anche in buona fede ci potrebbe rivolgere: Perchè a proposito di una iniquità commessi in Francia v'intrattenete dalle iniquità commesse in Italia? Perchè le sentenze ingiuste d'Italia non hanno sollevato la protesta e l'interessamento del mondo civile co.ne quella che ha colpito un innocente in Francia? In quanto alla prima abbiamo già anunziato la ragione politica, che ci mosse. Ai monarchici d'Italia che di un triste avvenimento si servono per denigrare la repubblica era necessario: 1° di ricordare che l'avvenimento deplorato è opera del c1nagliume monarchico di Francia; 2° che non si deve parlare di corda in casa dell'appiccato. Di più si deve aggiun?.ere che il richiamare all'osservazione della realtà gl italiani è un dovere. Ciò che ha perduto la Francia è lo chauvinisme, che non le ha permesso di guardare con occhio sereno alle magagne di casa propria. Non è pericoloso per gl'italiani ripetere gli errori dei loro vicini ed abbandonarsi ad uno chauvinisme di peggiore specie? Come italiani, come repubblicani, come uomini, inoltre, non abbiamo saputo resistere al desiderio di protestare contro l'incoscienza o contro la viltà e l'ipocrisia dei tanti che si accorgono del trave che sta innanzi agli occhi altrui e non vedono quello che toglie la vista a bro. Fi:lrlo avvertire è opera sana e patriotti:a, che giova per la formazione e per la educazione di quel carattere che non c'è. Sarà breve la risposta al secondo quesito. Anzitutto non è interamente esatto che le iniquità italiane non abbiano avuto una doloro ,a ripercussione all'estero: vi sono state le proteste nobili e generose delle associa• z:oni della stampa - di ogni partito - d'Inghilterra, di Francia, del Bdgio. Negli Stati Uniti una rivista propose sinanco l'intervento dell'ambasciatore della repubblica per richiamare al rispetto della giustizia il governo italiano ripetente le gesta del governo negazionedi Dio! ~ Lasciando da parte l'influenza maggiore che l'indole internazionale del processo Dreyfus ha potuto esercitare nel dargli celebrità, si deve tener conto della magnanima libertà di cui godono in Francia per fare il proces 10 ai giudici ed allo Stato M 1 ggiore e che non è consentita iu Italia E in Francia dei colossi come Z•Jla, Jaurès, Trarieux, Claretie, De Pressensé, Scheurer-K~stner, Clemenceau ec. ; Jei giornali come il Figaro, il Siecle, l' Aurore ec. seguiti dalla immensa maggioranza degli intellettuali - ne fa fede l'inchiesta al tempo del J' accuse ! di Zola intrapresa dalla Petite repubblique - hanno preso in mano la causa della giustizia e l' hanno fusa con quella della libertà, con un ardore, con un entusiasmo e con una abnegazione sempl:cemente meravigliosi, e che bastano a non far disperare delle sorti di un popolo. E in Italia ? Il tentativo della riscossa e della rivendicazione è rimasto circoscritto agli uomini dei partiti, che sono stati colpiti dalle ingiuste sentenze ; e questa sola circostanza già togìieva vigore alla sua azione. E tra gli stessi uomini dei partiti colpiti quando si pensa a ciò che avrebbe potuto fare, e non ha fatto, un Edmondo De Am:cis non si può non provare un senso di sconforto amarissimo ! Un ultima differenza, e capitale. la Francia una iniziativa ardita, se giusta ed onesta, nel Parlamento e nel paese trova seguito anche se partita dai gruppi più avanzati: si guarda al valore intrinseco della proposta, dell'idea, del movimento e non agli uomini, che se ne fanno iniziatori. In Italia se repubblicani e socialisti trovassero lo specifico per salvare miracolosamente lo Stato, solo perchè la indicazione verrebbe da loro sarebbe osteggiata dagli altri partiti, e nel Parlamento e nel paese ... Chi oserebbe negare questa dolorosa verità? Quest'ultima differenza si somministra la conclusione. La giustizia è stata offesa, e corre pericolo la libertà in Francia ; la giustizia venne ofle::ia ed è agli estremi la libertà in Italia. Nella vicina repubblica, al di là delle Alpi, in difesa della giustizia e contro la reazione c'è la Camera, c' è il ministero, c'è il paese, c'è la Suprema Corte di Cassazione.... Che cosa c'è in Italia? .... Nor. Peurnfanaugurazione nacronistica (Il monumento di Vittorio Emmanuele in Torino) Un giornale di Roma, che aveva tradizioni non belle di cortigianismo, da qualche tempo aveva assunto un indirizzo politico largo ed imparziale, che faceva piacere anche a coloro che non erano nè monarchici, ne conservatori. Ma in occasione della inaugurazione del monumento a Vittorio Emmanuele nelle sue colonne c' è stato un regresso verso gli antichi istinti, che solo può essere spiegato colla forza misteriosa dell'atavismo. Si sa che il Municipio di Alessandria invitato come tanti altri alla festa della inaugurazione del monumento si è rifiutato. Questo fatto ha destato l'ira del giornale in discorso, che si è sfogata in malo modo tentando di versare il ridicolo sul Sindaco Sacco, che è un orologiaio: professione che dev'e3sere profondamente antipatica al suddetto periodico, ma che pure è onorevole come tutte le altre, e sopratutto preferibile a quella di ..•. commendatore ! Contro il sindaco-orologiaio e contro l'atto compiuto dal Municipio di Alessandria in detto articolo si legge: « Appena l'orologiaio di cui trattasi fu eletto consigliere comunale e poi sindaco di Aless.mdria (ogni tanto, i popoli civili si permettono di tali facezie) concepì il proposito di tramandare il suo n~me ai posteri compiendo una qualunque impresa che, per grandiosità, vincesse al confronto il pensiero di N1poleone, e fosse capace, per la temerità sublime nell'affront.1rè il s:icrificio, di fare impallidire i mani di Leonida alle Termopoli. E dopo lunghe meditazioni, confortato dal consenso della sua Giunta, ovverosia appendice, municipale, composta di uom:ni anch'essi disposti alle audacie piu dissennate, decise di rifiutare l'invita di recarsi a Torino per assistere all'inaugurazione del monumento al Padre della patria. « L'Europa rimase at•onita e il mondo percosso di meraviglia alla nuova che il sindaco d'Alessandria con la lancia, anzi con la lancetta in resta, era partito in guerra contro la monarchia italiana. Corse perfino la voce che gli nltimi fedeli amici delle istituzioni tenessero un ~astimento sempre pronto a salpare l'àncora, per trasportare la Famiglia Reale a cui non rimaneva più orm1i altra risorsa che quella dello scappamento. E perciò mi immagino facilmente la meraviglia della suddetta Eu~op1 e dd mo.1do sullodato quando sapranno che l'esito di quella spedizione potrebbe essere diverso, e , h'! il sindaco d'Alessandria, per aver dimcstrata tanta avversione alla pompa del cilindro uffi.iale, corre pericolo d'essere restituito alla modesta letizia del cilindr0 profrssionale ». E dopo avere esposto le ragioni per cui non sarebbe conveniente sciogliere il Consiglio comunale di Ale3sandria si conclude: r1 La vita dell'uomo è pur troppo amareggiata da numerose affiizioni, e bisogna benedire come un sollievo tuttociò che può servire di pass:itempo o di diversivo. Non ci privi, on. Pelloux, dd facLto spettacolo dell'orologiaio d'Alèssandria combattente contro la mon1rchia. In mancanza di meglio è un divertimenro an :he questo >>. Superfluo avvertire che lo spirito in questo articolo è addirittura della peggiore specie industriale. Ma al giornale di Roma, senz 1 richiamarlo al dovere di rispettare gli eletti di una città che ha mandato l'orologiaio al Municipio, con una votazioi e veramente plebiscitaria, si p)· tn:bbe domandare: perchè sfogate l'ira e h rabbia contro il Sindaco di Alessandria, e non fiatate contro la Giunta di Pavia - dell'Atene lombarda - che del pari si è rifiutata d'tntervenire alla manifestazione monarchica di Torino? perchè non teP..tate di versare il ridicolo sui deputati De Cristoforis e M!.1ssi,gli eletti della Ca-

86 RIP'ISTA POPOLARE DI POLITIC..i LETTERE E SCIENZE SOCIALJ pitale morale? Forse perchè essi non sono orologiai ma s'Jno l'uno una illustrazione della scienza medica e l'altro un ricchissimo e coltissimo proprietario ? Perché, infine, non ve la prendete colla Società generale degli operai di Torino - della più grande Societa operaia d'Italia - che conta circa 20,000 soci e che ha un capitale di circa un milione ? Oh ! se c'erano strali avvelenati da scagliare nella faretra del giornale romano dovevano essere lanciati contro la massa dei lavoratori piemontesi che pure si sono rifiutati di assistere alla inaugurazione del monumento al Gran ~e! -I< ** Mettiamo da parte iuesto aspetto increscioso della quistione e veniamo all altro, che meglio si presta ad una discussione serena elevata. I rifiuti di partecipare ad una festa hanno somministrato, inopportunamente, il pretesto di ri3ollevare la quistione del giuramento. Il momento è davvero inopportuno; per non esserlo si dovrebbe dimostrare che chi è costretto a prestare un giuramento che la legge impone come · conditio sine qua non per adempiere al dovere altissimo di accettare un mandato conferito dal popolo, vien meno a tale dovere rifiutandosi di partecipare ad una festa ! La pretesa è assolutamente umoristica; e la troveranno tale i molti monarchici che, nel periodo di sfrenata reazione che attraversiamo, non sentono di potere ufficialmente associarsi a manifestazioni, che verrebbero disonestamente. sfruttate dai peggiori arnesi della reazione stessa. ~ In quanto alla quistione del giurame~to che p, estano gli eletti repubblicani e socialisti, che non credono nella bontà delle istituzioni monarchiche, e che in cuor•· loro vorrebbero mutarle, oramai è una sciocca esercitazione retorica a cui annettono importanza i farisei della poliiica, che vivono di formalismi e che per lo più non credono in quello che dicono e sostengono. Con ciò non intendiamo offendere i pochissimi davvero sinceri - o repubblicani o monarchici - che per difetto di ragionamento o per educazione politica sbagliata pur di non prestare un giuramento imposto - e perciò di niun valore giuridico e morale - si condannano a farla da Origeni o da Simoni Stiliti. I francesi hanno risoluto sempre la quistione con un calernbour dicendo che chi presta un giuramento ha il diritto di riprenderselo. E in Italia quanti pezzi grossi non l'avevano prestato all'Austria, al Granduca di Toscana, al Papa, al Borbone e se lo ripresero allegramente per darlo a Casa Savoja? Su costoro: acqua in bocca! Per parte nostra, evoluzionistie plebiscitari convinti, e di antica data, aggiungiamo che si può prestare giuramanto ad un regime sorto dai plebisciti e che, perciò, dai plebisciti può essere mutato. Di più: il giuramento politico in siffatto regime non è unilaterale; ma è un vero contratto sinallagmatico. Il deputato o il sindaco può sinceramente darlo; ha il diritto, però, di riprenderselo, quando l'altro contraente vien meno ai patti. Nè vale invocare l'autorità di Mazzini e di Alberto Mario per condannare i repubblicani che prestano giuramento alla monarchia. Le sincere credenze di ognuno vanno rispettate; e Mazzini e Alberto Mario rispettavano e conservavano affettuosissime relazioni con coloro, che avevano prestato giuramento; non solo, ma sull'opera loro speravano per realizzare i loro ideali. Lo sappiamo di certa scienza; che non è scienza riposta, specialmente pel seccndo, perchè Alberto Mario nella Lega della Democrazia consigliò ripetutamente i repubblicani ad entrare in Parlamento. Dovrebbe ricordarlo il giornale che incautamente ha invocato il nome del valoroso cavaliere della democrazia, che tante bastonate gli assestò nelle sue geniali polemiche. * *'* E veniamo all'ultimo punto della quistione. Merita Vittorio Emmanuele II i monumenti, che gli si erigono? Ecco quà. Per rispondere esaurientemente avremmo _bisogno di una specie di salvacondotto dell'egregio Cav. Martinetti. Ad ogni modo non esitiamo a dire che pas sando sopra all'episodio di Novara, al manifesto di Moncalieri, ad Aspromonte e Fantina, alle sanguinose giornate di Torino del Settembre 1864, alla démonstration sanglante di Custozza, a Mentaoa, al Manifesto Menabrea del 1867, alla bolussada della venuta in Roma (1), si può ammettere che Vittorio Emmanuele fu un Re non comune, franco, simpatico, popolare; che apparisce gigantesco messo al paragone con tanti altri re; che ha legato il nome suo agli eventi più lieti d'Italia. Pel titolo di fortunato occupatore, nel senso dato alla frase con tanta genialità da Giovanni Bovio, nei suoi Uomini e tempi, il monumento può spettargli. Ma è opportuno il momento per inaugurarlo? Basta conoscere il significato che dovrebbe avere l'avvenimento per negarlo. La festa dovrebbe rappresentare la glorificazione dell'Unità e della Libertà; ora il Ministero, che alla festa dovrà presiedere opera in guisa da sfasciare l'unità ed ha già soppresso la libertà. LA RIVISTA. A conferma del nostro giudizio informato ad equanimità ed a serena visione della realtà ci piace riprodurre il parere di giornali monarchici a tutta prova e di diverse tendenze. Dal Resto dr:! Carlino di Bologna: « Come festeggiare con slancio politico e con fede nell'avvenire il ricordo del regno glorioso di Vittorio Emanuele se gli entusiasmi per le s1cre memorie ci richiamano inesorabilmente al triste presente e all'impotenza politica e militare, economica e finanziaria dell'Italia di Pelloux e compagnia? Ci spieghiamo quindi come e perchè sodaliii e municipi, pur ringraziando dell'onore, abbiano declinato l'invito del municipio di Torino di assistere all'inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele, non sapendo dissociare il Lto patriot• tico da quello strettamente politico dell~ festa. Il rifiuto non tocca davvero la memoria del re galantuomo, ma ha una spiegazione nel triste momento attuale che offre campo a melanconiche considerazioni e a penosi rifiuti. Se Pelloux e compagni si recassero in veste di penitenti aJ inaugurare il monumento del re galantuomo che non consenti nè per furore di piazza, nè per imposizioni straniere a violare il patto fondamentale, forse il popolo tutto riaprirebbe il cuore alla speranza e sarebbe lieto di fondere in un unico sentimento il lato patriottico con quello politico dell'avvenimento. Inv<!ceil generale andrà a Torino in veste di trionfatore, orgoglioso di avere provocati decreti anti-costituzionali e negata fino ad oggi quella amnistia che fra poco dovrà consigliare alla corona anelante da tempo, similmente del popolo, un grande atto di giustizia riparatrice e di pacificazione sociale. Dalla Provincia di Como (giornale non s:,lo monarchico, ma moderato): «... Il disagio economico non tardò a farsi srntire; col disagio nacque il malcontento, i partiti morirono - come disse l'uomo di Stradella - ai piedi del Campidoglio, ma nacquero le fazioni; quindi i protezionismi, gli sperperi, i carrozzini, le dt bolezze finanziarie, le imposture, gli intrighi. Questo stato di cose aperse il campo agli avventurieri della politica i quali vi si avventarono come iene e lo posero a sacco travolgendo i deboli ed i buoni. Il popolo intanto, stanco di esser pasciuto di illusioni, vedendo - che col passare degli anni - le sue condizioni economiche non avevano avuto vantaggio, cominciò a disaffezionarsi ; la borghesia lavoratrice, pur così devota alta monarchia, vessata in ogni modo dal fisco, senti scemare ogni giorno il suo entusiasmo : cosi, poco a poco, tra il mondo politico ed il mondo reale, si scavò un fossato che separò le loro esistenze. I pasticci bancari, le indecenti ed eccelse protezioni di personaggi bacati fin nella midolla, i -salvataggi vergognosi, l'infamia africana; tutto quel cumulo di vergogne morali e giudiziarie che infestò l'Italia or son pochi anni scemarono sem- ( r) Per intendere questi accenni bisogna leggere le polemiche di Alberto Mario. Perchè non le ripubblica la sua vedova illustre ? o meglio perchè Giosuè Carducci non si decide a consegnare al tipografo il volume che si è assunto di coordinare? N. D. R,

'R._IVISTAPOPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI pre più l' affetto della gente onesta verso le istituzioni. Dal canto loro le classi inferiori, per le quali non si fecero mai altro che chiacchiere, stanche delle lunghe attese, si levarono a rumore. Il governo di Crispi, come quello di Rudinì, non seppero o non vollero far altro che rnitrailler celte ca11aille; in quanto a provvedimentt economici .... diedero un giro, anzi parecchi giri, al torchio del fisco, e fu tutto. Alle provocazioni del governo rispose il popolo colla dimostrazione nelle urne; dalle elezioni-prote ;ta balzarono fuori dei consigli co.nunali socialisti e repubblic ni. Ocbene come si vuol ora pretendere che questi consigli vadano a festeggiare il gran re assieme a tutto quel complesso di gente politica a cui si deve lo sgoverno dittatoriale che ci delizia? » E il Don Chirciotte stesso, in un articolo del Saraceno: Sono pochi, è vero, i municipi e i deputati che hanno voluto far ::;apere di astenersi dalla inaugurazione di oggi. Ma se queste astensioni rumorose, desiderose di una pubblica discussione sono state rare, non si deve, per questo, arbitrariamente dedurre che l'ambiente non sia mutato. Q•1esta mutazione - e non lieve - sentiamo tutti nella coscienza noscra Non è soltanto che i partiti rivoluzionari sian) aumen• tati; ben altra, più formidabile cosa erano quando mettevano capo a Garibaldi e a .Mazzini per dimandare ed attuare la immediata unità della patria. B. n altra e formidab:le cosa erano i sovver.;ivi d'un tempo, non pur dopo le sconfitte di Custoza e di Lissa, ma dopo la tragedia di Mentana, allo:ehè l'imposizione della tas ,a sul macinato suscitava veri comb,ttimenti fra armati, e non si poteva costituire un Governo, e l'Europa tutta si mostrava o diffidente o minacciosa o dispoticamentè tiranna ! E ci fu, allora, una terribile mattina in cui Vittorio Emanuele dovette lasciare Torino, che pareva non rotesse acclamarlo mai più. Ma le maggiori minacce passavano, e il Re, osservatore della costituzione, coraggiose, liberale, semplice, auda :e ri conquistava intero il suo ascendente sul popolo. Che cosa c'era oer lui? Oltre lo sue quàlità pers:H1ali, c'era nel popolo la tede per le istituzioni, fède tenuta viva dal successo, dall'effetto per la libertà, dalla sicurezza della natura leale e gagliarda del sovrano. Ora la maggioranza non è divenuta sovversiva; ma si è fatta indifferente a prote.;te comè quelle dei muoi;ipii di Alessandria e di Pavia, e dei deputati milanesi. In questo sta la vera, l'ammonitrice mutazione. Non solo ne proteste dei pochi che dtbbono impensierire, ma la impassibilità dei molti, le condizioni dell'ambiente. In queste condizioni non basta fare monumenti: conviene rifare l'anima di un tempo. Malgrado che il presente numero sia stato composto con caratteri fittissimi - lo notino i nostri lettori: quando occorre non guardiamo alle maggiori spese - siamo costretti per la solita tirannia dello spazio a rinviare ai prossimi numeri gli articoli già annunziati. Le recenetliezioanmi ministrative Era da un pezzo che dalla Nuova Aritologia non prendevamo alcun articolo d'importanza polnica e rispondente al1e vedute della Rivista. Siamo lieti perciò di rìas~umere largamerite quello che abbiamo letto nel N. del I Settembre sulle ultime elezioni amministrative, che porta la firma di un A1tsonius; ma nel cui contenuto si riconosce subito il Direttore On. Maggiorino Ferraris. Naturalmente, non in tutto possiamo convenire allo scrittore della Nuova Antologia; ma l'insieme ci sembra molto giusto, e se ci fossero veri con• servatori liberali, noi siamo sicuri che vi farebbero adesione e ne formerebbero base di un programma di governo. Ma in Italia ?.•• « L'affermazione dei partiti popolari, scrive Ausonio.... Ferraris, è stato il fenomeno piu spiccato ed appariscente delle recenti elezioni amministrative in I tali a. Di esse, però, è stato o esagerato o alterato il significato; sono state presentate come un trionfo del Socialismo, mentre sopra gli 8000 e più comuni del Regno si possono contare sulle dita quelli che finora hanno una maggioranza ed anche solo una forte minoranza socialista nei loro Con$igli. In una sola città - Alessandria - sono stati eletti Sindaco e Giunta con carattere nettamente socialista ». << Non intendiamo dire con ciò che si debba disconoscere l'importanza di questa manifestazione dei pHtiti popolui, anche, e sopratutto, perchè è opinione dei più che il socialismo annacquato acquisterà largo terreno in Italia, sfruttando soprattutto il grande e crescente malcontento i,. cc Più notevole ci pare il progresso dei cattolici e dei clericali nelle recenti elezioni, ottenuto in grazia della loro forte organi2z1Zione. Avvertiamo, in tanto, che dal punto di vista delle istituzioni il pericolo cattolico-clericale ci pare assai minore di quello repubblicano-socialista. La maggior parte dd conservatori estremi sono più cattolici, che clericali, e non insidiano la Monarchia lo Sratuto e l'Unità della patria. Difendono la proprietà e propugnano riforme sociali col programma della democrazia cristiana. Trovano seguito, spesso, perchè sono buoni amministratori; mentre oramai chi dice amministrazione lJ berale, dice amministrazione dissipatrice ». « La situazione di fatto si presenta molto chiara. I cattolici-liberali da un lato e i radicali-socialisti dall'altro acquistano ogni giorno terreno a scapito dei liberali, dei progressisti, dei democratici (?) di ogni gradazione. Progredendo in questa guisa arriveranno ad essere fadroci, prima delle amministrazioni locali, e dopo de Parla.- mento ; specialmente se, come in Baviera, socialisti e clericali si daranno la mano. Il pericolo non è imminente, ma è serio ,, . ... * * « Quali le cause di questa progressiva decadenza dei partiti liberali nelle amministrazioni locali? Sono d' ordine vario e molteplici. « Viene primo: il profondo malcontento che si accen• tua sempre più contro lo Stato, contro i Governi ed i Parlamenti che si _succedono. Le spese eccessive e le imposte troppo gravose, sopratutto dopo la lunga depressione economica che abbiamo attraversata; l'accentrameoto; la mancanz1 di giustizia nell'amministrazione; la smodata pnvalenz1 e gli abmi del capitalismo nelle srcietà anonime e nel giuoco di Borsa, sono altrettanti fattori dell'attuale malessere economico e morale; cui portano un largo contributo i numerosi spostati fabbricati dalle nostre scuole. « A queste cause d'indole generale si aggiungono quelle d'mdol locale. Le continue ingerenze della politica nel1' amministrazione che perturbano Provincie e Comuni, spesso sgovernati dai p:efetti, a scopo elettorale; le spese ecce-;sive per opere di lusso e per impiegati superflui a favore del partito dominante; le imposte gravose, che pesano maggiormente sopra i consumi e le classi popolari; la dilapidazione folle o disonesta del pubblico denaro; la tendenza a favorire imprese capitalistiche e mo· nopoli non giovevoli ai lavoratori; l'insufficienza (e perchè non addirittura la mancanza? - N. d. R.) delle istituzioni necessarie al benessere ed all' igiene delle stesse classi popolari sono le cause precipue per cui gli elettori si distaccano sempre più dalla borghesia liberale. cc E' rincrescevole a dirsi, ma bisogna onestamente confessare che sinora l' amministrazione dei Comuni e delle Provincie e stata arsai più rivolta a benefiziodelle

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