70 RIVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LE11ERE E SCIENZE SO~\ALl namento e funzionamento deirazienda colonica, senn apprezzabile tornaconto per il proprietario e con sicuro scapito del colono ; 3. La nuova coltura richiedtrebbe per il podere maggior capitale circolante, maggiore bestiame da lavoro, mano d'opera più abbondante e più minuta; 4. La bietola saccarina depaupera il terreno più del granturco, pregiudicando la produttività delle culture che seguono immediatamente ; 5. La barbabietola, nelle nostre aziende coloniche, sottostà per importanza agraria al granturco convenientemente e razionalmente coltivato; 6. L'attuale protezione doganale degli zuccheri non giova allo Stato, non agli agricoltori, non ai consumatori e nemmeno ai contribuenti. Francamente a noi queste considerazioni sembrano alquanto unilaterali. Anzitutto lo stesso Prof. Caruso ci ha dimostrato che in Toscana i terreni• e i climi adatti alla. coltivazione delle barbabietola sono scarsi; devono esserlo di più nelle altre regioni. E in questa circostanza c'è già una limitazione al pericolo per l'Erario dello Stato e alla pletora della produzione dello zucchero. D'altra parte nella conclusione 3 a troviamo un argomento in favore della nuova coltura. Il maggiore bestiame di lavoro che essa richiederebbe e la manod'opera più abbondante e pi'-u '1ninuta a nostro avviso potrebbero rappresentare un largo compenso alle perdite dei mezzadri ed a quelle minori dei proprietari. Noi non abbiamo speciale competenza_nella quistione, e lo confessiamo ; ma, a nostro avviso, ci sembra bene dimostrato la cultura della barbabietola zuccherina non essere vantaggiosa ai proprietari eJ ai lavoratori della terra ; se però i vantaggi dell1industria e degli operai fossero di gran lunga prevalenti, 11oi non troveremmo ragione sufficiente per condannarh nell'interesse generale, non escluso quello dello Stato. Noi. I CONFLITTI NAZIONALI NELLAMONAilCHiAAUSTRO-UNGARICA Il (Continuazione. Vedi Num. 3). Le varie tendenze, prevalenti in Croazia, le ritroviamo nel Carso liburnico ed istriano e soprattutto in Dalmazia, dove molt;, e lo mostrarono di fresco, sentono l'dE.cacia de' legami loro colla Serbia, col Montenegro e · col Territorio occupato. Se fin'ora l'idea iugo-slava non s'è cattivate le moltitudini, sarà un altro paio di maniche, allorchè gli Slavi meridionali sapranno distinguere tra religione e aspirazioni nazionali. Con tutto ciò resta insoluto il problema quando come e attorno a qual centro s1 stringeranno, prescindendo dagli Sloveni, i Serbi e i Croati, <lacchè la dinastia d'Absburgo-Lorena, la Serbia e il Montenegro aspirano tutti e tre a tal'onore egemonico. Ed invero casa d'Austria, malgrado l'avversione giustificatissima de' Tedeschi e de' Magiari e dello stesso cancelliere imperiale d'allora, il conte Giulio Andrassy, solito ripetere « Ab~iamo già troppi Slavi e troppi sassi ", conforme le intelligenze colJa Russia del 1 5 gennaio 1877 e l'incarico dell'Europa, consacrato nell'articolo 2 5 del trattato berlinese, occupò ed amministra tuttora Bosnia ed Erzegovina. Le quali secondo il censimento del 1895, posseggono la popolazione meno fitta di tutto il resto della monarchia di 1,568,092, in grande maggioranz:t Set bi (non mancano Ebrei, Zingari, Arnauti e Dacorumeni) distinti in ortodossi 673,245, musulmani 548,632, e cattolici 334,142, i beniamini del governc.>, che, mentre cerca di convertire gli acattolici, guarcia di affezionarsi i cattolici colla propagand2. degli ordini religiosi e colle scuole affidate, di solito, a Croati dalmati. Non occorre soverchia intuizione per scorgere quale sia il vero fine di tale politica. Gli abitanti del « Territorio occupato » essendosi nel 1875 sollevati - nè lo scordano Serbia e Montenegro - con ben altri intenti da quelli che la sospettosa Europa e le necessità della Russia fecero triontare, l'Austria dovette, per attuare le deh berazioni berlinesi, spedire un vero esercito e combattere 3 mes;, spendendo ben 62 milioni di fiorini, prima di domarli. Siccome, anche oggi, ortodossi e musulmani - le due classi dominanti - sono contrarissimi al governo imperiale, questo ha il massimo interesse a svellere i sentimenti religiosi e nazionali degli uni e degli altri. Benchè, da principio, i criteri su l'assetto definitivo delle due province non potessero, opponendosi il predominio tedesco-magiarico al soddisfacimento degli Slavi, essere troppo determinati, era naturale che, col progresso di questi, si dovessero precisare le idee su l'avvenire della Bosnia-Erzegovina, che sembra ormai riserbata a formare, insieme colla Dalmazia, il primo nocciolo d'un regno d'Illiria abbracciante tutto l'Adriatico orientale. Ma paurose difficoltà ci si affaciano alla mente contro la pura e semplice annessione delle province di recente acquisto (.figurarsi poi contro all'unione loro colla Dalmazia) tanto all'interno quanto all'estero, che, per non parlare de' Bosniaci u.i Erzegovesi, le cui classi dirigenti odiano il cattolicesimo e casa d'Austria, Tedeschi ed Italiani dell'impero vi si opr orranno con tutte le forze, certi sempre dell'appoggio cordiale del popolo e del governo ungherese, interessati a impedire, a ogni costo, s'attui un disegno che, modesto negl'ioizi. porterebbe, jn fondo, alla ro,ioa del magiaresimo. Se non potrebbe restare indifferente la Russia, - a tacere delle altre potenze, massime della Serbia e del Monten.egro, della Bulgaria e della Grecia - neppure l'Italia perché questo sarebbe il primo passo su la via che dall'incorporazione nella Slavia del sud, degl'l taliani del Littorale, abbandonati così, senz'ombra di difesa, all'opera violenta d'un governo interamente antitaliano, dovrebbe condurre all'agognato Salonnico su l'Egeo, cosa pregiudicevole a' nostri interessi nazionali e minacciosa per l'avvenire della nostra espansione marinaresca e commerciale. Qual meraviglia dunque che alle periodiche voci d'anness1one del « Territorio occupato » non segua mai il fatto compiuto. Nè, si badi bene, qui è tutto. Chi non ricorda che, per definire la questione bosniaco-erzegovese, fu proposto, proprio dalla Russia, un congresso europeo, mentre in quello di Berlino l'Italia aveva pur fatto le sue riserve? Chi ignora che nel 1891, durante la visita del re di Serbia a Pietroburgo, Alessandro III diceva al reggente Ristec: « Vi do la mia parola che l'Austria non si annetterà mai la Bosnia-Erzegovina » e ·che Niccolò li dichiarava di corto nel ricevere una copia del memorandum, che inutilmente i Bosniaco-Erzegovesi avevano, nel 1896, consegnato alla cancelleria imperiale in Vienna chiedendo udienza all'imperatore e re, che « il governo russo, protettore naturale degli ortodossi de' Bak.ani, ha a cuore le sorti di quelli della Bosnia» ? (r). Certo piu lo slavismo guadagnerà terreno più si moltiplicheranno gl'impulsi nel governo cisleitanico, costret• to a fondarcisi su, a risolvere, conforme alle propensioni iugo-slave, questo spinosissimo problema. (1) Chi vo$lia farsi un concetto un po' pili particolareggiato delle condizioni presenti dell' « Occupatiores gebiet » può leggere un articolo di conto di A. Malet (.llevue Bleii, 22 maggio 1897. Parigi) dal titolo « Bosnie et Herzegovine », J
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