12 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI troppo passabilmente anche qui; e d'altronde mi par logico. Diamine, non per nulla fummo visitati dai Cartaginesi, dai Romani, dai Bizantini, dagli Spagnuoli, dai Piemontesi e dagli ·italiani d'oggi - il signor Niceforo in prima linea! Io volevo semplicemente dire che il nostro autore o doveva provare luminosamente la sua asserzione, o doveva tenersela in corpo. Questo, per ciò che riguarda l'esattezza scrupolosa dei dati che si ha diritto di pretendere dalla scienza, sia pure ambulante e a cavallo ! Ma non ci trinceriamo dietro la leggerezza e l'imprudenza degli altri. Esaminiamo quest'ammirazione dei sardi per i banditi, scoperta dal Sighele, confermata dal Niceforo, ammessa - sebbene attenuata - dal Rossi, e riconosciuta in ,parte d:i Sebastiano Satta. Il quale - sia detto di passata - oltre che un ottimo giovane, è poeta per giunta; e stando sempre fra cielo e terrn, come i passerotti, scr~ve dei buoni versi e della buona prosa .. ma niente di più. E necessario, prima. di entrare nell'argomento e sviscerarlo, di stabilire un fatto. Il signor Nictforo, tanto per contraddirsi rina volta di più, malgrado l'evidenza luminosa dei fatti, non ammette come coefficente di delinquenza il fattore dell'ambiente economico. Io potrei provargli che ha torto citando dal suo libro, alcune pagine scritte, si vede, nei rari e brevissimi momenti di sincerità. Mi contenterò invece di queste poche righe che stralcio dalla pag. u6. · . Il nostro autore, dopo aver descritto i disagi, gli ostacoli, le difficolt~, i pericoli - in cui quasi sempre incappano i pove1 i proprietari - e il dispotismo e le prepotenze tiranniche degli esattori che gettano un numero immenso di sventurati nei più terribili disastri economici, continua così: « il più delle volte o la siccità, o la inondazione disperdono il raccolto; o i prodotti sono scarsi, o i prezzi vili, ed allora è la miseria assoluta,la fame, la disperazione,il delitto!» (Che bel crescendo eh?). Alla buon'ora, signor Niceforo ! una finalmente l'ha azzeccata, e mi è caro renderle giustizia. Le cause, dunque, della delinquenza in Sardegna, anche per consenso del nostro autore, sono due : la vendetta e _la estrema miseria. ~ Ed eccoci, quindi, di fronte a delinquenti - non atavici, come vorrebbe il Niceforo - ma d'occasione, come furono appunto i più rinomati banditi sardi; i quali come g:ustamente osserva il Lombroso, commisero i delitti « in quella epoca della vita in cui la passione e la potenza dell'amore prevale su tutte le altre, e meno è combattuta dalla ragione » • Precisamente come avvenne di Cambilargiu, di Tolu, di Augius e di molti altri. Per sapere, ora, che cosa sia questa pretesa ammirazione dei sardi per i banditi in genere, sostenuta dal Sighele, dal Rossi, dal signor Niceforo, e un pochino anche dal Satta, risaliamo alle cause della triste celebrità di quei banditi. Quali le cause ? I loro delitti - rispondono in coro i quattro miopi. Ecco l'enore ! Ciò che contribuì potentemente alla rinomanza del maggior numero dei banditi sardi, più che i loro delitti, fu l'audacia spiegata in certi frangenti della loro vita ; furono le astuzie, gli stratagemmi, le temerit~ onde mandaron falliti per anni e anni i conati della forza pubblica, sempre impotente perchè sempre defìcientissirna. Un altro omicidio, non avrebbe levato tanto rumore intorno al nome di De Rosas, in Sardegna e fuori (anche fuori - badino bene) quanto ne suscitò la sua fuga dal Nuraghe (I) Idda accerchiato dai carabinieri. (r) I Nuraghi sono monumenti preistorici. Torri tronco-coniche, costrutte con enormi pietre a secco, senza finestre e con una sola porticina bassa. Questa nota - beninteso - è per i non sardi. N. d. A. Fuga che stupì tutti. Ora se lo stupore è ammirazione nel senso bello della parola, come fare l'intendano L signori che ci accusano, nessuno ammira più i banditi sardi di loro e dei continentali, i quali stupiscono - come angeli in faccia al peccato - ad ogni notizia di:< delinquenza sarda: e i più grandi ammiratori di De Rosas sarebbero allora quegli stessi carabinieri che l'accerchi!lrono a Nuraghe Idda ! E doloroso, per non dire altro, che con uomini, dal più al meno, tutti colti e intelligenti si debba ridurci a spiegare il significato di una parola ! Ammirare, vuol dire: osservareconmeraviglia ; e si riferisce tanto alle cose belle, quanto alle brutte non lodevolf ma pure straordinarie ed inaspettate - almeno così dice il Fanfani. E però si ammirano gli uomini d'ingegno, quelli di cuore, gli altri di coraggio ecc. come si ammira (con. altro sentimento) l'audacia di certi ladri, certa disinvoltura, l'ignoranza burbanzosa, la faccia franca di molti. Io, per esempio, ammiro il signor Niceforo; ma un. ragazzetto di dieci anni capisce subito, che la mia non è un'ammirazione colpevole. Si convincano, dunque, quegli egregi signori, che in. Sardegna non si ammirano i malfattori come i grandi uomini: e la prova chiara, lampante, la ragione che taglia la testa al toro è questa: De Rosas, arrestato dopo tre anni di latitanza, venne condannato dai giurati -- tutti sardi - all'ergastolo perpetuo. (E gli andava come un guanto!) Giovanni Tolu, arrestato dopo 29 anni di latitanza e giudicato a Frosinone da giurati tutti continentali venne assolto. E fu verdetto intelligente, che emesso - sup-- poniamo per un istante - dai sardi, sarebbe stato citato oggi come prova palmare della nostra pretesa ammirazione per i delinquenti ! Ma di quale ammirazione ci fate colpa, oggi che il mondo - detto civile per ironia - è ancora saturo di ammirazioni veramente sfacciate, malvagie e disonore-• voli? Oggi che l'entusiasmo più grande è sempre per ' gli spargitori di sangue anzichè per i benefattori dell'umanità ! Oggi che si ammira ancora il primo Bonaparte (tuttochè classificato dal Lombroso fra i delin-• quenti nati) la cui gloria, galleggiante sopra un mare di sangue, affanna la vanità degli usurpatori che ci con-- ducono dall'agguato di Dogali, al disastro di Amba Alagi, e da questo alla rovina di Adua ! - per non parlare che di noi. O perd;è non distruggete queste grandi e tenaci am-- mirazioni che hanno un terribile influsso nella incoscienza di quasi tutti, anzichè ostinarvi a cercar grandi colpe dove non sono che grandi sventure? O civilizzatori petrolieri! come ebbe ragione V. Hugo, di correggere il la1ino tempus edax rerum, aggiungendoche l'uomo è ancor più distruttore del tempo ! Ma torniamo vicino al nostro argomento. Diamo le ragioni di quella specie di tolleranza che si ebbe in Sardegna per alcuni banditi: Cambilargiu, Tolu,. Sale, Sirvone, lasciando parlare un dotto e coscenzioso straniero - il Maltzau: « Del Cambilargiu - ei dice - dai primi sfoghi sanguinari della sua vendetta all'infuo-- ri, non si sa raccontare più nessun atto orrendo da lui commesso: sembrava che egli fosse incapace di commettere una rapina od un furto ; al contrario si riferivano di lui nna quantità di azioni generose e nobili, come egli proteggesse i poveri, aiutasse le vedove e gli orfani a conseguire i lor diritti, tenesse in freno perfino il clero (cui piace sgallettare più del verosimile !), che opprimeva molteplicemente il popolo, non permetteva venisse scelto a capo di una comunità un indegno, ed altri fatti consimili ». Del Tolu si narrano egualmente molte azioni generose e belle - che lo avevano messo ancor più del Cambilargiu in luce dirò quasi simpatica. Componeva dissidi durati anni e anni, dava la caccia ai ladri, proteggeva le tenute, ed era, come il Cambi-
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