RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI DEPUTATO AL PARLAMENTO Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese ITALIA: anno lire 5 ; semestre lire 3 - ESTERO ; anno lire 7; semestre lire 4. TJn nuDJ.ero separato: Oent. ~O AnnoIV. - N. 9. Abbonamento post.aie Roma 15 Novembre1898. SOMMARIO: Dr. NAPOLEONECoLAJANNI:Sopra un vecchio motivo. (L'Estrema Si11istra). LA RIVISTA: La bandiera del nulla. Pei condannati dai Tribunali Militari. Carezze austriache e rassegnazione italiana. Noi: Per l'acquedotto nelle Puglie. (fl dovere del governo e quello delle popolazioni). F. Lo SARDO: Una dichiarazione necessaria. C. CoNIGLIANI: Sulla disoccupazione operaia in Italia. Avv. GUGLIELMOGAMBAROTTA:Per la donna, contro una donna. G1us. DE M1cHELIS: L'emigrazione italiana negli Stati europei. SALVATOREFARINA: Certa scienza ... (Pagine d'u11solitario) Dr. PAOLO Co~n : I parassiti della letteratura. Dr. PAOLOBELLEZZA:Il pensiero letterario di Carlo Cattaneo. 'R._ivistadelle Riviste. 'R..ece11sio11i. SOPRAUNVECCHIOMOTlVO (L' Estrema Sinistra) Ad Ettore Sacchi. Lontano da Roma quando il 'DonC'hisciotte pub. blicò la tua importante lettera non potei occuparmene immediatamente; lo faccio oggi e sempre in tempo in coincidenza col ritorno alla vita parlamentare. Quando la lessi sul simpatico giornale di Roma credetti che per isbaglio fosse pervenuta al medesimo, perchè io l'attendevo da parecchi mesi avendomela tu annunziata e promessa per la Rivista ali' indomani dalla pubblicazione della lettera di Cavallotti a me diretta (Il metodoe il programma di F. Caval!otti nel N. r8 Anno 3.0 ) che dette occasione a tante chiacchierr, a tante false interpretazioni, ed a qualche calunnia (1). Permettimi che io ti segua da vicino cercando di evitare le ripetizioni ; perchè tu non avrai dimenticate le luni;he polemiche da me sostenute sulla Estrema Sinistra - sulla sua composizione e sulla sua funzione - e nelle quali anche tu sei cortesemente intervenutù. Tu constati che l'Estrema, nonostante che essa conti uomini d'alro valore politico ed intellettuale (1) Qualcuno che si dice amico di Cavallotti mi rimproverò quella pubblicazione. Non è trale si sappia che prima di pubblicarla la mandai a Carlo Romussi che era il più intimo dell'indimenticabile amico, il depositario del suo pens;ero. L'approvò e non ebbe a consigliarmi la cancellazione di un sol rigo. - e morale, potevi aggiungere -, pesa meno degli altri settori nello svolgimento della vita parlamentare. La causa del fenomeno la trovi nella sua opposizione sistematica, che la condanna a consumarsi in sè stessa. Il fenomeno è vero ; la causa indicata non è la vera. Se l'Estrema conta poco nella vita parlamentare - e neppur questo è esatto del tutto - la ragione va cercata al di fuori di essa : nell' intima compagine degli altri partiti. E non è vero che l'Estrema si sia condannata a consumarsi in sè ~tessa, perchè non la sistematica opprsizione può rimproverarsele ma la soverchia benevolaaspettaliva. La Estrema, che ha già esercitato una funzione benefica stimolando, spronando alle riforme ottenute, controllanJo - e per molti anni è stata la sola ad esercitare questa importantissima funzione parlamentare -- l'azione del governo, dagli errori e dalle colpe dei ministeri che si sono maledettamente rassomigliati, è stata sempre costretta a passare all'opposizione, per necessità e non per elezione. Qual' è la sua responsabilità in ciò? Vuoi addossarle le colpe e gli errori degli altri? Doveva continuare il suo appoggio a Depretis e a Nicotera, a Crispi e a Rudini, a Giolitti o a Pelloux, quando essi violavano ogni legge scritta, ogni principio morale, ogni interesse economico della nazione ? Via! ricrediti. Se l'Estrema conta poco nella vita parlamentare ciò avviene perchè la nostra vita politica è bastarda, è falsa. Non viviamo sotto un regime puramente costituzionale alla tedesca perchè il parlamento qualche potere lo ha: quello di fare il male, ad esempio. Alcuni pretendono che da noi sia in vigore 11 regime parlamentare; e questo è grave errore perchè sui ministeri e sul Parlamento pesano certe influenze, che lo neutralizzano in tutto, o almeno gli tolgono ogni iniziativa ed ogni forza per fare il bene. Conosci troppo le vicende nostre parlamentari perchè io mi dilunghi a farti la pericolosa - pei tempi che corrono - dimostrazione. . È vero, invece, che i maggiorenti che monopo:· lizzano la vita politica nostra, grama e clorotica,_ poco si preoccupano dei voti parlamentari e molto.- di certe graziose ed alte approvazioni. Nella cor-_, rnzione e nella vigliaccheria e nd servilismo di tali . maggiorenti sta la ragione precipua della scarsa
RIP'ISTA POPOLARE'DI 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI azione parlamentare - nel senso tuo - della Estrema. E le prove èi quanto affèrmo sono numerose ed anch'esse a tua piena conoscenza. Aggiungi, infìnè, che i difetti dei maggiorenti della politica sono elevati a.Ila ennesima potenza nel popolo preso nel suo complesso: j)Opolo fiacco, st:nza feJe, senza coltura che non conosce e non intuisct: d'onde e come gli viene il male di cui si lago:i, e che non agisce come una vis a tergo, come una corte di appello -. Se mai, rassom1gha alla nostra Eccellentissima Cas~azione ... Dallo insieme scendi all'esame dei trt: gruppi che compongono l'Estrema. Eccellenti le pennel!ate che consacri al gruppo socialista; ed hai ragione affermando che esso deve i suoi successi piu alla tendenza pel miglioramento degh umih anzichè alla fede nel collettivismo. Il fenomeno non è semplicemente italiano : il D' Eichtal lo ha rimproverato ai socialisti francesi (Le socialismeelectoral. Nella Revue politiq11eet parlamentaire di ottobre). Ma i francesi non sono di moda, perciò è bene notare che il caso identico si verilica in loghilterra. Per parte mia aggiungo che il fenomeno è umano, è naturale; e che i socialisti fanno bene ad atcenuarsi ed a camminare in terra schivando le cadute anzichè guardare sempre in cielo; a pensare al presente pur non perdendo di vista il futuro. • Constato con dolore che sei stato ingiusto col gruppo repubblicano. Metto da palte la tua asserzione recisa : le forme di governo seguono e non pr.:cedono le grandi mutazioni sociali. Diavolo! Ti metti sotto la bandiera del rr,aterialismo storico nel momento in cui viene meno la f.:de in questo dogma del marxismo ? Affc:rmi pure, e credi di avere annientato i repubblicani, che il principio immanente della sovranità nazionale può essere rispettato tanto in una repul:-blica quanto in una monarchia. H1i ragione per l'Ioghilcerra - tanto che dissi alla Camera e ripetei qui : che in loghilterra non sentirei il bisogno di proclamarn~i repubblicano; ma qualche distinzione sarebbe necessaria per l'Italia, la cui evoluzione diversa si deve a cause storiche, che esposi alla Camera e che mi procacciarono un sequestro per averle ripetute in queste colonne. Non bis in 1·dem, dunque. Non riesci a formarti un concetto chiaro del gruppo repubblicano, .. E si che dovresti conoscerlo! Quello che si pensa fuori della Camera dai repubblicani non dovrebbe interessarti, dato il compito limitato che ti sei imposto. Nei deputati repubblicani non credo che ci sia la pregiudiziale da te indicata ; perciò possono accettare con serena coscienza il mandato parlamentare. Essi, come i socialisti, pensano che in attesa del futuro possono migliorare e correggere il presente ; e quanto piu miglioreranno le istituzioni presenti, tanto piu affretteranno la evoluzione e piu securameme raggiungeranno la meta agognata. E se qualcuno credesse alla pregiudiziale da te accampata, la sua presenza in parlamento sarebbe sempre giustificata in nome della propag.mda: converrai meco che da deputato la si può fare piu comodamente e piu efficacemente che non da privato. L'azione del repubblicano se deputato è maggiore>, perchè in Italia più che altrove la posizione ufficiale esercita un grande prestigio. Venendo, infine, a parlare ,lel gruppo radicale - il tuo - consacri un periodo esatto ai rapporti che esso ebbe con Cavalloni ed alla importanza eccezionale della sua individualità, non sostituibile se non da un buon programma che restituisca al gruppo la forza organica necessaria per le battaglie parlamentari. Hai ragione sin qui ; ma per fare apprezzare più rettamente il pensiero di Ca vall0tti io mi permetto di aggiungere che egli, all'indomani delle elezioni generali del r 897, discutendosi nella Sala Russa sulla composizione della Estrema fu con me che volevo non ne fossero esclusi i repubblicani, anzichè con Giampietro che diversamente opinava. Tu allora fosti d'accordo con me. Però sei ingiusto col tuo stesso gruppo attributndo ad esso - come a tutta l' E trema - le colpe e gli errori degli altri. Credi che la debolezz.i dei radicali venga dallo svolgersi delle crisi parlamentari al di fuori di loro. Ma ciò avviene forse per loro volontà? Tutt'altro. Non ricordi i legalitari dell'epoca giolittiana? Ebbero tanto la buona volontà di essere tenuti in cont0, che non abbandonarono il ministero nemmeno nella losca faccenda della Banca Romana ! Ed in altre non remote occasioni mostrarono tutta la buona volontà di esercitare un influenza nella soluzione delle crisi. Ma ci fu sempre chi gridò : vade retro SatanaI E i pezzi grossi del Parlamento per vigliaccheria e per servilismo stettero sempre con questo arcangelo dalla spaJa fì1mmeggiante, che sta a custoiia del Paradiso del putere. Sicchè i radicali - giudicando dal passato - sembrano condannati a starsene nel Purgatorio. In Paradiso non possono entrare come . gruppo, mi come individui e dopo avere subico l'operazione di Origine ... Ecco la verità. Mi assi.:urano che l' 0n. Giolitti sarebbe disposto ad accettarvi interi: se fosse vero molce cose dovrebbero essergli perdonate. Ma temo forte che se così fosse discenderebbe lui nel Purgatorio e non farebbe salire voi in Paradiso. Siamo d'accorJo perfotto in quanto all'alleanza ed alla legalità. Al Travet della Rivista Popolare anticipai la tua rispost~ : potrai rammentartene. Sul modo d'intendere la legalita, pero, mi parrebbe utile a te, al gruppo radica\.,, alla cosa pubblica, che tu rispondesti alle acute interrogazioni che l'anonimo delle tre stelle ti ha rivolto nell'Avanti! (2 Novembre). Un ultima parola ed avrò terminato di annoiarti. Per sommi capi ddinei il programma del gruppo radicale. E chi non l'accetterebbe? Faresti bene a spiegarti piu chiaramente sulle spesemilitari, perché mi pare pericolosamente elastica la tua frase: sino al limite della potenz.adifensiva dell'esercito. E conchiudo ripettndo a te che vuoi assumere la croce del potere ciò che il Socialistoide rispose all'intransigente Travet: ora come on siamo tanto discesi in basso, che socialisti, repubblicani, radicali, progressisti sinceri e quanti italiani amano davvero la patria in Parlamento e fuori non possono avere che questo solo e semplicissimo programma : difendere lo Statuto, le leggi, la libertà. Dr. NAPOLEONE CoLAJANNI. Per abbonarsi, alla Rivista, inviare Vaglia o Cartolina-vaglia all'on. Napoleone Colajanni - Napoli.
'R__IVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl 16; Gli abbonati i quali, malgrado le sollecitazioni scritte loro in tutte le possibili forme della cortesia e della preghiera, non si sono ancora messi in regola coll' Amministrazione della Rivista, sono pregati vivamente ai adempiere ai loro impegni al piu presto, di1·igendo cartolina-vaglia coll'importo del loro dare, all' On.NAPOLEONCEOLAJANN- I Napoli La Rivista che, per quanto le permettano le proprie forze, nulla risparmia per rendere la pubblicaziono sempre piu completa, varia e interessante) la Rivista che fa il suo dovere, ha bene il diritto di esige1·eindistintamente da tutti i suoi lettori quel che costituisce per essa l'unico modo per esistere e sempre migliorare. ~/'~~ LABANDIERA DELNULLA Abbiamo promesso di ritornare sul discorso dell'on. Fortunato e lo facciamo ben volentieri, perchè la parte di cui non c' intrattenemmo nel numero precedente è la più interessante. Ripetiamo le conclusioni principali del suo discorso : lo statu quo è intollerabile; è gravido di pericoli; le sommosse si possono ripetere. Tutto ciò perchè l'Italia è in istato di esaurimento economico proJotto dall'altissima pressione tributaria; e questa è tale che nel paese e' è grado siffatto di saturazione tributaria, che ogni altra nuova dose d'imposta deve riuscire insopportabile perchè pro· durrebbe l'avvelenamento. Dunque, si domanderà, bisogna mutare sistema, come ha sostenuto da tanti anni l'Estrema Sinistra, come abbiamo sempre sostenuto noi in queste colonne? Questa è la risposta che ha dato testè l'on. Colombo in un discorso agli studenti monarchici di Milano; nel quale con lodevole insistenza, eh' è la miglior prova ddla forza del suo carattere, ha ripetuto : che bisogna cambiare sistema e adottare, almeno temporaneamente, una politica di raccoglimento, e lasciare che gridino contro la micromaroania e la politica bottegaia. Nè e' è da illudersi, ha continuato l'ex ministro del Tesoro, sulla efficacia delle riforme tributarie : le imposte, in fondo, si ripercuotono sempre sulla massa, e quel che occorre mutare è il contingente dell' imposta : è lo sgravio, che ci vuole. Non è così logico ed ardito l'on. Fortunato, il quale ha fatto una buona diagnosi, ma in quanto alla cura si è affidato all'antico nikilismo della scuola di Skoda : ha innalzato la bandieradelnulla. Questa inattesa conclusione ha sollevato numerose polemiche, che hanno costretto l'oratore ad una r.tra attività. epistolare. Per un brillante scrittore del Pungolo Parlamentare che si nasconde - et pour cause - sotto lo pseudonimo di Alfa, che vide in questa bandiera ~no splendido orifiamma, cento altri - il Musrn nello stesso Pungolo, il Don Chisciotte, l'Avanti, il Secolo ecc. ecc. - hanno manifestato la propria sorpresa e il proprio malcontento. Non vale la pena di rilevare le insolenze che il Nisco in un giornale di N 1poli ha scagliate contro il Fortunat0 - senza nominarlo - rimproverandogli di avere sollevato questa bandieradel nulla, perchè i rimproveri che prendono le mosse da una megalomania sciagurata non hanno bisogno di essere rintuzzati : soltanto i pazzi e i di~onesti possono consigliare il governo di respingere la bandiera del nulla per fare.... n11ove spese e.... nuovi debiti - non osando più nemmeno i megalomani sfacciati proporre nuove imposte. Occupiamoci invece di coloro, che non vogliono schierarsi attorni) allo strano orifiamma svolazzante a Palazzo San Gervasio e che vogliono apportare gli opportuni rimedi all'organismo dichiar.tto moribondo; e i rimedi sono chiari e lampanti: riduzione d' imposte e quindi riduzione di spese. Nè l'on. Fortunato, nè il curaggioso Alfiere che si è posto accanto a lui a roteare la sciabola negano la convenienza, anzi la necessità, di por mano ag'i sgravi e alle riduzioni di spesa. Ma in quali capitoli del bilancio si potranno fare le economie? essi domandano sogghignando maliziosamente. Non nei servizi civili, ridotti al minimum - ed è vero - e che avrebbero bisogno d'essere impinguati; non negli interessi del debito pubblico perchè l' Italia si disonorerebbe venendo meno ai propri solenni impegni; non nella lista civile perchè.... non si può; non nelle spese militari, perchè anche riducendo i corpi dì esercito, rimarrà sempre necessaria la spesa attuale per avere un eser(ito meno numeroso, ma effettivo : bene armato e bene equi· paggiato, e non che figuri semplicemente sulla carta come l'attuale. Si aggiunga che l'on. Fortunato ha tanta poca stima delle classi dirigenti italiane che forniscono gli uomini di governo, da temere seriamente una nuova esplosione di affarismo alimentato dai debiti in guisa che per la paura del peggio si contenta dello stalu quo, eJ inalbera la bandiera del nulla; timore diviso dall'on. Colombo, che ricordando le imprudenti dichiarazioni francofcbe dell'on. Nasi si allarlJ'a giustamente delle proposte di opporre flotta a flotta nel Mediterraneo, di rivincita in Africa ecc. V eramente le due voci partite dal Settentrione e dal Mez~rgiorno non sono stonate; e non hanno torto manifrstando la loro sfiducia nei governanti. Ma sbaglia l'on. Fortunato, e con lui H sig. Alfa, ritenendo che non sono possibili le economie nelle spese milirari. ~on sono possibili cogli uomini che alle istituzioni attuali non vogliono dare che la base fragilissima della forza materiale; e questa paura la manifestò apert;;.mente il Mattino di Na. poli ali' indomani della repressione e della cessa• zione dello Stato di assedio. Prima e in senso in~ verso aveva detto la stessa cosa un altro giornale di Napoli, il Don Marzio, che rimproverò l' on. Colombo di essere divenuto un incosciente alleati, dei repubblicani solo perchè voleva la riduzione delle spese militari. Noi confessi'.lmo francamente che proviamo un vivo compiaciwento quando vediamo posta la quistione in questi termini, perchè siamo sicuri che a lungo andare, nonostante la pecoraggine e la vigliaccheria della massa del popolo italiano, la fame aprirà. gli occhi anche a coloro che vogliono te-
'R. I'fTISTA 'POPOLARE DI 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI nerli chiusi con bestiale ostinazione. Ma i sinceri monarchici, come gli on. Fortunato e Colombo, devono centuplicare i loro sforzi per convincere i loro amici politici che la via battuca sinora è pericolosa, perchè le istituzioni si devono sorreggere col consenso e coll'amore del popolo, e non colle bajonette. 1n quanto alll riduzione degli interessi del debito pubblico - alla conversione co! bilancio che torna al deficit arriveremo fra cinquant'anni, se resteremo in vita - ci si verrà, volere o volare. E non sarà cosa disonesta tanto quanto sembra a prima vista. Si pensi che l'interesse dc::lcapitale ha subito dappertutto forti riduzioni, sicchè il nostro 4 OJO sembra già un tasso usuraio ; si rirletta che delle nostre emissioni abbiamo ricavato forse meno del 7 5 010 della somma di cui siamo debitori; infine si ricordi che mentre nemo dat quodnon habet, da u1 altro lato conviene anche ai creditori assicurare i loro crediti ed assicurarsi un interesse del 3 010 che rappresenterebbe sempre un eccellente impiego. E p,i ereditari e ptl paese quanto più presto si verrà a questa riduzione delle più f,mi categorie di spese sinora dichiarate intangibili - spese militari e debito pubblico - tanto meglio sarà: i rimedi che arrivano all'ultima ora, accelerano le catastrofi. • Gli uomini di valore, come gli on. Fortunato e Colombo, se vogliono vedere salde e rispettate le istituzioni e nel tempo istesso vogliono vedere uscire l'Italia dallo ~ tato attuale di penosa agonia, devono con tutta l'energia di cui sono capaci darsi ad una propaganda indefessa per fare trionfare la bandiera della diminuzione delle imposte, bruciando, dopo averla impregnata di petrolio, la bandiera del nulla. LA RIVISTA. P~ci onaannati aaiTr ~unMaili tari Il movimento in prò delle v1tt1me vere dei tu - multi della primavera scorsa si accentua in tutta l'Italia. Le votazioni delle Romagne, di Savona, di Genova, di Corteolona, e quella unanime del Con- ·s;glio Comunale di Napoli che si temeva invece si disinteressasse della mozione Altobelli per l'Amnistia completa dei condannati politici; manifestazioni che saranno certamente seguite da altre consimili dovrebbero dare da pensare al governo. La pubblica opinione - almeno quella poca e fiacca che c'è in Italia - si dichiara in favore del!' Amnistia per i condannati dai Tribunali militari ; amnistia che sarebbe un'atto di giustizia più che di grazia. Cominciano gtà a muoversi le Università ed abbiamo visto con grande piacere che in Torino s'è messo alla testa del moYimento l'illustre Prof. Lombroso, cui mandiamo un caldo saluto. Agli studenti da altri ~tudenti è stato diramato questo caloroso appello che ci piace riprodurre dalla Vita Nova di Napoli: Mli StudednetillUe niveristiatàliane! All'aprirsi delle aule degli studi, noi, vostri compagni di giovinezza e di lavoro, non vogliamo portarvi, con la nostra parola, una eco sconveniente di odii o di dissidii politici: non noi, cattolici, cui anima - sublime parola d'amore - il Vangelo, vi chiamiamo dalla serenità dignitosa delle discipline severe alle gare informi e discordi dei partiti, non noi vi trasciniamo al poliedro tumultuoso delle passioni e delle contese civili. No! Nel sacrario free.Idodella scienza vogliamo far risuonare, col fre1n-to baldo e sincero dei nostri vent'anni, caldamente la voce del cuore; vogliamo parlarvi di dolori che non hanno nome, di sventure che non conoscon l'eguale; dirvi di uomini nati al pensiero ed all'azione, avvezzi alle lotte affascinanti della parola e della penna, racchiusi ora ora nelle ombre lacrimose delle carceri, condannati ali' inedia che snerva l'ingegno, alle mestizie che asciugan gli occhi, alle miserie che inaridiscono il cuore ; dirvi delle veglie penose delle madri, delle sorelle, delle spose, di focolari deserti, di sciagure che spezzan tutta la vita. Vogliamo che voi, compagni di tutti i partiti, di qualunque ideale, sentiate come sia no,tro compito parlare, parlare senza rancori e senza paure, parlare nelle forme dignitose e coscienti che la legge concede e tutela, non colle follie effimere e pericolose della piazza, parlare al Capo dello Stato chiedendo la cessazione di tanti dolori, la pace a tanti animi annientati sotto il peso delle lacrime, la vita ai sepolti del carcere, amnistia per tutti i detenuti politici. CompagniI Accogliete fidenti e generosi il nostro invito; sorga dalle Univtrsità italiane alta e nobile la nostra preghiera! Sorga ricordo dei tempi che vedevano uscire da quei recinti, sacri al pensiero, le fila animose di quelli che anche col sangue difendevan la patril, simbolo dei sensi libeii e civili vhificatori di ogni disciplina ; sorga unanime e sereno grido di giovinezza ad assopire i miseri rancori della nostra vita italiana! E questa parola nostra che salga in alto sollecitatrice di quella clemente giustizia che è fondamento dei regni, volt a riportare il sorriso sulle labbra smunte dai patimenti, alle porte dei reclusorii, a ricondurre il raggio giocondo della libertà e della vita. Sia grido potente e virile fatto dolce ed armonioso, passando attraverso i nostri cuori di giovani, come vento che si profuma sfiorando un tralcio di rose ; grido di tutta la grande anima italiana, arra insieme di un avvenire fecondo di concordia e di pace, felice monito ai padri, che ci han dato una patria, a non disperar del domani. Ma chi sono questi studenti che si muovono per le vittime della reazione italiana? Sono gli studenti cattolici. E gli altri ? Noi che amiamo sinceramente e intensamente i giovani e che nei giovani riponiamo tutte le nostre speranze, e che da loro attendiamo la scossa salutare che dovrà salvare l'Italia, ci auguriamo che al riaprirsi delle Università, con calma non iscornpagnata da energia, sapranno fare intendere la loro voce senza provocare tumulti, ma senza lasciar credere che il loro cuore sia chiuso ai sentimenti sacri di giustizia e di liberà. Al primo Congresso internazionale di studenti che è stato convocato il 13 corrente a Torino questa voce alta e dignitosa si dovrebbe fare sentire. Siamo costretti a rinviare al prossimo numero, perchè giuntoci troppo tardi, un'articolo di Togarasa (Saragat) sui Processi di Genova e di Chieti.
RI'fTISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Careazuzestriaecrhaesse[nazione italiana I lettori della 'R._ivista ricorderanno l'articolo : La caccia all'Italiano dell'on. Barzilai pubblicato nel N.0 6 di quest'anno. Le origini e le opinioni politiche dello scrittore in qualcuno avranno potuto far sorgere il sospetto ch'egli abbia potuto esagerare la responsabilità dell'Austria - della nostra buona e cara alleala. Ebbene se e' è qualcuno che ha dubitato davvero della imparzialità del nostro egregio collaboratore si ricreda ; e per ricredersi legga ciò che Jus/us ha pubblicato nel• l'ultimo numero dell'autorevo!e e temperata Riforma Sociale del Nitti. Quando si termina la lettura dell'articolo sui Falli di Trieste non si può che rimanere indignati pe! la codardia del governo italiano, che non ha rotto le relazioni diplomatiche col suo alleato di Vienna. La gravità eccezionale di questa caccia data agli italiani in casa propria sta in questo : essa venne organizzata dalle autorità politiche di Trieste e non fu il prodotto della eccitazione, se si vuole bestiale, delle masse ignoranti che si sollevano in nome d' interessi economici o di pregiudizi nazionali. E in ciò si distingue profondamente dalla caccia data agli italiani in Francia, in Isvi:~zera, in America. La polizia austriaca e Trieste non organizzò semplicemente la caccia agli italiani.... in casa propria, ma protesse la plebaglia slava, eccitata e inferocita, che bastonava, distruggeva incendiava e sopratutto rubava. Intervenne soltanto energicamente per arrestare gl' italiani che si difendevano coraggiosamente contro gli stranieri aggressori; intervenne per impedire, comunque, che potesse riuscire efficace questa difesa della libertà, della vita, degli averi, della casa, della dignità propria .• Se a Marsiglia o a Parigi dove fermentano tanti elementi di giusto o di erroneo risentimento contro gli italiani fosse avvenuto la decima parte di ciò che i bassi fondi slavi e la polizia austriaca commisero a Trieste noi sfamo sicuri che si sarebbero ripetute le dimostrazioni di Napoli e di Roma dell'Agosto 1893 - anche esse organizzate e protette, sino ad un certo punto, dalla polizia - e forse si sarebbe venuti ad una guerra colla vicina repubblica. Nè si sarebbe <letta guerra ingiusta perchè non è tollerabile in verun modo che alla fine del secolo XIX si possano violare dai rappresentantidi un governo i principi piu elementari del diritto delle genti. Si dirà che l'Austria è in casa propria e che noi non abbiamo diritto d'intervenire quantunque gli oppressi siano degli italiani. Ma se i francesi si permettessero altrettanto contro gl' italiani di Nizza - di quella Nizza ceduta dalla ......, e annessa alla Frnncia in virtù di un plebiscito - la stampa francofoba non avrebbe protestato energicamente, e non avrebbe spinto il governo ad agire? L'articolo di Jus/us, eh' è un italiano che vive da lunghi anni in Trieste, e che la conosce intimamente, è destinato a produrre una profo:ida impressione, che troverà la sua eco in Parlamento. 1 fatti che ha esposti con rara serenità e con precisione matematica provano luminosamente che il governo italiano di fronte ali' Austria è nella posizione di chi avendo ricevuto un schiaffo presenta cristianamente l'altra guancia. ILSOCIALISMO ni NapoleCoonleajanni. GIUDIZI Nella Peti/e Rep1,bbliq11e (19 ottobre 1898) Paul Louis così annunzia Il Socialis111:0Un bel libro. li signor N. Colajanni, il valoroso socialista italiano deputato al Parlamento, ha pubblicato testè la seconda edizione della sua eccellente opera sul Socialismo. Il solo fatto che il libro si trova alla seconda edizione indica quale successo ha ottenuto questa pubblicazione nella penisola. La lettura del Socialismo s'impone come quella di un volume oramai dass:co sui rapporti dd n,ovimento socialista colle leggi fondamentali della scienza moderna. Quest'opera non si raccomanda soltanto pel calore e per li generosità della concezione, ma anche per lo spirito veramente scientifico che l'anima da! principio alla fine. (Riproduce le conclusioni del libro, che accetta.) Giudizio analogo ha dato Georges Renard sulla Lanterne. PERL'ACQUEDOTTO NELLPEUGLIE (Il dovere del governo e quello delle popolazioni). Si agita attualmente e con molta vivacità la quistione dell'Acquedottonelle Puglie di cui fu sempre strenuo campione Matteo Renato Imbriani, che finalmente era riuscito a farne affrettare lo studio e farne avvicinare la realizzazione. È questione d'interesse vitale per due provincie specialmente: quelle di Bari e di Foggia, che mancano assolutamente di acqua per dissetarsi. Non vi comprendiamo la provincia dt Lecce, perchè, come abbiamo rilevato da un articolo dell'on. R. De Cesare pubblicato nel Corrieredi Napoli, la Terra di Otranto ha cominciato a provvedere per la soddisfazione di questo supremo bisogno, e potrà continuare a fornirsi di altra acqua senza attendere la costruzione del grande acquedotto che dovrà servire a dissetare le popolazioni delle altre due provincie. Ma è quistione anche d' interesse nazionale non solo per la solidarietà che ci dev'essere tra le varie provincie del regno, ma anche perchè lo St.1w ha il dovere di contribuire largamente alla spesa di questa grande opera, per la quale occorreranno p=ù di r 50 milioni. L'annunzio di questa cifra lascia subito indovinare che gli sciacalli della speculazione si sono gettati sull'acquedotto per le Puglie con famelica irruenza. Essi, come hanno fatto per le ferrovie e per le altre grandi opere dello Stato, vogliono ottenere subito la concessione e assicurano di avere bello e pronto un progetto di rapida, di pronta esecuzione, che darà l'acqua da bere ed anche l'acqua per la irrigazione delle arse campagne delle Puglie. Si indovina ancora più facilmente che queste promesse nascondono uno dei tanti carrozzoni che hanno immiserito la nazione, alla quale farebbero costare roo ciò che non dovrebbe costare che 50 : e si tratta di centinaia di milioni I La compagnia che promette la costruzione è a base di capitali inglesi e di mezzani italiani; l'una e gli altri credevano di avere in mano l'affare loscamente usuraio, e per meglio raggiungere l' intentò hanno pubblicato un memorandum nel quale sono accumulate molte menzogne tecniche e finanziarie e si adoperano molte male arti per eccitare le popolazioni delle Puglie ad esercitare una vigorosa pressione sul goYerno per indurlo prontamente alla concessione. Le menzogne sono chiare e lampanti. Eccole. Si promette alle Puglie l'acqua per l'irrigazione, e si fa menzione - per rendere credibile la promessa, e
166 '1{,lVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl tale da eccitare l' immaginazione dei poveri pugliesi - dei benefizi arrecati all'agricoltura dai canali Bianco, Villoresi, Cavour ecc. ecc. Ebbene la ve - rità è questa: l'acquedotto che dovrebbe portJre _l'acqua del Sele nelle Puglie non potrebbe dare che 200,000 metri cubi al giorno da adibirsi alla irrigazione - se pur li potrebbe d.1re - e dovrebbe irrigare r23 13 chilomdri quadrati. Ora il solo canale della Martesana per irrigare Kmq. 336 dà 1,45~,800 metri cubici al giorno; e 5,616,000 metri cubici il Naviglio Grande per irrigare 470 Kmq.; il Canale Cavour dà in un percorso di 80 chilometri, r 10 metri cubici al minuto secondo. L'acquedotto delle Puglie darebbe due metri cubi e mezzo al minuto secondo per una percorrenza di 350 chilometri ! In quanto alle male ani basta sapere che col detto memorandum la società costruttrice si obbliga: 1° adoperare nei lavori ingegneri locali; 2° adibire operai per due terzi pugliesi; 3° servirsi degli opifici meccanici locali; 4° i cantonieri saranno ~celci fra i wldati congedati del luogo ; 5° gl'impiegati per due terzi saranno pugliesi ecc. Queste seduzioni usate con gente che dalla sete è già spinta a chiedere l'acquedotto sono davvero scandalose. Perciò lodiamo vivissimamente l'autore dell'articolo pieno di fine ironia - ironia che esce dalle cose - e scritto con spigliatezza, pubblicato nell'ultimo numero della Nuova Antologia, eh' è venuto a denunziare gl' inganni e a fare i calcoli giusti ed onesti. Per scrivere quell'articolo non occorreva soltanto la competenza; ma siccome il suo autore, l'on. Pavoncelli, è un pugliese, questi ha dato prova di grandissimo coraggio facendo dileguare iliusioni che devono essere carissime ai propri coucittadin i ed elettori. Questi esempi di coraggio civile sono divenuti eccezionali nel nostro paese e noi sentiamo il dovere di segnalarli anche quando fanno onore ai nostri avversari. L' on. Pavoncelli ha smascherato i mistificatori nell' interesse dello Stato e delle popolazioni pugliesi, che devono pagare gran parte delle spese di costruzione, e che sono abbastanza povere per non pensare a risparmiare decine e centinaia di milioni. Questo risparmio vale la pena di qualche anno di ritardo nelle costruzioni. Egli poi saviamente avverte i maggiorenti : « Se pieta in .:hi domina manca, l'odio in chi è sot• toposto giorno per giorno si ac~umula; ed in ogni circostanza apertamente si mostra. E da cotesto gregge numeroso, che si calcola di prendere il contingente per pagare le annua lita? Può da, si che si sbagli e che su scarsa minoranza tale obbligo vada a ricadere; ed allora i componenti di essa inevitabilmente reagendo - ricchezza nuova o nuovo lavoro proficuo in paesi agri~oli è lento a prodursi - le lotte si vivificheranno, alle quali pare non possa sfuggirsi cola, ove con la tradizione antica è fatale il combattersi perpetuamente l'un l'altro. » Ed a chi allegramente vuole spendere facendo debiti soggiunge : « Alcuni s'illudono che il debito collettivo pagheranno i nepoti. E questa frase spesso ripetuta, fa il paio col proposito del nepote spendereccio, che s' indebita, sperando sullo zio ricco; non si bada al cumulo degli interessi. e, Pagheranno i nipoti! e uno sproposito economico passato di moda. Il creditore non aspetta i nascituri: alla scadenza domanda il suo; onde il debitore ha tutto il tempo di fallire lasciando ai figli ed ai nepoti eredita di dolori e di miseria. « Sono queste le fallaci lusinghe, che diminuirono i capitali, spezzarono in mano nostra gli istrumenti del comune lavoro, del che ancora oggi si soffre, mentre altri popoli miglioravano ed aumentavano il loro, onde allar• gato si è il vuoto che ci separa dalle nazioni vicine tanto progredite. « Colui che prende danaro a prestito deve restituirlo, di qui non si scappa. Nel caso, del quale si discorre, bisogna pagare l'interesse, che almeno sara del 4 010 ( vi è chi si basa sul 4 IJ2 ed è torse più vicino al vero) poi le tasse varie, l'ammortamento per un tempo tra 50 e 90 anni, la provvigione per i banchieri, le mediazioni e le spese di amministrazione e manutenzione. « Chi deve pagare questa somma? L'acqua, si risponde. Ma l'acqua per avere un valore dev'essere consumata; onde occorre stabilire l'obbligo del consumo: vale a dire una tassazione personale. Consumi o no la quantica di acqua assegnata, ogni nato sulla terra appula deve dare il suo obolo giornaliero per comporre il contingente annuale. Se si fa una ferrovia, la liberti rimane ad un povero uomo di usarne o farne a meno, industriando magari le proprie gambe. Per l'acqua il caso e diverso: bisogna che il povero paghi, qualunque sia la condizione nella quale si trovi, paghi per sè e per la famigliuola, per l'uso municipale; alla quale spesa, colla stessa argomentazione, presto o tardi si aggiungerà un'altra, quella della tubulatura interna dei borghi e delle citta. E si sa a quanto ammonterebbe la spesa e i relativi interessi che si dovrebbe rimborsare alla società inglese? Ad oltre 600 milioni: cioè più che non valgano, dice l'on. Pavoncelli, i 700,000 ettari di terra della provincia di Foggia ! Perciò nelle popolazioni pugliesi c'è il dovere di aspettare qualche anno di più e non darsi nelle mani di rapaci usurai ; nel governo c'è il dovere imprescindibile di costruire l'acquedotto e di contribuire largamente nella spesa. L'autore dell\trticolo: Per l'acquedottonellePuglie fa sorgere principalmente questo dovere dello Stato da ragioni demografico-morali: dall'altissima mortalità di quelle r<!gioni. A noi sembra che l' on. Pavoncelli per riguardi spiegabili in chi ha occupato il posto di ministro del regno abbia voluto tacere di un dato importante, che egli conosce, perchè due anni or sono lo ricordò a noi. E il daro si può trovare in un opuscolo del Prof. Benin i. (Il dare e l'avere tra le provincie e lo Stato. Bari, r 894). A pagine 7-8 si legge che la sola provincia di Bari pagò allo Stato, negli ultimi anni, ventisettemilioni e mezzo all'anno. Per converso la Provincia ha ricevuto nello stesso periodo, come media annua dello Stato, la somma di poco più che tredici milioni a tit0lo di stipendi d'impiegati governativi, pensioni di ex impiegati, soldo delle truppe, prezzo di forniture ecc., ecc. La sola provincia di Bari dà dunque all'anno quattordicimilioni e mezzo in più di quello che riceva dallo Stato. Vogliamo essere larghi nei calcoli e ridurre a soli cinque milioni ali' anno questo contributo che la provincia di Bari dà al resto d'Italia - tenendo anche conto della quota di spese generali che ad essa spettano; in circa quarant'anni perciò la sola provincia di Bari ha accumulato un credito verso lo Stato di circa duecentomilioni. Non è evidente che se la nazione contribuirà per I oo milioni nell' acquedotto delle Puglie essa
'R._IVIST POPOLARE DI APOLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI non avrà restituito che la metà appena di quello che deve alla sola provincia di Blri ? Questo abbiamo voluto ricordare affi □ chè in qualche altra regione d'Italia nc,n si sollevino malumori e non si creda di fare atto di generosità ver~o questa disgraziata regione del Mezzogiorno. La conoscenza della verità giova sempre: dilegua gli equivoci e rinsalda l'amicizia e la fratellanza. Nor. ~~~ Una dichiarazione necessaria Dacchè il Direttore, per evitare una polemica sulle colonne della 'R,.ivista, non ha creduto di pubblicare un mio articolo in risposta al Signor Paratore, mi limito ad una semplice dichiarazione, che credo assolutamente indispensabile per eliminare un equivoco di persona ed anche per non far credere, che al primo avviso di fuoco abbia battuto in ritirata. Dichiaro anzitutto che, per ragioni di omonimia, il Paratore ha confuso la mia povera persona con un mio cugino, che esercita con meritato successo la professione a Napoli, e che non è socialista. Venendo poi al contenuto del suo ultimo articolo osservo: 1, 0 Non io ho frainteso le di lui osservazioni, ma ho ritenuto e ritengo che per l'occasione in cui furono fatte erano inopportune e, se non avevano la pretese di una confutazione, avevano però il fine di dare una stoccata en passant e, direi quasi, di soppiatto, ai socialisti ed al socialismo. 2. 0 Il marxismo non ha dichiarato bancarotta ed è più salJo che al Parator~ non sembri, pur n~n essen~o il corano del nostro partito, che non crede a1 dommi. Nè il materialismo storko - almeno per ora - è stato relegato fra gli aborti intellettuali. Il Kautscky stesso, citato dal mio avversario, chiama l'opera del Marx e la scoperta delle leggi dinamiche della produduzione. una scopetta altrettanto interessante quanto quella d 1 movimento degli astri fatta da Keplero e da Newton Nel determinismo credono ancora, per non dire di altri, il Dietzel, il Lori a, il Labriola, il Ciccotti, che proprio ora ha pubblicato un lavoro pregevole sul tramonto della schiavitù informandosi a quella legge. 3 ° Alla società, come tutto organico co!!siderata, attribuiscono funzioni proprie, sociologi di non comune valore quali - per citarne qualcuno - lo Spencer, lo Schaeffie, il Vorms, il Lilienfeld, il Novicow. 4. 0 La lotta per l'esistenza, come si rileva dalle opere del Darwin stesso - non si svolge ugualmente fra gli animali e fra gli uomini; fra questi agiscono la simpatia, l'altruismo, la solidarietà, l'associazione, che non hanno riscontro tra quelli se non rudimentalmente e in qualche caso eccezionale. 5 ° I socialisti anche quando parlano di felicità, accennano ad una felicità relativa, non assoluta, che non può esistere. 6.° I concetti di mon le e di giustizia non sono eterni, ma mutevoli e soggetti alla legge di evoluzione; ed il Socialismo tende principalmente a migliorarli mcrcè l'equilibrio sociale. 7.0 Per ultimo non trovo ragione al mondo per cui si possa ritenere dover evitare una discussione con socialisti, ammeno che non si creda - come il Paratore pare voglia credere - che s:eno scienza e filosofiavera soltanto le convinzioni personali di un individuo, sia pure uno studioso. Se così fosse ognuno per conto suo potrebbe facilmente cantar vittoria e ridersi della poca f ortu11a dei contradittori. F. Lo SARDO. Suldlaisoccupazione operianIitaalia I. - Le vere cause e i falsi rimedii. Son tanti i guai che travagliano nel!' ora presente il nostro paese, che non suol fare meraviglia la poca o niuna preoccupazione che negli enti collettivi desta l' attesa di un nuovo malanno: quello della disoccupazione operaia. Che esso sia per colpirci nel prossimo in'verno, è più che lecito il prevedere, poichè niun.i delle cause cui si può riallacciare quel fenomeno doloroso - cause sociali, politiche ed economiche, generali o particolari nostre, permanenti o transitorie - si è andata eliminando col volgere di questi ultimi tempi. Ma questainerzia, anche se derivata dallo _coraggiamento di chi va incontro all'inevitabile, merita la più assoluta condanna per questa dcppia ragion<!, che da un lato in nessun paese come nel nostro può dirsi abbia quel fenomeno cause che l'opera saggia delle collettività potrebbe eliminare, dall'altro che, data pure l'impotenza loro a prevenirlo nelle sue cause, è loro aperto un largo e benefico campo d'azione nella prevenzione dei suoi dfetti individuali e sociali. Che sia giusta la tesi marxista della necessità di un eccesso nell'offerta di braccia perchè il capitalismo nello stadio critico della sua evoluzione possa conservare il proprio reddito minacciato dall'eccesso della accum;..lazione - può anche ammettersi liberarr.ente, senz.t che a niuno debba venire in mente di tare di quella tesi un'applicazione al nostro paese nel momento attuale. Eccesso di br~ccia per 1perpopolazione havvi certo in Italia: ma non si tratta già dell' iperpopolazione in senso assoluto, cioè relativamente alla capacità produttiva del paese, o in dipendrnza di un eccesso di produzione: vi ha invece eccesso di braccia, perchè il campo di impiego del lavoro è limitato da u□a artificiale restrizione del capitale salarii, e in genere del capitale produttivo. V'ha eccesso di braccia cioè, perchè, se non è abbondante I' accumulazione capitalista, è ancora più scarsa la quota di capitale accumulato che si volge agli impieghi produttivi e si risolve in domanda di lavoro; talchè la disoccupazione operaia, in un paese come il nostro a salarii bassissimi e ad interesse più alto che altrove, non funge già da paracadute al reddito capitalista, ma aggrava anzi a danno delle classi capitaliste il risultato della redistribuzione economica, aggiungendo alle altre numerosissime una nuova classe di individui non produttori che vivono parassitariamente con gli avanzi della mensa capitalista. Ora ognun vede a qual punto contribuisca, rendendo più grave quel difetto nella accumulazione e ndl' impiego produttivo dei capitali, la politica finanziaria ed economica fin qui seguita dai nostri enti pubblici. Un sistema tributario opprimente con odiose, insaziabili fiscalità ogni volontà e ogni possa di accumulare, e più che atto a disperdere le già fiacche iniziative delle nostre classi capitaliste: una imponente espansione di bilanci centrali e locali, in cui le spese economicamente improduttive hanno una enorme prevalenza, e pur quelle produttive non toccan la meta sfnza uno sperpero grandissimo di forze e di ricchezze nazionali: un cumulo eccessivo di debiti pubblici e un sistema complesso
168 'R_IVISTA POPOLARE POLITICA DI LETTERE E SCIENZE SOCIALI di protezionismo, che con seducenti promesse traggono il capit"le itafono fuori dalle penose battaglie della libera produzione e lo fan vivere d'incoscienti guadagni e d' illeciti sopraredditi: una ridda sfrenata di lavori pubblici e di organici burocratici che immobilizzano le nuove energie di capitale e di lavoro in tali impieghi da cui non possono crearsi da sè stessi, colla funzione economica loro propria, un giusto e sano alimento: ecco i veri, i soli fattori del!' eccesso di braccia in Italia, ecco le cause essenziali così del!' emigrazione, come della disoccupazione italiana. E non si ripeta ancora esser quelle cause a lor volta gli effetti necessarii dello stadio critico della società economica capitalista, perchè in nessun paese fra i più evoluti quei fenomeni si palesano così intensi, così profondi come in Italia: che, se il grado del!' evoluzione capitalistica vuol esser misurato dal!' eccesso della accumulazione e dal conseguente abbassarsi del saggio del!' interesse, dalla estensione e celerità nella trasformazione tecnica della produzione, dalla tendenza alla concentrazione massima dei capitali nelle grandi imprese, etc., etc., - l'Italia dovrà purtroppo esser messa fra le ultime delle nazioni europee in quella via (dolorosa talvolta, ma in ultimo tanto benefica) del progresso sociale. , Non può dunque porsi in Jubbio che quelle condizioni disgraziate delle nostre popolazioni operaie derivino dall'opera malsana dei nostri enti pubb1ici, dalle colpe e dagli errori delle nostre classi dirigenti, e che a torto <tueste e quelli si trincerano dietro un rassegnato fatalismo e non voglion mutare una buona volta metodi ed indirizzi di politica economica. Se si volesse e sapesse mutar strada, vi potrebbe esser speranza che in pochi anni un largo flusso di capitale, portando nuova vigoria alla produzione italiana, rendesse sufficiente ad eliminare l'iperpopolazione operaia lo sfogo di una ben diretta e ben difesa emigrazione: quel capitale nuovamente creato o richiamato alle fonti produttive potrebbe ben risolvere la questione economica attuale, e spingere oltre quella trasformazione tecnica che serve anche ad elevare il tenor di vita delle masse. Gettino dunque la maschera coloro che in omaggio alle leggi naturali dell'evoluzione economica se ne stanno inerti innanzi ai tanti mali del nostro paese: in nessun paese come nel nostro vi è adito a mostrare coi fatti se davvero i pubblici affanni son sinceramente condivisi dalle classi dirigenti! Ma purtroppo, anche coloro che son consci delle responsabilità di quelle classi e son pronti a far loro intuonare il mea culpa, Jifficilmente hanno il coraggio di risalire fino alle cause prime della disoccupazione operaia: cercan rimedii, ma rifiutano <li agir direttamente verso la eliminazione dei suoi veri fattori: dicono invece di voler por riparo ai suoi effetti dannosi, ... e intanto, o per incoscienza, o per cupidi interessi di classe, propongono panacee tali che, se posson contentare i sofferenti dell'oggi, preparano però pel domani mali più intensi e più estesi. Così è che si parla in I talia oggi di una politica del lavoro, intendendo con essa non già, come dovrebbe essere, una politica generale, e specialmente economica, finanziaria e tributaria, intesa a favorire l'aumento del campo d'impiego del lavoro, col toSliere gli infiniti ostaçol! che og-~i fre noi si frappongono allo sviluppo economico del paese - bensì una politica rivolta a concedere una serie ampia e continua di lavori pubblici, che artificialmente accrescano la domanda di lavoro, e comunque acquietino pel momento i lagni degli operai disoccupati. Si tratta di un falso socialismo di Stato, le mille miglia lontano da quella vera aspirazione democratica che oggi deve in Italia concretarsi nella distruzione della fitta rete di egoismi e di protezioni che si sono accaparrati i peggiori elementi delle classi capitaliste: si tratta invece di un tranello teso alle classi più misere per farle consentire ad un nuovo sviluppo di quell' affarismo, di quel monopolismo (brutti nomi a cose di molto peggiori !) che già oggi ingordamente le sfruttano. Sol che si pensi infatti alle conseguenze fin oggi sperimentate di quell'abuso di lavori pubblici, talora inutili, spesso non necessari i, quasi sempre superiori alla potenzialità economica del paese - quando si ricordino gli intrighi, le speculazioni, le frodi che essi han fomentato, e si sappia che in gran parte ad essi si devt l'eccesso del debito pubblico nostro e il conseguente distacco del capitale dalle imprese produttive - non si può a meno di dubitare della buona fede di questi difensori delle masse lavoratrici, e di proclan:are in ogni caso assurdo il perseverare ancora a commettere gli stessi errori di prima, con la pretesa di ripararne così le conseguenze. Ove anche fosse indiscutibile l'utilità delle opere pubbliche proposte, ove anche entro un lasso di tempo abbastanza breve (e sarebbero ad ogni modo diecine di anni!) apparisse l'efficacia riproduttiva loro sull' economia nazionale, sarebbe un vero e proprio delitto politico, in un paese come il nostro, in cui lo scarso capitale rifugge già dagli impieghi tanto necessarii della agricoltura e dell'industria, il seppellire milioni e milioni sotto forma di capitali fissi destinati a giovare, forse, in epoche future: ciò possono fare i paesi già fiorenti per assicurare a sè la continuità della floridezza loro, non gia l'Italia che oggi non produce nè consuma abbastanza, e che deve impensierirsi non meno del presente che dell'avvenire. Da quale sorgente poi si deriverebbero i capitali da impiegarsi in quei lavori, lo sa chi conosce il nostro sistema tributario, locale e centrale, che grava, con ingiustizia le cento volte dimostrata, in modo prevalente sui redditi delle classi diseredate: ma, dato anche vi si sopperisse con imposte direttamente poste a carico delle classi ricche, non si verrebbe con ciò ad ogni modo a depauperare di iniziative e di capitali la produzione italiana? Così o impoverendo direttamente le masse, o restringendo vieppiù la domanda di lavoro che è b condizione della loro vita, quella munifica concessione di lavori pubblici si risolverebbe in una vera e nuova offesa a quelle clas~i che si pretende di soccorrere: si farebbe della politica democratica, press' a poco come lo strozzino fa della filantropia quando, com - mosso per gl'imbarazzi in cui cade 11 prossimo suo, lo soccorre coll'interesse del roo 010 ! Come la vittima dello strozzino, impotente a restituir capitale e interessi, ricade ben presto nella necessità di far ricorso alla generosità di lui, così l'operaio impiegato oggi in quei lavori pubblici çoncessi a rimedio della disoccupazione 1 distrugge
'R..IVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI la fonte della domanda di lavoro: ed il pane guadagnato oggi per la somma virtù della politica del lavoro, egli lo strappa a sè e a cento dei suoi compagni per molti anni avvenire. Pure, malgrado l'assurdità evidente di questo rimedio contro la disoccupazione, tale è da parecchio tempo e tale è ancora la politica ufficiale, ben accetta a quasi tutti i partiti : egli è che alla incoscienza delle classi dirigenti fa riscontro l' incoscienza delle masse, e queste, se chiedono pane o lavoro, credono meglio soddisfatto il loro interesse e meglio rispettata la loro dignità nel ricevere la beneficenza pubblica sotto forma di lavoro: e anche i partiti democratici si fan vanto di questa soluzione del problema dei disoccupati, e imprecherebbero anch'essi a chi bandisse la crociata contro quella stolta terapeutica che, per curare un sintomo del m..le, ne rende più violente e più acute le cause ! Direbbe invece una santa verità chi affermasse essere un male assai minore il dare non lavoro, ma pane ai disoccupati involontarii: quel pane sarebbe tolto dal fondo di consumo nazionale, e non varrebbe almeno a portar nuovo decremento a quel capitale produttivo che è la sorgente naturale della domanda di lavoro e del reddito delle classi lavoratrici. (Continua) c. A. CONIGLIANI. Perla~unncao,ntruona~unna ~ Contro una donna, per amore di antitesi: poichè :N.,eera è, in fondo, a malgrado di ogni sua contraria dichiarazione, piuttosto un alleato che un avversario di chi combatte per la donna, per dare a lei diritti uguali ai diritti dell'uomo : nè, in verità, quando mche veramente ella fosse un avversario, nessun avversario potrebbe essere più simpatico di :N.,eera. Neera ama professarsi antifemminista, acerrima nemica della cosidetta emancipazione della donna: di tale professione di fede sono piene queste sue 'Battaglieper un'idea (1) - articoli di rivista ora raccolti in volume - il libro che ho fra le mani e che voglio esaminare, poichè, essendo esso dedicato rutto alla questione dell~ donna, nessuna opinione a questo riguardo mi sembra possa essere cosi interessante come l'opinione di una donna - espressa in quel modo che Neera sa e usa nei suoi scritti : con una chiarez~.a, una efficacia, una eleganza, grazie alle quali una idea anche non buona seduce. Affrontando il grave problema femminile Neera confessa subito che non ha pretesa di risolverlo scientificamente, tenendo conto degli elementi d'ordine economico e di ordine fisiologico : ma che, anzi, ha voluto rimanere nel campo del sentimento « che è il vero dominio della donna», secondo la chiarissima scrittrice; ma che ad ogni modo, anche nella vita di ogni giorno, non è il ~olo dominio - aggiungo io: poichè, se l'uomo non vive di solo pane, la donna vive anche di pane. Pre- (1) NEERA, 'BaJtaglieper 1111' idea, Milano, Castoldi, 1898. scindere da questo fatto - che è appunto di ordine economico e di ordine fisiologico - in una ·q_uistio_necome l_aquistione .della donna significa nnunc1are semplicemente a nsolven: tale quistione: oramai gli studi sociali sono cosi avanzati e hanno posto cosi stabilmente le loro basi sulla economia e sulla biologia, che il < sentimento ,. non ha più valore: è vaporoso fumo. Data la premessa di Neera sarebbe ozioso da parte mia, esaminare il suo libro da! punto di vista scientifico per combattere le conclusioni alle quaìi esso conduce. Io mi compiacerò, im·ece, di notare come i u sentimenti " della signora :N.,eera poggmo sull'affermazione di quei principi scientifici che essa vorrebbe negare e che sono negati da coloro i quali, con la signora Neera, si dichiarano antifemministi. Nel libro di Neera si direbbe quasi volontario lo sforzo di plasmare una statua deforme su un abbozzo di bella figura greca: di svolgere male uno schema bene lineato: di trarre false deduzioni da esattissime premesse. Per cui balza agli occhi, nel libro di Neera, una contraddizione che non si sa capire nè spiegare: ne viene fuori un tipo di donna ideale inconcepibile, dai contorni doppi, e c~e si sdoppia, in fatto, in due distinti tipi, diversi, che assolutamente non è possibile conciliare, dei quali l'uno è l'abbozzo greco, l'altro la statua deforme: e, in verità, l'abbozzo vale meglio della statua, la premessa della conclusione. Neera dice «. L' osservazione la più superficiale ci dimostra che la civiltà è maggiore dove gli interessi dei due sessi sono egualmente tutelati : e per interessi intendo specialmente la libertà d' azione e di coscienza. » Verità più sacrosanta e più esatta scientificamente l'autrice non avrebbe potuto enunciare : esatta scientificamente, poichè se anche fosse vero che antropologicamente la donna è inferiore all'uomo, questa inferiorità non sarebbe mai tale da giustificare una inferiorità giuridica della donna rispetto all'uomo: inferiorità che pure - stridente - esiste ancora nella maggioranza dei codici moderni : nello stesso modo che non si saprebbe ammettere che un uomo più debole, fisicamente o intellettualmente, di un altro dovesse, perchè tale, avere diritti minori di quest'altro: fra gli uomini esistono differenze antropologiche di gran lunga più spiccate delle differenze che possono esistere, se pure esistono, fra l' uomo e la donna : eppure, fra gli uomini vi è uguaglianza di diritti: nessuna ragione sussiste, quindi, perchè a tale uguaglianza non siano ammmesse anche le donne. E alla teoria della inferiorità antropologica della donna rispetto all'uomo, Neera muove poi, con una grazia tutta femminile, e con una profondità veramente ....... virile, obiezioni assennatissime. Ribatte cosi, in modo che non esito a chiamare scientifico, (benchè anche a questo proposito l'autrice voglia dire che di scienza non si vuole impacciare) l'accusa di inferiorità contro la donna, dedotta dalla constatazione della minore ampiezza del suo cranio, del minore peso del cervello, di una pretesa minore sensibilità in rapporto al dolore, al piacere, al pudore, etc. Si lamenta, deplora cheversola donna si usino i medesimi trattamenti usati coi bambini: che è il modo, infatti, col quale, per esempio, esplicitamente dicono si dovrebbe trattare la donna due
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