La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 33 - 20 settembre 1925

IL BARETTI Quindicinale di letteratura Editore PIERO GOBETTI SETTIMANALE EDITORE PIERO GOBETTI - TORINO VIA XX SETTEMBRE, 60 NOVITÀ DELLA SETTIMANA VITO G. GALATI Religione e Politica À~fflW annoo L. IO • li:atcro I,. l6 Un numoro L. 0.60 ABBONAMENTO: Per il 1925 L. 20. Semestre L. 10. Estero L. 30 - Sostenitore L. 100 • Un numero L. 0,50 • C. C. POSTALE ~tt:~ri. r:r:tt:~,,:,/ti- = Anno IV • N. 33 - 20 Settembre 1925 SOMMARIO. - Prometeo Filodemo: La crisi dc-llo democrAzia, - p. g.: Le Commissioni interne. - Un cattolico francese. - La polilic, di P. Valéry. - E. Sei!'<· R. Colo mbo: Inchiesta sulla lira. - G. Ooreo: f.,g politica visla dnl Sucl. LACRISIDELLADEMOCRAZIA ragione il Sorel di scrivere di lui: « Egli non acgue i govcrlli nel loro sviluppo storico ... ~:gli li presenta come consolidati, com!"Ìuti, È questo un tema cli viv.1 e palpitant.e attualità. Dopo la faccenda dei· min.atoi·i inglesi e le riflessioni cli Lloyd Georgc pubblicate cla!Ja Stampa, tutti i giornali e tutti i partiti, anche in Italia, han voluto dare il loro giudizio. A dir vero, quel che si è potuto ricav.are d.a questo intersecarsi di opi• nioni è stata un'impressione cli superficialità: si parla dfu liheralismo e di democrazia come d'un tntt'uno, si confonde la rivoluzione franc~se. e quella inglese, si ripeLOno eterna• meni.e le si.esse frasi fatte, lo stesso cliché sia nell'uno che nell'altro senso. In verità .sarebbe necessario chiarire questi. concetti e distinguere quel che va distinto, prima di avventurarsi in una sominaria condanna o in ,ma entusiastli.ca esaltazione. Le considerazioni che seguono von·ebbero ispirarsi ap• punto a questo criterio. Un breve esame delle origini del pensiero liberale e democratico potrà aiutare la nostra 1"Werca. L'uno' e l'altro nascono dall'individualismo del secolo XVIII, negazione dell'as.solutismo medievale, che lo sviluppo capitalistico, col suo inesa,u-ibile bisogno dru libertà e d'iniziati.va, doveva necessariiamente fugare. Ma questo· individuallismo si atteggia in forme diverse. In Inghilterra, ove la borghesia potè affermaTsi solo traverso una dm·a esperienza storica, conquistando passo a passo i suoi dinitti via via che ma turavano le sue es-it.rf>,.nze - nuove, e ùifcndcud0li poi contro ogzri ritorno offensivo della Corona, dove~a affermarsi l'indirizzo emp1h:ico, che ebbe m Locke il suo maggior rappresentante, indirizzo che considerav.a I 'individuo coi· suo11 concreti bisogni, la cui soddisfazione era lo scopo della sua attività. In Fr.anc,ì.a invece, ove il Terw Stato s'era ripetutamente legato alle sorti della monarchia e dell'assolutismo e non aveva quindi lottato per crearsi il suo ambiente, s'era venuta fmmando una situazione affatto diversa: il perdurare cioè della monarcl:ùa medievale accanto alle forme capitalistiche che si venivano svo-lge":<lo, e che perciò, in un'epoca di relativo sviluppo, si trovavano .ancora cintralciate da innumeri vincoli e prhri]egi, vincoli feudali e corporativi, privilegi nobil!iari ed ecclesiastici, det_erm1nava una contraddizione urtante fra 1 due mondi, che, agli occhi del pensiero filosofico nutrito di insegnamentii inglesi, doveva appari1·e come la contraddizione fr.a l'irrazionale e la ragione. Ed ecco pertanto prevalere le tendenze raZÌ'onalistiche, che alla società storica sostituiscono il regno della ragione, ai bisocmo concreto il diritto astratto, e perciò bandiscono I.a lotta e 1a concorrenza per assidere tutta l'Umanità sulla base cli una feli'ce concordia, quale sola può discendere da un.a illuminata applicazione delle leggi della Natura. Questa differ-enz,a fra l'indirizzo empiri'co e l'indirizzo razionalista sono, fondamentalmente, le clifferenre fra l 'i.ndiixizzo liberale e quello democratico, che, seppur reciprocamente si vennc1·0 contan1inando nel corso del loro svi Luppo teorico e pratico, non per que• sto debbono essere confusi, tanLo• meno da chi li esamini sotto un pnnto dii. vista logico. Infatti il liberalismo, data la sua -base empirica, incita l'uomo a lottare per la soddisf~- zioue deti suoi coucreti bisogni e a conqm~ stare le oondizioni più favo-revoli di sviluppo, cioè innalza la ~ig~tà <lell'inclivW~o spronandolo alla riven<hcaz1~ne de~la liberta. Esso è in sostanza una pos1z10ne cli lotta che rjsente l'influenza <lell.a rivoluzione protestant.e britannica, quantunque in questo tempo tenda a formarsi una base utilitaria, premessa del suo successivo negarsi in una forma di pseudo-liber.alismu, che è 1a 11Ìlcerca_del: l'equilibrio e la reciproca ~oller~nz,a mtes1 come fine. Questo pseudo-liberalismo, che, per voler essere superpartitioo, s'è spoglliiato rl1 orrni :lievito rivoluzionario, e che, per voler" procedere all'equa ripartizione della ragione e del torto fra le parti un co';'trasto, s'è negato all'azione, conserva tuttavia, pur Tiella sua aclulternzione, i segni della sua nascita, perché, in fin dei conti, questo equilibrio delle forze presuppone le forze stess_e in contrasto, come pu1·e l'esigenza del reci~ definitivi ... Nessuna cronologia, nessuna proproco rispello implica la necessità di far ,:pctliva; ogni cosa giace nel medesimo piano, rispetlarc sè stessti, cioè jn ultima an,alisi il L'unità dri tempo, <li luogo e d'azione è tra- •'ulto dell.a personalità e della <l,i,gnità. sportata cl.al teatro nella legislazione"· Non altrettanto può dirsi invece della dot- È questo infalli il difetto capitale della fi. trina <leruocratlica, sbocciata clal terreno ra- Losofia prerivoluzionaria. L'immenso lavoro zionalistico. Basta studiare il pensiero del- di quest'epoca poggia tutto su queste basi: l'epoca rfroluzionaria, per scorgervi ovunque liberare la società e la vit.a eia ogni ;mpacl.a tendenza ad o,rilinare la sodetà su basi ra- cio artilkiale e r\i:durle alle loro esp1essioni :oi.onali, cioè su leggi astratte ed eterne. Si più semplici e naturali, scevre eia ogn'i· SO· ,·ede ,lap1iertutto lo sforzo di semplificare la vraslrutturn e da ogni accidentalità ingomoomplessa vita sociale, sfrondandola di qnel branti (1): cou ciò slÌ! ne!§'lva ogui valore alle che pareva accidentale ed era poi il resultato creazioni storiche e si faceva della vit.a una cli tanti secoli di st01'!Ìla,e poi di sistemat!,z- astrazione poggiante su principi così semplici zare i principi così semplificati, per farne che era possibile procedere da essi per via cli nn tutto organico. Così, nel campo più prodeduzioni meramente logiche, :quasi fossero priamcntc filosofico, Condillac, superando la teoremi matematici. E ili conseguénza, poidistinzione ancor mantenuta dal Locke, ri- thè si trattava di applicare dei prmdùpi già duce tutta 1a coscienza -· non solo cioè il bell'e formati, gov,;rnando secondo le leggi contenuto, ma ancbe le forme e l'attività - naturali, à qnoi bon consentire agli' inclivi<luii a sensazioni semplici e passive, e solo con.. di governarsi a Lor-0 agio? Forse che nelle, serva un ultimo residuo di spiritualismo, che scienze esatte è lecito a ciascund di appLl,care pe1·ò 1a filosofia posteriore s'affretta ad ab- i principi a suo arbitrio? « Euclide è un <le- banclonare; La Mettrie riduce tutto al méc- spota ,,, esclama il fisiocratic o Mercier de la c.1nismo naturale, fa dell'uomo nulla più Rivière, e credendo possedere una scienza che una macchina (L'homme ma.chine è fa esatta come quella di Euclide, vuol far sersna opera principalej, e dei pensieri sempii'ci vire i) dispotismo all'esecuz.iione dei suoi modific~zio~ materiali che .d'?von~ esser~ piani, recandosi all'uopo pre·sso Caterina cli molto piccoli per esser contenuti ne, cervelli Russ,i.a. A conclusioni analoghe arrivano pres- (Traité de l'ame, § 103: De la petitesse,des sochè tutti i suoi contempo~anei: il problema iclées); D'Holb.ach, sotto l'influenza <lçl '?"" ch'essi intravvedono è un problema di legistemati"? Lagrange, svolge la ~tessa dòttrma lJzione; correggere i vecchi ordinamenti èhe co;1 logica veramente matemauca n~~l,1.:a~r ~no ~~_ji ast~ti bricconi, ed ~pplicare stem_e de !.E:. !JaE!,_re, ove ~tta,.. l.,. 1".! ,::_- • ·ece le Teggi scoverte dalla :ragwne. La mor~ fisicamente spiegata con coere~" legge deve 'servire precisamente a questo: ad di prmc~~.o. È ½' n_atur.a che ?"' fissato le m: eslli!rpare i pregiudizi e l'i'gno~anza, frntt? ciel derogab1H le~g1 della convivenza u~ana • passalo, e a far convergere 1 mteresse d1 eia- ora che la ragione le ha scoperte, non rimane c:cuno colrinteresse di tutti. Ouesto è l'ideale che applicarle. Questa fiducia ingenua nel- di Helvetius che affida all'educazione il mil'onnipotenza. della. 1agione n?il' trovia'!"o gl.ioramento 'dell.'inclividuo, alla legislazione nelle lettere d1 Voltaire che mamf,~st_a :a D A, quello della società, e so,gna una monarchia lembert J.a sua esultanza per l 11JU1z10del- illuminata che sappia conse guire questo sco-. l'_« e.Poca cieli~ ragi?n_e ", o nella sicura con- po, .riformando opportunamente le leggii._« I vmz10ne clell 1llumnusta tedesco Joh; Chr. vjzi d'un popolo sono sempre nascosti al Edehnann? che ~lle pnme parole de_~Evan- fondo d.eU.asua legislazione ... È dalla riforma g':lo. cli G10vmn:l'l: « Il Ver~o era Di"'. "• so- delle leggi che bisogna comiuciare la riforma st1tu1sc~ le altre: « La Rag10ne era J? 10 "· E dei C()slumi ,, . L ',ideale dell'epoca è Fedela Rag1one a sua volta « altro non e che la 'rico I.I, il sovrano veran1ente illu1ninato, così scienza della natura applicata alla condotta iUmninato da teorizzare lui stesso sui doveri degli uomini nella società" (D'HoLBACH, del principe, ch'egli mette al disopra dei Syst. de la nat., II, 186);_ la c?ndotta mora;1-~ suoi diritti, perchè il sovrano i, il primo ser- può quind!i es~re raccluusa, 111 p~ch.e facili vitoi·e del popolo. di c~i deve. promuovere_ il regolette, e 1 Helv~tms ~uo b~n,1s&imo fa': bene (Anti-Mnch,a.velli). In questo 1dentJficomporre un catechismo di problta a base cl, care l'utile di ciascuno con quello cli tutti, do~.aude e r~s!ioste o il V~ltaire <larce~e '.ma senza .alcuna ditf erenza fra i singoli, e di oon- edii10ne arldinttura tascabile nel suo Dictwn- serruenza uel concepire il sovrano come rapnaire philosophique portati/. . . pr~sentante dlii tutta la collettività, affidando È ':vid~nte come ''. u~a ~oncezrnne .c':'si ad esso i.l miglioralllento delle co ndizioni so- ~mp~1-cis_llic_ado;7esse r~uscu-~ inc~mpr_en~1bile ciali, è' già iin nocciolo tutta la teo1·ia de1nol 1ntncatiss11no mtrecc10 dei fatt.J. sociah e_la cratica che si riallaccia all'eudemonismo complessità del divenire_ storico. P':r. Voltal'.ire etico-giuridico, cioè alla rice rca della fe1ilcità tntto ciò che non appanva nella muda clua• come fine dello Stato. rezz.a de' su~i p_ri_ncipì, era ~1:1;,bigu~tà,_s~c- Perchè infatti in questo Stato ove esiste che,za, pregmd1z10. Ma tuttJ I pregmcliz, do- una mas;;a i:ndifferenziata cli Clittadini tutti vevano ven!r deposti, dinanzi al tri~nfo della eguali, non può esistere nè divergenza di inragione; bisogna esser pazzo o impo 5t ore leressi nè coutrasto; il bene di ciascuno ~i (f?u ou_fripon)_ per credervi anco~a. f. 011 a_l- identifica col bene di tutti ed a ~utti, provtrnnenn. H_elvetms ve~e la fonte_ d ?~ gmno vede egualmente e paternamente il sovrano, nella se1ss.10ne fra 1_mteress'? mdi~d~ale ~ intell!O appunto alila ricerca •de'l bonheur quello somale deternnnata eia, -pubblic'. abus>l comm.nn. Ora è evidente che una siffatta e dall'oppressione _<la~'alto. Anche Di<ler~t, teoda dovesse portare alla conclusione che che pur non manco d acutezza, non r1u,sci~a il diritto e la l'ibertà non s, i conquistano, ma ~ spiegarS~ la s?ci~t~ conten1~oranea, cosi dif- esistono per legge naturale e lo Stato- deve torme daJ pr1nc1pi naturah, se non come tutelarllil e pertanto sn1orzasse l'iniziativa frutto di supersti_zione e tiranni_de. ~stu~ia, individn~le, il senso <l~lla lotta e iL c1ùto im~ostura, fell?ma: ecco le_ b~si _<lello_r~: della di·gnità, soffocando la personalità sotto socia]~ •. Roves_cia_rleper sostltu11-v1 I ~•-m?'P' la ca ,pa pesante dello Stato intcrvenzionista. eem1>lic1 e ch<ian della natura: ecco il.com- l . I cl ll'E 1· . c1· t · tta 1 • · · L' • • • n non1e e ~uacr 1anza vien 1s .1u a nito della ragione illnmmata. ant1stor101- ,. , ~, R 1 . ' c1• questa concezione rn·t:,, talmente la i,iherta: ed ecco ll ousseau neg~re a. p_oss1- ~i:~ra 'sensibilità stonitca, che noi stentiamo bilità di. associatwns partielles fra gh _mdi: a credere abbia potuto essere il pensiero vidt'li e lo Stato che deb~ono . essere .' soh trionfante cli un'epoca a noi così vicina. Ep- term.inli. del rapporto, acc10cche quelli pospure è così, e nemmeno possiamo noverare sano essere veramente eguah ed egualme1:3-te eccezioni a questo ra:riilonalismo così asn·atto, tutelar, da questo: ecco Mably, <lemocrat1co che saremmo tentati cli crederlo piuttosto lo e socialista, giungere coerentemente alla con- smarrimento deJ.la ragione. Lo stesso Monteclu6ione: « Per amore dell'eguaglianza, lo squieu, che fu certo il più concret~. fra i su~i Stato dovrebbe essere intollerante » (De la contemporanei, avverte, è vero, l 1mposs,ib7.- fégisfotion). lità di trasferire ù1 Franclia il regime inglese da lui studiato, ma pçr ragioni geografiche ed etnli.che anziché storiche, tanto che lo stesso regime inglese egli non c;i· mostra quale s'è venuto formando traverso una lunga evoluzione, ma quale si può nicavarn dal trattato del Locke sul G-Overno cJvile, onde ha ben Le differenze qui segnalate da un punto ili, vista teorico, si rivelano anche ad un sia pu1· rapido esame storico. Il Bill of Rights ingle,.e (1689) è tutto permeato del carattere emr1irico ciel liberalismo britannico: nessuna procl.amazione astratta, nes.,una affermazione prohrrao1matica, ma J'~leo<"azione precisa dei divieti che I.a borghesia vittoriosa ha jmposto alla Corona: afferma,oione eioè cli una parte nella ,liutuma contesa. Questi diritt.: borghesi, trasferiti poi nelle Colonie americane, ove, mancando la feudalità, la borghesia doveva 11ecessariamenle consi:derarsi sub specie aeternitatis, vi cominciarono ad assumere quel ca• rattere as.soluto ch'ebbero poi in Francia. La Dichiarazione d'Indipendenza del 1776, a differenza della proclamaùone del 1774, p.arla ili diritti inalienabili, quali la vita, I a libertà e il perseguimento della felicità: princi,pio questo ch'ebbe ult.eriore sviluppo nelle Dichiarazioni delle singole Colonie. Quella della Virginia contiene press'a poco le stesse enunciazioni di quella francese delI '89, la quale, come ognun sa, proclama essere « la liberté, la propriété, la ,ii.reté et la résistance à l' op pression » diritti naturali e imperscrittihili dell'uomo. Cionondimeno il suo contenuto risente ancora dell'influenza inglese e non si lascia peranco soverchi.are dal <lemocr.aticismo, che trionferà invece completament.e nella Dicluar.azione del '93. Questa incomincia coli' assegnare ali' associazione umana lo scopo del « bonheur commun • (art. 1). « Tra i diritti dell'uomo, scrive il Solari (2), più non figura la resist.enza all'oppressione, non potendosi concepire che lo Stato, emanazione della volontà dei singoli, espressione della ragione universale, potesse essere strnmento di oppressione o potesse avere altri scopti, che non fossero la felicità e la liherlJ dei cittadini. Oc,:t.lpa invece j} primo posto tra i diritti dell'uomo l'egnaglianza, di cui non si fa cenno nella Dicl:ùarazione dell'89, poi vengono la libertà, la sicurezza e da ultimo la,proprietà. Coll'elevare l'uguaglianza a diritto naturale dell'uomo, i rivoluzionari del '93 ponevano un problema che non poteva r.isolversi nel secolo XVIII se non coi mezzi suggeriti dal Rousseau, col sacrificio cioè della libertà, colla sottomisS'i:oneincondizionata dell'lindividuo e del suo ilidtto allo Stato. In tal senso vanno intesi i concetti cli legge e cli libertà nella Dichiarazione del '93. La legge infatti non solo vieta ciò che è nocivo alla società, ma ordina eiò che a questa è giusto e utile (.art. 4) ». « E fra i fini dello Stato sono compresi quelli cli « attuare e conservare l'eguaglianza, garantirn i diritto al lavoro, alla vita, all'assis Lenza " che la Dichiarazione del '93 riconosce ad ogni cittadino. La Dichiarazione del '93 rispecchiava dunque veramente le idee del Rousseau, che la Convenzione dovea tradurre '>Il atto, nelle forme dell'assolutismo. Assolut11smo che non nega va i principi della Rivoluzione, dei quali era anzi uno sviluppo: il punto cli partenza er.a st·ato, come s'è v'isto, l'individuo. In quest'epoca infatti si pongono saldamente le basi della costrnzione giuridica individualistica: il p111·0'lllldividuo e lo Stato sono i soli termini su cui essa si fonda. Tutto ciò che la wcietà avea creato fra l'uno e l'altro è spietatamente clistrntto; tutto ciò che tende a dar concretezza alla nozione astratta dell'indivi.iò.uoe quinrui a negare l'eguaglianza, è deci~ samente rifiutato. Mai come in quest'epoca si vide un così deciso insorgere di tendenze individualisLiche: la legge non i-ìconosce orma,j mùl'altro che la vana ombra del cittadino. Distrutto così il vecchio mondo, la democrazia apparve il regime più adatto ad assi.- curare le sorti della trionfante borghesia, che, avemlo conquistato il potere "cl essendo cli,. venl.ata classe dominante, doveva cercare il suo assetto statico. Assorbito in sè stessa il potere sovrano e annullato di fatto il termine antagonistico, l'antagonismo e la lotta scompa1-livano necessariamente. La democrazia diventava dunque uno strumento cli con- ~,en·azione, e a ciò si prestava tutto l'apparato ideologico che ayeva generato questa forma poHtica, in quanto esso si presentava <'ome razion,ale ed eterno, cioè negatore della storia e conseguentemente delle trasforma• zioni sociali. E 'iil paternalismo ch'esso racchiudeva (la ricerca del bonhenr commun come fine ddlo Stato), e che difatti andò semprn più sviluppandosi nei regimi democraui.ci, era l'arma nùgli-ore per l'addomesticamento delle masse.

134 :j: * * Per pili di un secolo .la clcmo<Tazja ha, b~nc o mal~, assolto a questo bilo rompilo d1 conscrvaz1on<'. lo non intendo ll<'"arc che essa al,bia prodotto anrh.- gran,li hci,clìci; purtuttavia mollo di ciò chr ,cl ,·,sa comunemente Si all1"ihnh,ce, è mcdto i1n-ccc <Id liberalismo e cl.. J sociali;mo dw da essa vanno 11Pl_Lamcnlc- dislinti, pcr<-h(' il primo può considerarsi la Lesi r,1 il sN·(111<lola slinte.si di l:n processo di.aleu i<·o di ,·ui la drmorrazia (' J"antitesi. Sta di fallo che ogb,ù J,. dcmonazia, qucsta democrazia, ò in crisi ragli i!;Lituti eh 'cs~a ha prodouo. È in crisi il cittadino, travagliato dal rli-.shlio insanahllc, acutamente notalo da Marx, rra J.a ;,ua doppia pcrsonalitù di c;uadino ,, di membro della società borghese: per \'hcr<", esso deve ll<""'arsi come cittadino tout courl, ed affermar:i noir Sindacati di classe. È in crisi il parlan1entari51110: eonsacranlc la so,~raniti1 di un 1nitico c-ittadino-elettore, che più non riesce ad ah• bracciare la com.pJessa vita sociale, ognor piì1 ricca di differenze e contrasti ccl ognor più 1·iluttante .a lasciarsi inquadrare nelle forme rli un egalitarismo quanto mai aslrallo. l.'.la questa crisi non data da oggi, e ai tardi denunziatori di essa non ahbiamo che da ricor• dare la robusta critica di Man. Egli, opponendo alla vuota proclamazione de!Ja Libertà, la dimostrazione che il proletario è libero solo nella propria classe lotLante per la propria emancipazione, ha distnltto le basi del moderno ordinamento .riuridlico. Nemmeno lo Stato si sottrae a <pie- .sta critica possente: se la st.oria è una lotta di classi, senza entità Lrascendenli, anche lo Stato rleve apparire un momento dialettico di questa lotta. Non più realtà sovrastante gli individui in materia ùrannica; lo Stato di venta w1a creazione degli uomini, cioè l'or. dinamento giuridico degli interessi della classe dominante. Così futeso, esso si dissolve nel Governo, perdendo ogni suo magico po• lere: teoria, come ognun vede, assai liberale, e Marx fu difatti continuatore deUo spirito liberale. Su questa base egli compiie cc la criJ.. tica cli tutto ciò che esiste n, secondo la sna frase decisa; la società in tiera ne è .investita. Là ove economisti e giuristi, studiando l'a• natomia e la fisiologia, se così m'è lecito esprimern1i, della società, avevano consacrato degli istituti e fissatri.dei p1'Ìncipi e delle leggi che per essi erano di valore eterno, Marx, stuclianòo da storico la società nel suo sviluppo, vede il nascimento e antiicipa !ÌII: tramonto di quegli istituti e cli quelle leggi, ne denuncia insomma la reale caducità. Là ove economisti e giuristi avevan visto dei difetti, degli inconvenienti che allontanavano la società dall'ordine naturale, ma che essa avrebbe eliminato coll'accostarvisi e magari col r.aggiungerlo ( ecco oiò che i democratiilei intendono per evoluzione), Marx vede l'antitesi del processo dialettico della società, vede dei mali che preparano la sua morte, morte da cui essa risorgerà a nuova e mi,. gliore v.ita. L/\ RlVOLç-ZJO"i'tLIBERALE ~olo ai rniop·i può '-<'.mbrarc <'hc la ,-ri~i iilia avviando~i ora vt•P•o una Aoluzio1,c ,lit. 1nto, htl<>: jn Af'H'•O oppoi:.lo a qu<"IJo <Jni an• !-pi<•.at,J; in realtà J',mrhta r<'a,donaria non f" aliro c·h" un lr·nlativo d"orr,!i-tO dr·l pnH':4'~.;o fTit:co e· q11incii una dif,,-.a d<-l r<'itirn<' democ-ratìro ronw n·gimr· di ,·r,n~t·n·azionf'. Il 8Uo :.:nti<l,·1no<"ratfr.i!--mO i· p111 app:'.r 1•ulf !'(14, rcaJ,,, J>r'1Thi• ,, .. a ri oppo11f' 11<,r, alJa df'."mo- ,.,.uzia in si·, ma nl fuu,, <'hr 'Jlt0.Qla t1<,11Ruppia itnJH'dirc il nialurar<· d,·i J;Ptrtii <·hc d<·hhono av, iarla al di'-..; 1,h·inH nto. Jn 1ft1<'!..to J..Prn-o, Ja 1littalura r<'azionm ia t· la m•iµ-lior "nnf,-rma della forza dir la S<H'frli1nuova ha idà ~apul,> ~H·<p1iP.tnrc e d<'ll,impo1-,'-ibilj1à <l<>Jbdc·mocra• zia a difenderai da Ri·. lnfaui, in cprrsti Stati jn cui r1uesta difc!ìa si compie~ noi v<·diamo f.Or~<~rcad ogni fHlSlòlO enormi <" gravi ,1,iffi. <"ohil: rosi jn Fra11ria, Gennania, IlC"lgio, Olanda, Portogallo, ove il parlamen1,iriHmo, spersonalizzatosi secondo ]a tendenza rno• df'nHt, pn· i I prevaler<" dcJPorganizza:,.Jione a partiti, non riesce pili ad esprimere una salda tn.aggior.anza; così in Inghilterra; ove una coalizione sindacale può 6.{'avaJcarc i Jc. giuirni poteri ed i1nporsi a] Governo. Questo è appunto iJ decorso della cniai. La costi tuzionc, borghese era malferma, perché poggiava su un'ombra, J'o111bra dei cittadini eguali e sovrani, separata dal proprio corpo. Ora la separazione vlen negala ne] processo dialctt!ico del ricongiungimento, e l'individuo senlc la propri.a unilà come coscienza di classe, coscienza oioè della propria p<'r'4ona]h;1 ,Jjffpn•nziatu P diFtinta. P<·r <.fUP• f'.10 fljr<•vo più a<,pra <'h<· Ja I-olla pa~·~a daJ Par!nmr:nlo aJ PaP:;<•, ,L.li ,·iuadini cJr•ttt1ri ~· E:ovnu1l ;dJr ,-J.-,«"j ,: 1 ltl:1tn'·T1tr• organizzatP wi P-:, ~iti <• nr•j :,iwJ,y•ati. r-., per 1;11r•~fo, hb•,~1::1 ot.;i(i dP-[J<>rrc la mf'..:n• iaJit.à ,l(•7n,-,r.·atirn, rn,mt..aJilu di <'I>n,·or,Jid univer~:ai,,.. I'. di collal.ora.zjvnn ocialr, menta• Jitù caLLoJira ,H adatt;unr·ntfJ -f• <-ompromr·sso, Cht', parl<,nn<Ìo i ,•r,nc-ettj di auprrnno intP• r<'!J!Je nazional,,, rJi ,'110,,1 sup,,r,ore o/{,, pr1,rti, <' via cfj..,c•.orr:·ndo, i· In n,•,;(>~,aria fJTf'ffi4"•-~a r!d ntl:t.i,ouaL~J.. lO ,, <;,,J f·1 ~: ~rno. E [W• '{OfV-lto hiiwgna u-v<.. rf'. o~r;i pii•. d11 • nuu jj <'u1lo dPJJa ÌtJfla ,]j claE!&f". Jn .-•f<-,.a P-<>l<J J'".>pPraio a,•. quista cc,1-cicnza di •,i•, jn <'"'~awJo r,uo ,!gU rin•udirru-c Ja proprja dirrnjta umana, in eF!l¼l Eolo crcarii la propria libertà. PnoMF,T~o F11.001,,:vw. Cl) La ~11pprr..,r-ionedi lutto il p~· ,ato, tioè la r1-- cif:,i1Jnenetta ,l'ogni vin<'vfo c.toriro. è infaui jJ fin..- a cui c•onvergono non oJtanU.1 jJ pen~iero ("if'ntifico, ma anche Je abpirazioni pratiche. ,, Quando riunji;co tul1.l ,1ueis1i voti rwrLicoJari (j cahienJ, m'avvedo con una specie di terrore che e:i rerlama in fondo l'abolizione simultanea e sistematica di tutte le leggi e cli tutt.i gli u.,j seguiti nel paese,, (De Tor.,iuEvn.u:: Uancien régimc, pag. 211). Questo del rer,to ebl.c ad esprimere anche il Robespierr", chiedendo: <e NP somme.~-nous pas appelés à /aire tout le cnntrnirn de ce que le monde a Jait jusqu' ici? ,1. f2) 5oun,: L'idea individuale e l'idea .sociale nel diritto vri1:ato. LE COMMISSIONI INTERNE L'importanza e la gia,-,ta dello scioglimento delle Commissioni Interne non può sfuggire a chiunque consideri· reaListicamente le difficoltà della presente lotta politica senza illudersi con le formule romantiche della disperazione eroica e del e< tanto peggio tanto meglio ,, che si sono rivelate inapplicabili· allo scarso spiri lo comhatlivo del popolo italiano. La vittoria di Rossoni è oggi semplicemente una vittoria sulla carta: non è detto che nelle prcssirne vertenze l'iniziativa degli operai debba cedere il posto all 'inizliativa dei mandarini delle corporazioni. Tuttavia a Torino, centro di 1·esistenza delle Commissioni interne, la sconfilla assumé un grave valore 11,10rale liquidando i simboli più popolari di periotio eroico di agiLazioni-' e i • • • in cui il mov.,i1nento proletario aveva cerca di esprimere la sua volontà di organizzazione politica. Le Commisioru. interne hanno avuto una reale importanza soltanto nelle grandi città e specialmente nell'industria metallntgica di Torino e Milano. La loro ca'ratteristioa fu di sorgere nella fabbrica e cli rispondere agli sforzi dell'avanguardia del proletariato. Infatti è a Torino, nella fabbrica dli automobili Itala che la Fiom ottiene il primo riconoscimento delle Commissioni IDterne con limitate funzioni corporativiste, nel 1906. Durante la guerra le C. I. sono riconosciute e consigliate dal governo per glli.operai miliplice controversia dell'applicazione di un regolamento per assurgere a più alto si{;nifieato; se cioè potesse e dovesse ancora su.ssi• stere la proprietà privata delle aziende ». Da organismi di conh·ollo le C. I. dovevano diventare l'ordine nuovo del proletariato. Questa battaglia era 1òà perduta per gli operai torinesi dopo lo sciopero della primavera 1920. La fallita occupazione delle fabbriche non fu che la conseguenza della prima sconfitta_ Le Commisaioni interne che funzionarono fino a ieri alla Fiat, erano disciplinate dal concordato del '21 tra datori di lavoro ed operai: non érano _più elette dai.i commissari di reparto, ma ·direttamente dalla massa. Le lor!) funzioni erano ristrette a questioni di . • 'applicazione interna dei concor. 11ati firmati dalla Fiom. Tuttavia esse non si ridnss-ero ntai iu questi anni a semplici or~ gani corporativi; ftu-ono centro di agitazione e di collegamento; non si lasciarono slron• care neanr.he dalla reazione fascista e conti. nu,arono ad esercitare un notevole preslligio sngli operai. I fatti del dicembre 1922 hanno lasciata nna profonda impressione nel movimento _operaio torinese, ina non l'hanno stroncato. Per tutto il 1923 e il 1924 le votazioni per la Fioin nelle fabbriche cli automobili torinesi diedero risultati plebiscitari. PIERO GOBETTI - Editore Tor1no - Via XX Settembre, 60 1924-1925 =Centolibrinuovi L. li G. /'. -..nHu -..1: Sr-u .. 1Jfo P carcerP giudizitlrfo » G. \·:u'in.· Yiltl ,Ii /JP.llini ,, Jf) )arfJ. lilru - tt.omanz.o ,Jj ;\ir.,ntm.irtre J> 10 <;, ANs,ur,<,: t,.1 C()fonna lnj1Jmr> (Sru,Jj ,,,. riti in r,r,!p. H. Arir, no: L'lt.r,fo - Tragl!Ùia L. lfJ.~(J G~n. C. A0 1: >r: f,fJ. prim,; difç,_,;fJ. dPl (.,,ra1,p11. ,, ](J,;;f) <;. AvAw, .\ or f.,,1.:,U1Tlf:IH: Il /nu:i.,,nr-., ,., 10 ,\. BAHAJ."- 1,: J/1,[P di Pr,r{una . Po,--i, E. BJ.MTu.1.1,r: Jr, P.ir;oluri4nP in otto f.... Rennr: I.a FranrP fIU milis-u. da mund.P '> r. M. Bo·•uO}."i"iJ; v,,nzi Pot,,t.iP /,a rrtfflJZUJ di w.kntu • Lfl f,1mi1<lia in amorP fi . .Bm,:,;F1LLO: Il pr•nii..Prodi Ca1t..an.,-,o A. G. CM.,:"i"A: / f>rfJdnciali • Rvman7.,t"J Alpini~ti Ciahauoni /.,ri rit;in.rita dell'amore - Romanzo A. LAPPA: Vilfredo Pareto S. CuAMfU.A: Lu formazione filo1ofica di V. Gioberti ,\. C,1,v.41.u: La RQmat;na di Jfuuolini V. CENTO: lo e me • Alla riurca di Cristo (2a. edizfoneJ ChP cos'è l'Inghilterra• Studi di AnsaJdo, Boréa, Crespi, De Ro,gero. • 10- • lfJ • 12 31, 11 5 n 12Giordani Rouelfi, ecc.) ,, 6107.;j0 F. CoNTA.OJ!'i'o: Virgia ei:a,1gelica ,, A. o·E,rnùcvss: La filo,ofù, giuridica di Hegeln A. Dr STASO: Il problema itaLVlno - Pregiudizi 8C()nomici 1.50 6 . G. Doaso: La RivoluzioM !tleridionalP. L. Er:uL1)J: Le loti.€ del Lar:oro 'J . FroRE: Eroe svegliato Asceta perfetto - Uccidi! • (Tacco i no ili una recluta, U. FoBMESH:-.'J: Collaborazionismo • 10- ~ 10.50 • 4- • 10- - Gerarchie Sindaco.li V. G. GJ.u.n: Religione e Politica . Con 33-- prefazione di A. AnileJ ,, 10 - G. G.L....-CALE: La Rivoluzione Protestante ,, 6 - E. cu..... TUBCO: Ar.tologia dei Poeti tedeschi I) IOC. Guao1N1: Antologia dei Poeti catalani » 12 - P. GIOROA."'ir: Rivolta Cat-tolica » 10p. Gosrrn: Casorati • (50 tavole; A 20 -- Dal bolscevismo al fascismo (esaur.J - La fuo,o/ia politica di V. Alfiqi L. 6 - - Mazteoui Gau.oruc: Le genenL.-ioni nel fascismo - Rougena Zatkova • ( Con 30 tavole) F. HEBBEL: Agnese Bemauer • Tragedia Trad. da G. Necco R. ]ESUBUM: Il dono di Lucifero C. L-0oov1ci: L'Idiota • Commedia H. A. LoRENTZ: Considera.;. sulla Relat.ività L. MAcRJNI: In Brasile G. MARONE: Difesa di Dulcinea S. 1\lERLI:\'O: Politica e Magistratura P. :M1cr--0s1: Eredità dell'Ottocento J. M1LL: La libertà • ( Con prefazione di L. Einaudi) » D in L. » . D . • M. ~i1ss1eoL1: Il colpo di Stato > A. MONTI: Scuola clas.sica e vita moderna :, R. Mucc1: Natura r.iorta > T. NAVARRA MA.si: Il problema femminile > - La Rivoluzione Francese e la Lettera• tura Siciliana M. N1cotos1: Guido Go=::ano F. NJrrt: La Pace 2,50 3prep. 654510866851051,50 65- ,_ La storia sinora gli ha dato ragione. La società democratica, auspicata come il trionfo della concordia utl!iNersal.e, non fu mai cli questa Terra; il fantastico cittadino dovette cederla cli.na nzi al membro della società borghese. Il riconoscimento del diritto di coalizione e cli sciopero segnava infatti una scon• fitta del cittadino e una sconfitta dei principi generali del diritto mclividualista borghese. E così vennero i Sindacati, com'eran già venuti i Parllilti. Orazio Walpole ha descritto la mera viglia e lo sdegno delle classi dominanti quando sL ehhero le prime riunioni di, società costituzionali che si arrogavano il diritto di discutere gli argomenti spettanti alla Camera. Era quella la prima origine dei partiti, il cui successivo estendersi, come conseguenza inevitabile della società capitalistica, fu l.a negazione aperta dell'individualismo atomistico ed egalitario. Il quale ogni @-Orno piega sotto l'incalzare del progresso sociale. Gli istituti che si vengono escogitando, quale ad esempio il riconoscimento dei Sindacati e i1 loro inquadramento nello Stato borghese, non possono impedire cl1e la lotta si facci.a più serrata. Le stesse riforme democratiche, che pan-ebbero dover avvicinare que$lO ideale alla sua attuazione, • tarizzati, privi del diritto cli sciopero, ma si limitano a funzion~ d'ordine, fuori del terreno della lotta cli classe. Dopo il delitto ll'LaLteotLi,per effetto delJa dimi,nuita libertà d'azione della Fiom e della ripresa del movimento cotunnista, si ha una ripresa vivace di questi organi di fabbrica che culmina nelle elezion!i per fa Mutua Fiat, nelle elezioni delle C. I. della primavera 1925 e nell'accordo dell'agosto per l'aumento del caro-vivere stipulato direuamente tra C. I. e Direzione dcli~ Fi.at. Questa r'ipresa di attività, questa permanenza cli spirito combattivo viene scontato con la soppressione che cnron2 un periodo durante il quale mvano i fascisti avevano cercato con vari niezzi di renderne impossibile il funzionamento. - La tragedia dell'Europa - La Libertà V. Nrrrr: L'opera di Niui (1915-1920) r;: PAPAFAVA: Badoglio a Caporetto • 14in prep. L. 12- (~aur.) si convertono subrito in strmnenLi di lotta. Cosi il suffragio universale, completando· l'emancipazione politica del lavoratore, rivela l'insanabile contrasto fra questa emancipazione e quella reale, il contrasto dioè che inficia daJle fondamenta la costituzione borghese, e alimenta lo spirito rivoluzionario. Così 1a proporzionale e le Commissioni permanenti, che furono salutate come 1a quintessenza della ragione democratica, trasferiscono. il centro della vita polilica dal Parlameato al Paese, cioè distruggono il totalotarismo ,indifierenziato e dànno una definitiva sanzione alla l,otta e al contrasto. La democrazia si nega nel suo volersi realizzare; iJ. parlamentarismo muore nella proporzionale. Questa è la vera cns1 della democrazia, crisi che avrà ancora un lunghissimo decorso 0 1na aJJa cni soluzione in senso socialista i partiti proletari debbono sin d'ora accingersi .a lavo1·are con intransigenza rivoluzion.,aria. È nel' dopoguerra che le Commissioni inlerne diventano organi vitali, espe:rimento di isti1tuti della nuova società operaia. I nostri leLLori sanno che a Torino, alla Fiat, si è compiuto nelle Commisisoni Interne prima, nei Consigli di fabbrica poi, il primo tentat,ivo, non grosso,1anamenle sovversivo ma seriamente rivoluzionario del proletariato italiano. Nel principio del 1919 la Fiom otteneva che nel concordato di lavoro le C. I. fossero riconosciute dagli- industriali. I membri dovevano venir designati dalla Fiom stessa. Più t.arcl!i>la lotta di classe assumeva nel proletariato metallurgico nuovi aspetti e nuovi s~ luppi. Gli organismi sindacali passarono jn seconda linea. Il moviimento rivoluzionario sentiva il bisogno di avvicmarsi al ritmo della produzione, di aderire all-' organizzazione della fal,hrica. Nei funzionar,1 sindacali intravvedeva il pericolo di un 'insufficienza riformista o di un nullismo massimalista. I Sindacati erano diventati cosi pletorici che erano sfuggiti al controllo del!a massa: non era più possibile convocarla in assemblea: i poteri fiuivano pe, essere tutti delegati alla burocrazia. 1 Dallo stesso principio originario delle C. I., rappr-,sentanze cl:irette della massa operaia nello stabilimento, nacquero allora i Consigli di fabbrica eletti dai commissari di reparto, rappresentanti tnlti gl,i operai org..aniz• zati o non organizzati: i Comitati esecutivi dei Consigli sostituirono le C. I. Gli operai torinesi òifesero fino al tempo dell'occupazione delle fabbriche queste loro conquiste. Gli industriali avevano capito, come è detto nella loro rel.azio1ie, cc che la battaglia provocata dag1i operai trascendeva dalla sem.- I Nelle fabbriche tratterà d'or mnanzi con • gli industnali soltanto un fiduciario fascista: e soltanto le Corporazioni potranno stipulare accordi economici e contratti cli Lavoro. Sembra che il sen. Agi.elli ahhia opposto una • lunga resistenza a queste pretese: egli te• meva che gli accordi stipulati con le Corporazioni sarebbero stati accorcli sulla carta, mentre nelle C. I. poteva trovare organismi autorizzati e responsabili delle masse. A Roma si è arre~o: il pericolo delle agitazioni, la considerazione del prestigio che le C. I. esercitano sulle masse, la loro tradizione costituiscono argomenti ai quali egli non ha potuto manifestarsi insensibile. I11 sostanza si, sapeva che l'accordo tra queste due parti, industriali e Corporazioni, non doveva riuscire difficile: i dissensi erano mere schermaglie che il sistema dei compensi politici supera agevohnenlc. Ma c'è una terza parte che deve perfezionare 1;i convenzione: è probabile che con questa il metodo doi compens>i, degli interventi, del paternalismo non abbia cosi semplice il gioco. Abbiamo il dovere di seguire questa resistenza con ogni attenzione. p. g. Nel prossin_to numero: Interviste sul movimento operaio a Torino coi rapp1·esentanti dei tre partiti socialisti. - Fissn=ioni liberali - Da Caporetto a Vi1wrio Veneio E. PEA: Rosa di Sian • Dramma - Fole • Racconti - Prime pioggie - Dramma L. P1cNATO: Pietre• Poesie e. PREZZOLJNI: Giovanni Papini Io credo O. l'RUNAS: Il volto di Satana • Dramma F. M. PUGLIESE: Poesie C. R1cc1: Politica Sanitaria A. R1cc1Ano1: Scritti teatrali • ( Con prefo. zione di A. G. Bragaglia) B. R1cuzz1-R. t'onc.ur: La coop~ra=ione operaia U. RrvA: Passatismi • Poesie L. SALVATORELLI: Na:ionalfascismo G. SALVEM1N1: Dal Patto di Londra alla Pace di Londra Gcn. F. S.1.RDACNA: Il disegno di guerra ita• liano nella guerra contro l'Austria G. Sc10RTlNO: L'Epoca della Critica - Ventura • Poe::-ie P. Sou.nr: La Piccioncina - Canovaccio per romanzo G. STOLFI: La Basilicata sen=a scuola L. STURZO: Popolarismo e fascismo - Pensiero antifascista --- l,a Libertà in Italia C. SoCKERT: Italia barbara A. TrLCHEH: Lo spaccio del bestione trion• fante • (Stroncatura di G. Ge11tile) G. VACCARELLA: Poliziano L. 68444.- 56- • 10- • 8- • 10- • 166- > 16- > 107,50 • 16- > 12- • 35- • 85- > 14- • 12 - > 48- • L. VINCENTI: 1l teatro tedesco contemporaneo > 573M. V1Nc1cUERnA: Un quarto di secolo (19001925) - Il fascismo visto do un solitario G. Z.u>F.I: L'Abate Lamennais e gli lta• liani del suo tempo • 55- > 12Agli abbonati dì Rivoluzione Liberale, sconto del 10 %. • Si spediscono frane.hl di porto contro vaglia,

UN CATTOLICO FRANCESE Nell'ultimo uurnero della Vie Catlwliqw.> (Parigi, 12 settembre) l' abbé Thellier ,le Poncbeville mette a confronto con lo sJ,iriLo del Vangelo la presente nisi poli~ica. I suoi propositi sono TC'C'isan1enteconservalori (Ponr rcutu~ner l'ordrc dau-s {a Cité. e I'ordn, non deve essere un onfre nouveau). il suo calloJidsmo ha, Jogicamente, B[umalure dj patcrnalii::;mo~ma non è di lutli i giorn'i ascoltare una parola cosj illu111in.ala da un coo9ervalorc. ((. Nos tronbles sociaux sonl la, conséquence cl'une cri se de scepticisme à l" égard des dirigeants. Si les masses prolétarÌ<'lllU!S se livrenl aux cn:cnfnrÌC'rs de la révolution, ce n'est pas qu'elfos soicnl conva.incues cle l'efficacité de Lout~s l<~ursprom,Psses, rnais cl.Ics 11 'ont plu3 foi dans ceux qu_i ont offic.iellPmcnL n1.ission de les confluire. ,1:fécontentes rie leur sorl, iniJJ<Ltientesd'un 1norul nouveau, elles s' évadcnl d'un ciuilisa1,io11doni les chef s légit.imes ne leur inspirent plus confi.ance. Ca,npées hors de nos 1n11rs, co111,m.e des arm.ées prétes à la, bataille, elles att,endent, l' heure où elle seront assez fortes pour rcnvr>rser ce qui reste de ce pouroir et y szibstituer leur dictature. En /ace de celte insurrection grandissante, /es scepliq11es clisent: il n'y a plus rien à faire avec ce peuple, trollpeau d'esclaves révoltés que tieridra seul en respect, le fouet d'un César, des violents, en ~e préoccu.pant uniquement d' abbattre le désordre à coup de représailles; s' exposent a ousser cle plus en plus à la guerre une foule déjà aigrie, sans tenter le supre1ne ef]ort qui la ramènerait dans le:; voies cle lu paix ». Il Vangelo, secondo l'abbé Thellier, non ammette la ma.in de fer: ha una conception nouvelle de l' a.uto1·ité. Se parlasse alla società presente, Cristo comincerebbe « par ra,ppeler les plus haul placés à l'observation entièr de leur devoir. Car plus les dispositions de la joule paraissent m.auvaises, plus l' atti tude des gouvernants doit étre parfaite afin de remédier au mal qu'ils n'ont pas su prévenir. Tous les torts, en cette crise d'insubordination populaire, ne sont pas du còté des séditieu."<; toute la faute de l' autarité n' a pas été de se montrer tra p faible; tout le remède n'est p.-!Sde l'entourer d'une a.rmature vigoureuse. S'est-elle taujours préservée des défauts ']Ui la rendent milnérable et exercée avec les vertus qui "lafont respecter et aimer? Les magistrats chargés du bien public ont-ils Jait tau t ce qu'il dépendait d' eux pour garder fi.dèle leur peuple en le convai.nquant qu'ils étaient, à so.n servìce, une puissance ju.ste et désintéressée? >>.• La civiltà cristiana non può essere una civiltà autor:itania: alla base del cristianesimo, prima ancora dell'ideale teocratico, sta il. riconoscimento del valoÌ-e della persuasione, checchè ne sembri al Carriere d'Italia. « S'il ne s' agissait que d'imposer, dans une heure de trouble, leur doniination extérieure dans la rue, ils y réussiraient peut-étre uniquenz.ent à coup d' énergie. Mais leur influence profonde ne se rétablira qu' à coups rie dévouements. S'emparer dzi pouvoir pa,r lct violence, reclresser par la farce un pou1..·oir fort: succès sz1,perficiel, qui riique d'étre éphénière ». LA POLITICADI P. VALERY Nella Revue de France del 15,settembre 8Ì legge un colloquio di F. Lefèvre con Paul V aléry. Il pensiero di Valéry - natmalmente portato a guardare i fenomeni soci•ili come poeta e matematico - si inquadra nelle preoccupazioni aggi dominanti nell'intelligenza francese e occidentale sulle sorti della oiviltà europea. I popoli taglialli, fuori dalla cultura internazionale sono pronti a disprezzare queste trepide incertezze e queste oscure domande: ma la loro grossolana sicurezza non sarebbe appunto un indice della loro decadenza? Negli annli.-che precedettero Campoformio pochi venez-iarri ebbero il presentimento e la tristezza del tramonto: tutti parlavano nella repubblica di destini imperiali e cli romana grandezza. . Une e:xpressiune de uotre éturle sur « La crise de l'Esprit " - comincia il signor Lef èvre - semble auoir particulièrement frappé. Vous <Luez dit: ,, 'L'Europe deviendrat-elle ce qu'elle est en réalité, c'est-à-clire un petit cap du continent asiatique? )). - En di.sant que l' EuroP.e est un petit cup, j'ai vonlu rappeler qu"il n'y a point de proportion enl-re sa puissance dans le nionde et sa grandcu.r physique, conune il n' y en a point entre sa po pul atian et celles des terres qu' elle contro/e. Il y a donc au I.re chose. l' ai esswvé de rléfinir cette autre chose, et je nie sui.s"deman.dé si cet appoint n'allciit pas s'affaiblissant. - Plusieu.rs écrivains de divers pays ont fait aussi la 1nénie constatation: les zuis pensent que, pour renz.édier à. cet affaiblisse1nent, il suflìt de puiser aux sources éte1·nellement jeuncs du cat holicisme: d' autres écoutent avec une étrange sympathie les « appels de l'Orient }) et sem,blent partisans d'une « uti~ lìsatian dti bazuldhisme ». Qnelle est votre attitude sur ce point? Croyez-uaus à La fé LA RPIOLUZIONE LIBERALE conrlir.é toujours actuelfo du cntholicismP? - le n'ai pa.o;touché ,ì la question rf'li~ giense. Vous 1n<1posPz un. problèni<1 quc l' on Il<' f'Cllt n~soudr<• f/ll'' par /es 11u1y<Pns dr, l,1, /antrtisi,J. Un r.r1thofitjlt<' 1·011s diro oui. Un nmt•cathnliqu,• jurr>ra 'i'',, n.ou. ,Hai.-;, C(>la, no11s lr• savions ,I'tLl'fWCP. En so,nnw. 1)ou.s n'i:'l<•.,;,pos sans ,, poli• tiquer ,> quelqur> peu? - A ma façon. - Si je cnniptr• bi,,11, je vois dans 'L'Otre <l'Ul re celle ConqnPlc 1néthod1r1uc qni ri paru <"L l896, la CL-ise dc-l'Espr'it, et et'lf<' répons,, qu<' vous avez do11nP<>à ht RC"\tlH' de France, qui ,;olls i11termgeait Sili" La Crisc <le l"Intelligencc '? M. Ponl Valéry S<' mcl cì rire: - Ooi, m.e dit-il, il paraZt que, non contn,t rl' évoquer de ternps à CLLttre le spPctre de la poésie pure, je mP fais quelquefois z,, praphète dcs crises rie l1intellect ... Quant ci hi politique, je n'y entends rien. C'est lrop difficile! Mais je me demurule qnelquefois si tour. ce qui est compris actuelle1nent SflUS ce concept n'est pas en train de snbir une prodigieuse transfonnation. Les idée.s m, les idoles qui, depuis des siècles, sen:ent à énoncer les problèmes politiques Pt à lcur concevoir des solutions, cornniencent cì se trou.ver en contraste, sinon en conflit, avec l[t, man,ière de penser~ avec les conditions i,nposées par la. vie moderne <Ì lti pensée, qui résulte11t d« déueloppement de précision, de conuexion et de puissa.nce que la sf'i,,nr,, 0, i1npo,'1é à l' Europr~ et qne l' Europr~ im.pusf) on niondP. li m/f•.1t donc orrivé de 8onger quelqur•fois ({ re q,u,, pourrait Ptre. unr• politique oU les r·onsulérution.,; de stati."JtirJtt<' - d'organisotinn dr, ·"f.d,.,rtion. ,--te., j•'Jr1,eraWnt[,,, rOLe. fonrlom<'ntal ... ... En stJm111P. toutr• politique ci-rtivr~ se Jonrf,, uf'r,J.~.'l"in~mr,,~1 ,51,r q,udque idéal prochf~ ou loihtain q,u, l'on assign,, .1Joit <t l'individu, .'>oit ti <jtu•frJ'rn C!rOll/W h1tmain, qu'il s'agis.,,., d"uru• Jomill,~, d'un fJ'lrti, d'un~ caste, d'une nalifJn, rl'1tn ,-(lgime d'un r,ontinr,,nt tout e1t1Ìt-'r 'Jll rlr• Lo rocr• lu1m,aituJ tout enti,-,r,.,, !t :v a donc, il t/oit y w·oir autont d'idPaux, antanl ,r esp~r(!tJ d'idt'aux qu' il y a de catégaries et d'ècftr,lles dif]f,rr,nt.,. - Le fait que chacun ap(lartienL à la fnis a tant de .,ysti,- 1n1->s,a lant rie cla.s!WSlopique.,, est le fait foudaml'ntal. Fair,., des raisonn<•m<-'nls, concevoir des consf ructions qui com posqnt entre eux, qui com.binent ces éléments on ces etres d' orrlres si rlivc~rs -- essayer de calcul~r ce que doit céd<~rl<t p,:,rsonne an grou pe <-'lle groupe ù ln personne, rechercher par conséquent je ne sais quelle ro,nmzinc nwsure entre des inléret.s et des forces si dil]érentes - ,;oilà, entre aulrr:s réveries, mon genre dc penser à lo pnlitiqne. Dove sii veile che anche partendo dalle scienze 111atematiche si può gjungere a intravedere cc1·te verità del marxismo. Ma non si è poi-marxisti se non si passa cl.alle r€veries e, dai calcnls alla prax:ia e alla storia. Inchiesta sulla lira IV. La nostra })olitioa n1onetaria non può es .. se1·e che di stabi]jzzazione oppure di sostituzione della unità monetaria "sulla base di una qtialsiasi ratio con la lira attuale. La rivalutazlone equivale ad una so,pravalutazione. Ogni forte sopravalutazione è una, frode del tipo d!i, quella commessa da EDogabalo. La stabilizzazione è sempre possibile. Essa prelude a una nuova paciJtà legale e così a una sostituzione della unità monetaria. V. EMANUELE SELLA. \ ~T.;:('""'t La soluzione del pr-0blema della lira si presenta differente da quella delle altre valute estere che sono slate risanate in questi ultimi tempi. GJ'.i,esempi principali di r,sanamento monetario sono quelli dell'Inghilterra e della Germania. Le condizio1ù della valuta cli queste due nazioni sono però totalmente diverse dalle condizioni della nostra Dra; sarebbe perciò un 'errore voler procedere all11 aolu21~one del problema della lira suglii esempi citati. L'Inghilterra con una moneta svalutala di circa il 10 % sul).'autfuca parità oro ha potuto, senza grandi difficoltà, riportare la ster• ]!ina al suo pr.imitivo valore e con una accorta politica economica e con opportmii accordi bancaITi1 internazionali, ritornare gradualmente al]ia complel!a convertiliulità in , oro della carta tnoneta. La Germania, la cui valuta attraverso una continua e sapiente svalutazione ~r.a ridotta ad uo val-Ore praticamente nullo, ha dovuto necessariamente e logicamente ere.are rma nuova moneta su dfu una base sana. Ma le attuali condiziollli della lira italiana sono totalmente differenti sia da quelle della lira sterlina, sia da quelle del marco tedesco. La lira, benchè fortemente svalutata, può anco1·a essere iii.sanata e servire co1ne mezzo circolante in condizioni di sa'na circolazione monetaria; non è perciò necessario ricorrere, come è stato fatto in Gern1ania, all'inflazione per poi sostih1ire con una nuova moneta la circolamone esistente. D'altra p.arte la svalutazione è stata cosi sensibile da non permette1·e di ricorrere al sistema apphcato dall'Inghilterra della, anche graduale, rivalutazione per raggiungere l'anìi-<"...ap.a.rità aurea. È quia.Hli necessario ricon·ore ad un terzo sistema. Poicbè la moneta di per se stessa non rappresenta oggi niente altro che un mezzo di scambio delle varie merci fra di lo-ro, ovvero uno s1.l·umento per misurare il valo1·e delle merci, poco importa che il valore della monela sia alto o basso, ovvero che la quantirtà di_merce che può essere scambiata contro un'unità di moneta sia grande o piccola, l'importante è che questa quantità sia costante nello, spazio e nel te1npo, ovvero che, in quala.nqne paese, oggi come fra un mese o un anno, la quantità di merce che può essere scambiata con una data quantità dii moneta sia uguale: Praticamente il risultato che si deve ottenere è quello di mantenere costa:nte il potere d'acquisto della lira. Le disenssioni che sono state fatte sul valor<1 al quale la lrb:a deve essere stabilizzata sono perfettamente inutili. È evidente che il valore di stabilizzazione della Lira deve essere tale da turbare il meno possibile il mer- ~ inte~~o, ovvero un valore t.aJe da far spostare il meno che sia possibile il livello attuale dei prezzi. Bi8og11a anz.itutto stabilire quale sia il valore attuale della lfura per poter stabilizzare questo val-ore. ' La Dra, come tutte le valute fortemente deprezza te, ha due valori, ovvero due differenti poteri d'acquisto: uno interno e l'alll:o esterno. Possiamo f acilmenle osservare comnnemente, che sia il costo, della vita come il costo delle. varie merci è differente da p,aese a paese, misurato sempre nella stessa moneta, supponiamo in li.re. Dtu-aute la svalutazione monetaria il poteFe d'acquisto interno della moneta sii mantiene sempre superiore al potere d'acq11'isto esterno, ovvero i prezzi interni aumentano piit lentamente dei prezzi esterni, e questo pèrchè il lri'Vello•dei prezzi esterni muta al variare del cambio, e poichè il mercato dei c~mb,i è sensibilissimo ad ognli variazione delle condfaioui monetarie di ogni paese, queste variazioni si- ripercuotono molto rapidamente sui prezzi esterni. I prezzi interni invece si 1nuovono molto più lentamente perchè molte cause, fra le qual'i la vtiscosità dei salari, l'inerzia dei prezzi, i prezzi polititi deti principali generi , di consurrw, contribuiscono a renderx e meno rapido l'aumento. H valore della lira dato dal suo potere d'ac'fllisto può essere stabilito: o àn base al suo v.alorP. interno, o .in base al suo valore ,esterno, oppure in base ad un terzo valore medio fra questi due. La scelta di un valore che deve essere tale da turbare jJ meno possibile il mercato interno, non può essere fatta a pr.iori, e tanto meno fatta fra uno dei valori della moneta oggi esistente. Il valore della moneta deve sorgere naturalmente da 1m periodo di relativo equilibrio <lei prezzi. Automalieamente dopo un certo, periodo di cambi stabili, cioè di cambi sottoposti ad oscillazioni piccolissime, vedremo lentamente il livello dei prezzi interni e quello dei prezzi esterni ragguagliarsi. Jl valore della moneta 135 rn tale posizione rli erruilihrio sarà il valore aJ (rnale la lira ,lovrà <.ssere Btahihi.zzata. Solo allor~ la slahilizzaò·,ne delJa lira llùn porl<~ràHCC<,t11tti quei d.anni <;he- !..,jU'ltamente si temono, o pr·r Jo meno tali danni saranno molto attenuati. Il pri,neipalr. vantag{!iO delJa stabilizzazione della Jira è r1w,IJ,, rli render<· stabili e proporzionati gli uni agli altri i prezzi delle var-iP mPr<"i e il li.vello dei Balari. Glj svantag1ri. oltre riw,Jli in<':vitahili del rwrindo ifj afi'-f!atamcnto m<.,netado, che wno simiJj a quclJj du~ abhiarnf'J avuto jn periodo di svaiutazfrJne b~chè in Ecnso inverso, inci# dono principalm0"nte sulle inducttrie (LJ eaportazione. Infatti il fì,,rire delle grandi fodllbtrie italiane era basato ,:s,enzialmente wpra il haa0-0 costo rJj produzione che permetteva di fare coucorrenz.a alJe industri.e straniere; tale basso costo di prod uzlone dipendeva dal basso livello dei salari in Italia, conseguenza del più alto potere d'acquisto della lira all'interno. Cli industriali itaDa-ni hanno esportato ed esportano dunque in regime di valuta-dumping. Livellandosi con la stabilizzazione della lira il potere d'acfjUÌSto della nostra moneta, gli industria]j perderanno tale vantaggi-o, restan# do a loro favore solo il basso costo della mano d'opera italiana, d±pendente lliln più da ragioni monetarie, ma dal basso livello di vita delle nostre classi lavoratrici. Per giungere alla stabilizzaz-ione della lira è necessario però eliminare prima di tutto gli elementi che possono intervenire a turbare profondamente il valore della moneta sia sul mercato jnterno che sul mercato internazionale. Bisogna innanzito.tto, per giungere a questo scopo, non solo sospendere l'emissione cJrj carta moneta m.a anche la creazione di prestiti a breve scadenza da parte dello Stato, per cui presupposto della stabilizzazione è il pareggio del bilancio statale. In secondo luogo è necessario che la bilancia internazionale dei pagamenti sia in pareggio, per evitare il formarsi all'estero di larghe disponibillità di valuta italiana che verrebbero certamente a deprimere il valore della lira sul mercato internazionale e sposterebbero cosi il valore esterno della moneta e in un tempo successivo anche quello interno. Questi due punti costri.tuiscono i capisaldi della stabilizzazione della lira e i punti di partenza affincbè la politica stabilizzatrice possa ottenere dei concreti risultati. RUGGERO CoLo:-.tBo. PIERO GOBETTI Editore Torino • Via XX Settembre, 60 SA VERI O MERLINO Politica e Magistratura dal 1860 ad oggi in Italia Lire 6. INDICE: lntroduzùme • Ricordi personali - I. L'inclipendeoza della Magistratura - II. Eresie giuridiche e costi tu iouali; a) l'ammonizione e il domicilio coatto; b) associazione di malfattori e associazione a delinquere - Ili. La :Magistratura e la classe operaia - IV. Stato d'assedio e Lribunali militari - V. La grossa questione dei Decreti-Legge - VI. Banca, Goveruo e Magistratura - VII. Usi e abusi nell'Amministrazione della giusli~ia - Vlll. Come si fabbricano i processi politici - IX. La giustizia sotto il bastone (2scista - X. Se se ne potesse fare a meno - XI. Conclusione • Che fare? G. B. PARAVIA & C. Editori • Libri • Tipografia TORINO-MILANO· fli<ENZE ·ROMA·NAPOLI -PALERMO ..• le pagine più adatte a far conoscere in modo diretlo un autore sono raccolte nei nitidi volumetti della collana Scrittori Italiani con notizie storiche c<l analisi estetiche di Doi\IEN1co BuLFERETTI non le pagine più note, sì bene i. passi più tipici e più rappresentativi, tratti anche dagli scrilli rari e inediti. È uscito ora il volumetto intitolato a Luigi Settembrini Pngine autobiografiche, critiche e politiche clel mite e in.flessibile patriota e del nobile artista dalla parola così semplice e così affettuosa. Sono già pubblicati i volumetti intitolati a: Gin4 seppe Cesare Abba, Vincenzo Cnoco, Francesco De Sanctis, Ippolito Nievo, Ugo Foscolo. Ciascun volumetto: L. 5.

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