La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 41 - 4 novembre 1924

I\ lllftl EOZZOL CG .G!LJC ~ ·o!f ,..;.;PO 8 A (Bìcoccs) 111 IUL RIVISTI\ STORICI\ SETTll"\I\NI\LE DI POLITICI\ ESCE CONTO CORRENTE POSTALE Diretta da PIEROOOBETTI- Redazione e Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 Abbonamentoper il 1924 L. 20 - Per un semestre L. IO • Estero L 30 - Sostenitore L. 100• Un IJUmeroL. 0,50 IL MARTEDÌ Cl)i riceve uo oun,ero <li Sl!.!l!lio , 000 iotcr,<le al>l>ooarsi rotspiO!l"- il !lioroale, altrin,eoti !lii cootinu,ren,o l'invio e <lopo uo fl),se provve<lerefl)o alla riscossiont n,,<liar,te tratta. Anno III ~ N. 41 - 4 Novembre 1924 8 OMM ARI O : L.'lmpreseria, l'asina e lo scimmie. - R. BAUER: Polemico contra l complici. MAJUo Vn-cwU.,'RRA: lnvente,Ja di culture. - G. A:sBALDO: Ritratto degli italiani d'oggi, - ARMANDO CAVALLI: L.e bonifiche ,ovennatf. I POLEMICACONTRO I COMPLICI Chi prenda a considerare l'odierna situazione J..'\Qliticaitaliana con l'animo a.PP.assionato e interessato dell'italiano, non con l'indHf:ei·enz.a data dall'obiettività dello straniero, prova un $CDSO di pena, una sofferenza acuta che si tramuta. in llll incomposto desiderio di demolizione, di negazione senza limiti di tutto ciò che è nel nostro mondo politico, nella Yolontà cli allontanarsi da tutto il passato, di cominciare comunque una vita nuova. Il fascismo ci costringe ad una lotta vana. Xon un passo innanzi. Essa si risolve in sostan- ,.a ad una riconquista di. ciò che già raggiungemmo senza uno sforzo cosciente di masse e che la nostra poltroneria ci ha fatto perdere; ma a tale fatica il fascismo ci costringe in una atmosfera di stagnante mediocrità e la sua volgare 1'etorica è il solo seguo precipuo delPattiYità. nazionale. Nè i suoi avversari sembra possano assurgere all'unico piano sul quale dovrebbero dare (non accettru·e) battaglia. E parliamo di battaglia visto che siam ridotti, in mancanza di più nobili bersagli, a inforcar il ca val d'Orlando per rovesciare un movimento che un popolo veramente moderno avrebbe liquidato con un motto di spilito, come si 1caccia con un gesto annoiato un moscerino molesto. Essi non sann9, cristallizzati dall'abitudiné invetemta del calcolo elettcrale considerato come mèta e non come mezzo, costituire u.n Governo d.ell'ltalia di fronte al Governo ufficiale, essi non sanno porre il pro-:. blen1a nei suoi termini più semplici e pi~ \·eri, affermando sen?..a ambiguità la volontà di assumere il potere e la responsabilità della restaurazione liberale. 11 partito che vi si accingesse rischierebhe forse le. sue fortune immediate, assicurandosi un pitl lontano avYettire. Ma non son queste accettabfo, prospet!i\·e pe1· un partito ital:iai1Q. D'altronde, si dice, il fascismo ha la forza armata. Cessate dallo spera.Ie nella sua trasfonnazio1_11?, ponetevi allo sbairaglio di una lotta che Jo neghi interamente e Veramente, la sua forza si dissolverà per incanto. Mai bisogna volere. Ed è possibile tutto ciò ? Lo abbiamo per un momento sperato invano. Manca in Italia la materia per una lotta politica di stile; non vi sono cittadini ma fioriscono l:Jzzaroni e stenterelli desidero.si di un padrone. Ma bisognerà pul' farli questi italiani, bisognerà p-ur dare una tempra alle loro animule corti- ~e scao-liandoli in una lotta per un'idea vicina ~ lontana~ una lotta combattuta c011cuore.lSaldc, l,lOD mercato di ogni dignità per I 'acquisto· della quiete, sogno di un popolo di mezi..emaniche. Gli italia!;J- hanno espresso nel fasc:i~m~ quanto di più italiano potessero dare, e oggi a due anni dalla pseudo-rivoluZione1 dopo due anni di proclamate audacie dei poch1 contro i molti, della qualità contro la quantità, dell'idea contro la materia, a due anni dalla fondazione dell'lta• lia dinamica e imperiale, sono di fronte ancora all'eterno problema della loro insufficienza politica. Manca a no1 quella maturità di pensiero, quella severa disciplina iutima nascente dallo sfor7.o perenne della personale elevazione che la Riforma ha dato ai popoli del Nord. E' dubbio però che i~ Italia sia possibile UD m~vimento protestante come in generale un movimento a base profondamente religiosa. Lo stesso cattolicismo vi è cosi equi vaco, formale, estedore che ben ·difficilmente può darci i p,·esupposti necessari per una riforma spirituale delle masse ben lontane dall'idea cristiana. Solo la lotta politica dunque potrà scuoterci dalla nostra miseria e darci un pensiero origìnale; la lotta politica col suo necessario fondamento di interessi materiali. Il fascismo avrebbe potuto storicamente valere a ciò, qualora fosse stato conseguente a sè stesso avesse avuto una chiara coscienza dei suoi fì~ di reazione, si fosse fatto vero e di.Lroassertore dei diritti della sua rivoluzione negativa, negando ogni libertà e instaa1·ando quella dittatura che è la sua costante aspirazione, forse appunto pe1·chè eSGosi sente incapace d'attuarla. E la compression'e di ogni Jjbertà, senza OO'P-1promess-i e sew..a patteggiamenti, avrebbe forse dest.ata negli italiani una scintilla cli rinnovamento, avrebbe con una incontenibile rivolta dato ad essi il gusto della lotta per un'idea. Cggi Mussolini clice che gli italial.ll gli chied0110 strade e non libertà, acquedotti e non libertà ... e ha ragione. Quanti infatti di noi sanno volere. la libertà? Il fascismo patteggia, si destreggia, fa la voce' grossa ma contratta con quelli ch 1esso, senza convinzione, definisce vinti e che sono i vincitori di fatto; govèrna con la forza di tutti i deboli - la lusinga, la rnenrogna, l'accomodantismo - e resta perchè il Paese accetta lusinga, menwg-na e accomodautismo; e non se ne va pe.rchl: i suoi più :fieri nemici non lo vogliono e non lo possono sostituire, perchè i11 esso si rispecchiano fedelmente. E' mancata la rivoluzione, bisogna dunque fa.re la rivoluzione. E qui dobbiamo intenderci e per intenderci dire cosa pensiamo sia una rivoluzione. O consideriamo semplicisticameute il fatto insurrezio11.aletraverso il quale si impone nn'idea qualsivoglia, ed allora dovremmo concludere che o si è rivoluzionari o si è libera.li; non v'è possibilità di equivoco; si tratta di due posizioni anti·• • tetiche ed inavvicinabili. Ammesse che- Wl'idea possa essere aff&m.ata e-:. fatta prevalere mediante una serie di atti di Yiolenza, noi veniamo a giustificare uno sviluppo ciclico di rivoluzioni successive nelle quali n.ulla ci assicura debba semprk prevalere il prin. cipio più utile. Il che evidentemente è in contrasto con l'idea liberale la quale tende, è vero, ad una interpretazioue storicistica de11a vita sociale; per cui anche il fatto violento occasionale e le aspirazioni che lo hanno cletenninato .sono una realtà cbe non può essere ripudiata, ma. aspira a impostare u ua gara di princi pii perchè si affe1mino quelli che valgono meglio, sin tanto pe1ò che t:1.le miglior valore sia effettivo, cioè sin in grado di resistere per sua intrinseca virtù alla pressione dei principii avversi, dando vita ad un equilibrio continua.mento rinnovato e rinnovabile. Se consideriamo al contrario la ri vol l17.ione come fatto in perenne sviluppo, come svolgi· mento continuo spirituale e materiale della società, allora sarà facile concludere che 11011 si può essere liberali senza essere rivoluzionari, che si è rivoluzi011ari soltanto a patto di essere liberali, a patto cioè di saper cogliere la relati- \1ità cli tutte le tenùenze che determinano la ,~sultante politica clello Stato, di saper interpretare, senza nessuna svalutare e senza nessuna sopravalutare, le diverse correnti che convogliano interessi, pensiero e aspirazioni delle classi, per potenziarle con un'opera d'avanguardia. Non potendosi negare che di fronte ad una forza bruta. che imoone una violazione delJa legge, possa una fo;1.a bruta svilupparsi nell'intento di ristabilire l'autorità della legge stessa liberamente formata, il pensiero liberaJe non vede in tale vio1enza la manifestazione vera e conclusiva òel fatto 1ivoluzione, ma l'episodio occasionale che deve riaprire il ciclo rivoluzionario dalla violenza precedentemente in atto compresso ed impedito. Ripudiato cosi il concetto cli rivoluzione nel senso volgare che lo restringe nei termini fallaci ed episodici cli un violento rovesciamento, che non è nè può essere per sè stesso forza co-- strutti va, occo1Tc pur trovare un assetto nel quale i1 processo rivoluzionario si possa sviluppare, secondo il corso ininterrotto che lo caratterizza, sotto gli impulsi della volontà delle classi. Grande ti·avaglio dei popoli moderni è precisamente quello di adeguare i loro istituti politici a questo compòto. 11 sistema parlamentare, il suffragio universale, la proporziobale, la divisione dei poteri 1 ecc., non sono che manjfestazioni tipiche di questo sforzo e vane quando non siano sorrette da un pensiero liberale di negazione della violenza. Perchè la violenza non può essere posta in atto che da chi si crede deposita.rio della verità, mentre il liberalismo è ricerca inesausta del1a verità, è revisione di vaJori 1 è vag1io 1 confronto, gara di forze, e perciò appunto dubbio. Ma intendiamoci, noi rivendichiamo ]a funzione del parlamento, il rispetto dello statuto, l'onestà delle elezioni in quanto a tali istituti risponda nel paese un 'atmosfera politica ade• guata aUa loro storia e significazione, in quanto essi non siano fatti e idee fuori del contro11o della pubblica Lpinione pronta, desta e allenata .alla battaglia; dei cittadini consci dei loro di1itti civici e clei loro doveri politici, capaci di ilifendersi, non disposti a chil1are il capo e :a schiena dinanzi ad una minaccia o ad una frode aJJa legge comune, ma fermi nelle loro organi7...- zazioni di partito, intransigenti e leali, gelosi custodi della loro autonomia economica e del1a loro libertà. 'Ecco perchè diffidi.amo di una liquidazione del fascismo operata dagli oppositori dell'ultima ora, difensori, è vero, ma solo oggi dell'autorità del parlamento e dello statuto, ma del parlamento giolittiano e dello statuto del x848, che sono ancorai il parlamento cli Mussolini e lo statuto del :fiancheggiatore Salandra. _ Nella battaglia contro il fascismo noi non vediamo che un episodio preparatorio di quella lotta. di classi e di partiti che è ] 'atmosfera co• stante nelJa quale si crea e vive lo Stato moderno. Liquidare il fascismo con la sua faziosità <la medio evo di maniera, e.on le sue fisime i.JLumi11isticl1ee paternalistiche e la sua impote:nte retoriça imperialistica - assisa sull'asservimento de11e coscienze della stirpe d~ dominatori ~ non è oer noi che 1a soluzione di un problema p-relimi~are: la preparazione dell'arena nella quale dovranno scendere ad armi pari i campioni di ogni idea che abbiano il coraggio d-i mis1.u-a.r'Si. Domani continueremo la nostra esaltazione di tutti i miti e a coloro che paghi forse di aver sbarazzato il Paese dall'attuale materia da codice penale, continueranno la tradizione fascista nel campo politico, dichiareremo la nostra lotta contro tutte le limitazioni della libertà e della autonomia degli ,sf0rzi delle classi e degli individui, affinchè gli istituti che reggono le moder~ ne democrazie siano anche in Italia mezzo cìi vita e di elevazione, non strumento per la perpetuazione della nostra avviJente incapacità pcJilica. RICCARDO BAUER. Abbonamenti 1925 Ogni anno tra novembre e dicembre Rivoluziooo Lib0rale raddoppia i suoi abbonati. Ci affidiamo, agli amici perchè quest'anno la t-radizione venga felicemente superata. Ormai la nostra rivista va diventando la più inesorabile e vigorosa bandiera di intransigenza e di serietà. politica; che noi siamo nel vero che la nostra battaglia sia segu,ìta è dimostrato luminosamente dalla tiratura triplicata in un sol.o anno. Chiediam-0 un'altra conferma ai lettori: ogmtrw ci trovi almeno un nuovo abbonato. * ** Chi ci trova un nuovo abbonato riceverà in dono, se Io richiede mentre spedisce il vaglia Hebbef AGNESE BERNAUER . .. Preghiamo gli amici di rinnovare sollecitamente l'abbonamento. Chi lo rinnova prima del 15 dicem, b~e riceverà in dono (a richiesta) : Fiore EROE SVEGLIATO ASCETA PERFETTO - o altro volume di nostra edizione, dello stesso prezzo a scelta. . * • I nuovi abbonati del 1925 riceveranno anche gra, tuitamente il giornale da oggi al 31 dicembre corr. * * * A partire da dicembre Rivoluzione Liberale dedicherà una pagina alla Vita. Meridionale. Tale rubrica sarà inaugurata con un numero speciale dedicato alla questione meridiorrw.lealla quale collaboreranno oltre i nostri consueti scrittor.i di cose rneridionali tutti i tecnici della questione. l'IM~RUARm, l'Ulff~ lA mMMII lo ho il pen.siero orgogli/,m d,P ->P per cinque o dieci anni ci lasciassero la,;orore in po.ce, l'Italia sarà in grado di ,quid.are lo civiltà del rnondo. (\1L'SSOLINI o B1.1sto Arsizio). La premessa è a11ettante, ma si direbbe espressa troppo grossolanamente. E poi co-- nosciamo, ahimè, l'inganno; di cui e troppo faeile a tutti scoprire le fonti e i maestri. E' nota la splendida favoletta di La Fon. taine (che i ragazzi francesi imparano a memoria.). Comincia così: Le 11UYT1.de r,;a jamai.s r,wnqué de charlatans... e si intitola appunto « Le Charlatan ». Dice: Gn dcs derniers se -.:anta.it d.,étre En éloquence si granti m.aiire Qu'il ren.drait diSert un bàdawi Un nuin.ant, un rusi,re un lou;da'Uii • « Oui !Vlessieurs, un lou.,~dauà, un anim~l, un line; Qu.e //On ·m..:'amène.un tine, un fine renforcé, J e le. -renàrai m.aitre passé, Et 1.1eux q11:'il p0rte la sautane ». Le Prince sut la chose : il manda le Rhéteza. • Fai, dit...il, en. m.on écurie Un /art beau 1'01tSSin d' Arcadie; j'en 'Dmt.drais /aire un orateu.r. - • Sire, vpus pou1:ez t011t » reprit d/ab<Jrd notre On. lui donna certaine som,,me. Il devdit au bou.t de dix ans jt,,j ett·re son dne su.-r les bancs • Sinon il consentait d'étr~ en. 1 place pu.blique Guindé ìa hart au. col, étranglé co11,rt et net) /A yant au◄ dos sa rhétoriq·ue) Et /es oreilles d'un bauMt. L'impegno, come è chiaro, è identico a quello d1 Busto Arsi zio. E ben s'intende: •.... « A1:ant l'aftoire le Roi, I'ane1 ou m,oi, nous m,ourrons )>. . Nemmeno il ciarlatano della favola era del resto, originale, ma aveva impara~ l' inganno da Bonaventura des Periers valet de charnbre de la royne de Navarre, vissuto un secolo-prima; e prima ancora la novella era esposta nelle Facezie del Poggi, il quaie l'aveva forse appresa da alt.ri • sì che. l'origine dei lazzi del Duce si pe;de nella più favolosa antic.hità. La novella LXXXVIII delle « Nounilles recrnations et joyeux devis »: (D'un singe qu'avoit un abbé, qu'un Jtalien enJrepri.nt de /aire parter) è asmi graziosa: Un monsieur l'abbé avoit un singe, lequel estoit merveilleusem.ent bien né ... Gli si pre-..coenta con quella sicumera qui est naturelle à la nati.on, un Italiano, e all'abate che lo guarda avec ses gros yeux promette che in sei anni egli avrebbe insegnato alla scimmia a parlare. Mais les ltaliens qui estoient de la cognoissence de ce/ entrepreneur s'en portèrent bien faschec, car c' estoit du temvs 9u'ilz commençoyent à avoir vague en Frdnce, et, pour ceste singerpedie, ile. avoyent peur de perdre leur réputation . .4. ceste cause quelques-uns d'entre eulx blasmèrent fort ce magister, luy rerm:mtram qU' il deshonoroit toute la nation pour ceste folle en.trPprinse ... Qttegli italiani del '500 si calmarono a stento quando seppero eh' era una burla: le terme vaut l'argent, et l'argent le terme. Ilz viennent beaucou.p de choses en si'r;cns. Oggi il popolo italiano si compiace di fare la parte del ronzin d'Arca.dia, o della scimmia che, come quella del Castiglione, jouoi~ si bien aux echetz. E forse qualche buon fiancheggiatore amerà credere a queste astuzie 1 di quinta mano! Non vorremmo che questa antiM arte soendesse così in basso, e ci dorrebbe anche questa volta ripetere col classico francese: Voyec que c'est que d'estre hardy entre- 'Preneur J

bi HiG INVENTARIO Di reazione in tutti e due i significati della parola si può parlare nei rigwu·di di Domenico Giuliotti e di Ginv,tnni Papir11. L loro è un tentativo di reazione-restaurazione, alla Giuseppe De Mai,trc: la deho lezza fondamentu,le di un simile tent1,livo è appunto in ciò: che essi non avvertono come lo spirito ullramontano è u,na pianlu, del LL1ltoesotica in Italia, cioè non di là delle Alpi, ma di qua dalle Alpi, o non ha mai avuto se non sporadiche manifestuzion i letterarie. li fenomeno però, per quanlo individuale, è caraU-erislico del turbarnenlo dell'ora e merita di essere studiato. Conobbi Domenico Giuliotti a.i primi del J9lS, a Roma. In quell'inverno, che fu anche rigido, una inconsueta tristezza gettava Tillessi opachi !;ulle linee pompose ed esuberanti della grande indolente. Fu quello peT Roma il primo anno di guerra ed essa p,neva che ne acquistasse coscienza come risvegliandosi da un sonno di cloroformizzala, con un fatalismo cupo non dissimile da quello, con cui porse orecchio alla pedata del barbare. Questa condizione unica di Roma, tra le capitali di Europa in guerra, facev,t una strana e profonda impressione, che produceva una tristezza, se non piiì lacerante dellò spettacolo della guerra, più graYe e severa come pel segno fatale di una estrema minaccia. La guerra toccava Roma'. T:: nessun Daniele parlava? In quell'atmosfera pregna di strane su0 ·- gestioni vidi t.alvolta a.f!ìssarsi verso lon~- nanze paurose gli occhi febbricitanti del Giuliotti, e già si sospettavano in quegli sguardi le invocazioni apocalittiche che abbiamo lette qualche anno più ta;di nelle pagine più infuocate dell'Ora di Barabba. Quel libro fu pensato e scritto quasi per intero tra gl'ultimi anni della gu-erra e i primi del dopo-guerra e resta di quei tempi bui uno dei più impressionanti documenti spirituali, sebbene voce di solitario. Ma l'ortodossia entusiasta e collerica del Giqliotti non è un prodotto cli gu;,,rra, e questo è, credo,. il suo maggiore merito, un merito, al quale è doveroso fare giustizia. Il Giuliotti, che sentì la guerra come esperienza demoniaca, già l'aveva presentita come fatalità purificatrice. Una delle prime manifestazioni del suo pensiero fu un giornale fondato col). altri pochi, toscani quasi tutti /il Tozzi, il Paolieri, il Battelli) e che uscì in pochi numeri, in poche copie, quasi ignorato, tra il novembre 1913 e il maggio 191.4, col titolo significativo: La Torre. Or_qano della reacione s'jYirituale italiana. )Joi ci professiamo reazionari e cattolici - dicent il Giuliotti nel programma del primo numero. - Reaz.ionari, invochiamo e propugniamo a viso aperto, contro i figuri demagogici, la necessità del boia; cattolici, mentre le democrazie Yacillano, difendiamo la Chiesa. La Torre si spegneva nel maggio del 19H, quasi sotto il soffio dell'uragano presentito. Quand'esso scoppiò, il Giuliotti attese e invocò la fine, con tutta la forza di un cuore dominato dal sacro terrore. Nel 1919 scriveva: L~ borghesia, vestita in maschera, sdrucciola oramai senza scampo lungo una china insaponata, in fondo alla quale c'è: la morte... Tutto ciò mi rallegra. L1Anarchia è l'ultima punizione e l'a7JangU(lrdia dell'ordine. Perciò, ...i:enga. E subito dopo le elezioni, nell'autunno di quell'anno: Crollo della menzogna patriottica sotto la menzogna bolscevica.. Dio punisce il Dia,·olo col Diavolo; e l'Italia, ti·aditrice ed apcstata, sprofonda, cieca, in un. buio più fetido, più sanguinoso e più basso. _ Eppure la nostra società del dopo-guerra è sempre ballonzolante tra la miseria e l'errore, e il Giuliotti r,esta con gli occhi sbarrati nel vuoto, ta,lvolta, stupito egli stesso d1 una conciusione, di cui i segni, ieri più minaccJosi, paiono oggi allontanarsi: Qua.udo sembrava che le 11.aiitmi doYessero morire asfissiate, da un momento all'altro nell2 caligine ,.,elenosa dei lor~ rarefatti miasmi: scop~ piarcno a11'improv,·iso (oh, inenarrabile mio ter. rare e tripudio!) i primi fulmini dnfrescanti della guerrn moJJdiale. l\1a ciò elle speravo non si è av,·erato.. L'empietà è più gra11<l'c,la pazzia più grande, la rapacità, la"corr,uZione, la bestialità cieca più grandi. Impazienze, sospensioni di cuore, stupore· pel non vedere in atto ciò che era pensato immancabile ed imminente, ed un tedio mortale, una scontentezza irosa, anche di sè stesso, che l'assale di tanto in tanto: tutti i sentimenti confusi del tormento dell'att,esa traspaiono tra le pagine dell'Ora cli Barabba e fanno la vera bellezza del libro, danno movimenti lirici· a formule fin d'allora troppo pietrificate. Mentre il Giuliotti si tormentava in questi pensieri, il Papini, da poco allontanatosi dalle acrobazie impudiche dell'Acerba, ci teneva tuttavia ad essere pn « brillante letterato», _nel senso eh~ meno poteva es:,el'e LA RIVOLUZIONE LIBERALll DI CULTURA uccetlo al GiulioUi. E con la data del JfJ gennaio 1920 troviamo nell'Ora di Baro/Jbo una lettera indirizzala per l'appunto al Papin i, in cui l'investiva per la superficialità con cui parlava del Cristianesimo, e insieme faceva un commosso u,ppello a lui (« Io sono un pover' uomo molto debole e molto imperfetto, e vivo più di pen~ieri che d' opere ... Tu, forte ed armalo, potrai, convertendoti, ciò che io non posso»). A quosLa letlera segue una postillu,, aggiunta forse sulle bozze di stampa (la 1.' ediz. dell'Ora i• dell'autunno, de1 '20, so ricordo bene) e nella quale si annunzia l'avvenuta conversione. li Giuliolti dunque ha avuto una parte direLLae potentissima nell'avvenimento ed io penso che non si possa p,ulare cli lui n~nche oggi come un collaboratore del Papini," s1bbenc come un ispiratore. Sarebbe cosa poco agevole sceverare quello che del Giuliotti è nella Vita di Cristo;-ma anche a non conoscere il Giuliotti personalmenLe, basta aver letto attentamente l'Ora di Barabba per aver sentore della vena «iulio\- tiana nelle parti sostanziali di quel libro. Purtroppo il Giuliotti s' illudeva sulle qualità dell'amico e sulle forze latenti, che quello avrebbe messo a servizio della Chiesa. TI Giuliotti nella sua modestia e insieme nel suo entusiasmo di credente si sentiva piccino al compito sognato e affrettava col desiderio- il momento di poter guidare nella via del bene uno scrittore che vedeva tanto superiore a lui, quantunque fino allora sterile, e di potergli dire poi: -- Ecco, spazia per questo campo sconfinato, corri verso le mète più luminose. Il suo entusiasmo non gli permetteva di sospettare che il Papini avesse già, nel 1922, percorsa tutta la sua esperienza di vita - parlo qui della sua vita d, scrittore: la vita della sua coscienza è cosa sacra, che gli appartiene interamente e che va altamente rispettata - e che, passato quasi- d'improvviso da una vita non solo letteraria, ma di vagabondaggio e di scapig-liatu.ra letteraria, ad· una vita spirituale, che :richiede insieme ampiezza di vedute e severa, continua disciplina introspettiva, si trovasse a disagio, squilibrato e_ .soffocato dal grave fardello e proprio allora cadesse nella sterilità. Sie ad uno sguardo superficiale il nuovo Papini può parer nuovo, di fatto è il medesimo vecchio Papini, che, per non essersi potuto rinnovare nella nuova materia, soggiace completamente all'influenza dell'amico più forte e più volitivo, e fa un lavoro non molto dissimile da quello dei monachetti medioevali, che alluminavano le iniziali dei messali sotto la guida del padr,e superiore. Il Papini « brillante letterato » è diventato un « brillante - letterato cattolico», un decoratore del pensiero di Domenico Giuliotti. E così, quando il Giuliotti viene meno - come nel 11ecentissirnp Dizionario dell'Omo salvatico - il Papini non l'aiuta a rilevarsi, anzi l'aiuta a ben morire. Il Giu liotti ha avuto il grave torto di pietrif)- carsi nell'atteggiamento dell'Ora di Barabba; anzi, mentre quel libro risente cli tutto il tumulto dei sentimenti, coi quali lo scrittore aveva rivissuto a suo modo la crisi della guerra, e quindi resta un lipro vivo, malgrado le troppe influenze letterarie di Veuillot, Bloy, Hello, ecc.; quest'ultimo libro, svuotato proprio di ciò che dava vita all'altro, oscilla tra la rip,ocluzione ormai meccanica di una specie di iormulario e anti-civi~e » e una malinconica schermaglia di un umorismo cavilloso da settimanale cli provincia. Trovo a pag-. 270, sotto ,lut'omobile: « La carrozza diabolica dell'arricchito e del nobile involgàrito e incanaglito », e via così per una diecina di righi. PersonalmentP non amo l'automobile, che ha sciupato !0 passeggiate in campagna ; ma Leone XIII non era della mia opinione e fece entrar() l'automobile nei giardini vaticani. Oggi non c'è cardinale che non ce l'abbia. Tutte canaglie? Bisogna esorcizzare in Vaticano? Que~to breve esemp,io ha un ;valore non definitivo, ma indicativo, di uno stato d'animo. . * * Sulla riva opposta si notano· gruppi d'intellettuali, che sentono il problema reli«ioso italiano in modo non meno ur«ente r::a in un se,nso tutt'afiatt'o diverso, ci~è m~ralistico-protestante. Il gruppo più compatto è quello che da oltre un decennio si è andato raccogliendo intorno alla rivista Bilyclwis (fondata nel 1911), che ha avuta meritata fortuna per la serietà dei suoi propositi, nello svolgere il suo programma di studi religiosi e filo-sofici, nel senso più ampio, r con larghezza d'idee. Molto più recente (dal 1922) è il settimanale Conscùmtia, che cli quella rivista è una filiazione. Queste pubblicazioni, insiome con libri ed opuscoli, sono emanazione cli una chi-esa protestante anglo-sàssone e ciò ha attirato dubbi ed accuse <Lperte- specialmente contro Conscien. tia, per sua natura più combattiva, e che entra anche in campo politico - di servirsi della cultura per fare opera di proselitismo. lo penso invece che il giorno in cui cominciassero a svolgero un programma rJi proselitismo a favore di questa o di quella chiesa. protestante, la diffusione delle loro pubblicazioni e il credito della loro opera scadrebbe cli colpo. t..:n'opera di propaganda in questo senso è destinata a rlon avere echi in Italia; ma ben differente può essere il valore di una prote.1ta non contro un dO/?- ma specifico od a favore di una chiesa spécifica u,vversa a quella di Roma, ma contro i mali atavici incancreniti nel sangue da quando gl'/taliani aooettarono passivamente la Contro-riforma. La P7otesta di Galileo - pensala, se non detta, con le parole, eh,, la fantasia popolare seppe ruhare dalle lab bra serrato del martire - s' eleva tuttoru ammonitrice dalla sala deHa M.inerva, e gli spiriti liberi sentono quanto siano oggi vive e presenti quella voce e le premesse idea.li, che emanano da essa, e le esigenze etiche che ne conseguono. ' ' Questo problema clell' uomo italiano in quanto entità civica e sociale ci fa entrare direttamente nel vivo dei problemi, che hanno travagliato il nostrn paese dal Rinascimento al Risorgimento, e che questo anche per una serie di sciagurati avvenim-en(i esteriori - ciò è vero -, ma sopratutto per la nostra impreparazione interiore, non riuscì a risolvere che parzialmente ed in modo precario e superficiale. Ecco perchè il movimento, che fa capo • a quelle due riviste, accettando la discussione sopra questo terreno, al di fuori cli particolari conressioni religiose, si è visto avvicinare liberi studiosi alieni da spirito _settario, i qual( senza un progetto preso, hanno man mano mcanalato la discussione nell'alveo già· scavato dalla critica di quella, che può dirsi la « scuola napoletana » del Risorgimento (i due Spaventa, De Sanctis,e, su questo probLema, ancora più radicale il De Meis), e la cui potente influenza educativa si risente egualment-e nel pensiero del Missiroli e nello spirito animatore della battaglia politiec1.ingaggiata da Rivoluzwne Liberale contro il presente regime, ultima - e, speriamo definitiva - manif,estazione del vecchio italiano, di quello che De Sanctis bollava con l'epiteto: « uomo di Guicciarclini "· Non sulla riva destra e non sulla rirn sinistra,. ma fluttuante sulle acque, t-a.lvolta alla deriva, talvolta in lotta contro la corrente,_ ci appare il Borgese degli anni rii maturità, specialmente nella fisionomia cli artista che si è rivelata dopo il 1914. I suoi primor'cii, come si sa, sono crociani e lievemente vociani. Egli fu del Leonardo, e del l/egno; _maalla Voce si accostò poco, e dopo 11suo viaggio 111 Germania lo vedemmo di-' stacc_arsi, quantunque lentamente, con pause clmcertezze e d1 nostalgie, dall' Estetica del Croce. Temperamento si!lo«istico casuistico, egli prevedeva con lucidità che 'l'abbandono delle posizioni crociane non poteva avvemre senza la rinunzia insieme a tutto un emisfero di pensiero filosofico. Bisognava lasciarsi dietro le spalle la filosofia dell'immanentismo; ed egli non vedeva la possibilità di un' affermazione trascendentale o mistica. Oggi stesso non può dirsi che la veda ; ma non l'esclude e comunque, il suo animo di fronte a'i problema della vita è1 profondament-e mutato e non gli fa sentire più il bisogno di unn soluzione dialettica. Verso la- filosofia sente come un senso di disullusa stanchezza. E' un desenchanté, però non uno scettico - verso lo scetticismo non sente nessuna propensione. Vede in lontananza, come dipinti in un quadro, gli anni dei suoi giovanili tornei filo-sofici; ma il cuore è sgombro cli desiderio, e pregia di più, come il re di Tuie, la fine coppa di oro che stringe fra le dita. Che cosa egli trova in essa, onre che l'ispirazione dell'artista? Il Borgesc, per quan. to oggi rasserenato, sente tutto il turbamento dell' oni, e la sua opera presente vuoJ'essere senza dubbio, oltre che una parola di poesia, una parola di pace interiore. Egli sente tl turbamento dell'ora ed hi!, acquistata - direi ha conquistata - la convinzione, che ad un mondo, che si è avvicinato a forme elementari di ,·iolenza belluina bisogna parlare con forme semplici di rel ig-iosiLà.Egli è pel Se,rmone delhi monLagna e non pei dibattiti clèi cirncilì, forse anche pei' I' Evangelo di S. Luca piuttosto che per quello di S. Giovanni. Q11eslopotrebbe condune a un rinnovato francescanismo, non da salotto - come prima della guerra -, ma da tugurio; pe1'ò una simil,e eventualità non si concepisce senza la negazione del ~erebralisrno - sia sotto la forma titanica dell'ante-guerra, sia sotto quella relativistica del dopo-guerra - e del!' immanentismo, e senza un rttorno alle vie del cuor'e. Il problema centrale diventa quello della grazia: i termini sono posti nettamente da padre Mariani quando confessa Rubé: \"oi. llgliolo mio, !-icte un gu.erriero, un Yio1e11to, come tntti i ,·ostri contemporanei; quelli che hanno fatta la guura e auelli che non l'hanno fatta, gli eroi con1e voi ~ i eodardi. Voi siete vt-nuto <la un povc:.ro sc..-•n·odi Dio come se voleste estOTcerrni a viva farza Ja grazia ... Voi . voJctc conqui:,,tare il regno di Dio pc.--rscommessa e r·l)n un colpo di mano. Xo, no. La fortezza di DirJ non .~i prt.--ndc{>Crstratagemma nè <l'a:..:-alto . ◊n si espugna. Le !'me porte sono innumerc~ ,·oH ~rl ar,c..-rteai mansueti. Alla Bsaltazionc, fittizia, malata. di Rubé succede la r!&pressiorie di f~liseo GadrJi r I riri r, i morti)_ E' sulla stessa linea ma quellr, stat,, di depressione [,J pfJM.a a,;1 un ripiegamento su se stesso, alla rinunzia dell'amore, ed alla contemplazione della morte. :'\,Jn è ancora la liberazione : ma mentre Rubi!, assassino per caso, muore per caso, confuso nella folla, Garldi giunge alla morte per lo menr, in uno stato di prostrazione lu. cida. li BorgeSf: Yede ancora lungo, erto e spinoso il camminr,, per cui una generazione di orgogliosi potrà giungere alla redenzione. Tale. in riassunto, mi pare l'alto valore sintomatico di quest,, ingegno fiammante e poliedrico, duttile ed aperto alle C•JITenti del pensiero contemporaneo, ed insieme intimamente agitato ed insoddisfa,Uo. . •• Queste a me paiono le piu importanti forze spirituali, dalle quali si possano trarre auspici per l'avvenire. Prima di chiudere questo sommario, mi sia concesso di fermarmi ancora un momento su cli un equivoco capitale, che, secondo me, ar;olge tutta la cultura della fine del secolo XIX e dei primi di questo. Io penso che, se •i riuscirà a chiarire questo equivoco si ritroverà una base di equilif>rio, senza produrre una violenta soluzione di continuità, la quale, per altro, non avrebbe fin adesso una nuova seria prospettiva culturale da offrire. Lo storicismo - o faustismo, per dirla con lo Spengler -, infine la cultura correlativa alla civiltà della prima rr.età del :ecolo XIX, implicava tre elementi essenziali, che venivano dall'idealismo kantiano e immediatamente post-kantiano (specialmente Herder, Schiller), cioè: 1°) Il fondamento etico e sociale, collegato alla visione pant-eistica della vita (rapporto indissolubile tra l'uomo singolo, l'umanità e tutto il creato) ed alle rimanenze tuttora vitali del movimento illuministico settecentesco. La nuova religione è il faustismo; ma, per farcene un'idea chiara, non si può rinchiudere il Faust in una formula. ma bisogna tener conto di tutta !"armonia del poema. Ora si dimentica troppo spesso chie Faust si salva per la visione finale, per la sua professione di fede nel laYoro benefico di una sociatà incivilita ( « Io apro uno spazio per milioni cli uomini, che verranno ad abiJlia.rlonon in oziosa sicurezza, ma con la speranza di fruire di una libera attività ... Sì, io mi sento rntato a questa idea, ultimo fine di ogni saggezza ... »). 2°) CoHegato col principio etico precedente è il mito del progresso, sviluppato dal secolo XVIII e ripreso e sYiluppato a sua volta dal positivismo (!' evolucione non è che l'aspetto biologico del mito del progresso). Però, sotto qualsiasi aspetto, è implicito il critlerio di dis'tinzione di male e di bene, di bene e cli meglio, che è il fondamento della morale. 3°) Conseguenza del collegamento dei principì precedenti: l' ottimismo c"ioè in definitiva, l'impulso verso il bene, 'verso' uno stato etico superiore, e il desiderio che esso si attui e si conservi. Arnlso l'individuo dalla società e lasciato cadere l' imperativo categorico kantiano -- 11 che fu opera della rea~ione volont-aristica cli Schopenhauer ~ la Yisione della ,·ita diYenta fatalmente pessimistica. Schopenhauer conclude_va per r annullamento (il nirvana) : pos1z10ne a lungo andare insostenibil~,poichè la vita reagisce nelle sue forme primigenie. Questa oscura reazione vitale ci spiega Nietzsche,· il quale capovolge il processo dialettico schopenhaueriano col mito del superuomo. L'umanità è annullata egualmente, ma perchè vi,-ano i semidei: ciò è più nell'ordine delle nostre id_ee.Ma, vista la. cosa più da vicino, la dottrrna del superuomo è un annullamento ancl1'essa, poichè è un'ipostasi puramente arb_itraria di un'immaginazione poetica. Ciò s1g-mfìec1.avere annientata la vi'ta e la reallù. Perchè l'equilibrio si ristabilisca bisogna che l'equivoco sia dissipato e che la culturn ristabilisca effettivamente una linea di continuità con tutto il pensiero del secolo XIX\ riconoscendo quali furono i fondamenti di quello: l'imperativo categorico kantiano e l'aspirazione sociale di Faust. Quando avranno bevuto nuovamente alle fonti della propria tradizione ed aVTanno ripreso la propria sanità, allora è probabile che 0·!i uomini di o-ggi costruiranno qualche cisa per l'avvenire; altrimenti come le « g-,enti superbe» del Sennaar costruira.nno con pietre di terracotta e con cemento di bitume. (FINE) :\JARIO VINCIGUERRA

, . b LA RIVOLUZIONE LIBERALE RITRATTO DEGLI ITALIANI D'OGGI ~clh.: settimane immediatame11tc successive all'as.-.assinio di .Matteotti, tutte le redazioni riC(:n:llero centi11aia cli lct..lorc del pubblico. Jo 11( raccol::,i, j)'rccisamente, duecentotta11tasci. :-\d ·5o mi accorgo che c'l forse la spesa di rionli a1·c qnc!-;lo malloppo cb scritture, di cavar11c un tc11uc contributo per :il i-itrat.to degli ilalia11i di oggi, e per il ragguaglio sulla reazione suscitala dal delitto. Co11siderando il mio dossier~ un particolare 111i ha colpito. La più grau parte di questi scrilti sono iu- ,·iali da povera gente. Bisognerebbe ~iproclurli, uon nel testo raggiustato e composto nell'twifonnità del piombo della , lin;type ,, ma nella integrità dei caratteri a sghimbescio e delle firme fatte colla lingua penzoloni. Cc1ta111e11lc le ca1telle su cui incollo i ritagli del doss'ier, ~ne più inlcrcssanti dell'articolo. Ebbene: la povera gente che scrh·e, o è allucinata, o scrive setna scc011di fini : più o meno tutte le sue lettere banno qualche valore morale. ba " genteper bene,, :\[a mi .souo capitate addosso, oltre alle Jetterc dei po,·eri, anche quelle dei «signori"· Moltissime. Tutte rigorosamente anonime, n1cut1~e le al.tre sono quasi tutte fi.i-mate. Spesso, per magg1ore segretezza, o per abitudine d'ufficio, dattilogra(atc. Dai caratteri, dalle carte, dal contesto, s1 può sicuramente dedurre che gli scriventi sono piccoli borghesi, impiegati, professionisti, uomini d'affai;. Ebbene: queste categorie di corrispondenti sono assolutam-ente s'pregevoli. Nou t'na delle loro lettere rivela una commozione genuina, sincera: non una. dà o riecheggia il « grido del c1wre del popolo itaUa110 », come vedremo che dice un mio corrispondente carabiniere. Le deplorazioni per l'assassinio sono tutte colate, :filtrate, attraverso a una forma lettera-- taide, oppure si riattaccano a qualche piccola ambìz.ione c, a qualche rancore personale. L'io• feriorità morale di queste lettere, e dei loro auto. ri, rispetto ai fogli e fogliazzi e grida e vaneggiamenti della povera gente, si ap_pB.lesa pro• ~muciata, aperta, irrecusabile. L' at011ia sociale e morale _più grave è 11ei ceti rnedii, molto più <11quanto non sospettassi, molto più di quanto non era lecito dedurre d&le analisi più fredde e pcssimi::;!.iche. Io ho, per esempio, la convinzione, che uella classe comme:rciale del1a mia regione - intendo gli uomini degli scagni, di piazza Banchi, cli Borsa, spedizionieri, conces. sionari, ecc: - non dieci persone in tutto hanno sentito 1 'assassinio ~Iatteotti come offesa alla loro coscienza. Ect ho la convinzione cbe nei ceti medii, l'impressione suscitata si è subito innestata su considerazioni così grette e miserabili, da toglierle qualsiasi valore morale : mentre in. vece hanno ttn valore morale innegabile le esplosioni cl'indignazioue e d'ira dei"miei corrispondenti più umili. verseggiatorie reclamisti Primissimi, fra miei corrispondenti borghesi, i verseggiatori, che dall'as~inio di Matteotti, come dalle sagre di Mussolini, traggonn pretesto per « collabor01!e >>. L'eterna razza dei poeti contemporanei. Dal mazzo scelgo i versi del prof. Aldo Frigeri, insegnante di lettere francesi nelle scuole riformate del miuistro Gen• tile: , Fende la notte con i<rlo flebile su la ri'vicra del Lazio libe·ro un, ltt-ngo treno emico d'aurer: gi(J'l)ini truppe; -van·no alla scorta di nuo1,:e pnbblic/Je vaste riforme, ~van per l'Italiche ,zo11eJortii11e, liete, serene, .inni canLando n. l nsieme coi ,·ei·seggiatori si possono ricordare molti di coloro che annunciavano solennemente d, E:ssersi inscritti a un partito cli opposizion'2, ..: coronando cos-ì,wna fede non da ogg·i nutrita », ecç. ~ormalmente, si tratta cli individui che spe. rano, con questo trucco, di pubblicare sul giorna1c una loro composizione di genere patriotticoum.anitai·io . .Presti a poco le stesse ragioni per "!'i capitarono al Po-polo d'Italia dopo l'assassinio i\1:atteotti fante adesioni al fascismo : vedere " stampato » il prop-1;0 nome. Il Popolo accontentò quasi tutti questi mosconi. Gli alflirislie le spie Secondi per affluenza sono coloro che si rivolgono al giornale e, dopo brevi dep1orazioni del caso l\l!atteotti, denunciano vere o supposte mal. vcrsazioui, contratti strozzineschi conclusi da loro co11correnti sotto 1'egida di Finzi o di Torre, ed altre imp'l"ese in cui ad essi - gli scriventi - è mancato il grado di capacità ~imouiaca ne• ccssaria e sufficiente, e perciò furono sopraffatti. Veugono poi i funzionari dello Stato, ricono- ;;cibili dalla carta sa citi scrivono (di solito me--L.- ,; fogli protocollo staccati alle «pratiche,) e da11o stile. Essi pa1-1:onodall'assassinio Matteotti per chiedere, invariabilmente, uua riforma generale e .sistematica della pubblica AmministrJ.- z.iolle, o quanto meno del ramo in cui sono occupati. Gravosità di tasse scolastiche, insufficienza di alloggi, .mancanza di impieghi per i figli « clre pure hanno fatto i lo·ro studi-i», miserabilitll delle pensioni: tutte le litanie consuete questa gente le risciorina in occasione della morte cli Matteotti_, dimostrando che i funzionari dello Slato sono le vere vittime della situazione, che il fa..scismo 11uUa ba fatto per loro, che le oppo51;,.io11ili dimeulira110, che è~ lempo di provvedere, ecc. lnhnc, i sicofanti. Quando, uei primi giorni dopo il delitto, molti fascisti tolsero il distintivo all'occhiello, ci furono le i11ti111azio1Ji~k:i fasci contro i ... diserto1i. fo ebbi non meno di sei elenchi di fascisti di Gc11ova o della regione che erano stati veduti seuz.a distinliv<J: i de]a. lori cbicclevauo la pubblicazione dei 11omi perchè, in questo modo, sarehb(•ro stati espulsi. I delatori non potevano essere che fascisti. Più grave, è un.a serqua di letterine incitanti ad atti contro le persone. « li tal dei tali, giovincello fascista, e a·uche degenerato sessuale passivo, ha pubblicamente fatto l'apologia del delitto: una b1lo·na dose di legnate sarebbe cosa santa"· « Il tale abita così e così: esce d4 casa alle ta.fi ore, quasi sempre sol.o, I.a strada f so/i.taria e nessuno 'Verrebbe in su.o aiu,to perchè è notor-ta1nenlc odiato». , Il tale ha fatto q,wsto: se qualche animoso ~iJorràp,·endere l'iniziativa d'i una punizio,ie fatene un cenno sul 1JOStrogiorn.ale; pur restando a11011ilni faremo per11enfrc un premio i;-! denaro Jl. Qualcuna di queste lettere i:. un capolavm·o di unzione e di circGspezione. Ogni regime ha un genere letterario cui dà particolare incremento: la delaziC11Je i::. il genere del regin1e fascista. L'Italia è sempre il paese doYc h ri,·oluzione della libertà è concepita sotto specie di un occhiello nella pancia dell'avversario, e dove la restaurazione dell'c,1·dine è imposta coi sicarii che sop-ptimono i sudditi incomodi. Attorno a iviussoliui si aggira Dumiui, atto~no all'opposizione si aggiro ScoroHconcolo. Bisogna ruuare moderatamente l'Italia, per poterle perdonare questo 111archio pretino eh 'eS&."'lha nel sangue. Riass1L111endo: le lettere di persone di ci vile condizione che mi perveunero in occasfo1~e del delitto Matteotti, sono tutte - dico tutte riconoscibili a una di queste sottospecie : 1° Esibizionismo; 2° Affarismo; 3° Lamentele; 4° Delazioni. Stringiamoci recip-rocameute le mani, noi membri ouorarii di questa bella classe dirigente. ba pietàper gli oriani Il delil1:o l\llatteotti impressionò vivamente g1i italiani per tre particolari di natura rocambolesca e sentitnentale: il drammatico del rapimento, l'occultamento della salma, la sopravvivenza dei tre piccoli orfani. Quest'ultimo fatto ha avuto un'importanza enorme : io lo vedo, rileggendo il mio fascicolo di lettere. Qui veramente, dinanzi a questi lamenti per i tre ba,mbini orfani, scritti da mani rozze e tremanti, 1si ha un barlume di intuizione sul popolo~ italiano: questa enorme sensibilità per il fatto dei figli piccoli che rimangono senza padre è cosa tutta 11ostra, è l'unico fondo di riserva· della nostra vita nazionale, altrimenti cosi povera di sentimenti sociali, cli solid·arietà politiche, di nozioni di responsabilità collettiva. Avviso a chi tocca : se si decide d-i sop,p1·imere un altro deputato di opposizione, che sia scapolo! Per gli italiani, il fatto che si sia tolto il pad1·e a tre bambini, p,rimeggia pe1- orrore su qna1unque altra consider'azione. Se si ammazza un deputato scapolo, si attenta soltanto al regolamento della Camera (o tutt'al più al Codice Penale) ; se si ammazza un deputato con figli piccoli, si offende I 'unico vincolq sociale veramente sentito 1 il solo esistente, quello tra padre <:: creattu-a. Il sovversivismo fazioso che gli ita• liani hanno nel sangue 1 e per cui ignorano e clisprez,;,...anoqualunque disciplina., qualunque costnme, qualtmque legge, &i arresta ecl esita dinanzi all 1imn1agiue del padre, che nutre la prole: qualunque altra lesione cli rapporti sociali è veniale, questa appare onenda, pit\ che presso qttaltwque altro popolo occicleutale. L'invocazione alla pietà più comune nelle nostre risse crunpagnole: « Non -ammazzatemi, sono ttll padre di famiglia! » si torce in quest'altro: « Hanno am1n.az7...atoun padre di fmniglia ! Jl, che è la condanna del crhnine sociale per eccellen7..a. Perciò, nei 1uiei corrispondenti, è rara la dc• p.lorazione dell'assassinio in cousidcraz.ione della carica politica dell'assassinato. (In linea generale, 11011 credo gli italiani bastevolmente sensi• bili all'assassinio dei deputati, sia di maggio· ranz.a che di minoranza). Ftequente 11011 è neppure la deprecazione, an1to speciale riguardo al suo passato politico st di socialista: e quando è fatta 1 è sempre iu istile comiziaiolo, mitingaio, cc,1 consueto fraseggiare delle « rosse bandiere » e dello « sfruttato proletariato» : il che fa dnbi. tare della sua spontaneità e iugenuità. Gli amatoridellavendettafamigliare Una.pime è invece, ripeto, la deprecazione del crimine in quanto lVIatteotti era padre di famiglia. E' una donna che scrive: « Ella che ha modo d-i scrivere faccia che pa-rlino, scri11a.al.la ~vedova del ·111,artireche prendi-i i suoi tre bùnbi e ogn-i giorno s·i inetta su,l pas. saggio dei gfu.dici, de-i.1ninistri e p_ian.gae gridi fi11chè J1O11venga. esai1dita ÌJ1 qnesf;<) sacrosa11to s11Odesiderio. « Sr fossi ia non mi Jc~iJereirnai di lì notte e giorno, ci <tarei fi11chè non fosse appagato questo mio giusto e sacrosanto desiderio•· i\-loltissimi dei cordspondt:nti vedono le cose cosi : una azione dj retta, personale, della vedova, circondata dai tre orfani, diretta ad ottenc.--re pietà o giustizia. Un'altra donna, un.a meridiouale, ha della famiglia e del vineolo famigliare una concezione integrale: essa chiede cbe « Si faccia a-vanti anche il />otente tenore Titta Ruffo , come cognato dell'assassinato. Opinione corrente fra le donne scrittrici sembra essere questa: cbe la vedova, chiesto e ottenuto jJ colloquio con ( altissime personalità • avrebbe dovuto trarre il revolver e spai-:arc. Questa soluzione passionale, che riduce la tragedia a una spiccia vendetta famigliare, 1' hanno vagheggiata una quantità di persone. Piace, agli italiani : 1 isponde molto bene alle loro idee rudimentali sullo Stato, sul!z giustizia, sulle responsabilità governative: ci si ritrovano, ci si godono, E' importante soffermarsi su questo. Circa metà dei miei corrispondenti - così, a occhio e croce - troverebbero questo colpo cli scena altamente ammirabile. Ci sono dunque, in Italia, milioni di cittadini per cui la sorte delle nostre istituzioni, le nostre rivoluzioni e le nostre lotte politiche potrebbero riso! versi bellamente sul modello della Tosca: ta, ta, due revolverate o due coltellate contro il nuovo Cavaradossi, e viva la libertà! Ciò è: spa. ventevole e dà a riflettere. b'ossessionedel aadavere La drammaticità dell'assassinio e l'occultamento furono gli altri due elementi emotivi più set1· titi. lVIolti dei miei corrispondenti ne sono OS· SEssi: ma di questo più tardi. Restiamo fra le persone ragio11evoli, e cbe, dal contesto dei loro scritti, appaiono ancora capaci di autocontro1lo. La vedova e gli orfani che « hanno bisogno ,, della tomba per rendervi gli estremi omaggi ; questa è immagine sempre ricorrente. :Ma dov'è • ;.1 cadavere? Seri ve un operaio metallurgico: « lo credo ferma·mente che l'abbiMio ·messo sotterra a testa all'ingiù, e forse chi sa da qi-tan• te, tem,po che a11ranno preparato ·il buco forse per buttarcelo -vi-vo. E capirà bene che sotterrandolo in quell.a nianiera cosa ci ~vuole di tapare un bu.~o difjicil-niente si pu.ò tro-vare a. Dopo altre collsiderazioni sui figli, egli ritorna alla ipotesi per lui tormentosa dello interro in una fossa stretta e hmga: e aggitrng-e com-:: poscritto: , Ma-n.datec·i se possibile degli esploratori. la credo a qu,~/1.oche disse che do,.ue~..1anosotte,·• -rarlo col. capo alt' ·ingiù profondo 5 metri. Cosa e-i ·vuole a t(lppa,re un buco d.'-u,na.circo·nferenza mediocre che ci p_ossapassare le spalle se il buco era già prepa·ra to ? n. Lettere come questa - iu cui si a.rrixa ai. confini estremi del pietoso interessamento, e già 3i intravede la ossessione monomaniaca - ne bo molte. :i\1a p,rima di lasciare il terreno dei corrispondenti com-pO'ssui, bisogna ricordare la composizioni poetiche spontanee, genuine. L' a~datura generale è p-ress 'a poco quella del Lmnento di una sposa pado11ana per il ·niarito andato ero. cia.to, del secolo XIII: non c'è sensibile differenza ~irca affetti, o ritmo. Uno è -intitolato pre• cisamente così : « La,,nento della vedova signora Feglia. Matteotti sulla salma dello sposo adorato»; ùn altro: « Laniento della ~iJedo~iJae degli orfa·ni e del cada-vere ài 1ì1atteotti »; un altro: ,e Sa:nta Gi-ustizia », e l'autore ha cura di aggiun. gere che deve venir cantato sul motivo di a. do· dici mamme, dodici bimbi ... dodici culle, dodid fanti:,. Il .ritornello di un altro è questo : « JJ-hnbi cari della m.mnnia Il ~i.Jostroba,bbo- fa eterna nanna n. L'unica di queste composizioni poetiche che vada un po' più in là del compiant0 per la vedova e gli orfani, me l'ha. portata un carabiniere. Si i1.1titola bravamente così: Il grido del cuo·re tlel popolo italia11·0 1 Geno11a, li 24 gi11.gno 1924 Questo cru·abiniere veuue 'di persona 1 in uniforme, e mi disse il suo nome. La composizione è firmata semplicemente « Giovanni J) : tra Yirgolette. L'autore dichiarò dt non averla portata per la pubblicazioue, ma « per sfogo n. Qualche giorno dopo, lo rividi alla porta del giÒrnale, comandato di guardia con la consueta comitiYa dei suoi camerati. Fece finta di non 1;conoscermi: come tutti i v~ri poeti, egli è vergognoso delle sne poesie. Gli allucinali I. • I pollzlolfldilettanli Il gion1alista ha 1111 seguo sicuro per misurare l'intensità con cui il pubblico segue u11 avYe- \uimeuto: ed è I 'interessamento dei pazzi. Quando un avvenimento è pervenuto fino ::i.i pau.i, vuol dire che s.i. tratta veramente di una com• 1110-L.ioneviscerale, non cli uu semplice accapo• namento della pelle. I pazzi, numerosissimi e dissimttlati, si scoprono al giornalista, nelle epistole, prima ancora che al psichiatra. In questi ultimi tempi - dico, ultimi anni - i pazzi si sono infervorati sopratutto per la scopeiia di Voronoff e per il delitto )Iatteotti. Di questo, ancora più che di quella, che pur era cosa che prendeva moltissima gente per il più intimo e riposto filo delle loro speranze: quello del ri11gio\animento sessuale. La priU1a, e più ,·olgare, categoiia di p,az.zi, tra i miei eon;spollClenti, è quella dei poliziotti 167 ,Ji]ettautj_ La fuga del Filippelli e del Rossi mise costoro in orgasmo. :\,folti esordiscono cosi : • Sono un modesto poliziotto dilettante>. Le testimonianze che essi danno sono cfrcostanziate, esaurienti. Come questa scritta a gr06si caratteri infantili su un biglietto postale: • 18 - 6 - 24 Cara Direzione, Ieri mattina 17, sul tram 39 diretto a .\"eroi c'e-ra il comm. Cesare Rossi, ha chiesto se anda-i;a bene per andare a Quarto? in risposta affcrmati:"oa disse che cercava villa Croce. Ti saluto. Tua assidua Let.,ice • Quest'altra tipica denunc-ia mi fu rimessa la un operaio, allora a lavoro presso la ditta C,,- rena, negli sterri per le g&llerie Portello-Lecce. Ecco la scena del supposi:(', incenerimento del cada ,·ere: « Ll cada-vere di .Ylateotti è stato fato a pezzi e poi brnciato colla benzinll, la ce,wre ji• trasp_ortata al cimitero a nL>te scura, a questa traggedia si tnri:avano 1° (nome illeggibile); ·2° Pinzi; .3° De Bmo; 4° Cesare Rossi; eco i nomi più prcdsi che -vi possa dare. Mussolini a o/erto L. 2000 a! becchino in cui fu di ser,;izio è pregato di sepelirlo questa cassetta di cenere che un do-vere che lui d-<r11e~iJa eseguire -verso di noi mediante soma, fu pure a'oertito di non far saper nu!la di questo fatto mediante pr1>messe che lui sarà m.. essa in -riposo c01i uno stipendio di 6oo mensile. « Il bechino tro--oasi ora ad un pico/o paese fuori di R01na tanto per n01z.essere cercato da nessuno perciò prego che questo mio scrito sia ,nesso a 1:erbale da11anti a tutti i g7andi popoli del 11unido •· E' la ,·era testimonia.D.7..a.dell'allucinato, -,ul modello di quelle, indimenticabili, rese nei pre,-- cessi per stregoneria o contro gli untori. In fondo, questi furono gli unici dibattiti cli pubblico interesse che abbia.no mai conosciuto e cui si siano appassionate le nostre plebi. Si sente. Ancor oggi, e non dko nel solo JlezwgioT11G, sarebbe agevolissimo imbastire un piocesso pe:1 sortilegio eper unzioni pestilenziali. Ho parecchie lettere, che non posso riportare, infinitamente più ingegnose, più ben congegnate, più 2pparentemente attendibili delle testimonianze estorte colla tortura, o sotto l'incubo del contagio e della morìa. Gli alluainati Il. - I lorturalori ì\'Ia più interessanti, perchè meno frequenti, son.o i corrispondenti che si preocru.pano dei supplizi da infliggersi ai colpe,-oli. Il Giardino dei supplizi del i\Iirbeau è il gran repertorio in cui tutti finiscono per pescare: non a,·rei mai ere· duto che fosse. così letto. Esempio: • 18 - 6 - 921 Caro redattore) Per ind.11,rrc il Dumiini a conjessare do-ve ha nascosto il cada,..cieredel po-z:ero Jlatteotti biSo. gnerebbe fargli s1t.bi-reil s·u.pp_liziodel topo. a: W il Socialismo e i ,narti:ri di f.u.tti i partiti di opposizi<>ne , . Altri, inYece, propendono per altro: « Veng'ano internati neUe Isole sen:;a distinzione alcu-na tu.tli i componenti del GO'Vern.oat. ti,ale il quale meriterebbe pena ben maggiore, --.iengarzo confiscati i be·ni di tu.tti questi Si· gnori ». Chi scrive così è una donna appassionata, e chiede e si raccomanda che la sua proposta sia pubblicata, con nome cognome e indirizzo e Sotto sua piena responsabilità ». Un'altra clonn.,_'lscri\·e: « Ben..chè i carnejjici del martire siano in p,1. gione ho poca speranza che ~J;ngano pmiiti com,· si 1neritano so11Otroppo protetti da chi sta an• cara in alto. 1 « Se fosse in mio potere li legherei tutti ùi.sic- - me assassini e ma11datari, li porterei sul posta do11el'hamno agredito che è dcrve è cominciato ,1 siw ·marti?'·io e li finirei lì a colpi di randello sen:;a nessuna. misericordia come hanno fatto i oro. -4 l posto del cuore questi assassini de1Jono a-vere un piccolo rett-ile un mostro a. I nu::zzi migliori per agguantare e fare confes· sa.re gli imputati sono discussi a lungo: chi vuole la taglia sttl Rossi di cinquantamila lire, chi chiede che sia inviato a Regiua Coeli u11 ipnotista il quale « imp_onendo la sua -volo-ntà a quella dç.gli imputati, riesca a sapere O1Jesia il cad<r'i..·ere del. martire, ed altri. utili cose»- Le battiture' con le ,,erghe o coi bastoni occupano anche uu posto rilcYante nella concezione proceclnrale dei miei conisponde11ti. ì\L'1 il sistema preferito è quello di portare gli imputati « legati» oppure « a·mm.anettati 11 sul Lungo Tè:· Yere Arna1do da Ilrescia, al posto preciso doYe fo.. rapito il deputato unitario: u: per -vedere se almeuo lì si comrnztO,.iJOno ». ::.\1oltireputano cht.. la commozione, in queste circostanze, n~n possa mancare. Uno propone che là stù Lungo Tevere dovrebbe essere posto ai rei un dilemma.: o dire intiera la ,verità, o essere immed_iatamente gett~:i a fiume « con a'llche l'a1ito·mobile del delitto». Questo italiano, sommado e coreografico pro• cedu.rista passa però subito alle espansioni pate• tiche : egli non è uomo cla appagarsi nel nudo e crudo adempimeuto dei principii di giustizia. E comincia un. lungo componimento così:

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