118 E questo salto J}rofondo Hnnio semplicemeute dimentica, per difetto di quella analisi; cosicchl: la con,tinuità logicà della sua anuonica costruz.io!1e_che in principio delineaYo, è frantuniata da fatti positi,·i su cui egli· son·ola. ~on c'è dunque che un mezzÒ1 ed è il Yero, per giustificare il profondo ccuvincimento della continuità cli azione della monarchia in una impeccabile logica statale: ed è• definire Burzio qU<:-tleè, un purissimo, intinta.mente con\·into consen·atore piemontese. ~oi lo Yediamo: se egli qu~lcosa si permette di Yagheggiare, è un ca:ncel]jerato 21la prussiana in una Italia rappacificata e seria; cti fronte a Siiiprandi antiinclividualista reazionario lo \'Cdiamo obiettare con scarsa co1.1vinzione.quanto più i111mediato ed evidente dimostra tutta la realtà europ&'"l; i movimenti nazionalistici, Maurras, con un po' meno di retm;ca, il mito della gerarchia, affascinano la sua pernonalità desiderosa di robusta forza autoritaiia. * * * Se egli ,·eramente fosse conYinto della necessità delPopera di Gioiitti, nella sua peculiare caratteristica di eleYatore delle masse a coscienza di stato ed a partecipazione attiva alla Vita politica, non po~rebbe non troYarsi imbarazzato di fronte a tanto insuccesso, cosi paurosamente graYante sulla stessa unità dello spirito nazionale. :;\fa egli non sente questo fallire perchè a lui non importa, sostanzialmente, il contenuto peculiare della J>Olitica di Giolitti nella realtà itaLA RIVOLUZIONE LIBERALE Haua, non s·cnt.e la esigenza di t~_l)aformazione democratic::t e liberale dello state italiano; gli basta di Giolitti la esteriore linea di onesta e seria misura consen·atrice. La sua logica etl!ora clive;,ta perfettamente chiara: nella sua c011cessio11ea\"remo come base sostanziale i 'azione Ììel1a monarchia, suprema dominatrice occulta: •Giolilti e gli albi minori, semplici strumenti al suo sc1Tizio1 che agitando i fantocci dc!1a, riiornia sociale ne av·ranno sal- ,·ata l 'opcra conservatrice. n· fascismo, anzichè una soluzione di continu.ità, diventerebbe allora la condnsionc completa del processo, che potreb- • be definirsi 1 dal '70 act oggi, la rivoluzione antiìiberalc. Burzio one~trunente potrebbe portare, o\"e sviluppasse quanto cli più personale e di più suo ha dato nei suoi saggi, m1 1obusto contributo teorico acl un più serio e più austero fascismo. Contro siffatto lineare atteggiamento potrebbero schierarsi coloro, che non vedono, nel tempo presente, fuori cli una salda democrazia liberale la possibilità di un forte stato, anche in Italia; e nella contrapposizione teorica chiara ed onesta sarà inutile combattere costoro, noi, cotne spiriti impolitici, protestanti, m.ora1istici. Queste sell)p]ici opposizioni di temperamcuto non risoh·ono problemi politici. Piuttosto, 1 iconsitlerando la 11ostra storia e le nostre condizioni economiche e le ~sigenze unitarie che tra,·agliano lo stato, potremo se1npre nega.re concretamente-, tranquillamente che la po-- litica postillat3 da11a ideologia di Bun~io conSenta che uno stato italiano si fonni. l\.1ANLIO BROSIO. La corrente cattolico-dformistica ebbe una vivace rappresentanza nel nnovo Parla1nento italiano, in quella parte che per -un lungo tempo tenne il timone dello Stato: la' Destra. Tra quelli che più caloro~'lmente perseguivano l'idea della riform.a statale, per così dire, del cattolicismo era il Barone Belti110 Ricasoli, ere. sciuto appunto in Toscana, in queJl'ambiente di liberali llOY.atori etti si è accennato, e pel qÙale, anziJ la Riforma era diventata uua vera ossessione: si'· che ~tutti i suoi atti politici vi si connetteva~:10 e talvolta, perfino, vi si subordinavano. Tutto il periodo di maggiore attività politica del singolarissimo uomo di Stato fiorentino fu infatti caratterizzato da cotesta fisima. di riforma, aJla quale sacrificava - incredibile, quasi, in u11 uomo cli cosi fiera dir-ittllra politica - la dignità dello Stato, sl che si piegò ad ammettere la internazionalizzazione delle guarentigie ,al Pontefice, purchè questi ceùcsse in parte alle sue brame riformistiche. VINCUNZO CE:-..'TO. LA SPAGNA hAPOhITlGllECGhESIASTIGll NEh ~ISOQGifdE~TO La Spagria non ha conosciuto la RiYoluz.io1J.e democratica contro il feudalismo. La disfatta de11a Rivoluzione del secolo XVI, 1 tm centinaio d'anni prima della Ri,~oluzione inglese, fa sent.iie le sue conseguenze in tutta la storia spagnola. La Spagna ha dichiarato guerra alla Rivoluzione francese, ha sostenuto, invasa da Napoleone, nna lotta atroce per opporsi ai principi borghesi impostile dalla spada. di Bonaparte. Il secolo XIX iu una sequela di guerre civili e di colp; cli Stato militari. I conflitti si calmarono soltanto qu.aJ.1do le classi sociali furono stabilite e differenziate. Kel r874 la borghesia, costituitasi in due partiti agrari si impadronì del potere. JI. E quel che nel Piemonte, 'i,;\·eni~.-a, con maggiore o minore intensità, in tutte le altre parti d'Italia. • L'essere il Papato, e la gran parte del clero, i difensori. e gli alleati dei governi stranieri o reazionari, spingeva vie meglio gli uomini della riYoluzione a unire in una stessa avversione il T,·011.0 e l'Alt-are. La delusione che in tutti gli animi che sentivano italianamente, produsse il brusco cambiamento di rotta di cui Pio IX, premuto dalle correnti reazionarie si fece strumento nel '48 suscitò negli Stati direttamente soggetti. al Pontefi~e, un 'irrefrenabile esplosione d'cxlio, che nel decennio successivo andò rinfocolandosi J>eT l'immediata e sempre più .consapevole \"Ì. sione degli ideali J>Olitici e nazionali . Le correnti anticlericali - di quell'anticlericalismo Yerboso e settario di cui abbiamo fatto paroia - ebbero larga rapp,resentanza nel parlamento, costituendo il grupJ>O storicamente conosciuto col nome di Sinistra. )Ialgrado l'appassionato amore alla indipendenza e alla libertà e la sincera dedizione dei più al culto della Patria, d.ifetta,·a in generale negli uomini del Risorgim.ento - in cui la rivoluzione assumeva il carattere di esasperata reazione, piuttosto che di superiore equilibrio - un preciso concetto cli ::Sazioilé e di Stato; sia che, c9me ne<6li uomici della « Sinistra :a si aspirasse a uno Stato antireligioso più che anticlericale, distruttore di ogni organismo chiesastico; sia che, - come nel Ricasoli e nel Bonghi si intendesse in,ece, accogliere e difendere i valori tradizionali, riplas111..arli,però, secondo le idee dei nuovissimi riformatori, sia che, come nel Mazzini, e nei suci seguaci, si aspirasse a un vago religionismo umanitario in cui la coscienza nazionalei vigorosa e feconda come principio di partenza e motivo di lotta, si oscurava pel cammino e metteva ad un ancor più vago ideale di religioso affratellamento universale, riassumendo in qualche modn gli errori deg1i uni e degli altri. Jn tutti poi gii uomini del Risorgimento era vivissi mo il culto per l'astratta • Libertà >, fi. glia primogenita dell'89. Cia,;cun partito sventolava con ardore questo fatidico drappo e proclamava di combattere per il suo sacro ideale (Libertà del!' individuo, ]i. bertà dei popoli , ecc.). E in nome di questa vuota astrazione - vuota, appunto, quando si astragga dalla vita naz1onale e cl..,1i contrasti internazionali - essi perdc"·ano dj Yista la realtà concreta che ~ lo Stato, è 1 'effettiva libertà dello Stato, conaizione di ogni altra. F, aHet1iva il curioso fenomeno, che, tutti, proponendosi di battagliare per la libertà, finivano col farsi più o meno tutti in. consci promotori o strunlC~ti di tirannia. Così gli anticlericali, in nome della libertà di pensiero, volevano opprimere le coscienze religiose ciei cattolici; i clericali, in nome della libertà della Chiesa, volevano opprimere le coscieru'.e j>Olitiche degli italiani. Singolarissima poi fra tutte - e strettamente legata al carattere della legislazione ecclesiastica italiana - era la corrente cattolico-riformistica, ferma nell'assurdo concetto di voler lo Sta,. to restauratore della religione; sulla quale, se l'indole del nostro lavoro non ce ne facesse imperioso divieto, converrebbe a lungo soffermarsi. Già il Piemonte aveva avuto in Carlo Botta quasi l'antesignano dei futuri rifor;ma-f:9ri~talia- .,,;_ Il Botta deplora nel Papato l'ingerenza nel governo civile, il potere temporale e lo s.pi1ito di intolleranza; (c'è anche nello storico piemontese una \"aga coscienza. critico-dogmatica) ; ma insieme sostiene il valore della religione come u.n ai-u.to·efficace alle leggi civili; e di conseguenza l'intervento dello Stato ael campo religioso. Solo lentamente, e a traYerso· dolorose esperienze, la coscienza della netta distinzione dei due poteri anclrà facendosi strada. A cotesto couiusioni&1no politico religioso e alla tendenza a fare intervenire lo Stato nel campo religioso, contribuiva l'influenza grandissima cli Vincenzo Gioberti - del Gioberti neo-- guelfista e sognante un'Italia ricondotta ai suoi fastigi imperiali da un Papato rinnovato nello ~frito e nelle fm'111e- il cui cattolicismo ita.Lia1·;0 parlava alla rinascente anima nazionale come una stupenda promessa <ii trasfigttrazione gloriosa, e a1 quale il_ fuggevole grido italiano cli Pio IX parve aver dato un insperato contenuto di immediata realtà. Il « Primato )l dette un brivido magnifico cli passione italiana alla ancora annebbiata anima nazione.le e la scosse dal suo secolare torpore. Roma divenne per lui il centro spirituale e politico degli Italiani. , Per il Gioberti neo-guelfista Ita!ia e Papato costituivano trna unità inscindibile. « Si può dire con Yerità - egli scriveva - l'Italia essere spirituahnente ne1 Papa, c01ne il Papa è materi2lmente in Italia; allo stesso modo che, avendo rispetto all'ordine psicologico, il corpo è nello spirito, come in riguardo all'ordine filosofico lo spirito è nel corpo». Que:;ta fede egli la visse, fiuchè il brutale scontro coi fatti ne divelse fin le radici. Sono arcinote le violenti passionate sconfessioni che il Gioberti fece al suo neo-guelfismo, specialmente nel « Del rinnovamento civile d'Italia 11 in cui affermava tra l'altro che , le qualità di principe e di pontefice sono inconciliabili 11 ; il che1 a beu meditare, equi valeva all'affermazione del principio della perietta separa:!.ione dei due poteri. Yia. non pochi affezionatisi al Gioberti neoguelfista, rimasero attaccati al sogno di una federazione italiana sotto la presidenza del Pontefice; e vedevano ancora la sai vezza dell'Italia nell'intima unione del Trono e dell'Altare. Tuttavia una. larghissima corrente di simpatia - pur attraverso i feroci contrasti - accolse il nuorn orientamento politico del Gioberti che sosteneva la riforma della Chiesa do,·et·si attu.arc specialmente per l'illtuninata opera dello Stato. II mo,·imento giobertiano si estese a tutta l'ltalia, e trovò calorose accoglieiwe specialmente in Toscana; do,·e la tendenza cattolica-1iformista si e.sprimern nel ee11acolo int<:llettuale, di cui cran parte cospicua il CapJ>Oni, il Lambruschini, e poi ancora il Guicciardin.i, il Majer, ecc., ccc. Anime ealdamenlF.: religiose, si oppo11eva1JOal J}Otere temporale e intendevano rifonnare la religione con l'autorità dello Stato. Autorevole fra i neo-cattolici il Tommaseo che chiama un controsenso il potere temj>Orale. Ed in.sieme sorgevano risoluti oppositori di qualsiasi !orma di neo-guelfismo, quali il Rossetti ed il Xiccolini. Sicchè tanto uomini della , sinistra• - raffor'l.atlsi sempre più quando il Parlamento subalpino divenne italiano - ·come uomini della < destra,, pur partendo da diversi presupposti, miravano a invadere il campo della Chiesa; sognando quelli una distruzione dei valori relilr-osi, questi una rifonna della Chiesa imposta da.l1 'esterno e attuata dallo Stato. Il passaggio dalla feudalità al capitalismo è dunque avvenuto lentamente e1 nonostante secolari lotte sanguinose, senza bruschi 1nutamenti. I grandi p.roprieta1; agrari sono divenuti, poco a poco, l'elemento dirigente dçlla politica nazionale e questo fatto è stato decisivo per i destini economici del paese. Alla fine del secolo XIX, la Spagna ha perduto le sue ultime colonie, Cuba e le Isole Filippine; la sua po-- litica, ispirata agli interessi degli agra.rii era contraria all'imperialismo coloniale. Intanto sorgevano i primi contrasti fra il Go- • verno agrario e gl' interessi dell'industria nascente, contrasti, che andarono sempre più approfon.dendosi. L'industria si è sviluppata sopratutto in Catalogna. Il conflitto cogli agrari, ha portato la borghesia industriale catalana alla formulazione di rivendicazioni regionali-n.azionali appoggiate da una gran parte della piccola borghesia. Cosi sorse la questione catalana. La guerra ha favorito lo sviluppo industriale della Spagna modificando profondamente i rapporti tra le forze sociali ed il sistema di potere. In un certo momento l'industria è stata la più forte. Una rivoluzione pareva imminente già nel 1917 quando gl'industriali volevano strappare il pote.re agli agrari. Ma lo svilupJ>Odel movimento proletario costrinse la borghesia industriale a temporegg!are e l'indusse alfi.ne ad accordarsi cogli agrari e partecipare con essi al potere. I progressi dell'industria sono st.:.'lti, da questo momento, trascurabili. La Spagna attuale non riesce ad utilizzare le stte materie prime e talvolta le esporta per importare prndotti manufatti. Le iudustrie predominanti sono la tessile in Catalogna e la metallurgica in Bisca. glia,· ma il tnacchinario non è n1ode:rno, la produzione è scarsa e difettosa. Questa industria non pnò vivere che grazie ad 1111 protezionismo forsennato. La riduzioue dei salari e la soppres• sione della giornata cli otto ore non ha di molto migliorata 1a situazione. La Spagna agricola vegeta sotto ttn regime feudale. Cento mila grru1di proprietari spadroneggiano su lntta la Kazione. La cttltma è primitiva: si adopera ancora ov11nque l'aratro ron1ano. Grandi estensioni cli terre rimaugono incolte. Questa disgraziata agricoltura non sa far altro che eliminare col protezionismo la concorrenza straniera. Gli agrari giunti al J}Otere nel r874, si sono divisi in due partiti : conservatore e liberale, che si sono pacificamente alternati al potere. 11 primo è celebre per essersi fatto strumento (basti ricordare Dato) rii tutte le rep-ressioni anliprolelarie. li se-condo, dircllo al principio del secolo da Canalleja5 1 ex-rivoluzion.mio, si clistinguc per llll moderato anli-cler:icaJismo ma uon è:.mai st.a.lo tneno energico dc.I partito conservatore nella repressione anti-operaia. Cauallejas ftt assassinato nel 1912 cd il partilo si fra- ;-,ìonò in alcu.ni gruppi cliretli da uomini (Garcia'. Romanones, Alba, Alcala Zamora) non separati cL:1djvcrge11ze <LIconce--t,ionc,ma. animati _soltanto da personali ambizioni politicbe. Questt gruppi si sono ora temporaneamente riconcihah in vista della gravità della scluazionc •. D'altra parte, neppure tra il partito conserYatore e qt 1ello Jibernle vi sono mai state profonde di vcrgcn?.e cli vedute politiche: si J>OSS0no considerare come un solo partito divisosi in due frazioni per conservare il m.onoJ>Olio del Governo. La Lega Catalana è il partito dell'industria di quella regione. Ha circa wòt'au.ni di vita. Per un n1cn1ento, r~nd€!ndosi conto di non poter prendere il potere senza favòrtre lo svilurpo del movimento proletario, la Lega Catalana è di vrnnta separatista ed ha cercato di ottenere l'annessione della Catalogna alla Francia. l\Ia le difficoltà economiche e le necessità della lotta contro il terrorismo l'hanno indotta a trovare una via d'accordo coi partiti agrai-i ed a parte. cipare con essi al potere dopo il r9r7. Tutta la sua politica si riclttce all'intensificazione del protezionismo ed al miglioramento dei trattati cli co1n1nercio. Il suo leader è Cambo, 1'uomo politico più intelligente cl~lia 0orghesia spagaola. li nome di Crunbo è legato al terrore bianco. Le classi medie, iwite ad una parte del proletariato, hanno costituito un Partito Repubblicano che, per scissione, ha generato un Partito riformista ·disj>0sto a collaborare, salva qualche riserva, coi governi monarchici. Il Partito So. cialista è stato finora un organismo rachitico. Fino al r9r9 era legato strettamente al Partito Repubblicano e pareech i dei suoi leaders pro-- vengono dal repubblicanismo borghese. E' forse perciò che il Partito si OCC'Upa più di monarchia e di repubblica che non cli questioni economiche e di lotta di classe. Fino a quando non avvenne la scis~ione che diede vita a.I Partito Com.tU:tista, il P. S. contava chca 40.000 -iscritti. L'influenza del P. S. è noteYole in Biscaglia, Asturia, Andalusia. Degno di nota il iatto che nelle ultime elez,oni (aprile r923) il P. S. è stato appoggiato clal Governo a Bilbao ed alle Asturie ! Il suo programma n1tra-rifonn.ista gli attira le simpatie anche di un.a parte della piccola borghesia. Paolo Iglesias è il capo pjù conosciuto del socialismo spagnuoio; m-a vecc-hio, ammalato, egli ha dovuto rinuncia.re -ad ogni attività. In altri tempi egli ha spiegato una grande energia, ma la sua opera è stata molte volte funesta J>er il proletariato. Egli è in gran parte responsabile dell'errore cli aYer Yoluto fare di Madrid il centro dell'azione socialista abbandonando completam.ente Barcel1ona., città inclnstriale con circa 30.000 proletari. Il Partito Socialista, agisce sul terreno sindacale colla , Union Gener'll de Trabajadores • organizzazione rifonnista costituita da unioni locali e da Federazioni nazionali. Nel 1919-20 i suoi organizzati erano circa 250.000; oggi sono circa 100.000, raggruppati in gran parte a Nfa. drid e, per circa la metà, contadini. Nella regione industriale, non ha alcu.na for~. 11 suo dominio volge verso la fine. Già fin dal r902 esistevano a Barcellona altri sindacati che fino aL r9r2 restarono sotto l'influenza dei repubblicani. Ma col decadere. di questo Partito i gruppi a11archici riuscirono a prendere la direzione del movimento. Poi gli operai, grazie all'opera instancabile cli Segui ed ai suoi insegnamenti si· trasformarono lenta.mente: gli anarchici che li dirigevano si resero conto di questo cambiamento e cli vcntarono sindacalisti. Finalmente, nel 1918 si formò 1~ Confederazione )fa. zionale del. Lavoro : ci si avviava verso il sindacato unico (per industria). Nel r9r9 essa contava un milione d'iscritti. I gruppi, anarchici, riuscirono a strappare la Direzione di questo immenso organismo a Segui ed ai sindacalisti «l. iniziarono l'opera cli terrorismo e condussero i lavoratori di disastro in disastro. Nel nove"inbre I920 con1i11ciòil tenore bianco che durò fino al nove1nbre 1922. La C. K. T. conta oggi 250.000 organizzati ma è travagliata da ttna crisi pro. fonda. Il suo centro <L'azione è a Barcellona. Gli anarchici non hanno direttive, non hanno programmi e, abbandonata l'azione diretta, si sono ora dati alla ... propaganda educativa. La lom parola d'ordine è : coltura. Di lotta cli classe non. sì parla pitì. I comitati sindacalisti rivoluzionari, c01nposti di con1unisti e sindacalisti, laY0rauo per riportare la grande organizzazione sul teneno della lotta cli classe. La caratteristica generale dei Partiti spagnuoli è quella dei continui frazioruuµenti e della cltbolezza sempre crescente. Nla al disopra dei partiti e de.i loro uomini esiste 1um forza che dal '17 al '22 ha dominato la politica spagnuola.: quella delle gitwte miiitari, associaz.ioni cl'ufficiaU che agiscono per intervento diretto di Re Alfonso XIII, all'iuiuori della costituzione. Le giunte ed il Re sono d 'ac. eorclo. Ma le disfatte 1tltime ciel Ma.rocco avc,. vano portato un grave colpo alla loro iutfuenza. La Spagn:1 è s.tat.a sorpresa in queste condi. zioni dal colpo cli Stato del generale De Rivera. Occorre ricordare che l'esercito spagnolo contaYa 300.000 uomiui di cu.i 25.000 ufficiali - ossia un ufficiale ogui II soldati. Questa forza militare, sproporzionata al paese, dev'essere in qualche modo giustificata: la giustificazione è la co□ quista del ll'la.rocco che assorbe permanentemente la metà dell'esercito. Senonchè la guerra del Marocco è avversata da gran p,arte della nazione - eccettuati gli industriali catalani che l'appoggiano con tutte le loro forne. Ecco gli elementi della situazione: da una parte le giunte militari che non si adattano ad esercitare una. minore influenza sul paese; dall'altra gli indu. striali che vogliono condurre più vigorosamente la guerra ed aspirano ad impadronirsi del J>Otere che fin.ora hanno dovuto dividere sempre cogli agrari. Il colpo di Stato appaga i_desideri di questi due gruppi. Il gen. De Rivera non è un uomo ecce-1,ionale e si lascia comp)etamente dominare clagli industriali. Ics .
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