La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 29 - 2 ottobre 1923

L JifE PILOSIO "}-,.i~" - 4 e IO RIVISTI\ STORICI\ SETTIMf\Nf\LE DI POLITICI\ ESCE CONTO CORRENTE POSTALE .. Diretta da PIERO GOBETTI- Redazione e Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 IL MARTEDÌ Abbonamentoper il 1923L. 20 - Per il Il semestre L. IO(con diritto agli arretrati) - Estero L. 30 - Sostenitore L. 100- Unnumero L. 0,50 (Vab!,onamento non disdetto prtnna del 115 duemlrre s'intende rinnovato per ,~n anno> Anno II ~ N. 29 - 2 Ottobre 1923 StlM:hl.ARIO: M. BR0s10: I conservatori rontro il llbcrnligmo. - V. CENTO: Ln fJOlitica ecelesiustlca nel Jllsorglmento 11. - JCH.: L• !,pagna. - Gi,nmw,: La lotta delle f;enerazioni. - r,. g.: Commento quotidiano - La <1ucstlonc tedesca - Ln fJOlemlca dei servi fedeli. - A. Di STA>O: Prolileml pratici, I CONSERVATORI CONTRO ILLIBERALISMO Non ,; ~ modo 1nigliore di precisare posizioni, che contrapporre e riaYdcinare figure lontane e caratte1;stiche; con tutti i pericoli cli una necessari.a scbem.-:'\tiz.z.azione, si pongono tuttaYia curiosi raffronti che illuminano la realtà. Eccone u.no impossibile, che abbozziamo: Burzio e Lab1iola. Burzio, l'uomo che è riuscito a inquadrare in una linea di quasi classica nobiltà, a larghissimi tratti, la storia italiana dopo il sett:.mta. l'\ou le scoperte originali, bensì il tono che assumono i fatti fortemente ripensati fa sì che tutto asswua un'aria nuo,·a di sobria cosciente e leggermente maestosa progressione.' L'Italia si scopre, pur tra molte debolezze, una insospettata chiarez,~1 di s,·iluppo: ,·e<liamo l'ultimo quarantennio profilarsi com.e prudente a.~- sestamento ad unità della patria ancora spaurita da una indipendenza impro'"visa, debole, organicamente dissociata. e prh·a di classi dirigeriti, òopo secoli di frazionam.ento e di servitù. Lentamente, le masse tutelate da una politica sapiente di moderata mediazione si formano n ,-ita politica, cooperando con la borghesia nascente alla progressiva soluzione del problema della unità; fiorisce la vita in un rigoglio che fa SaYoia istintiYameute p-reYeggenti, fermi e tenaci incanalano, che Giolitti, asciutto, semplice e superiormente astuto faYorisc-e sm.occolando i rigorismi dei paurosi conservatori, preyenendo con le riforme i tentatiYi convulsionari dei demagoghi. Una salda e spregiudicata comprensione di tutte le forze naturalmente ptùhùanti nella società in formazione, una serietà antiretorica aliena dai colpi di testi, e un senso di superiore misura che compone e attutisce le opposizioni Yiolente, deleterie ad un organismo conYalescente: ecco Giolitti. Ecco l'unità, questo incubo di tutti i politici italiani, in can1mino: per la sua unica possib~le, o~im.a via, la Yia della grande politica eterna, luqu.adramento e freno delle naturali forz:e vitali, per parte dei saggi demiurgi. V 'è una tale corrispoudenza fra la storia effetti \·a, nelle sue grandi linee, e l'i,deale politico dello storico, che ogni condizione è i1npossibile, e riYela in lui necessariamente, una mentalità di ideologo, cli fazioso o di moralist:i.: se )fissiroli lamenta la fallita riYoluzione religiosa ed unitaria, e ne incolpa la politica della monarchia, vittoriosamente gli si risponde con 1a superiorità del realista sul fabbricatore di ideologia, con la sufficienza. dell'uomo conscio della continuità fondamentale di sviluppo degli elementi sodali, sul sognatore inseguente una. ri.- ,·oluzione fa11tas1na.. In sostanza, la constatazione cli debolezza organica del Bu1 i-zio non È: che la constatazione del < fallimento ideale» fatta da lliissiroli; ed entrambi ne 1icercano la soluzione in un riformisn;,o, che per Yiissiroli si specifica più concretamente socialismo di stato, e nel Bnrzio rimane in,·ece incli:fferenziato e astratto: ciò che crea la opposizione non è che l'urto immediato delle mentalità, il turbamento che il moralismo di i\1issi"roLi apporta nella Yisione del piemontese alieno dalle Yio]ente contrapposizioni ideali. * * * Artmro Labriola è invece cosi in1merso nei iatti contingenti, taln1e11te li dran1matizza. in una mintLta analisi di rapporti economici e di piccole passioni, che in tale rapido turbinare è meno facile scoprire la chiara linea po}jtica che Rurzio con mente limpida ci svela. La sua storia <Jj dieci anni completata dalle sue note sulle due politiche, fascismo e riformismo, è tutta intessuta di realtà concreta, minuta, episodica. La ~11,aculhu-a 1narxista e economica. gli svela s11bito gli aspetti economici dei fenomeni politici; la sua diretta partecipazione alle piccole_ gesta della vita, padameutare gli fa dire brutalmente, che « solo gli ignoranti possono avere la superSti~ zione delle i<lee, }e più volgari prostitute, che lo spirito umano abbia partorito». , ~[entre Bu,rzio, con una pre1nura che lo fa g-iu11g<iread insoddisfacenti teorizzazioni, cerca di superare il mo111ento ecooonUco in una 1altttaz.ione cli ideologie, più a parole che in sostan7.a.,concrete, per s.fuggil'e all'incubo marxista ed alla incombente freddezza sistematica di Pareto, Labriola vi sl abbandona senza timore: nè questo gli ta perdere il fil.o centrale degli an·enimenti, poichè egli giunge con la stessa convinzione alla medesim . .:'l giustificazione di Giolitti e del riformismo, come necessità di u.na Italia po- ,·era e debole. Ma. il tonq è del tutto cli,·erso, la soddisfazione tnf'no completa: i fatti si affollano, urgo110 ne11e tiUe pagine, non pennettouo troppo 1 ampie felicità di connessioni generiche e di armonie a di .. stauza; « quella cli Giolitti è « una grande scuola politica che, con un Yago orientamento progressista 1 asside un governo Yalio e Yolubilc degli uomini». Non si cerchi nella sua politica, altro che un saggio prevenire l'ascesa delle masse togliendo loro i capi migLiori, approfittando della nu11ità verbaiola d'ei capi riYolur,ionari, per as.- sumersi il ruerito delle riforme; sistema che addormentando i poLiticauti in una placida sicurezza dei 11uovi borghesi, satollando le masse più pericolose con concessioni ru-ateriali, ha conservato un...t tranquillità a ,patto di Yietare qualsiasi viva partecipazione di partito alla lotta politica. Labriola è dunque cosciente del perfetto con- $e1Tatorfamc della politica giolittiana, nega la esisten7...a. di una opposizione collservatrice che il Bw·zio imn1agina in un certo consèr,atorismo lombardo di cui non si è mai vista la politica efficacia; riconosce c-he il risultato fatale d.el metodo gio1ittiano è la formazione di w1a nuo\"a borghesia pacifista, accaparraute, med_iocre e incapace di sentire la libertà. Lo accetta per un senso di fatale necessità. Burzio e Labriola si accompagnano; ma il secondo sente che qualcosa turba e· appanna la robusta e serena cos'truzioRe, che' il primo si t formato. Succede che di fronte allri. guerra, Giolitti, malsicuro dei risultati della sua opera (quella guerra scoppiata troppo presto!), prudentemente si flrresta: il paese maldestro si butta disperatamente alla Yentura e ricerca ne.Ila lotta un mez. zo violento e conYuisiYo cli unificazione attraYerso Yittorie e sconfitte comuni. Dopo la guerra, la democrazia si gonfia in graudi partiti che mlulauo le piaz7e in turnttlto, poi u11a Yentata di reazione si abbatte su tutto 1'edific-io costruito negli a.n.ni 1..lipace, e in parte lo abbatte; i partiti si sgonfiano e tacciouo; alla graDde opera mecliatr'ice succede la manganellata di una classe plutocratica sostenuta dal conse-n·atorismo degli agrari e dalla retorica dei piccolo borghesi. Le opposizioni almeno in un primo tempo si polarizzano, ma una mjiizia cli partito le rjduce ad esercit.azi01ù verbali. Il corso intero della unificazione sen1bra interrotto, e le classi dirigenti create dal giolittismo non ha1u10 saputo nè frenare la demagogia rivoluzionaria, uè dire una parola in difesa della loro costnnione minacciata. !\fa. per Burzio tutto rimane in piedi; per lui l'opera della monarchia continua, Giolitti redivivo dopo l'a11ate111aè egualmente grande, il fa. scisma non è che un fenomeno a molte faccie, fermento vitale in fondo, che una superiore forza stata.le assorbe nella p•rosecuzione del cammino unitario. Questa superiore serenità, che 110n si può mai apprezzare abbastanza come seguo cli complessità spirituale, ri,·ela però contc1npora11eamente la debolezza fotima della critica politica di Burzio; il GioLitti da lui delineato è 1u1 suo Giolitti, J.'incaruaz,ione di un suo ideale ili uomo politico il cui rompito supe1·iore consiste nell'accettare in una pura opera di moderazione le correnti politiche e non politiche che affiorano nella ,ila sociale. La sua monarchia non è che un fantas.ma il quale ripete nell'ombra la. linea politica giolittian.a; ma. noi ricordiamo soltanto un Yittorio Emanuele II cbe non sempre aflerra la politica di Cavour, un Umberto I che appare sulla scena cli,Adua e del '98, tw Vittorio Emrurnele III che, 1nalgraclo la probità persouale, 11011 si rin~la che nella acc-etl.1>.ione del fascismo e in certi attc-ggiame-nli di buona borghesia. La politica sociale, il maggiore dei meriti con. creti che Jo SCl;ttorc attribuisca a Giolitti, o]tre la solita opposizione a certo consen·atorismo lombo.nlo piuttosto e, anescente, non costituisce certo l'originalità de]lo statista pokhè: era il ritorncl1o comune a tutti i ministri liberali dopo il settanta; la sua antiretoricaJ il suo carattere, la sua fondamentale onestà che nessuno seriamente può negare costituiscono dati psicologici nitidamente intagliati dal Burzio nelle pagine migliori del suo libro, che non bastano da soli a cL-ird più e.ti un.a sim.patica figura di piemontese asciutto ed astllto. Jn realtà, colorita da un senso delle propor1,ioni storiche di grandiosità so1enne, la sintesi cli Burzio i: tittta cl01ni11atadalla sua pei-sona1ità. che cancella la possibilità di ,·isionc delle proporzioni reali; 111.,;1. lo storico deYe sapersi annullare mei fatti e la sua personalità cleYe ri ,·elarsi soltanto nella for7.a con c11i 1 dalla contrappo~izione dei fatti 1 sa creare la implicita critica. Sess·uno nega i meriti cli S. E. Giolitti primo n1i11istro1 ma prima di giudicarlo demiurgo cli alto stil.e ,·ogLian10 conoscere quanto egli abbia portato cli impronta originale sua nella Yita. italfrnia, qua.le Italia abbia saputo fonn..-ire. FaYorire il rigoglio della vita, da qualunque parte Yet1ga è. tUJa. fotmula cbe non esce da una generica s1mpat1a. umana, se politic.1mente uon si precis:i che sia, momento per momento, la fonte cli Yita degna di rampollare. Su questo, Burzio è nec~s~rfomente muto· egli si arresta alla forma della attività politic~ e sa clirc-i magistralmente c:iò che un uomo politico 11011 può non essere, sa delinearci ciò che non deve essere, demagogo tribuno retore ideologo fazioso. Ma gli sfugge completamente la verità, che il grande uomo politico non solo accetta e modera la realtà, ma la trasforma e dirige, a pena di restare scmp1ice uomo di goveruo. Di fronte a questa deficienza, richfameremo·, con Fiore, l'esempio cli Cavour; potremmo ag. giungere quello di Bismarck. Uomini tutti presi da una loro ideologia, che non per questo son~ stati deboli di fronte a11a realtà; e noi ce ne sia. mo accorti, quando Ca,·our 1 questo libera1e anacronistico, mise insieme l'Italia mentre nessuno sapeva be11e elle cosa si do,·esse farne. Chiederemo a Labriola di fornirci alctwi dati per questa dimostrazione. Egli° parte da una analoga premessa, ma di fronte agli ultirni anni in cai tutto il passato ha tro\·ato il suo forn1iclabile esame, il suo atteggiamento è di,·erso: egli riconosce nettamente la incapacità delPimperante rifa.rrniiimo di fronte al problema. delb guerra; ne riconosce la debolezza nel dopo guerra, quando cedendo supinamente a masse brutali senz.a capacità di realizzazioni, tra.dì nuoYamente la insufficienza di una solida direttiYa 1 e sopratutto la meschinità totale dei capi; critica acerbamente Kitti per la sua politica plutocratica., ed è implicita nella sua analisi la concbnna di Giolitti che, dopo il grande rifiuto della g1.1err:i, 11011riuscì a comprendere il fascismo 1 che gli prese la mano mentre egli credeYà fino all'ultimo di poterlo dominare; eh fronte al falli. mento completo di tutta una ciasse dirigente fon11atasi 1n tre ltrnghi anni di pace, Labriola Yeclc nell'urlo della reazione clomi1rnta dall'industrialis1110 protezionista e dalla. me11talità feudale degli agrari la più paurosa delle minacce per la appena avviata unit~. Orinai non è- quasi possibile 1..liscutere l'analisi che il LalJriola, con una viyacità drammatica piena di evidenza 1 fa del disgregamento democratico e rifonnista; qualunque possa essere lo sbocco del fascismo, sia. un ,·ero smantellamento clel 1ifonnismo 1 sia un riton10 ad esso più o mer;o rapido dopo un rischioso periodo di esperimenti inclividualistici, è ben certo che la. insufficien;,,a delle classi, che Giolitti ha portato al potere come contrapposto alle Yelleità estre1niste di destra e cii sini~tra, non poteva dimostarsi più completa. Se ai risultati bisogna anzitutto guardare 1 questa negazione brusca di tntta una fornrnzione politica nou può che ispirare ·considernzioni risµettose, ma scettiche sulla grandezza di una politica che ha costituite un simile fantoccio di paglia a guardiano ddla nascente unità; fa dubitare della logica politica di un uomo il quale assistendo alla fine deila sua creatura, tranquillo se,rri.dc con un ~ bon mot ». E se ancbe il fascismo non fosse che l'ascesa di nuo,·i nomini a ripetere dopo i primi bollori deJJa restaurazione il gioco dei primi, non ~ forse massima fra le insnfficienze politiche rli un ceto dirigente il cedere supinamente ad altri il potere' . • * Questi sono dati di fatto che gli storici migliori de] nostro turbolento periodo comunemente riconoscono, di fronte ai quali e istruttivo illuminare le posizioni personali dei due politici che stiamo studiando. Labriola, che 12nta parte ha pre,,o, direttamente, nel mo,·imento riformista, accettandole come contingeute nec:e:;s!tà1 non può, di fronte al suo almeno momentaneo sfacelo, che assumere un atteggiamento assolutamente n<::gativo. Ed è Ycramente apprezzabile la situazione personale di quest'uomo, che h.a ancora la intelligenza di delineare in UJl libro di lucida obiettiYità i fatti concreti da cui appare la inevitabile· inadeguatezza di ogni politica, pura.mente moderatrice e passiYa, tipicame11te riformistica, a creare una solida struttura stata1e; insegnandoci cosi, con la sua confessio;ie che ue costituisce il p-iù defiuiti\·o giudizio, quanto ris.pettabile e quanto caduca sia stata la politica del demiurgo. Segue udo con simpatia questa mia a:..alisi, potremo con tranqulllit2. assoh·erio, per non rinno,·are i 1 suo tormento che si può riconoscere sincero, dalle accuse di episodiche contraddizioni, riconoscendo nella sua educazione marxistica e nei suoi atteggiamenti sindacalisti un semplice modo cli formazione mentale che non gli impedisce cli essere, ru fronte alla politica concreta, un puro e conseguente democratico riformista, in cui la Yacua ideologia dei nostri insopportabi Li democratici si i trasformata in meditata e ragionante giustificazione cti un logico atteggia• mento. Con questo 1o aYremo giudicato; la culturà e la genialità hanno sa!Yato uno schietto par!a. 1nentare dalla mediocrità comune, permettendogli almeno, in un libro di sincerità profonda, un.a limpida storia che segua definitiYamente i meriti e i limiti de11'uomo. • Certo, il riformismo s,·ilnppa il funzionar:. :-.1110. l'n regime burocratico è un sistema di impacci e di pastoie per lo SYiluppo del capitalismo. Esso, come tutti i sistemi, tende ad espandersi sempre più. L'obesità è i1 suo fine supremo, e l'obesità è una degenerazione. Chi 1ileYi ciò, i-ileYa l'eYidenza. Ed esso, pacifista e pr2ticone 1 pone Yolentit;ri in disparte le preoccupaziotù strettameute nazionali e di classi. La mediocrità e il quieto \·iyere sono la sua 1egge suprema 11. Defi,1iti,·o, OYe si pensi che il burocraticismo, intefo come conformazione· meutale, era la carat~eri:;;tica sagonia della nostra democrazia. "Cna yoc-e, per quanto alta 1 ~entita e Yibrante. che da qnetili Yinti si leYi a difesa della libertà, 11011può e:=;sere udita altrimenti, che come 1111 romnwYcute la.mento romantico di uomo, che constati la gradtà clel1e proprie colpe; Labriola è precisamente la più 11obile di que~te YOCÌ. . • * ì\Ia Burzio è fuori del tntto da queste lamentele di partigiano sconfitto; eppure, per dare una caratteristica delb. sua originalità, egli mi YO!Tà consentire cli inquadrar1o idealmente in uua parte, senza offesa per In sua granitica solidità cli uomo1 che si sforza di comprendere una riccllìssima realtà in tutti i suoi aspetti multifonni. ~Je lo Yorrà concedere, poichè ormai ho osservato che, cmae puro storico, lo Yedo impigliato in contraddizioni inestricabili. Senza l'analisi economica ed ideologica del riformismo, 11011si spiega la politica del decennio; non si spicg:i il mu.ta.re delle ideologie, dal pacifismo al nazionalismo, dalla democrazia aUa gernrchia, senz.a questo salto profondo, questo iuabissarsi di tutto uu debole ceto economicamente e politica.mente dirigente.

118 E questo salto J}rofondo Hnnio semplicemeute dimentica, per difetto di quella analisi; cosicchl: la con,tinuità logicà della sua anuonica costruz.io!1e_che in principio delineaYo, è frantuniata da fatti positi,·i su cui egli· son·ola. ~on c'è dunque che un mezzÒ1 ed è il Yero, per giustificare il profondo ccuvincimento della continuità cli azione della monarchia in una impeccabile logica statale: ed è• definire Burzio qU<:-tleè, un purissimo, intinta.mente con\·into consen·atore piemontese. ~oi lo Yediamo: se egli qu~lcosa si permette di Yagheggiare, è un ca:ncel]jerato 21la prussiana in una Italia rappacificata e seria; cti fronte a Siiiprandi antiinclividualista reazionario lo \'Cdiamo obiettare con scarsa co1.1vinzione.quanto più i111mediato ed evidente dimostra tutta la realtà europ&'"l; i movimenti nazionalistici, Maurras, con un po' meno di retm;ca, il mito della gerarchia, affascinano la sua pernonalità desiderosa di robusta forza autoritaiia. * * * Se egli ,·eramente fosse conYinto della necessità delPopera di Gioiitti, nella sua peculiare caratteristica di eleYatore delle masse a coscienza di stato ed a partecipazione attiva alla Vita politica, non po~rebbe non troYarsi imbarazzato di fronte a tanto insuccesso, cosi paurosamente graYante sulla stessa unità dello spirito nazionale. :;\fa egli non sente questo fallire perchè a lui non importa, sostanzialmente, il contenuto peculiare della J>Olitica di Giolitti nella realtà itaLA RIVOLUZIONE LIBERALE Haua, non s·cnt.e la esigenza di t~_l)aformazione democratic::t e liberale dello state italiano; gli basta di Giolitti la esteriore linea di onesta e seria misura consen·atrice. La sua logica etl!ora clive;,ta perfettamente chiara: nella sua c011cessio11ea\"remo come base sostanziale i 'azione Ììel1a monarchia, suprema dominatrice occulta: •Giolilti e gli albi minori, semplici strumenti al suo sc1Tizio1 che agitando i fantocci dc!1a, riiornia sociale ne av·ranno sal- ,·ata l 'opcra conservatrice. n· fascismo, anzichè una soluzione di continu.ità, diventerebbe allora la condnsionc completa del processo, che potreb- • be definirsi 1 dal '70 act oggi, la rivoluzione antiìiberalc. Burzio one~trunente potrebbe portare, o\"e sviluppasse quanto cli più personale e di più suo ha dato nei suoi saggi, m1 1obusto contributo teorico acl un più serio e più austero fascismo. Contro siffatto lineare atteggiamento potrebbero schierarsi coloro, che non vedono, nel tempo presente, fuori cli una salda democrazia liberale la possibilità di un forte stato, anche in Italia; e nella contrapposizione teorica chiara ed onesta sarà inutile combattere costoro, noi, cotne spiriti impolitici, protestanti, m.ora1istici. Queste sell)p]ici opposizioni di temperamcuto non risoh·ono problemi politici. Piuttosto, 1 iconsitlerando la 11ostra storia e le nostre condizioni economiche e le ~sigenze unitarie che tra,·agliano lo stato, potremo se1npre nega.re concretamente-, tranquillamente che la po-- litica postillat3 da11a ideologia di Bun~io conSenta che uno stato italiano si fonni. l\.1ANLIO BROSIO. La corrente cattolico-dformistica ebbe una vivace rappresentanza nel nnovo Parla1nento italiano, in quella parte che per -un lungo tempo tenne il timone dello Stato: la' Destra. Tra quelli che più caloro~'lmente perseguivano l'idea della riform.a statale, per così dire, del cattolicismo era il Barone Belti110 Ricasoli, ere. sciuto appunto in Toscana, in queJl'ambiente di liberali llOY.atori etti si è accennato, e pel qÙale, anziJ la Riforma era diventata uua vera ossessione: si'· che ~tutti i suoi atti politici vi si connetteva~:10 e talvolta, perfino, vi si subordinavano. Tutto il periodo di maggiore attività politica del singolarissimo uomo di Stato fiorentino fu infatti caratterizzato da cotesta fisima. di riforma, aJla quale sacrificava - incredibile, quasi, in u11 uomo cli cosi fiera dir-ittllra politica - la dignità dello Stato, sl che si piegò ad ammettere la internazionalizzazione delle guarentigie ,al Pontefice, purchè questi ceùcsse in parte alle sue brame riformistiche. VINCUNZO CE:-..'TO. LA SPAGNA hAPOhITlGllECGhESIASTIGll NEh ~ISOQGifdE~TO La Spagria non ha conosciuto la RiYoluz.io1J.e democratica contro il feudalismo. La disfatta de11a Rivoluzione del secolo XVI, 1 tm centinaio d'anni prima della Ri,~oluzione inglese, fa sent.iie le sue conseguenze in tutta la storia spagnola. La Spagna ha dichiarato guerra alla Rivoluzione francese, ha sostenuto, invasa da Napoleone, nna lotta atroce per opporsi ai principi borghesi impostile dalla spada. di Bonaparte. Il secolo XIX iu una sequela di guerre civili e di colp; cli Stato militari. I conflitti si calmarono soltanto qu.aJ.1do le classi sociali furono stabilite e differenziate. Kel r874 la borghesia, costituitasi in due partiti agrari si impadronì del potere. JI. E quel che nel Piemonte, 'i,;\·eni~.-a, con maggiore o minore intensità, in tutte le altre parti d'Italia. • L'essere il Papato, e la gran parte del clero, i difensori. e gli alleati dei governi stranieri o reazionari, spingeva vie meglio gli uomini della riYoluzione a unire in una stessa avversione il T,·011.0 e l'Alt-are. La delusione che in tutti gli animi che sentivano italianamente, produsse il brusco cambiamento di rotta di cui Pio IX, premuto dalle correnti reazionarie si fece strumento nel '48 suscitò negli Stati direttamente soggetti. al Pontefi~e, un 'irrefrenabile esplosione d'cxlio, che nel decennio successivo andò rinfocolandosi J>eT l'immediata e sempre più .consapevole \"Ì. sione degli ideali J>Olitici e nazionali . Le correnti anticlericali - di quell'anticlericalismo Yerboso e settario di cui abbiamo fatto paroia - ebbero larga rapp,resentanza nel parlamento, costituendo il grupJ>O storicamente conosciuto col nome di Sinistra. )Ialgrado l'appassionato amore alla indipendenza e alla libertà e la sincera dedizione dei più al culto della Patria, d.ifetta,·a in generale negli uomini del Risorgim.ento - in cui la rivoluzione assumeva il carattere di esasperata reazione, piuttosto che di superiore equilibrio - un preciso concetto cli ::Sazioilé e di Stato; sia che, c9me ne<6li uomici della « Sinistra :a si aspirasse a uno Stato antireligioso più che anticlericale, distruttore di ogni organismo chiesastico; sia che, - come nel Ricasoli e nel Bonghi si intendesse in,ece, accogliere e difendere i valori tradizionali, riplas111..arli,però, secondo le idee dei nuovissimi riformatori, sia che, come nel Mazzini, e nei suci seguaci, si aspirasse a un vago religionismo umanitario in cui la coscienza nazionalei vigorosa e feconda come principio di partenza e motivo di lotta, si oscurava pel cammino e metteva ad un ancor più vago ideale di religioso affratellamento universale, riassumendo in qualche modn gli errori deg1i uni e degli altri. Jn tutti poi gii uomini del Risorgimento era vivissi mo il culto per l'astratta • Libertà >, fi. glia primogenita dell'89. Cia,;cun partito sventolava con ardore questo fatidico drappo e proclamava di combattere per il suo sacro ideale (Libertà del!' individuo, ]i. bertà dei popoli , ecc.). E in nome di questa vuota astrazione - vuota, appunto, quando si astragga dalla vita naz1onale e cl..,1i contrasti internazionali - essi perdc"·ano dj Yista la realtà concreta che ~ lo Stato, è 1 'effettiva libertà dello Stato, conaizione di ogni altra. F, aHet1iva il curioso fenomeno, che, tutti, proponendosi di battagliare per la libertà, finivano col farsi più o meno tutti in. consci promotori o strunlC~ti di tirannia. Così gli anticlericali, in nome della libertà di pensiero, volevano opprimere le coscienze religiose ciei cattolici; i clericali, in nome della libertà della Chiesa, volevano opprimere le coscieru'.e j>Olitiche degli italiani. Singolarissima poi fra tutte - e strettamente legata al carattere della legislazione ecclesiastica italiana - era la corrente cattolico-riformistica, ferma nell'assurdo concetto di voler lo Sta,. to restauratore della religione; sulla quale, se l'indole del nostro lavoro non ce ne facesse imperioso divieto, converrebbe a lungo soffermarsi. Già il Piemonte aveva avuto in Carlo Botta quasi l'antesignano dei futuri rifor;ma-f:9ri~talia- .,,;_ Il Botta deplora nel Papato l'ingerenza nel governo civile, il potere temporale e lo s.pi1ito di intolleranza; (c'è anche nello storico piemontese una \"aga coscienza. critico-dogmatica) ; ma insieme sostiene il valore della religione come u.n ai-u.to·efficace alle leggi civili; e di conseguenza l'intervento dello Stato ael campo religioso. Solo lentamente, e a traYerso· dolorose esperienze, la coscienza della netta distinzione dei due poteri anclrà facendosi strada. A cotesto couiusioni&1no politico religioso e alla tendenza a fare intervenire lo Stato nel campo religioso, contribuiva l'influenza grandissima cli Vincenzo Gioberti - del Gioberti neo-- guelfista e sognante un'Italia ricondotta ai suoi fastigi imperiali da un Papato rinnovato nello ~frito e nelle fm'111e- il cui cattolicismo ita.Lia1·;0 parlava alla rinascente anima nazionale come una stupenda promessa <ii trasfigttrazione gloriosa, e a1 quale il_ fuggevole grido italiano cli Pio IX parve aver dato un insperato contenuto di immediata realtà. Il « Primato )l dette un brivido magnifico cli passione italiana alla ancora annebbiata anima nazione.le e la scosse dal suo secolare torpore. Roma divenne per lui il centro spirituale e politico degli Italiani. , Per il Gioberti neo-guelfista Ita!ia e Papato costituivano trna unità inscindibile. « Si può dire con Yerità - egli scriveva - l'Italia essere spirituahnente ne1 Papa, c01ne il Papa è materi2lmente in Italia; allo stesso modo che, avendo rispetto all'ordine psicologico, il corpo è nello spirito, come in riguardo all'ordine filosofico lo spirito è nel corpo». Que:;ta fede egli la visse, fiuchè il brutale scontro coi fatti ne divelse fin le radici. Sono arcinote le violenti passionate sconfessioni che il Gioberti fece al suo neo-guelfismo, specialmente nel « Del rinnovamento civile d'Italia 11 in cui affermava tra l'altro che , le qualità di principe e di pontefice sono inconciliabili 11 ; il che1 a beu meditare, equi valeva all'affermazione del principio della perietta separa:!.ione dei due poteri. Yia. non pochi affezionatisi al Gioberti neoguelfista, rimasero attaccati al sogno di una federazione italiana sotto la presidenza del Pontefice; e vedevano ancora la sai vezza dell'Italia nell'intima unione del Trono e dell'Altare. Tuttavia una. larghissima corrente di simpatia - pur attraverso i feroci contrasti - accolse il nuorn orientamento politico del Gioberti che sosteneva la riforma della Chiesa do,·et·si attu.arc specialmente per l'illtuninata opera dello Stato. II mo,·imento giobertiano si estese a tutta l'ltalia, e trovò calorose accoglieiwe specialmente in Toscana; do,·e la tendenza cattolica-1iformista si e.sprimern nel ee11acolo int<:llettuale, di cui cran parte cospicua il CapJ>Oni, il Lambruschini, e poi ancora il Guicciardin.i, il Majer, ecc., ccc. Anime ealdamenlF.: religiose, si oppo11eva1JOal J}Otere temporale e intendevano rifonnare la religione con l'autorità dello Stato. Autorevole fra i neo-cattolici il Tommaseo che chiama un controsenso il potere temj>Orale. Ed in.sieme sorgevano risoluti oppositori di qualsiasi !orma di neo-guelfismo, quali il Rossetti ed il Xiccolini. Sicchè tanto uomini della , sinistra• - raffor'l.atlsi sempre più quando il Parlamento subalpino divenne italiano - ·come uomini della < destra,, pur partendo da diversi presupposti, miravano a invadere il campo della Chiesa; sognando quelli una distruzione dei valori relilr-osi, questi una rifonna della Chiesa imposta da.l1 'esterno e attuata dallo Stato. Il passaggio dalla feudalità al capitalismo è dunque avvenuto lentamente e1 nonostante secolari lotte sanguinose, senza bruschi 1nutamenti. I grandi p.roprieta1; agrari sono divenuti, poco a poco, l'elemento dirigente dçlla politica nazionale e questo fatto è stato decisivo per i destini economici del paese. Alla fine del secolo XIX, la Spagna ha perduto le sue ultime colonie, Cuba e le Isole Filippine; la sua po-- litica, ispirata agli interessi degli agra.rii era contraria all'imperialismo coloniale. Intanto sorgevano i primi contrasti fra il Go- • verno agrario e gl' interessi dell'industria nascente, contrasti, che andarono sempre più approfon.dendosi. L'industria si è sviluppata sopratutto in Catalogna. Il conflitto cogli agrari, ha portato la borghesia industriale catalana alla formulazione di rivendicazioni regionali-n.azionali appoggiate da una gran parte della piccola borghesia. Cosi sorse la questione catalana. La guerra ha favorito lo sviluppo industriale della Spagna modificando profondamente i rapporti tra le forze sociali ed il sistema di potere. In un certo momento l'industria è stata la più forte. Una rivoluzione pareva imminente già nel 1917 quando gl'industriali volevano strappare il pote.re agli agrari. Ma lo svilupJ>Odel movimento proletario costrinse la borghesia industriale a temporegg!are e l'indusse alfi.ne ad accordarsi cogli agrari e partecipare con essi al potere. I progressi dell'industria sono st.:.'lti, da questo momento, trascurabili. La Spagna attuale non riesce ad utilizzare le stte materie prime e talvolta le esporta per importare prndotti manufatti. Le iudustrie predominanti sono la tessile in Catalogna e la metallurgica in Bisca. glia,· ma il tnacchinario non è n1ode:rno, la produzione è scarsa e difettosa. Questa industria non pnò vivere che grazie ad 1111 protezionismo forsennato. La riduzioue dei salari e la soppres• sione della giornata cli otto ore non ha di molto migliorata 1a situazione. La Spagna agricola vegeta sotto ttn regime feudale. Cento mila grru1di proprietari spadroneggiano su lntta la Kazione. La cttltma è primitiva: si adopera ancora ov11nque l'aratro ron1ano. Grandi estensioni cli terre rimaugono incolte. Questa disgraziata agricoltura non sa far altro che eliminare col protezionismo la concorrenza straniera. Gli agrari giunti al J}Otere nel r874, si sono divisi in due partiti : conservatore e liberale, che si sono pacificamente alternati al potere. 11 primo è celebre per essersi fatto strumento (basti ricordare Dato) rii tutte le rep-ressioni anliprolelarie. li se-condo, dircllo al principio del secolo da Canalleja5 1 ex-rivoluzion.mio, si clistinguc per llll moderato anli-cler:icaJismo ma uon è:.mai st.a.lo tneno energico dc.I partito conservatore nella repressione anti-operaia. Cauallejas ftt assassinato nel 1912 cd il partilo si fra- ;-,ìonò in alcu.ni gruppi cliretli da uomini (Garcia'. Romanones, Alba, Alcala Zamora) non separati cL:1djvcrge11ze <LIconce--t,ionc,ma. animati _soltanto da personali ambizioni politicbe. Questt gruppi si sono ora temporaneamente riconcihah in vista della gravità della scluazionc •. D'altra parte, neppure tra il partito conserYatore e qt 1ello Jibernle vi sono mai state profonde di vcrgcn?.e cli vedute politiche: si J>OSS0no considerare come un solo partito divisosi in due frazioni per conservare il m.onoJ>Olio del Governo. La Lega Catalana è il partito dell'industria di quella regione. Ha circa wòt'au.ni di vita. Per un n1cn1ento, r~nd€!ndosi conto di non poter prendere il potere senza favòrtre lo svilurpo del movimento proletario, la Lega Catalana è di vrnnta separatista ed ha cercato di ottenere l'annessione della Catalogna alla Francia. l\Ia le difficoltà economiche e le necessità della lotta contro il terrorismo l'hanno indotta a trovare una via d'accordo coi partiti agrai-i ed a parte. cipare con essi al potere dopo il r9r7. Tutta la sua politica si riclttce all'intensificazione del protezionismo ed al miglioramento dei trattati cli co1n1nercio. Il suo leader è Cambo, 1'uomo politico più intelligente cl~lia 0orghesia spagaola. li nome di Crunbo è legato al terrore bianco. Le classi medie, iwite ad una parte del proletariato, hanno costituito un Partito Repubblicano che, per scissione, ha generato un Partito riformista ·disj>0sto a collaborare, salva qualche riserva, coi governi monarchici. Il Partito So. cialista è stato finora un organismo rachitico. Fino al r9r9 era legato strettamente al Partito Repubblicano e pareech i dei suoi leaders pro-- vengono dal repubblicanismo borghese. E' forse perciò che il Partito si OCC'Upa più di monarchia e di repubblica che non cli questioni economiche e di lotta di classe. Fino a quando non avvenne la scis~ione che diede vita a.I Partito Com.tU:tista, il P. S. contava chca 40.000 -iscritti. L'influenza del P. S. è noteYole in Biscaglia, Asturia, Andalusia. Degno di nota il iatto che nelle ultime elez,oni (aprile r923) il P. S. è stato appoggiato clal Governo a Bilbao ed alle Asturie ! Il suo programma n1tra-rifonn.ista gli attira le simpatie anche di un.a parte della piccola borghesia. Paolo Iglesias è il capo pjù conosciuto del socialismo spagnuoio; m-a vecc-hio, ammalato, egli ha dovuto rinuncia.re -ad ogni attività. In altri tempi egli ha spiegato una grande energia, ma la sua opera è stata molte volte funesta J>er il proletariato. Egli è in gran parte responsabile dell'errore cli aYer Yoluto fare di Madrid il centro dell'azione socialista abbandonando completam.ente Barcel1ona., città inclnstriale con circa 30.000 proletari. Il Partito Socialista, agisce sul terreno sindacale colla , Union Gener'll de Trabajadores • organizzazione rifonnista costituita da unioni locali e da Federazioni nazionali. Nel 1919-20 i suoi organizzati erano circa 250.000; oggi sono circa 100.000, raggruppati in gran parte a Nfa. drid e, per circa la metà, contadini. Nella regione industriale, non ha alcu.na for~. 11 suo dominio volge verso la fine. Già fin dal r902 esistevano a Barcellona altri sindacati che fino aL r9r2 restarono sotto l'influenza dei repubblicani. Ma col decadere. di questo Partito i gruppi a11archici riuscirono a prendere la direzione del movimento. Poi gli operai, grazie all'opera instancabile cli Segui ed ai suoi insegnamenti si· trasformarono lenta.mente: gli anarchici che li dirigevano si resero conto di questo cambiamento e cli vcntarono sindacalisti. Finalmente, nel 1918 si formò 1~ Confederazione )fa. zionale del. Lavoro : ci si avviava verso il sindacato unico (per industria). Nel r9r9 essa contava un milione d'iscritti. I gruppi, anarchici, riuscirono a strappare la Direzione di questo immenso organismo a Segui ed ai sindacalisti «l. iniziarono l'opera cli terrorismo e condussero i lavoratori di disastro in disastro. Nel nove"inbre I920 con1i11ciòil tenore bianco che durò fino al nove1nbre 1922. La C. K. T. conta oggi 250.000 organizzati ma è travagliata da ttna crisi pro. fonda. Il suo centro <L'azione è a Barcellona. Gli anarchici non hanno direttive, non hanno programmi e, abbandonata l'azione diretta, si sono ora dati alla ... propaganda educativa. La lom parola d'ordine è : coltura. Di lotta cli classe non. sì parla pitì. I comitati sindacalisti rivoluzionari, c01nposti di con1unisti e sindacalisti, laY0rauo per riportare la grande organizzazione sul teneno della lotta cli classe. La caratteristica generale dei Partiti spagnuoli è quella dei continui frazioruuµenti e della cltbolezza sempre crescente. Nla al disopra dei partiti e de.i loro uomini esiste 1um forza che dal '17 al '22 ha dominato la politica spagnuola.: quella delle gitwte miiitari, associaz.ioni cl'ufficiaU che agiscono per intervento diretto di Re Alfonso XIII, all'iuiuori della costituzione. Le giunte ed il Re sono d 'ac. eorclo. Ma le disfatte 1tltime ciel Ma.rocco avc,. vano portato un grave colpo alla loro iutfuenza. La Spagn:1 è s.tat.a sorpresa in queste condi. zioni dal colpo cli Stato del generale De Rivera. Occorre ricordare che l'esercito spagnolo contaYa 300.000 uomiui di cu.i 25.000 ufficiali - ossia un ufficiale ogui II soldati. Questa forza militare, sproporzionata al paese, dev'essere in qualche modo giustificata: la giustificazione è la co□ quista del ll'la.rocco che assorbe permanentemente la metà dell'esercito. Senonchè la guerra del Marocco è avversata da gran p,arte della nazione - eccettuati gli industriali catalani che l'appoggiano con tutte le loro forne. Ecco gli elementi della situazione: da una parte le giunte militari che non si adattano ad esercitare una. minore influenza sul paese; dall'altra gli indu. striali che vogliono condurre più vigorosamente la guerra ed aspirano ad impadronirsi del J>Otere che fin.ora hanno dovuto dividere sempre cogli agrari. Il colpo di Stato appaga i_desideri di questi due gruppi. Il gen. De Rivera non è un uomo ecce-1,ionale e si lascia comp)etamente dominare clagli industriali. Ics .

LA RIVOLUZlOi••:E LIBERALF hfl hOTTfl DEhhE EiENERflZl□NI riel numdo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muo-re... •. (I" manifesto del Futurismo). IJ. ::S:onè naturalmente possibile di precisare sempre, quando, cessando il moto sovver- &ivo, una generazione giovane s'inquadra nella funzione conservatrice dei padri scomparsi e dove s'.irnizia l'agitazione dell'altra che segue ; in che periodo tma gene.razione giovane esaurisce il suo slancio distruttore, e si adagia in una linea di equilibrio, e quando, com])'Ìuto il suo ciclo di vita attiva, è sbalzata dalla generazio11e che la incalza. La lotta si interseca cli nume.rosi elemeuti; gli episodi cli sovvers;i.v.ismo, con cui la generazione dei figli tenta dii rompere l'ordine paterno e di salire, si stt.SSCguono,dapprima più tenui, p<>ipiù forti, per concludersi nell'incendio e nella conquista violena dei 1,oi;ti, quando ottengono il fa,·ore delle circosta11ze. Se non tro,-auo il favore delle circostanze, gli episodi di sovversivismo hanno il risaltato di immettere ad ogni ondata nei vecchi quadri della ge.nfrazione paterna con ft111z.io11econse,-vatrice, gruppi di giovani. AvYie:.e allora un mutamento graduale di quadTi. ?:\on badando alle idee, considerando unicame11te l'energia delle giovani ge.nerazioni, che, per esprimersi nell'antagonismo contro la gene.razione paterna, può assumere qualunque bandiera, quel che importa sopratutto essendo la soddisfazri.one dei bisogno di lotta, si comp,-ende bene iJ. ventennio di storia italiana, dopo il 1895 sino al r9r5, e si chiariS{Ceanche il moto fascista in certi snai lati, apparentemente contradditori e che ha.uno originato tanti equivoci. All'inizio del periodo i padri al governo sono la generazione giolittiana ed immediatamente, postgioj,ittiana, inquadratasi nella vita coll'esperienza di Adua,: generazione, caratterizzata dalla politica del piede cli casa, dedita unicamente a procurare ed aumentare il benessere nazionale! Giolitti la sinterizza. col suo regime paternalistico, çhe preme saldamente suJI' incip'ieute sovversivismo dei giovani della ])'Ìccola e media borghesia e concede prlÌlv:i.legi a.i grup,pi operai, che si vanno costituendo :nelle organizzazioni operaie, e si svilupp-dno su 1,na base particolaristica e locale. Pane, lavoro, tranquillità, benessere, pace; è quanto assi<::ura il regime patr;ia:reale di Giolitti, che non tollera i casi di coscienza dei moralisti di professione, dei teorici intransigentri, dei melanconici dalle idee :fisse, che tentano di mettere i ba.stoni nelle ruote dell'ordine. Chi sorge con simili propositi, col fine di moralizzare, di innovare, di riformare la realtà, viene presto liquidato coll'ostracismo dalia vita !)'.)litica, facilmente conseguito con provvedimenti di polizia coi mazzieri elettorali o so=ergendolo nel discredito pubblico. La diguùtà nazionale consiste nella prosperità ottenuta, che bisogna difendere ed aun~ei1tare. Quando i bilanci si chiudono inl attivo e la 1ira è alla pari, la generazione giolittiana esulta : è l'ideale. che si· realizza. Il largo m,;rgine, la relativa facilità delle condizioni di vita, predispongono ali' ottimismo, alla transigenza. E' l'età dell'oro della vita .italiana; è il ])1"imop,:riodo di calma e di benessere, conseguito dal fe'.rmento delle guerre per l'unità ed è anche il periodo aureo della democr;,zia; della democrazia dei fatti, che si risolve nei favori ai gruppi più miserabili ,e nel produrre un tenore di• vita largo che consenta di eiargire elemosine ai ceti bisognosi. Le lotte parlamentari sono uu giuoco infantile; c'è qualche malinconico democrati- .-co, o,;sessionato dalla religione del progres- .w; che invoca la democr·afllia, quando la demc<::ra?.iaè veramente in atto, realizzata nel- . la pratica quotidiana e tenta di turrbare la ca.Ima agita.ndosi per l'irredentismo, ma non lo fa troppo sn.1ser.io, che in caso contr.ario ne otterrebbe l'isolamento e l'allontanamen- .to eia!la vita poli ti'ca : il regime paterno e poliziescc di Giolitti, non tollera attentati aì benessere e li. reprime spietatamente! Ma l_age;1eraz10ne dei figli, dei ventenni, comincia àct ag1lars1. Il P. S. è l'unico partito che esista in, Italia, il resto è grigiume parlamentare, gruppetto, frazione che ha la sola sua base di azione nell'alchimia cli Montecitorio. Il P. S. sta all'opposizione e sci proclama rivolu- .zionario, 31nzj' la rivoluzione è la sua mèta. E' quanto basta perchè tutti i giovani pass,ino per le sue fila, vi esercitino il loro soVV"'...rsivismov, ii-agitino ogni loro passione ed entusiasmo. . Veramente il sovversivismo del P. S. è -t11tto formale e decorativo: è sorto e si è sviluppato in antitesi di quello garibal~ino e mazziniano, è _uno stendardo che, agtt~to .al momento opportuno, aum·enta e consoNtla il regime cli privilegio delle minoral17..eoperaie del l\orcl, organizzate nei sindacati, è insomma un sovversivismo di maniera, che .non chiede cli meglio che cli non esplodere e di contribuire alla conservazione de.I regime patriarcale, al cui margine s'è prodotto ed in cui trova la ragione prima cli vita. Ma la fraseologia e la forma. attirano e soddisfano i giovani, ed ogni giovane che, aperti gli occhi, sentendosi ricco di energia, vuole agire o più precisamente agitarsi, entrerà nel P. S. No.u vi è uomo della generazione che fece I.a guerra, cli quella che conta oggi dai 50 M 30 anni, e che ha il suo esponente in Mussolini, come quella passata lo ebbe in Giolitti, che, avendo fatto in gioventù della politica nOtLabbia partecipato al P. S. o non lo abbia almeno sostenuto colla sua simpatia! E' il sovversivismo d'obbliigo della generazione, oggi inquadratasi nella funzione conservatrice, di nuova genera.zio.ne paterna, e che, con una definizione, solo apparentemente ironica, si può chiamare generazione socrialista. Ci sarà chi come Salvemini vorrà farne uno stnunento per moralizzare l'Italia, altri per instaurare la democrazia pura, altri sogneranno di farne la leva della rivoluzione: tutti i sovversivismi•, i più opposti, entreranno nel P. S., vi si agiteran.no un po', quindi se ne andranno altrove, vinti, sopraffatti dalla realtà delle organizzazioni operaie, che continua.no a, svilupparsti nella lotta qnoticliana, base di azione delle vertenze salariali e dell'aumento del. tenore di vita ai ceti operai. EsamJinando con uno sguardo generale la storia degli n.ltimi• ve.nti anni, il P. S. si mostra come una grande scuola sperimentale dei futuri politici del Regno d'Italia, come il grande vivaio, il'I1 cui La fut=a classe politica si addestra, esa'llrendo in gran parte il proprio estremismo, p,er rappresentare ])'ÌÙ tardi con, maggiore esperienza la funzione di conservatrice ! Il P. S. appare come una. specie cll P,lllI'- gatorio, per cui è passato il maggior numero di politici, che si agitano oggi sulla scena politica italiana! E' stato il P. S., che, istruendo la classe politica attuale, ha condotto alla decadenza cd alla fine della vecchia classe politica dei funzionari e dei professori universitari, da cu.i, per il cinquautennio del primo periodo unitario, son.o usciti gli uominw di governo· italiani! Strano fatto, di un Partito che, restato sempre formalmen.te all'opposizione, preparò le riserve politiche al regime! La ge.nerazione cleir 40 anni, che ha in Mussolini il sno esponente e col moto fascista ha compiuto il suo inquadramento nello Stato; rovesciando definitivamente la generazione paterna, per occuparne i quadri e compier.ne la stessa funzione, quella generaz-ione di pollitici nella sua grande maggioranza, è passata per l'antica.mera del P. S. in cni espresse il proprio rivoluzionarismo giovanile, invano tentando di spingerlo a compiere azio.ni :t1Ì,vuozl ionarie. Pe.rchè netta.mente conservatrice è la realtà del P. S., espi-es.sa dalle organizzazioni operaie, in cui è enucleato dalla massa lavor:a.trice un ceto politico, inquadratosi nello Stato con funzio- _ni di nuovo ceto m:edio. Il sindacalismo è stato il pr:imo scoppio sovversivo della generazione che più tardi produrrà il mot@ per l'intervento: piccola fiamma spentasi subito, P,er .le circostanze contrarie, e per l'errore de] suoi prop111gnatori, che volevano servirsi, per rovesciare l'ordine giolittiauo, di ceti tradizionalmente co.nservatori, come i ceti operai, organizzati iu sindacati, e che del regime giolittiano godevano i più larghi favori ed erano i veri prri,vilegiati. Più tardi ecco il fu.turismo. Non si potrà fare la storia dell'ultimo ventennio italiano senza studiare attentamente le manifestazioni caratteristiche del futurismo, senza rilevare la.· funz:ione principale, che ebbe questo movimento nel fermento delle generazioni dei giovani, oggi divenuti padri e conserva tori. Marinett1 col suo linguaggio esuberante e colla sua violenza formale, in cui~v'è però una logica profonda di vita ecl un preciso intuito delle proprie esigenze, fu veramente l'interprete del tormento giovanile, dell'ansia di azio.ne e di distruzione del!' odierna generazione paterna, della generazione mussoliniana e socia lista. Non legato alla coerenza formale delle dottrine dei partiti politici, Marmetti si fa esaltatore tanto della guerra, e del militariSlrno, q=to della violenza anarchica; ogni gesto di dristruz.ione è buono, purchè attenti al regime giolittiano; nulla importano le ideologie ecl ì prog1-ammi, cli cui si colora e che formalmente ne sono le cause : « Noi vogha.mo glorificare la. gu.erra - sola. igiene • Qui è espressa tutta l'energia di guerra, l'ansia di azione e di w.ta, che non bada ad etichette di idee o di partiti, di una gen.erazioue giovane che vn.ole conquistare i posti, politici e letterari, artistici che tengqno i padri; • ... i più anziawi fra noi hanno lrenl' anni; ci rimane dwnque almeno un decennio, per compiere l'opera nostra ... ». (1"manifesto del Futurismo). Si trattava appunto, per la mutazioJJe mussolinriana, di esaurire nell'azione l'energia che l'agitava. I manifesti del futurismo, nella loro caratteristica precisione di linguggio, com.e tutta l'opera di Marinetti, sarà certo ampiamente esaminata, da cbii vorrà conoscel'.e come si espresse il fermento che condusse ali' intervento italiano nella grande guerra. Infatti il futurismo ha gran parte nella preparazione dell'atmosfera per l'intervento, anticipando l'intervento nazionalista. La generazione giovaruile si ingrossa, il fermento aumenta, si estende, i giovani premono con mille mezzi contro il regime patriarcale, che scuotono ad ogni momento! Tutto ormai cospira contro la pace : il benessere pesa, sembra eccessivo alla generazio.ne dei g•iovani, che nulla hanno fatto per conquistarlo od aumentarlo e non hanno co11oscinto i periodi di miseria e di stenti ed il peso della sconfitta. Giolitti regala l'espediente della guerra li1:)ica, nella speranza che possa costituire nn sufficiente sfogo al sovversivismo giovanile, disposto ad attaccarsi alla bandiera nazionalista, come a quella internazionalista, pur di esprimersi, di afferma.r.s.iJ. Al contrario La guerra libica contribuisce ad aumentare il fermento della generazioJJ.e giovanile, a dargli un indirizzo più omogeneo e preciso. D'altra, parte avvicinati alla generazione paterna nelle ambizioni nazionaliste - ed espansioniste, i figli sentono più forte la differenza tra il loro stato d'animo e quello dei padrir. Le circostanze aiutano il sovversivismo giovanile. &ca lo scoppio della! guerra mondiale, ecco i moti per l'intervento che .si svolgono e si compiono con successo in un'atmosfera già preparata cli precedenti tentativi. La. generazione giolittiana e postgiolittiana dei padri, impotente a frenare l'ondata,. è trascinata a.Ila guerra, e vti.aderisce, per mantenere i posti di comando. L'intervento basta per ora alla generazione giovanile, che vi trova. la prima ernancipaziqne ciel regime paterno : quel che importa è che il vecchio ordine è rotto e le gerarchie cominciano ad essere rovesciate. Spezzato è infatti il quieto vivere, finito il benessere, la prosperità. I figli si apprestano a passare il penoso purgatorio della gue!Ta a esaurirne le ultime impulsività giovanili, ogni cieco sovversivismo per entrare nella vita nazio:nale in veste di padri, di conservatori. III. La guerra itali.a,na da questo punto di vista è cosrì lo sfogo della giovane generazione che col sindacalismo, il futurismo, il nazionalismo aveva ripetuto le sue ondate contro il regime patriarcale giolittiano, che fi:nalmente infrange, contro la pace ed il benessere· che finalmente annienta. Rimescolando le generazioni giovà.ui ed unendole al fronte in una .stessa. vita di sacrifici, i più anziani della gene.razione giovanile, i quarante.nnil, i quarantacinquenni si ringiovaniscono, mentre ai più giovani la visione delle più dure realtà çlella vita dà un senso maggiore di calma. . Ai posti dii comando; politici e militari, di questa guen-a, voluta e fatta dai giovani, seno tuttavia. ancora i padri le ultime risorse, le appendici della generazione giolittiana. Le sue deficienze, risoltesi nell'aver condotto la guerra con metodi dell'èra di pace, si manifestano sopratutto alla Conferenza della pace, ove non un solo postulato del program'ma nazionalista di Orlando e Sonnino, per cui con dimostrazioni e cortei si agitava.no nelle città i giovani ufficiali, riesce approvato. La ·guerra sembra mancata : la nausea, lo scoramento dilagano e, nello sfacelo del programma nazionalista dell'interventismo, pensando di far crollare in questo modo l'incrostazione tenace del vecchio mondo politico che mantiene i postr dii ·comando, la geneI1azione giovane guarda ancora una volta al P. S. ! Come si fa a capire qualcosa delle. fluttuazio.ni del dopo guerra se ci si irrigidisce nell'esame e nelle disquisizioni delle ideologie e dei programmi dei partiti, anzichè badare sopratutto ai sentimenti ed alle passioni• della giovane generazione, i temi fondamentali e dominanti delle lotte politi<:he? 119 l\eutrali.smo e interventismo, nazionalismo ed internazionalismo, repubblicanesimo e monarchismo, non sono che antitesi formali : alla generazione che fece materialmente la guerra, importa sopratutto di dare .finalmente una soluzione alla propria energia, cli inquadrarla in nuove consuetudini di vita, che sa.nzionino il trapasso dalla gioviru:zza alla maturità. Gli e-.<: sovversivi vent€:llni, ora quarantenni vogliono arrivare : questa è la mèta; il programma e le idee vengono cl.alle circostanze e possono acl ogni istante essere mutati! Quanti di quelli che poi costituirono i nuclei più attivi del movimento fascista, non guardarono al P. S., non gli diedero consensi, adesioni, non lo sostenJJero nel 'r9 e JJel '20, nella speranza che si agita.sse, che operasse il mutamento radicale, che spodestasse definitivamente la generazione pater.na ! Il massimalismo non è altro che quest.o ! Ecco il <:angresso di Bologna. che modifica, per l'impulw ed il rivcluzionarismo dei nuovi inscritti, il vecchio programma del P. S. Il quale tuttavia non si muove, perchè i ceti che vi si .9QI10 formati sono nettamente conservatori e perchè i p051:i di comando, le gerarchie, i quadri del .P. S. sono tutti occupati dalla generazione paterna. : sono i resiidui, i prodotti del regime giolittiano, i più vicini al vecchio crdine, di cui furono i migliori sostenitori e che ripensano con nostalgia. Pertanto la chiesa socialista non si muove : ha i suoi ordini, ha i suoi statuti, i suoi quadri, non può valorizzare l'ondata improvvisa, che ha ingrossato le fila del Partito, anzi i· vecchi inscritti, i padri, la deplorano, vedendone contaminata la purezza della Chiesa e pensa.no con nostalgia ai tempi in cui erano pochi, e potevano svolgere comodam.P...:ntlea loro funzione di critica, in una atmosfera placida. . Sono essi, ancora, i padri, che si difendono dagli assalti dei figli, la cui ondata rovesciandosi nel movimento fascista, si risolverà nel Ministero del Presidente quarantenne. Troppo lento è i.I vecchio partito socialista, troppo rigido nelle sue gerarchie, nella sua dottrina formaie, nella realtà concreta delle organizzazioni operaie, cristallizza.tesi• nelle agitazioni salariali, per muoversi; è troppo dominato dalla ge.nerazione paterna, il suo periodo aureo è stato durante i.I regime gi'olittiano; i suoi dirigenti, i suoi uomini più tipici e rappresentativi com.e Turati, esaltati ed avversati, ma in trent'anni, sempre dominatori e 5eguiti anche quando com.- battuti ed apparentemente sconfitti, hanno troppo l'ottimismo dei tempi di pace, la calma, la prudenza e le riserve della generazione pa.te...-ua,perl!!)Oteroperare nel momento tumultuoso, afferrarsi alle circostanze, utilizzarle al massimo, buttando quel bagaglio che li può ostacolare. La loro nostalgia è. per il règime di pace: si tratta di un nucleo di persone troppo ·paghe dei posti che occupa per desiderare seria:nente di muoversi. Il vecchio Lazzari, segretario del P. S. nel r9r9, nel momento di 'maggiore efficienza del vecchio partito, guarda con diffidenza ai giovani ex ufficiali, agli ex combattenti, che vengono nel Partito, agitando entusiasti, febbrili programmi estremisti, chiedendo mutamenti radicali, esigendo di agire. Egli è diffidente, come sono diffidenti Turati e gli altri, perchè han1w sessant'a.nni, perchè ormai la loro formazione mentale è quella tipica. del conservatore, la loro massima aspirazione è soltanto di conservare col P. S. la posizione che ha.uno, la loro energia si è volta e. ,i è esaurita nel produrre i fatti del passato, del periodo prebellico. La lotta che si svolge _tra il r9r9 ed il r92r nel P. S. è tutta una lotta tra la generazione paterna, che tiene i posti dirigenti del P. S . ma non ha l'energia, la fiducia cieca, ne<:essa.ri:a.per agire e si .balocca tra la nostalgia del passato e la contemplazione delle vecchie tavole programmatiche e la gene.razione dei figli <:he vogliono agire, e sp"...ranoe tentano di fare del P. S. lo strumento. per lo sfogo della loro energia. I padri vincono il contrasto, resta.udo ai posti cli comando del P. S., ma la generazione giovane andrà a risolvere la propria energia nel moto fascista, preceduta dai primi nuclei che, fidandosi del P. S., vanno coa D'Annunzio. • Soltanto un esiguo nucleo, distaccandosi dal P. S., resta fedele alle direttive dottrinarie, adattandole alle nuove situazio.ni e costituisce il Partito Comunista. grildrig .

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