RE NUDO - Anno III - n. 16 - novembre 1972

·-~----------,----------------------,-----. ".ma "oh, "qui io npn voglio andare fra i matti" fece notare -lice non puoi farci niente" disse il gatto siamo tutti matti, io sono matto, tu sei m~tta" Succede di trovarsi a un tal punto di disperazione, di impo– tenza, di rabbia quando all'ur– lo di rivolta, di rifiuto risponde l'indifferenza di un mondo ·che sembra andare così da sempre secondo leggi immutabili e quando ancora non si è scoper– to che per la rivoluzione bisogna essere in molti e magari sapere aspettare, che si manifesta que– sto stato d'animo nel modo più istintivo e violento, di modo che i familiari, dopo consultazioni febbrili, ti mandano dal/neurolo– go. Il neurologo · che mi sono tro– vata di fronte sembrava non par– tecipare molto alle sofferenze dei suoi pazienti, tanto era flo– rido e soddisfatto dei quadri di autore del suo studio e dei cri– sti d'avorio penzolanti, e dopo un fuoco di fila di domande sen– za risposta ha creduto bene di farmi capire che non era del tutto corretto e normale discor– rere da sola con « le voci », ur– lare cose strane e fare altre co– se riprovevoli. Dopo una settimana, partenza per un Ospedale Neuropsichia– trico svizzero diretto da un ami– co del neurologo milanese. Dap– prima ero sistemata in un padi– gliol1e aperto, vale a dire che con l'andare del tempo sarei potuta uscire accompagnata o meno. Per ora giravo per il par– co pilotata da un'infermiera che mi portava ora a fare l'elettro– encefalogramma (anzi due per amore della precisione svizze– ra) ora la fotografia di faccia e di profilo, ora un'infinità di altri minuziosi esami clinici. Ma in– somma i medici proprio non ve– devano il perché io non scen– dessi in soggiorno con gli al– tri ospiti, perché non parlassi e avessi quella faccia, perché avessi un'« A» cerchiata sui pantaloni, che l'anarchia poi non sta né in cielo né in terra. Quan– do nel refettorio ci fu un altro ar– gomento da trattare, oltre alla abituale gara di chi facesse più flebo, visto che quella co·n la ve– staglia arancione, che del re– sto si vedeva che era proprio matta, aveva beneficiato deila li– bertà di villa Ortensia gettando– si proficuamente sotto al treno, ho ricevuto la visita del medico capo-reparto che mi ha illumi– nato sull'esistenza nella psiche umana di due istinti fondamen- · tali, uno dj vita e uno di morte per farmi notare che gli preme– va che, quando sentivo uscire vincente quello di morte, lo chia– massi, che lui sarebbe accorso subito. Il giorno dopo partiva per le vacanze, e mi trasferiva– no in un padiglione chiuso, dove del resto almeno sarei stata in compagnia, visto che c'era il la– boratorio per l'ergoterapia, dove sembra che uno avvitando pen– ne a sfera o intrecciando ce– stini ritrovi il senso della comu– nità, e magari anche si ·nobiliti. C'era poi da sottoporsi ai vari tests e prove di intelligenza, che l'unica cosa intelligente sarebbe rifiutarsi di fare. Ma uno, anche se il suo essere è castrato dai condizionamenti e i suoi pen– sieri e riflessi rallentati al mas– simo dagli psicofarmaci, ce la mette tutta, quasi servisse a uscire prima, e diventa scemo sul serio fra macchie da inter– pretare, serie di disegnini da completare, parole mai sentite, ed è difficile descrivere il pa– nico che prende mentre si cer– ca nella testa vuota un sinoni– mo di sensale, col dottore che sorride benevolo senza perdere di vista il cronometro. Con l'an– dar del tempo si perde anche quel poco di bellicosità rimasta, e. poi non è da dire che in un gruppo di donne rinchiuse si riesca a trovare il confronto di una amicizia, è un puttanio m pettegolezzi, di voglie represse, di maldicenze, così, pur di usci– re, ci si adegua completamente al volere dei medici. Visto che io ero solitaria, magra e pallidi– na, mi facevo trovare dall'équipe dei medici, che del resto, dato il periodo di vacanze, continuava– no a cambiare, sempre in com– pagnia, rimpinzata e con le guance di fuoco. Constatati i miei miglioramenti, mi hanno in– trodotto finalmente al colloquio decisivo con il direttore di tutto il complesso ospedaliero il qua– le, anche se sembrava un po' scettico per il fatto che regolar– mente negassi tutti i sintomi che mi erano stati ctUribulti, dopo aver fatto firmare il firma– bile a mio padre, mi ha dato via .libera. Ma il neurologo di Mila- - no, che, data la sua familiarità coi cristi, doveva essere parente alla stretta coi profeti biblici, strepitava che era una mossa avventata, e che lui se ne lavava le mani. Passato neanche un mese, altro !òoggiorno in quell'osceno pa– diglione del Policlinico di' MI– iano di cui è direttore un lumi– nare il cui nome, ma non solo quello, ha a che fare con Il cazzo, al cui confronto l'ospé– dale svizzero era una meravi– glia, anche per la mancanza di preti e suore. Qui tutti fanno domande, a co– minciare dalle degenti avide di « novità » che si affollano intor– no quando ti portano su dalla sala di rianimazione, e poi gll studenti di medicina che devo– no imparare quant'è contorta la psiche umana visto che uno pensa ad uccidersi quando Il mondo è così bello, e i profes– sori veri e propri, coi loro tests, e il prete- che si informa affan– noso se sono vergine e se pro– prio nessuno mi ha mai messo le mani addosso. Insomma si rimane lì a vegetare, e non fa 'neanche imprei;sione veder legare la vicina che si di– batte e urla, e portarne via un'al• tra ad Attori, visto che son tre giorni che strilla « vigliacchi ,, e conta fino a trenta, e assiste• re alle continue cadute di una ragazza che, tutta tumefatta, ogni volta sghignazza convulsa– mente. Verso le undici e mezzo di mattina passa l'équipe del professori, dopo che infermiera e suora ha·nno zelantemente controllato che nessuna fumi o abbia steso le mutande sul let• to. Dopo che l'assistente ha pas– sato la cartella al vice capo re• p·arto dicendo forte il tuo nume– ro, si rimane a elemosinare bra– ni di discorsi che poi sono la tua ·sorte « del resto questa è l'età tipica in cui compaiono sin– tomi di.../ i soggetti nevrotici tendono a.../ in definitiva sarà bene rimandarla in Svizzera ». Dopo di che invece sono rima– sta a Milano, ma non tutti han– no un padre che può permdt- -tèrsi di mandare il figlio dallo psicanalista, condizione alterna– tiva a un nuovo internamento. E' quindi necessario che, pro– prio su esperienze diffuse co– me la mia, si faccia un discor– so politico, perché troppe volte il potenziale di rivolta di un ra– gazzo, invece di trovare la giusta possibilità di svilupparsi lavo– rando per una rivoluzione totale e capillare che c·ambi la vita e Il mondo a misura dell'uomo In una comunità attiva, viene de– nunciato come malattia e soffo– cato con tutti i mezzi repressivi che fanno di un potenziale rivo– luzionario un buon servo del si– stema.

RkJQdWJsaXNoZXIy