Rivista Critica del Socialismo - fasc. 10 - ott. 1899

904 Rl\'I~TA CIUTICA DEL :',OC!ALIS.'110 rapporti. E:::.saaYvcrrcbbc, seco.ndo il Graziadei. precedentemente all~ distribuzio!le e quindi alla, determinazione del valore dei pro– dotti. per il solo fatto che l'operaio produce più di quello che egli cons mna, (son~prod?tto ). Il profitto del capitalista (o piuttosto il profitto collctt1vo d1 tutti i capita\i ~ti) aumenta con l'aumentare qua11titatiYO dei prodotti del larnro. Quindi si spiega l'interesse che hanno i ca,p!tali$ti ad accl'escere, co1t l'impiego delle macch iue, ecc. la prodnttJ\ ·ità reale del hlYOrQtlllchc a costo di scemare il Yalorc dc'prodotti. A questa tesi hanno mO$SOobiezioni parecchi economist i or– todossi e marxisti. ]I Grazia dei in 1111 nrticolo dcll,i Rifo1·ma So– ciale, pubblicato anche in opuscolo. sotto il titolo « Produzione e Yalore » la, difende e la dilucida . "Koi non esitiamo però a dichiarare che i:ion siamo rimast i pi enamente co_nYinti dalle sue ragi oni . L' approprrnzione , anzi l'usmpazione capitalistica, secondo il Graziadci. avYenebbe non da individuo ad individuo. ma <la classe a, classe sul prodotto totale, e sarebbe l'effetto di condi – adoni sociali preesistent i alla. produzione. e propriamente della /o!':r, co1lettit1t delle classi. ~Ia questo poteva dirs i dcli' economia feudale, dell'economia a schiavi, di una società a. Sl(1to. Oggi l'usurpazione capitalistica. :~~~:1t~ r~~'.~!~!;Oll~ic/"~~ -~~~zf citl~ll~(t:~7'.1~n~T~ 1S~::?;i0 6)~1 r:· li: ; spccil1lc rl1tilità nell'organizznzione delln produzione o de'cambii. La forza colletuvn della classe cnpitalistica è un coefficiente della rendita e del profitto, ma non ne è la deter~ninante unica; cosi come la forza collettin1 della classe opernin rnttuiscc sulle Y<.nia– zioni del salario, ma non lo determina escl usivamente. Ora la part e del possesso o dell'abilità capitalistica nei prodotti si de– ter mina 1icllo stesso modo come si determina .no i rapp orti di cambio trn"prodotti: il 'rrtlore è una categ-oria economica, sotto la, qnalc rientrano tanto i prodotti, qmrnto i beni prodvttiri. J,: non è poi vero, come pare intenda il Graziadei, che esso sin. una .misura artificiale, esso è un fatto naturale, un rapporto di cqniYnlenzn che si stabilisce fra le cose (in corrispondenrn ai bisogni umani ) : rapporto che si \·iene chiarendo a misma , che cessano le sopra,ffazioni, violenze ecc. DO\·c un individuo abbatte l'altr o, dm·e unn class.c è a discrezione dell'altra, iYi è dedizio ne del frutto del proprio la,Yoro dallo schiaYO al padrone, e non vi pnò essere Ya\ore. \'i è rapporto personale, lil volontà del pa– drone regola la misura . della ricompensa dello sch ia,vo e del pro– prio gundng·no: non \·i è rapporto di cose. Cessando le sopntffazioni, scemando le ineguaglianze sociali si Yiene determinando il Yalorc, cioè un rapporto di eqniva.Jem:a tra le co::;e,che corrisponde non alla volontà e ai capricci indi– Yiduali , ma ai bisogni universali e permanenti degli uomini. Certo questo rapporto è sempre inquinato dalle ineg uaglianze e preponderanze di class.e; ogg i, p. es. d~llht p1·cn1lenz:1della classe bene stante sulla. classe operaia . L'cqrnlibrio tra le cose, e quind i tm'bisogni, è un equilibrio a, dislivello. Solo in un a società eg ua-

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