Gl'Istriani a Vittorio Emanuele II nel 1866

-6La grande nazione germanica ha i suoi fiumi reali, i suoi mari aperti al commercio, le sue molte e fiorenti città; essa non può, non deve aspirare a dominii di qua dalle Alpi, ma vorrà piuttosto stringersi in fratellanza sincera cogli Italiani e cogli Stati vicini, e Trieste, appunto perchè città eminentemente commerciale, è il nodo che deve unire i tre popoli. Sire! Giacchè il Cielo fece sorgere i nuovi cimenti non arrestate più il corso della vittoria, che animata dal· valore dell'esercito e dall'entusiasmo dei volontarii, seguirà i Vostri passi. Assai avete avuto la virtù dello aspettare e fu vera forza; ripigìiato ora il vostro naturale ardimento seguite fino all'ultimo la Vostra stella che è la stella d'Italia. Perchè si possa dire l 'italia costituita nella sua unità naturale e veramente degli italiani, perchè si possano dire inviolati il suo diritto e il suo onore e compiute le sue sorti, perchè l'Italia divenga all'Europa guarentigia di ordine e di pace e ritorni e.ficace istromento della civiltà universale, infine perchè si possa dirla libera dall'Alpi ali'Adriatico, è necessario piantare col tricolore italiano la croce sabauda sulla punta Fianona, là dove il primo sprone dell'Alpe Giulia scende a tuffarsi nel proverbiale Quarnaro. Quella punta si noma da antico Pax-tecum. E' là soltanto che si può stringere un patto duraturo di pace quale Europa la vuole. Seguite il presagio e accettate l'invito, o Sire. E' voce di popolo che Vi chiama in quelle parti, è grido di dolore e di speranza che erompe dal cuore di italiani che Vi invocano liberatore e Vi salutano loro R<!. ' Firenze, 18 giugno 1866. Bibl oteca Gino Bianco Seguono settantasei firme di Istriani, Triestini, Trentini, Veneti e Romani.

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