Gl'Istriani a Vittorio Emanuele II nel 1866

22 - Che se Trieste seguì per fatale necessità di tempi altro destino, costretta a dedicarsi al protettorato degli arciduchi d'Austria quale libero comune che continuò a dominarsi da sè e ad esercitare perfino i diritti internazionali, ciò nulla toglie ali 'indirizzo storico della parte principale di questa ragione ch'è l'Istria e che restò sempre, senza interruzione qualsiasi, legata alla fortuna della più italiana potenza d'Italia. I nipoti dei prodi che militarono a Legnano e a Salvore (le più splendide battaglie della storia degli italiani) vanno pur essi superbi della più bella e legittima nobiltà, nè questa dovrebbe essere disconosciuta da alcuno dei fratelli, i quali, a dire senz'ira il vero, non hanno tutti intieramente pure le memorie dei loro avi, per quella maledizione delle guerre civili e degli invocati stranieri, di cui la piccola Istria non si macchiò mai, e senza la quale vergogna essa potè lunghi secoli brandire armi repubblicane per glorie italiane, mentre altrove in Italia si faceva corteggio a francesi, spagnoli e tedeschi dominatori. Tanta è la nostra fiducia che· siffatto ordine di considerazioni basti di per sè solo a rendere piena ragione al nostro assunto, che di null'altro facciamo richiesta agli uomini di Stato che non sia lo studio dell'importanza strategica della frontiera orientale d'Italia; lo studio della necessità in cui versiamo, di prendere le nostre posizioni sull'Adriatico, per riparare la lunghissima costa della penisola, che corre dalle venete lagune a Santa Maria di Leuca. Possiamo noi italiani pretendere meno dagli italiani? Dalla sella di Saifnitz sopra Tarvisio (la precipua fortezza che Napoleone I proponevasi di edificare allo Bibl•oteca Gino Bianco

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