Alessandro Dudan - Dalmazia e Italia

- 13 -- l'isola Boa soprastante e formante il porto ». E di Zara, Lucio, scriv~ : « Dee credersi che una diligenza ancor più grande sia stata usata in munire e difendere la città di Zara, il cui possesso era necessario ai greci (cioè all'impero romano orientale) per conservarsi le isole occidentali della Dalmazia e il dominio dtll 'Adriatico (già allora! Lucio stampava il suo libro nel 1663 ad Amsterdam). Di fatto, posta com'essa era sopra un promontorio in forma di penisola, la città poteva facilmente difendersi col soccorso della flotta greca. Distrutta che fu, accorsero a rifabbricarla i salonitani, secondo l 'Arcidiacono, ed è probabile che altri ancora da altr~ città distruttevi si fossero recati come in luogo più comodo e sicuro n. L' ininterrotta italianità del• le città dalmate. Vedemmo dunque in modo irrefutabile che la costa dalmatica fino al sec. XIII., quando scriveva Tommaso Arcidiacono, è in tutti i suoi centri maggiori romana, latina. Si può ammettere, come aff9rmano i sostenitori austriaci e jugloslavi dei diritti slavi sulla Dalmazia, che dal XIII secolo in poi il carattere latino delle coste dalmate sia stato cancellato dal tempo, quando si sa che fin dall'anno 998 Venezia comincia a estend~re il suo dominio su quelle terre e a continuare su quelle sponde le gloriose tradizioni di civiltà latina e italiana? Quando si sa che Venezia, una volta affermato il suo dominio, lo conserva p~r otto secoli interi, fino al 1797, salvo le brevissime insignificanti interruzioni nei primi tre secoli per ribellioni delle città anelanti alle loro libertà municipali o per irruzioni di eserciti dei re d'Ungheria? Quando si sa inv~ce, che a quasi 1000 km. di distanza dall'alma Roma, dopo quindici secoli di interruzione di ogni legame storico con la madre patria vive ancora il popolo rumeno con la sua lingua e con le sue tradizioni latine? B blioteca Gino Bianco

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