Virgilio Gayda - Gli slavi della Venezia Giulia

- 26 - serbo-croata, che contrasta così singolarmente con il suo rapidissimo aumento segnato dagli ultimi censimenti, pur in un tempo di più forte emigrazione, non si può spiegare che con una perdita del suo sicuro aumento natural~ : perdita dovuta certamente in parte ad un movimento di emigrazione, ma in gran parte anche ad una progressiva assimilazione da parte della massa italiana, che si è così ingrandita con molte unità slave. L'operanegativa del governi d'Austria. L'attaccamento del contado alla città e alla sua civiltà, che faceva degli slavi una dipendenza, un complemçnto degli italiani autoctoni, si è perduto lentamente dopo il '60 : ma dopo il '60 si è anche mutata la politica del governo di Vienna, che non rimase più spettatore passivo del movimento nazionalç italiano, ma gli si levò decisamente contro, scagliandogli anche contro i contadini slavi. Su questo punto si deve sempre insistere. La violenza e la fobia italiana, che hanno spesso accompagnato negli ultimi anni, in Istria e nel Friuli, a Trieste e in Dalmazia, il nascente movimento nazionale slavo, non sono dei suoi attributi naturali, necessari, che possano lasciar pensare ad una insanabile inconciliabilità dei rapporti fra gli italiani e gli slavi ed a una pericolosa agitazione inçvitabile dei nuclei slavi, che restassero dentro i nuovi confini del regno, ma sono il risultato pratico, immediato, di una politica di governo anti-italiano, che ha messo popolo contro popolo, ha sferzato i più bassi istinti della massa slava più incolta, per farne una buona arma contro la cultura italiana, deviando quella che doveva essere la linça naturale di ascesa del popolo slavo del litorale vissuto da secoli a contatto con gli italiani·: un quieto moto parallelo, spesso fuso a quello italiano, una collaborazione di cultura, a traverso la naturale diffusione della lingua italiana. Con tutto ciò, più profondo dell'ostilità ispirata che si Biblioteca Gino Btdnco

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