Virgilio Gayda - Gli slavi della Venezia Giulia

\ - 15 - nella illusione di arrestare il movimento della unificazione nazionale italiana rimasto incompiuto, dopo l'annessione del Veneto, ha tentato di snazionalizzare rapidamente le sue superstiti terre italiane, per togliere ogni ragione d'essere ali 'irredentismo italiano, ogni base alle sue future rivendicazioni. Questa opera, cominciata da prima vagamente, con episodi frammentari, è divenuta col tempo un sistema. Il governo ha tentato con ogni mezzo di sostituire, dov'era possibile, degli slavi agli italiani, di incuneare delle colonie slave, nelle zone italiane, perchè il paese perdesse la sua unità nazionale e non potesse più dirsi tutto italiano. A questo punto dunque nei movimenti della popolazione, per le provincie italiane d'Austria, appare un elemento estraneo che li altera _e li devia e lavora a dirigerli per certe sue linee politiche prestabilite. Il fenomeno della emigrazione slava a Triestè è sempre esistito : ma assume ora un carattere diverso : è gonfiato dal governo e raggiunge proporzioni nuove, prende una tendenza artificiale di movimento programmaticamente antiitaliano. Ciò spiega la nuova invasione slava delle terre italiane d'Austria, sopratutto di Trieste, e la sua particolare natura. Essa si accompagna poi naturalmente con una opposizione da parte del governo alla immigrazione tradizionale di elementi italiani, sopratutto operai, dal regno e dalle altre provincie italiane d'Austria, che potrebbe neutralizzarla e compensarla. Queste due formule : importazione e favore dell 'elemento slavo: espulsione e compressione dell'elemento italiano - regolano tutta la nuova politica di massa instaurata dall'Austria e accelerata per dieci anni dall 'ultimo governatore di Trieste, il principe di Hohenlohe. Si cominciano a riversare slavi nei campi della vita cittadina che sono più direttamente nel controllo dello Stato : la burocrazia, gli uffici, i tribunali, le chiese, i cantieri. Nel 1910 solo a Trieste gli slavi occupavano già 3700 posti, fra 4600 impiegati subalterni di stato. Nei cantieri del Lloyd quasi la metà della maestranza operaia è già slava. Nella stazione delle ferrovie di stato di 828 salariati 728 sono di origine slava. Da per tutto si ritrova la stessa inflessibile tendenza. Ed è sopratutto questa Biblioteca Gino Bianco

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