Pietro Silva - Come si formò la Triplice

-5sia verso di noi dalla battaglia di Sadowa fino alla conclusione della pace, non si potrebbe pensare ». Nè, dopo la guerra, tale contegno mutò. Lasciamo stare l'atroce ingiusta campagna, a base d'insinuazioni e di calunnie, continuata dalla stampa prussiana. anche ufficiosa, contro il La Marmora e contro il governo italiano ; ma abbiamo anche il fatto che il 5 agosto il Bismarck attribuiva le grandi vittorie soltanto a Dio e ali 'esercito prussiano, non ricordando nemmeno per incidenza l'alleata, e che nella Relazione ufficiale prussiana della campagna del 1866, si insinuava che l'Italia non avesse adempiuto ai suoi obblighi verso la Prussia! Gli avvenimenti del 1870-71 non contribuirono certo a modificare i sentimenti del Bismarck verso l'Italia. Il fatto che esisteva in Italia una forte corrente la quale non poteva assistere senza fremere allo schiacciamento della Francia, e che Garibaldi coi suoi era corso a combattere contro gli eserciti tedeschi, non poteva non irritare sommamente il _grande ministro. Egli stesso ci narra candidamente di aver avuto rapporti con repubblicani e cospiratori italiani, e di aver pensato ali' eventualità di aiutarli in un'azione diretta ad abbattere il governo monarchico in Itàlia, se tale governo avesse preso l'iniziativa di un soccorso a Napoleone. E l'eco di quei risentimenti si sentiva ancora nel 1873, nell 'altezzoso discorso col quale il Bismarck disse chiaramente che il governo italiano avrebbe pòtuto impedire la spedizione garibaldina in Francia nel 1871. I viaggi di Vittorio Emanuele a Berlino e a Vienna nel 1873, e quelli di Francesco Giuseppe a Venezia e di Guglielmo I a Milano nel 1875, e il viaggio di Crispi nel 1877 a Berlino e a Vienna, se dettero occasioni a manifestazioni di apparente cordialità fra i due paesi, non mutarono però il carattere dei veri sentimenti di Bismarck verso l'Italia; sentimenti di diffidenza e di disprezzo, che potevano talvolta velarsi dietro una vera nice di cordialità, ma che davano inevitabilmente fuori nei momenti d'irritazione e di sincerità. E' del 1874 quel clamoroso e scandaloso sfogo. a base di ingiurie· e. di calunnie, fatto in pieno Reichstag dal Cancelliere contro il ministro italiano che aveva trattato e firmato Biblioteca Gino Bianco

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