Pietro Silva - Come si formò la Triplice

- 20col ricco paese vicino; mentre tutto ciò sarebbe stato irrimediatamente compromesso, se noi ci fossimo legati con la mortale avversaria della Francia. Questi e simili concetti eran sostenuti, in mezzo al1'eccitazione generale, da uomini politici come il Bonghi, il Peruzzi, il Lanza, e in giornali come la Perseveranza e il Popolo Romano. E queJ che è più, li sosteneva anche lo stesso Presidente del Consiglio, Agostino Depretis, il quale, col suo sangue freddo e col suo buon senso, discerneva quanto di giusto e quanto di fittizio e di esagerato era nel- ! 'agitazione anti-francese, calcolava i danni delle risoluzioni avventate, e non era per nulla disposto ad avventurarsi a cuor leggero sulla via della alleanza con gli Imperi Centrali. Tepido per l'alleanza era anche il ministro degli esteri, Mancini, il quale se voleva accordi con gli Imperi Centrali, voleva però che non fossero tali da compromettere il buon accordo con la Francia, che egli intendeva ristabilire. L'unico vero e deciso triplicista nel governo era il barone Alberto Blanc, s~gretario generale agli Esteri. Egli aveva un potente sostegno in Michele Torraca, direttore del Diritto, che era ritenuto l'organo ufficioso della Consulta, mentre il Popolo Romano rispecchiava le idee del Depretis. Vedremo come l'opera del Blanc al Ministero e quella del Torraca sul Diritto, combinandosi con l'azione giornalistica e diplomatica del Bismarck, riusciranno a prendere la mano al Depretis e al Mancini, e a trascinarli a quell'alleanza, che, se era voluta nell'estate del 1881 da gran parte dell'opinione pubblica eccitata contro la Francia, trovava però molti oppositori ed avversari in uomini che avevano grande influenza nella vita politica del paese. 8 blioteca Gino Bianco

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