Pietro Silva - Come si formò la Triplice

- 16 - vano il modo di comportarci, ci dicevano che la via per Berlino passava da Vienna, e si meravigliavano dei nostri indugi. E le proteste div~ntavano più alte, il tono si faceva amaro, di fronte al fatto che alcuni giornali italiani, fra cui l'Opinione, si permettevano di dubitare sulla convenienza per noi di buttarci senz'altro, sotto l'impressione del dispetto francese, nelle braccia degli Imperi centrali, e parlavano di fare i patti prima e volevano mettere in campo discussioni sui vantaggi che sarebbero venuti ali 'Italia dall'alleanza ... Di fronte a qu~sta stolta pretesa italiana di non voler accettare ad occhi chiusi l'invito che partiva da Berlino e da Vienna, la minaccia comincia a far capolino. « Chi non è con noi è contro di noi » si legge fra le righe della Neue Freie Presse. E ancor più grave è il tono dell'organo bismarchiano nell'ottobre : ci ammonisce sui giudizi poco lusinghieri e svantaggiosi che si fanno sull'Italia in tutti i paesi d'Europa; parla del nostro errore di non voler cercar~ il progresso nel lavoro interno, nelle scienze e nell'istruzione, nelle riforme amministrative, militari, industriali e commerciali, ma in acquisti territoriali ali 'estero. L'Italia osa pretendere Trieste? « Ciò è assai deplorèvole, perchè gli italiani non riflettono abbastanza seriamente che questa domanda ingiustificabile di Trieste, deve provocare lo sdegno dell'Austria e della Germania ! Trieste non è la proprietà legittima degli italiani, per ciò solo che un numero di negozianti italiani vi esercita il commercio. L'Italia non ha mai fatto nulla .per Trieste, ed essa non ha bisogno di questo porto : invece, contrastandolo ali' Austria, ne provoca l'inimicizia implacabile. Sembra che gli italiani vogliano confiscare l'Adriatico per l'Italia. Nei tempi che corrono, ciò non sarà possibile. Gli italiani odierni non hanno la forza di seguire le traccie degli antichi veneziani ». E un altro giornale, la Kolnische Zeitung, nel dicembre òCCitava a considerare l'Italia non più quale amica, ma quale nemica. Contemporaneamente a queste discussioni sui giornali, si erano in effetto avute trattativi! diplomatiche ·tra Roma, Berlino e Vienna; alle quali per la parte italiana aveva lavorato il conte Maffei, segretario generale al Ministero degJ,i Esteri. Ma la pretesa bismarchiana che B1bllotecc Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==