- 19 - quesito del provvedere alla difesa del Veneto, aperto, spalancato a qualunqu~ invasione traverso a questa gran breccia piana larga 40 chilometri, indifesa e indifendibile, continuamente minacciata da un nemico, che noi abbiamo sl sovente, con facil~ obllo, dimenticato, ma che non ha, egli no, dimenticato mai I 11veneto esposto alle In• vaslonl. ... E fosse qui tutto, chè purtroppo gl 'inconvenienti della frontiera verso il Trentino e quelli della frontiera verso la Venezia Giulia, oltre che gravissimi rispettivamente per sè, congiurano insieme ai danni della nostra difesa. Pensate, lettori italiani, la figura complessiva di tutta quanta la frontiera dai monti del Veronese fino al termine orientale nell'Adriatico, - vedete come questa figura assomigli per l'appunto a quella d'un gran ferro di cavallo, - considerate come il giro tutto intiero di codesto ferro appartiene ali' Austria, mentre la parte interna, serrata come dentro a una morsa, appartiene al1'Italia, - riflettete con che facilità codesta parte interna, o vogliam dire il Veneto, cosi mal servito dalla sua frontiera in quasi tutti i punti, potrebbe esser invaso contemporaneamente dalle parti più opposte, - riflettete ancora come la massima parte del Veneto sia una pianura uniforme, oriva di linee fluviali che possano prestarsi a una lunga resistenza (tanto che fino a pochi anni sono, sprovvisti com'eravamo di fortificazioni ai confini, - s p r o v v i s t i a 1 1 o r a , o g g i n o n p i ù ! - si consigliava, in caso di attacco austriaco, di dover abbandonare addirittura senza combattere tutto il Veneto per fermare il nemico all'Adige): - pensate, dico, e considerate tutto questo, e vedete dunque in tutta la sua realtà quale sia il peso, quale sia la minaccia che ci grava, fin che il confine odierno rimanga immutato!· B"bliotecaG no B1a'1co
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