il Potere - anno II - n. 5 - maggio 1971

pag. 4 LA SPECULAZIONE ED LIZIA INRIVIERA < Rapalizzazione, aLerici LA elaborazione, la discussione e l'ap- provazione da parte del consiglio co– munale del piano regolatore hanno deter– minato a Lericl un diffuso stato di males– sere e una situazione di crisi latente al– l'Interno dei partiti politici. E' normale, si dice, che un plano regolatore, favorendo alcuni e danneggiando altri, crei sconten– ti e susciti polemiche e sospetti. Ma quel– lo che sta accadendo a ilerici non è nor– male, anche se non si tratta certo di un caso Isolato e straordinario. ,L'amministrazione di Lerlci è retta dal– la sinistra: Pci, Psi, Psiup e Pri. il sindaco è un vecchio soclalista deamicisiano, di provenienza soclaldemocratlca, rimasto al momento della scissione nel Psi per... continuare a servire la collettività. Chi di– rige realmente l'amministrazione è una coalizione di interessi che ha I suol punti di forza nell'assessore comunista all'ur– banistica, nel vlce-sìndaco repubblicano e nel capo gruppo socialista, già sindaco di una coalizione di centro-sinistra. C'è an• che chi sostiene che la triade goda del– l'appoggio discreto, ma non per questo meno efficace, di qualche uomo vicino a certi settori della Dc. L'opposizione dc, anche per la mistifi– cazione mal svelata sulla quale è caduto li centro-sinistra, non è ancora riuscita a dar forma ad una critica che colga il no– do di fondo. Il nodo di fondo è rappresentato dai rapporti tra l'amministrazione comunale e il Sit (sindacato Immobiliare turistico), i quali stipularono nel 1965-66 una conven– zione, con la quale veniva riconosciuta al Sft la facoltà di costruire un volume pari a circa 200 mila metri cubi, alterando completamente le destinazioni di zona del piano regolatore allora vigente, aumen– tandone gli indici e riducendo gli spazi destinati ai servizi. Una sommarla cronistoria degli avveni– menti può chiarire in misura sufficiente la situazione attuale. Nel 1959 il consi– glio comunale adottava il piano regolatore redatto dall'architetto Roisecco, che nel– le aree di proprietà del Sit prevedeva im– pianti sportivi. Quasi tre anni dopo Il consiglio superiore dei lavori pubblici esprimeva la sua approvazione di massi– ma, salvo alcune varianti, tra cui la rea– lizzazione di un complesso residenziale nelle aree Sit già destinate a impianti sportivi! il Sit presentava un piano di lottizza– zione che veniva approvato; si giungeva cosi alla già ricordata convenzione, con la quale il comune si impegnava tra l'altro a realizzare strade (di lottizzazione) per circa 300 milioni. La convenzione non pre– vedeva a chi dovessero far carico le (Dallapaginaprecedente! UFFICIALE (a Coso) - Gio– vanotto, toglietemi gli stivali (Co– so si dà un gran daffare; ogni vol– ta che toglie uno stivale cade a terra; /'Ufficiale ride). COSO - Perché ride, signor luogotenente? UFFICIALE - Perché tu mito– gli gli stivali come un mio vec– chio cameriere, un tale Gabriele... COSO - E ora non c'è più quel Gabriele? UFFICIALE - No (sbadiglia) l'ho lasciato in un paese lontano, la Provincia Addormentata ... COSO - Anch'io vorrei dormi– re, ma ho paura di non vederlo. UFFICIALE.- Chi? COSO - Lui, quello che tutti aspettiamo, da sempre. UFFICIALE - Stanotte non verrà. Ne sono sicuro. COSO - Ma non posso dormire, FILOSOFO - Conta le pecore, medita e dormirai. COSO - Facciamo tutti lo stes– so, così mi passa la paura, FILOSOFO - D'accordo faccia– mo il gioco dei verbi ... (la scena è quasi buia, c'è solo una lucina rossa sotto l'albero; si ode soltanto un russare del Filo– sofo, e Coso e /'Ufficiale che ripe– tono: io consorzio, tu sindachere– sti, egli lappa, con voce spenta, mentre il sottofondo è Piombo che mastica rape rumorosamente. I suoni si confondono e si smorza– no. Buio in sala e sul palcosce– nico). Bébert spese di urbanizzazione primaria e secon– daria nel comprensorio Sit. L'amministra– zione comunale affidava nel 1967 a due progettisti l'incarico di rielaborare il vec– chio plano. Uno del due professionisti (ma al momento solo pochi intimi lo sa– pevano) è progettista della lottizzazio– ne Sit. Si sviluppava Intanto una polemica sul– la possibilità di modificare In senso favo– revole all'interesse collettivo la conven– zione col Sit, anche In relazione alla nor– mativa Introdotta nel 1968 con il decre– to sui cosiddetti • standard urbanistici •. Autorevoli giuristi, interpellati, afferma– vano che Il piano regolatore In corso di elaborazione poteva travolgere qualsiasi diversa prescrizione di convenzione e che comunque le lottizzazioni • fatte salve • a norma della legge-ponte non dovevano considerarsi Invulnerabili rispetto alla nuova regolamentazione urbanistica. Il rispetto della convenzione avrebbe com– portato, come conseguenza dell'applica– zione delle norme sugli standard, un one– re per il comune di un miliardo di llre: un miliardo che la legge-ponte addossa ai privati. Tra i due professionisti incaricati della rielaborazione del piano regolatore si ve– rificava una totale divergenza, tendendo • l'uomo del Sit • a considerare Immuta– bile la convenzione e, di conseguenza, a condizionare la formulazione del plano agli interessi del sindacato immoblllare. Presenteranno due progetti di massima separati e diversi... Nella primavera del 1969 la giunta di centro-sinistra (costituitasi due anni pri– ma dopo circa vent'anni di amministra– zioni di sinistra) cadeva e ad essa su– bentrava l'attuale amministrazione di si– nistra con l'inconsueto apporto del Pri. I partiti di sinistra concordavano di re– vocare l'incarico affidato ad un • urbani– sta di chiara fama • e, accogliendo la pro– posta Irrinunciabile del Psi, dichiaravano che • la convenzione Sit doveva essere denunciata e comunque non essere vinco– lante nella redazione del nuovo piano re– golatore •. Privilegiati gli interessidei privati L'incarico fu affidato a due professioni– sti di Milano, supervisore il professor Giancarlo De Carlo, dopo che altre pro– poste non erano state gradite alternati– vamente dai comunisti o dai socialisti. La proposta del Psi di incaricare il comuni– sta Campos-Venuti non era stata accetta– ta dal Pcl. Dopo una serie di assemblee popolari, con le quali si dava ad intendere di vo– ler recepire determinati bisogni della po– polazione e di voler procedere nella ela– borazione del piano In modo democratico, i progettisti presentavano prima uno schema di piano con annessa relazione e, infine, il progetto definltivò... ih èVidén– te contraddizione con quanto affermato nella relazione allegata allo schema: • Le– rici deve programmare li suo svlluppo - affermavano i progettisti - In modo che l'accoglimento della domanda residenzia– le esterna sia rigorosamente subordinato a due condizioni: a) il soddisfacimento dei fabbisogni della popolazione attuale e in particolare modo della popolazione ope– raia, che per essere economicamente più debole, continuerebbe altrimenti - come si è verificato finora --- a vedere com– promesse le proprie esigenze a favore di quelle di potenziali Immigrati, general– mente dotati di maggiori possibilità eco– nomiche; b) il mantenimento e il miglio– ramento delle qualità ambientali che co– stituiscono la ragione essenziale del suo sviluppo•. Il piano contraddice queste premesse, privilegiando gli interessi privati del Sit. Mentre negli ultimi 18 anni la popola– zione è cresciuta assai modestamente (1300 unità), il piano prevede la costru– zione di 9600 vani nei prossimi dieci an– ni, di cui 2500 del Sii, benché gli stessi progettisti mettano In evidenza nella re– lazione l'attuale alto livello di congestiona– mento dell'area lericina, rilevando che a fronte di un incremento demografico ab– bastanza contenuto sta uno sviluppo edi– lizio molto intenso. Perché dunque il • boom • di 9600 va– ni? L'unica spiegazione possibile è quel– la di rendere meno appariscente l'inci– denza percentuale dei vani Sit (2500) sul totale dei vani edificabili. Un incre– mento ragionevole degli abitanti potreb– be portare ad una previsione di 4800 va– ni edificabili, ipotizzando di dare in me– dia un vano ad abitante. Ma sarebbe stato difficile difendere verso i cittadini la tesi secondo cui al Sit si dovesse ri– servare il 52% dei vani da costruire a La– rici. Allora si è scelta la via di congestio– nare irrimediabilmente, con un elevatissi– mo carico di persone e di funzioni, l'area bibliotecaginobianco Il POTERE lericina. SI è anche avuto cura di far gra– vare sul Slt soltanto una parte minima (inferiore alla stessa quota che gli com– peterebbe percentualmente) delle spese per opere di urbanizzazione primaria e secondaria. E non consideriamo I costi aggiuntivi che deriveranno dal congestio– namento e che ricadranno sull'ente loca– le e le conseguenze negative anche di natura economica che la degradazione dell'area comporterà Inevitabilmente. Le zone migliori del territorio comunale saranno definitivamente sottratte all'uso pubbllco. Infatti per esse il piano preve– de la tipologia del • verde a ville• (10 mila metri quadrati di terreno per costrui– re una villa). SI vorrebbe far credere che in questo modo • si salva • Il paesaggio. Ammesso che sia effettivamente così, a quale p-rezzo? Privatizzando lo spazio e sottraendolo alla collettività per riservar– lo a pochi privilegiati. La ristrutturazione del centri storici è congegnata in modo tale da realizzare un meccanismo di espulsione da essi di una parte degli abitanti (i meno abbienti) per immettervi delle attività remunerative, mentre Il plano per l'edilizia economica e popolare (legge 167) si inserisce nel– l'area non come un fattore di promozio– ne sociale, ma seguendo la logica dello sviluppo neocapitalistico: da una parte I poveri, dall'altra i ricchi. Senza conside– rare che le stesse previsioni quantitative sono assolutamente Insufficienti: 1800 va– ni. Persino il vecchio piano del 1959 ne prevedeva un numero superiore. L'amministrazione è di sinistra Si tratta, insomma, di un piano regolato– re che riesce a raggiungere contempora– neamente una serie di risultati: • rapalllz– zare • l'area di Lerici: privilegiare rile– vanti Interessi speculativi: deludere le attese delle classi popolari: cristallizzare ed aggravare le divisioni derivanti dal meccanismo di sviluppo capitalistico, re– legando in una specie di ghetto la • 167•; destinare a servizio escluslvo o comun– que privilegiato dal Sit attrezzature so– ciali e sportive da realizzarsi con Il con– tributo finanziario pubblico. Per una amministrazione dl sinistra non c'è male... Ma il malessere e le tensioni tra la popolazione e all'interno dei parti– ti si vanno acuendo La crisi latente non può non esplodere. Nel Pci, alla base, si sono manifestati vivaci dissensi, che hanno portato alla espulsione o all'emarginazione di militan– ti. Nel Psi c'è fermento e si tenta di iso– lare gli esponenti socialisti di quello che è stato definito il super-partito del Sit. Nel Psiup sono presenti da tempo riserve e gravi dubbi, che tuttavia sono stati fi– nora espressi con eccessiva timidezza e senza che ciò· impedisse che le cose giungessero sino al punto cui sono giun– te. Il dissenso largamente presente nel Psi è stato espresso anche in consiglio comunale al momento del voto sul plano, senza però che il discorso fosse appro– fondito investendo direttamente il proble– ma del Sii. L'unico partito della maggioranza che non pare scosso da sintomi di crisi è il Pri, esempio di Imperturbabile compat– tezza. La Dc deve saper individuare una orga– nica proposta in materia urbanistica, que– sto potrebbe significare anche una verifi– ca dell'attuale maggioranza. Il discorso di fondo è appena iniziato. Occorre condurlo sino alle estreme con- seguenze. Glullo Raffati - ,, Maggio 1971 DOPO LACONFERENZA SULLEPARTECIPAZIONI STATALI Nuovi bbie per i lavora L A promozione di una conferenza sulle partecipazioni statali in Ligu– ria ha rappresentato, per anni, una delle richieste fondamentali dei sinda– cati ogni qual volta essi hanno affron– tato i problemi di sviluppo della no– stra città e della nostra regione. Si è sempre ritenuto, infatti, che solo un confronto globale con le linee politiche del ministero delle partecipazioni sta– tali e degli enti locali potesse permet– tere di superare i limiti della norma– le dialettica sindacale mantenuta mol– te volte nell'ambito di singole realtà aziendali. Lo sforzo di superare queste visioni particolari è stato notevole specie .da parte dei rappresentanti dei consigli di fabbrica intervenuti nel dibattito della conferenza del 3-4 aprile. Quello che è venuto fuori da questi interventi è una realtà estremamente preoccupante che chiama in causa l'azione delle partecipazioni all'inter– no dei vari settori produttivi. L'emar– ginazione dell'area ligure non è frut– to del destino, ma di scelte ben preci– se di sviluppo economico del nostro paese. Il disimpegno delle partecipazioni statali nell'ambito dei vari settori pro– duttivi di beni strumentali presenti nella nostra regione è emerso non già quale errore di politica economica ma come indirizzo generale. Nel supera– mento di queste impostazioni e nella modifica sostanziale degli indirizzi !in qui seguiti passano le possibilità di sviluppo economico e industriale del nostro paese. Non a caso i sindacati nel loro ordi– ne del giorno hanno posto quale con– dizione imprescindibile dello sviluppo dell'industria in Liguria una azione de– cisiva per risolvere il problema dell'in– dustrializzazione nel sud. Questo nesso fra sviluppo della Li– guria, politica del Mezzogiorno e il conseguente sviluppo dell'intera eco– nomia è stato presente in tutti gli in– terventi sindacali. La necessità di riaf– fermarlo è fondamentale per compren– dere l'azione che il sindacato sta por– tando avanti in questo momento. Quest'azione si articola su una linea di sviluppo settoriale dei comparti in– dustriali fondamentali e dall'altra sul– l'esigenza di rendere compatibile que– st'azione con i problemi territoriali. Tale articolazione, anche della lotta, permette di superare i pericoli insiti di campanilismo e di offrire ai lavora– tori di tutte le fabbriche interessate alle razionalizzazioni previste dalle par- tecipazioni di stato una linea unitaria che nel contempo salvaguardi l'esisten– za delle fabbriche e che punti verso uno sviluppo qualitativo e quantitati– vo dell'apparato industriale. E' quanto stanno facendo i sindaca– ti e i lavoratori dell'Asgen e del setto– re elettromeccanico, i quali da mesi lottano per garantire lo sviluppo di tutte le fabbriche in un piano che si– gnifichi espansione dell'industria na– zionale e non mera razionalizzazione che si risolve nella riduzione del ven– taglio produttivo e nella perdita di occupazione. La conferenza di aprile ha permes– so ovviamente l'arricchimento di que- sta linea d'azione con le implicazioni che queste scelte comportano a livel– lo territoriale. Infatti, molti interventi hanno anche affrontato i problemi del– l'assetto territoriale e della formazio– ne professionale. Sono queste strozza– ture reali allo sviluppo delle aziende liguri, le cui ~esponsabilità ricadono in prima persona sugli enti locali. Da anni assistiamo all'allontanamen– to di fabbriche per problemi di spa– zio, ma da anni decine di ettari di aree industriali sono inutilizzate per alimentare la speculazione pubblica e privata. Lo stesso discorso vale per la for– mazione professionale: Genova ha un centro di formazione fra i più impor• tanti d'Italia. Questo centro è sottouti– lizzato perché attua una politica di numero chiuso (nel 1970 ha accettato solo 100 iscrizioni a fronte delle 285 domande presentate), con il risultato di provocare artificiose tensioni sul mercato del lavoro per la cui soddi– sfazione le stesse partecipazioni stata– li non esitano a porre in forse l'esi– stenza di questa o quell'altra fabbrica in difficoltà per poter utilizzarne la manodopera in altre fabbriche che maggiormente ne richiedono. A questi problemi la classe dirigen– te a livello locale ha risposto in ma– niera generica, con affermazioni pro– pagandistiche o con proposte che non significano altro che fuga dai proble– mi concreti che oggi esistono. Il sin– dacato intende però portare avanti il confronto con gli enti locali ed in par– ticolare con la regione. Questo rapporto nuovo, fra sindaca– ti, consigli di fabbrica e regione dovrà perdere l'episodicità a cui fin ora era stato improntato. La regione e gli enti locali saranno chiamati a creare le condizioni più favorevoli alla perma– nenza ed allo sviluppo, compatibile con la strategia settoriale, delle fabbri– che esistenti a Genova. I lavoratori con la loro partecipa– zione alla conferenza hanno dato pro– va di maturità politica; maturità è frutto di anni di lotte e di sacrifici per la difesa del posto di lavoro. I rapporti di forza, modificati con le lotte aziendali e quelle contrattuali permettono oggi al sindacato di at– tuare una strategia di attacco nei con– fronti dello sviluppo industriale. La conferenza ligure sulle partecipa– zioni statali per i sindacati ha aperto in questo senso una nuova fase di lot– ta. I sindacati, i consigli di fabbrica attendono i risultati del dibattito al consiglio regionale per verificare la volontà delle forze politiche di soste– nere in maniera organica le lo'tte dei lavoratori per lo sviluppo delle indu– strie. Due occasioni di verifiche imme– diate saranno costituite dai nuovi pia– ni di settore per la cantieristica e per l'elettromeccanica in discussione fra sindacati e finanziarie Iri. L'azione sindacale per un diverso in– dirizzo delle partecipazioni statali non si ferma in Liguria: l'apertura di una vertenza generale con il governo per modificare sia il ruolo che gli indiriz– zi del ministero delle pa~tec!pazioni di stato, e delle holding da esso con– trollate, è da considerarsi un fatto im– procrastinabile. Domenico Paparella

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