il Potere - anno II - n. 4 - aprile 1971

b Aprile 1971 lmERE AL 01nmonE SPECIALE PER NOI HO Ietto il vostro commento al con– . ~res~ provinciale del Psiup, partito m cui m1l1to, nel numero di febbra10.mar– zo del vostro giornale. 1Premetto subito c~e .~on inten~o polemizzare con quei gmdiz1 affrettati e superficiali contenuti n~l ~ommento, perché questi si possono ehmmare solo con una profonda reci– proca conoscenza e seguendo attentamen– te la lotta e il dibattito politico: tutte cose che da parte mia non riuscirò a fare con una lettera. D'altronde credo che sia desiderio di tutte le forze politiche, anche quando sono estremamente diverse come le nostre, non sostituire il confronto e la gi1:-1stapolemica con la propaganda e I~ etichette. Non c'è dubbio infatti che s1 rende un servizio alla chiarezza politi– ca, anch~ quando. ;=;i polemizza con gli argomenti, le anahs1 e le indicazioni che danno le dif~erenti forze politiche, ma si dà un contributo reale solo se si dimo– stra la fal~i;à di quegli argomenti e di quelle anahs1, proponendo al contrario la forza della propria visione strategica. In altri termini è ben poca cosa oltre ad ~sere. sc~rretta teoricamente (Sarebbe fa. c1le richiamarci al pensiero di Lenin e alla sua attività di dirigente del movi• I;Ientc::i.operaio),. dire, per esempio, che l analisi internazionale del Psiup è trotz• kysta; se non altro perché così si evita un giudizi.o d_.i .merito e non si oppone una propna v1s1one alternativa. Per quan• to ci riguarda abbiamo dato, anche nel nostro congresso provinciale, e poi in quello nazionale, un giudizio delle diverse forze. politiche in base ai loro comporta• menu e al loro ruolo, cercando di far sempre risaltare al positivo una nostra visione strategica: non ci saremmo mai sognati, come ci imputa l'articolista di chiudere il discorso con la sinistra' dc qualificando i suoi componenti corné « borghesi »: una tale ingenuità non ci appartiene. Proporrei quindi di passare ad una m~oya fase, magari molto più serrata poht1camente, ma che non sosti• tuis~e mai ~I.i argo1:1ei:iti con gl.i slogan, la ricerca d1 un chianmento con le eti· chette e che si sforza di cogliere la fun. zione reale di questo o quel raggruppa– mento politico, non attraverso le coper• ture di spazio a destra o a sinistra dello schieramento po itico esistente (quasi che la lotta politica fosse una partita a scacchi) ma individuando la sostanza della proposta d.i cui esso è portatore. Da parte mia vorrei sottolineare sche– maticamente tre argomenti che sono sta• ti brutalizzati dal commento e che erano presenti nel nostro congresso: 1) Al Psi e alla sinistra dc, come ad ogni altra forza che cerchi un nuovo rap– porto con la sinistra, proponiamo un confronto di fondo sui grandi temi del socialismo e de la solidarietà antimperia• listica. Non vogliamo solo un confronto sui principi, ma crediamo che questa sia la fase storica nella quale più evidente è la logica di dominio e di oppressione del– l'imperialismo e neJla quale è matura la risposta socia'ista come unico modo per superare l'irrazionalità e le contraddizio– ni profonde del capitalismo. L'Indocina e il Medio Oriente, le lotte di liberazione, i profondi conflitti sociali in Africa e America Latina (dove spesso la sinistra cattolica è schierata apertamente contro l'imperialismo), in Europa e negli Usa e le stesse contraddizioni nei paesi socia– listi, sono la dimostrazione della neces• sità di un nuovo livello della lotta contro l'imperialismo e il modo di produzione capitalistico. Si tratta oggi, per tutti, di fare delle chiare scelte di campo, che non sono cose astratte e romantiche ma che hanno conseguenze politiche precise che si chiamano Nato, legame imperialistico del~'Italia, eccetera. 2) AI Psi e alla sinistra dc proponiamo un confronto ancor più concreto, che nulla ha del rigorismo ideologico e della presunzione d.i essere sempre dalla parte del vero: un confronto cioè sulla politica di centro sinistra, in che cosa ha signifi– cato e significa per i lavoratori, sug i at• ti di politica economica, sui suoi riflessi nella condizione operaia. Noi nel nostro terzo congresso abbiamo dato. 1:1n giudi– zio negativo su queste f?rze po.litiche, non in astratto, per la loro 1.deolog1a• borghe– se», ma in concreto, nspetto alla collo– cazione che hanno avuto e che hanno nel governo, rispetto alla po!itica che hanno condiviso, che, a nostro parere, è stata contraria agi.i interessi della classe ?PC· raia e in contraddizione con una società, non dico diversa, ma anc~e più • parteci• pata » più attenta « al primato della per– sona Sulla proprietà e il potere"· Noi vo– gliamo un rapporto con quelle f.orze, ma nella chiarezza: i! terreno che c1 sembra giusto è quello di costruire assieme una alternativa che passa attraverso .1~ rottu• ra del centro-sinistra, e della poht,ca eco– nomica, sociale ed inte~nazionale, che lo distingue, scegliend(? d1 con~e~enza le proprie alleanze sociali e politiche alter• na3tjv.Noi non chiediamo alla_ sinistx:a cat– tolica di assumere la nostra 1deolog1a.,_ma cli essere d'accordo sulla ste;ssa P?ht1c~. ,D'altronde ci sarebbe da ch1eders1 se 11 cattolico ha in quanto tale una • sua» ideologia palitica e, se P'?i co~ì. fos~e, se questa ideologia debba 1dent1f1cars1 . nel centro sinistra e nello stato c~p1l~1st~. Nel Psiup, come in altre form!=1~1ompob• tiche militano numerosi cattohc1 che non trova'no contraddizione. tra questa l?ro qualifica e l'essere ass1e1;111; Iavorator! e socialisti. D'altronde la sinistra ~ttohca, che è formata anche, per esempio, dall~ Acli e dal Mpl di Labor, ~n. te~pi recenti ha preso significative pos.1z1~:m1, operando una scelta di campo soctah~ta: ne.ssun<?, se non ristrettissimi gruppi reaz101:an, ha contestato il diritto di un'orgam~za. zione cattolica di battersi pex: la so~tetà che ritiene più giusta: a magg10r r~g1orye, se questo vale per un'intera orgamzzaz10- ne nessuno può contestarlo ai lavoratori cafto ici. Così capita infatti in molti pae- si d'Europa e del mondo. Ho voluto dire queste cose, e mi scuso per la lunghezza, perché sono convinto che il rapporto politico è fatto soprattut– to di chiarezza e perché un processo di aggregazione non avviene sommando for• ze politiche eterogenee, cosl come sono, ma il risultato di un'ampio scontro di idee e di saldi rapporti nella pratica del movimento, dove nessuno può credere di arrivare nello stesso modo nel qua e era partito, senza aver stabilito dei punti di fondo in comune con gli altri. Voglio ctire cioè che solo su una prospettiva di lungo termine si può pensare di percorre• re della strada assieme, sui soli momenti contingenti e tattici, ci si accorge di cer struire sulla sabbia. ROBERTO St!IECIALE Genova Non intendiamo brutalizzare i con• gressi di nessuno. meno che mai quelli del partito la cui matrice risale a Rodolfo Morandi. Siamo convinti, non da ora, che se i rapporti tra cattolici e socialisti fossero passati attraverso la mediazione di Morandi, e non quel~ la di Nenni, l'incontro storico non sa• rebbe avvenuto sulla base del comune denominatore socialdemocratico. Non possiamo tuttavia non notare che Speciale rifiuta ogni confronto sul piano di prospellive genuali e di di– scorso storico: prende, ad esempio, trotzkysta come un insulto e non si impegna né a qualificare l'attributo né a dimostrare la sua irriferibilità al Psiup. Le tesi di Trotzky circolano oggi in tante posizioni. E' la fedeltà storica a Stalin che impedisce ai maoi• sti cinesi di riconoscere quanta par– te dei giudizi trorzkysti è assunta in blocco nella loro critica dell'Urss e nel loro concetto di internazionalismo. E' possibile domandare se ha senso una critica socialista dell'Urss senza un certo ricorso agli argomenti del fondatore dell'armata rossa. (Se si pensa poi al ruolo che i militari han– no nel Pcus, è il caso di domandarci se non sarebbe interessame uno stu• dio sulla presenza dell'eredità teorica e pratica di Trotzky oggi). Speciale non si confronta con noi sul piano dei fini, ma solo su quello del governo. Ci viene vieppiù il so– spetto che ci tratti da forze subalter• ne, capaci sì di sforzi tattici efficaci, ma incapaci di ogni disegno strategico. E a nessuno piace essere trattato così, certo nemmeno al Psiup. Non com• prendiamo perché a obiezioni ideolo– giche e a critiche di strumentalismo politico. Speciale abbia risposto in modo da avvallare così puntualmente i nostri sospetti. Il discorso poi che Speciale fa, ci sembra contraddittorio: o la si• nistra cattolica è una forza para– borghese, e allora che senso avreb• be la collaborazione con il Psiup, se non come una casualità assurda, una mancanza di lucidità e di controllo politico in una delle due forze o in ambedue? O se una collaborazione non strumentale è possibile. allora ciò si• gnifica che un certo manicheismo idea. logico ha fatto il suo tempo e che è possibile un franco confronto su pro• spettive di libertà senza la prequalifi• cazione ideologica delle forze politiche. Speciale ha fatto ambedue i discorsi: al congresso ha fatto il primo, nella lettera ha accennato il secondo. Ancora una volta, bisogna scegliere. Come il passaggio da una maggioran• za di centro-sinistra ad una maggio– ranza di sinistra rappresenta un ar• ricchimento di libertà, e non un ap. piattimento burocratico della vita civi– le politica italiana? E' un problema che anche i comu• nisti si pongono, ma che il Psiup at• tratto o diminuito dalla pseudocritica del «Manifesto» si pone molto meno. A quali çondii;ioni una candidatura della sinistra al governo è un pas– saggio del paese a un livello morale, politico, sociale più ricco? La. reticen• za sulle prospettive rischia di rendere insuperabile l'egemonia socialdemocra• tica, contestata ideologicamente, ma non politicamente. Questa critica può valere per tutti, per tutti coloro che desiderano l'effettivo superamento del– lo stato risorf{imentale tramandato in forme repubblicane. Ma allora non ve• de il Psiup che le sue astrattezze sen• tenziose, il suo rigido ideologismo so• no una debolez.z.a, non una forza della sinistra? E se all'ideologismo del Psiup Via Carducci 1 A lei. 590.757 Lavoratore, Studente, Intellettuale IL DANTE D'ESSAI è il tuo cinema Cicli di registi Incontro con attori Problemi sociali nel cinema mondiale Rassegne di cinematografie nazionali In collaborazione con le associazioni e u l tu r a I i democratiche cittadine La programmazione più qualificata della città g1no 1anco Il POTERE aggiungiamo l'operaismo d'accatto dei laboristi, portiamo not Iole ad Atene e vasi a Samo. Il problema del discorso sui fini è pregiudiziale al discorso sui governi: se vi sono diverse strategie, le conver• genze tattiche non possono dissimu• lare divergenze di fondo. Il problema di un modello di svi• luppo istituzionale e sociale della no– stra C(!munità deve essere posto fuori delle ideologie perché sia radicalmen• te difesa la libertà dell'uomo. E' que– sta la scelta .necessaria per ogni di– scorso: un discorso che non sia né il_ fondamento di una convergenza tat• tica né il paragrafo di un catechismo ideologico: ma una prospettiva politi• c~ umana e aperta a tutti. Perché la lrbertà deve essere sempre l'asso nel• la manica della socialdemocrazia? IL MEDICO DELLA MUTUA OESID~RO esporre_ il mio pensiero in mento alle ag1tazioni dei medici mut!,l~listi della provincia d.i Genova. I motivi .del. passa ggio d ei medici alla assi– stenza md1rett.3: ere.do le siano noti. Repu– to bene tuttavia riass umerli brevemente. All'atto della costituzione del massi• ~~d:t~~en~:tinai!~~Ò 0 'tu 1 ::~a1'!1'al~~; ~~ tue, ~l legislatore fascista dettò in lire e~i ta: 1 q~~~;~;o taci:?ff~t~i~iimr::eJ!fl·ofd{ n_eprofessionale, a ciò deputato per legge, fissava l'onorario a lire dieci. Le cose non cambiarçmo con l'avvento del regi• me democratico. Infatti oggi si è arrivati : f<Xlt~~ edn~n~r~~~f~m!r!~bl.~lii~~e cioè circa un quarto delle tariffe minime ~~fJ~te, ora, fissate con apposita legge Le ragioni che si adducono per pagare poco e male i medici sono di ordine finan• ziario e di ordine sociale. Le mutue non hanno introiti sufficienti ad assicurare il tutto gratis ag'i assistiti, i quali così non hanno alcuna remora a rivolgersi al me• dico per ogni banalità. La rivendicazione della sicurezza sociale da parte delle mas• se ora in buona parte si effettua accen• dendo debiti e scaricando su chi effetti• vamente presta la sua insostituibile ope– ra con personale sacrificio, oneri e re– sponsabilità. Così il medico, che non può esercitare la libera professione per man– canza di clienti paganti e deve, se vuol campare, rivo'gersi al settore mutualisti– co, è costretto dal sistema a « quantizza. re» il suo lavoro a scapito della qualità ed in ultima analisi a scapito del mutua• to. Vediamo medici sottoposti ad un este• nuante lavoro di compilazione di moduli multicolori, distinte decadali, certificazio– ni, fissazione di orari di libera uscita, prognosi, visite in vari casi inutili, pre• scrizioni di comodo dettate da 1 l'assillo di non alienarsi il richiedente che altrimenti ha facoltà di ricusarlo con procedura im– mediata, senza dover fornire alcuna vali• da motivazione del suo atto. Si dice che i medici si sono arricchiti con le mutue e che guadagnano in media dieci milioni l'anno. a testa. A questo pun. to, dopo aver espresso profonda diffi. <lenza circa l'obiettività delle statistiche che ricordano quel'a famosa del pollo pro capite, conviene analizzare il tratta• mento fiscale riservato alla categoria. Il medico mutualistico è tassato come libero professionista in Cl ed il prelievo oltre• passa il 40% dei suoi introiti. Detratte le spese d'esercizio, che secondo la legge Raffaelli non supererebbero i 1 33%, quale ; :~~f~Tt}~vs~isi~a~igfa~e dill ~l~~il~~? RT:it~~ rà che il mutualista lucra uno stipendio da bancario senza tredicesime multiple, ~::ti~!~!aci~r~~ t~~af:· !~;i[i~ 0 zi~~~afi~~~ le in via di approvazione da parte delle Camere, il mutualista continuerà ad es• sere tassato allo stesso modo; pagherà in più la quota di imposta patrimoniale, l'Iva, non avrà la doppia detraz~one sullt: aliquote d'imposta come è previsto per 1 lavoratori dipendenti né la maggior de– trazione di lire 960 m.i'a sulla comple• mentare. Con la legge Raffaelli, in vigore. 9a~ gennaio e.a., tutti i compensi mutuahst1c1 subiscono una decurtazione del 13% sul• ]'intero ammontare a titolo di ritenuta d'acconto. Nel frattempo l'iscrizione a ruolo per il '71 è avvenuta sull'intera cifra per cui la ricchezza mobile è paga• ta d~e volte. A nulla sono valse le se• gnalazioni e le. proteste. N:on ~corgt;ndo alcuna via d'uscita da una s1tuaz1one mso– stenibile e paradossale, al medico mutua– lista non è rimasto che rifiutare il pa• gamento degli onorari .tramite le _mutue e chiedere al mutuato direttamente 11com– penso di ogni prestazione. E' !ogico _che l'assistito subisce un danno 1mmed1ato consistente non solo nel dover anticipare le somme per le visite ma nel subirne la decurtazione all'atto del rimborso da par• te dell'Inam che non vuol rimborsare cifre superiori a quella già corrisposta ai medici, ma non si vede quale altra for– ma avrebbe potuto assumere la protesta e l'autodifesa dei medici. Il fatto è che le mutue debbono garantire l'assistenza medico-farmaceutica e se i medici rifiu• tano le tariffe offerte dagli enti assisten• :!a~fm'h~~~~r~ 1 f!~~e~:b~i~t~n~nt~egJ!fm~~: tuati. Rifiutare il rimborso è contrario alla legge istitutiva degl.i enti e non è ammissibile; altrimenti diventa un'illecita pressione esercitata sul mutuato perché si schieri contro i medici mentre favori– sce i bilanci degli enti, avvantaggiati dalla forte diminuzione delle richieste d.i assi– stenza. Mi scusi; sono stato prolisso. Ma l'ar• gomento richiederebbe ben più ampia ed approfondita trattazione. Dottor GIORGIO BOVONE Genova-CornigUano DoPO aver fatto collezione di folk pa- rolacce alla riunione dei medici mu– tualistici genovesi, così, a botta calda, mi è un po' difficile tornare serenamente sugli argomenti di sindacalismo medico. Quando i poste egrafonici, ad esempio, entrano in sciopero, i ferrovieri si guar– dano bene dal contestarli: di converso, la protesta dei medici è invisa a tutti. E' la protesta di una categoria, la rivolta degli isolati li medico è perfino amato dal suo pa• ziente; invece il sindacalismo medico, ai margini del corporativismo, non trova che nemici: contrasto con i sindacati dei lavoratori, opinione pubblica male infor– mata e quindi ostile Guai a par are di politica! Eppure di medicina politica già nel 1895aveva par'a• to Baccelli, che, a quanto mi risulta, non è mai stato oltraggiato con Jancio di monetine (di piccolo taglio, però, che non sono riuscito a raccattare: peccato ... sarebbero state le prime dieci lire guada• gnate con la politica). Al medico si presentano oggi prospet• tive inquietanti che presuppongono un impegno unitario: inserimento nelle co– stituende unità sanitarie, unicità di con– tratto d'impiego. Il superamento del si– stema mutualistico volto alla mitica sicu– rezza sociale è ormai un fatto certo, ma il medico nostrano continua, come i mae. stri di Vigevano, sulla piazza grande, a contarsi le «scelte•, il numero dei mu• tuati. Privatizzazione dei profitti e socia• l.izzazione dei costi, come ha scritto Or– sini, sono problemi e dilemmi non senti– ti. Più progredisce la medicina, più è difficile curare i malati. Il sindacalismo dei medici, specie genovesi, si esaurisce in tentativi di carattere rivendicativo: <li• minuire l'imposta di famiglia, abbassare il coefficiente xy. E, discorrendo di tasse, i tempi mutano; il servizio sanitario na– zionale cambia addirittura il ruolo del pag. 5 medico net contesto delle unità sanitarie locali, ma i sindacalisti dell'Ammlis (As-. sociazione medie-i mutualisti) sono sempre Il, sulla piazza grande, a dire che la Cl è un sopruso e che io sono una carogna. dottor BDOARDOGUGLIELMINO Genova Queste due lettere indicano le ten• sioni che esistono all'interno della pro-– fessione medica. Tali tensioni sono sfo. ciate a Genova in un'assemblea (Teatro Amga, 29 aprile) in cui sono venute meno le condizioni del decoro di un incontro democratico. Nuoce all'agita• zione della categoria il fatto che essa sembri ridurre tutto il preblema mu– tualistico alla questione fiscale e che una diversa sistemazione fiscale dei medici mutualisti estinguerebbe le lo– ro ragioni di agitazione. Ci sembra invece che l'incongruenza fiscale sia semplicemente uno degli aspetti del problema. La. riforma sanitaria, distinguendo medici impegnati negli istituti della collettività e medici professionisti, do– vrebbe eliminare questa come le altre storture della presente figura del m~ dico mutualista. GU op~roi sui banchi di scuola STUDENTI • di ser•e b? Gli operai tornano sui banchi di scuola, o ci vanno per legge (come gli apprendisti). E' un fen·omeno di vasta portata, molto più importante di quanto comunemente non si creda. Vi sono coinvolte le strutture scolastiche italiane nel loro insieme e la concezione stessa di istruzione e dei rapporti tra scuola statale e scuola privata. Ma particolarmente importante ci sembra anche l'aspetto umano, di chi magari dopo anni e anni di lontananza dai banchi di scuola decide di ritornarvi. E' il problema delle scuole serali. inferiori e superiori, intese quasi come una concessione che lo Stato fa ai cittadini meno fortunati: programmi e ~~,?~a~i~tist~~li,li d~rai~el1~P~;i~ere sc~~l; c-◊~~~~j~~••u~n~l~~Ì~~~ : 01 i~~ui ~;>Jf~ superiore occorre un anrro in più di quello richiesto ai ragazzi che frequentano regolarmente). Questo causa sovente crisi di sconforto e l'abbandono della scuola da parte di percentuali altissime di lavoratori. Per non parlare dei fantomatici corsi serali universitari, apparsi fugacemente a economia e commercio alcuni anni fa e poi scomparsi: ma già allora i signori cattedratici non si degnavan'O di tener~c!ir~o~e ille~~°otie~amdef~!;~~~n8J!t!:i:s~~n~i.ielle tre o quattro ore settima- nali di scuola burletta che la legge impone. Se infatti è vero che i controlli del• l'ispettorato del lavoro sono abbastanza seri e costanti, è pur vero che è la legge in sé a mancare rrella sua concezione di fondo: che cosa si può pretendere di insegnare vedendo una volta alla settimana i venti e quasi sempre più apprendisti assegnati ad ogni classe? Si può al massimo impostare un rapporto umano, probabilmente più utile e costruttivo, ma senz'altro •illegale». II problema come si vede è vasto ma cercheremo di analizzarlo con l'inchie• sta che inizia in questo numero del « Potere • corr un articolo che è un po' uno sguardo sintetico d'insieme sulla situazione delle scuole serali, con particolare riferimento a quelle medie superiori [M. B.]. TRA chi frequenta le scuole serali c'è una certa varietà di posizioni a seconda che si tratti di persone che non si occupano di politica e non vo– gliono occuparsene, oppure di chi vor– rebbe discuterne ma non ha tempo, o ancora di altri politicizzati e che a– deriscono a questo o a quel partito. Nonostante queste differenze vi è un dato di sostanziale omogeneità che accomuna la maggior parte degli stu– denti lavoratori e cioè l'insoddisfazio– n~ per la preparazione che la scuola offre loro. Nei fatti la scuola serale non è più un'esperienza individuale, è diventata un fenomeno di massa; eppure, nono-– stante questo fenomeno interessi nel nostro paese centinaia di migliaia di famiglie, c'è il quasi totale disinteres– se da parte del ministero della pubbli– ca istruzione e di quello della pro– grammazione. Questa era già la tesi della professoressa Levi Arian che nel 1969 portù al parlamento un'interes– sante proposta di riforma della scuo– la serale, sostenendo tra l'altro che gli enti ad essa preposti neanche cono– scono la portata quantitativa di que– sto fenomeno. Se alla base della decisione di ripren– dere gli studi da parte di un operaio, magari con moglie e figli, vi è l'illu– sione di un miglioramento economico e della possibilità di aprire nuove pro– spettive di carriera, non va però tra– scurata la volontà, chiaramente espres– sa, di rompere il muro dell'ignoranza che preclude quasi totalmente ogni co– municazione sociale e relega nel ghet– to dei cittadini « inferiori ». Da questa situazione emerge inoltre un dato di fatto che definirei grotte– sco: la scuola che si sceglie per co– municare e per ampliare il proprio o– rizzonte finisce per diventare uno stru– mento di pauroso isolamento. Il lavoro e Io studio vengono infatti ad assorbire tutte le energie dello stu– dente operaio al quale manca il retro– terra delle attività civili, le amicizie o le cose banali come il caffè preso con gli amici discorrendo senza ansia. E proprio questa ansia, per la mancan– za di tempo, spinge il lavoratore stu– dente a studiare pensando solo alla promozione, ad un approfondimento meccanico e fasullo, e gli causa infine un forte senso di colpa perfino quando si riposa o si diverte. Si dice che è faticoso fare quattro ore di scuola dopo otto ore di lavoro, ma la fatica è in primo luogo quella del lavoro: è la fatica che l'imprendi– tore troppo spesso accresce con la sua (seppure velata e ammantata di pater– nalismo) o&tilità allo studio operaio. Non è raro, a questo punto, che per avere qualche ora di respiro per lo studio, questi « studenti di serie B » siano costretti ad « andare in mutua»; ma questo espediente è come una goc- eia d'acqua per chi ha sete e non ri– solve certo i problemi dell'istruzione per gli operai che vogliono migliorare la loro condizione. I lavoratori studenti sono giustamen. te convinti che i problemi causati dal– la loro condizione devono essere af. frontati e risolti prima di tutto nello stabilimento, elaborando piattaforme rivendicative avanzate allo scopo di far si che il progresso tecnico non di– venti ulteriormente strumento di sof– focamento della loro condizione, ma, anzi, cercando di invertire l'attuale tendenza. Nei grandi complessi industriali so– no state fino ad oggi conquistate al– cune condizioni vantaggiose per i la– voratori studenti (permessi, borse di studio, eccetera) che per ora è impen– sabile ottenere nelle piccole aziende: di qui la necessità di « andare in mutua». Molti lavoratori studenti in questa situazione di incertezza e di precarietà si trovano infine d'accordo nel ritene– re lo Stato «ostile» ai corsi serali. Ciò dipende, per esempio, dall'accoglienza riservata alle richieste di tempi più brevi per la durata dei corsi, richie– ste che non dovrebbero apparire co– me paraventi per pure e semplici age– volazioni, ma dovrebbero essere con– siderate come la conseguenza di una maturità conseguita sui posti di la– voro. La decisione di non ridurre la dura– ta dei corsi appare cosi a molti come un aperto favoreggiamento da parte dello Stato verso gli istituti privati serali. Enorme è infatti il giro di inte– ressi che sta dietro all'istruzione pri– vata (non solo serale), che trova ter– reno fertile tra i lavoratori prospettan– do l'acquisto di un diploma con tem– pi brevi e corsi accelerati, agevolazio– ni appunto che la scuola statale non vuole o non sa offrire. Nella nostra città, per esempio, l'i– stituto «G. Giorgi » per periti mecca– nici ed elettrotecnici funziona da sei anni con regolari corsi serali che sono condotti sulla base degli stessi rigidi regolamenti che valgono per i ragazzi che frequentano di giorno. Sono di queste settimane le lotte che gli stu– denti lavoratori di quell'istituto han– no portato avanti arrivando a minac– ciare perfino l'occupazione dell'edifi– cio scolastico se non fosse stata data loro garanzia sull'attuazione dei punti emersi dalle assemblee svoltesi con la partecipazione anche di elementi di altre scuole medie superiori serali cit– tadine (che purtroppo sono soltanto tre). Questi lavoratori chiedono in sintesi una scuola viva che comprenda i loro problemi e che permetta di prendere coscienza di tutta la situazione sociale. Roberto Bottaro

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