Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982

soggetto a soggetto, intendendo il termine nel significato di supporto d'esistenza e di argomento. Ma questa analisi del racconto non riguarda il racconto. «From his cradle to his grave a gale of prosperity bore my friend Ellison along». I due segni (culla-tomba) messi in testa al Dominio rimandano a un'idea di cavità, di vuoto: soprattutto la sequenza, implicitamente ma con sufficiente chiarezza, impone uno dei temi conduttori: il destino. La prosperity è subito circostanziata o meglio corretta nella frase successiva: la prosperità avrà come sinonimo happiness, vale a dire «felicità». Ma neppure happiness è il punto d'arresto: di là dai gradini delle «condizioni elementari» di felicità, essa si identifica con la «creazione di nuove forme di bellezza». Il microdibat– tito eudemonistico si schiude su quello estetico: che si– gnifica perseguire una «purely phisical loveliness», una bellezza puramente fisica? La chiamata in gioco del lan– dscape-gardening cioè di un'arte che agisce sulla natura nelle sue grandi dimensioni (non per riportare alla «bel– lezza originale del paesaggio» ma per introdurre una bel– lezza che non c'era, artificiale, legata alle categorie del wonder, della strangeness) è lo snodo da cui prende il via la parte diegetica. Ellison viaggia («parecchi anni») alla ricerca del luogo adatto all'intervento creativo. S'intende che non è questo il punto: il Dominio sembra moltiplicare i suoi falsi centri, o almeno i suoi centri pretestuosi. Una lettura appena orientata, mette a fuoco almeno quattro punti essenziali: l'eredità, il numero, il vuoto, l'avvicinamento. La condizione perché Ellison intraprende il suo tenta– tivo di creare qualche cosa che si situi fra il senso della finalità dell'Onnipotente e l'arte umana, è l'enorme eredità che gli piove addosso - legato di un ascendente venuto per dir così a maturazione dopo un secolo, quando ha 54

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