Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

testo partecipa di una sorta di lamella ultrapiatta, invi­ sibile, inesistente e che pure c'è, che si può figurare meglio come un campo di energia determinato dal testo stesso e insieme come un luogo di motilità e di carica che lo genera. Si tratta di una specie «difficile e oscura», piut­ tosto simile a quello «spazio», «ricettacolo di tutto ciò che si genera» cui fa riferimento . appunto il Timeo e su cui Platone dà svariate ma non esaurienti spiegazioni (non più esaurienti di quelle fornite dalla Kristeva). Dunque, per comodità di questa nota, si ipotizzi una trama di energie che situa il testo via via nei suoi livelli successivi pulsionali, figurali, semantici, sintattici, lessicali, stilistici - «piena di forze diverse e squilibrate... non è in equilibrio in nessuna parte... è scossa da tutte queste forze e a sua volta muovendosi le scuote...». L'accettazione con jui­ cio dell'analogia, deve fare perno intorno al principio che fra questo luogo o territorio di forze e il testo visibile nei suoi vari strati non corre nessuna precedenza iposta­ tica o cronologica. Il luogo non esiste se non quando il testo occupandolo lo determina anche per prima; come nella f:r:ase, si spiega qui un effetto di retroazione. Il ri­ cettacolo di equilibri/squilibri dei discorsi narrativi lo si prova dirò così otturandolo. Come, per ottener la lamella, il /aut casser les oeufs. Riflessività permanente Tale spazio o campo energetico sta quale terza istanza indispensabile fra emittente del racconto e ricevente. Le gravitazioni, per non dire le leggi, che organizzano detto campo, possono essere rilevate con ragionevole legittimità e pertinenza dal ricevente, vale a dire nella lettura di un testo. Nell'occasione, mi appoggio all'ultimo romanzo di Alain Robbe-Grillet, Djinn - un trou rouge entre deux pavés deisjoints, opera che non ho tanto scelta quanto 66

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